Cos'è il cristianesimo? Il "Diouomo", risponde padre Justin Popovic. Soltanto il "Diouomo". Una risposta, questa, che viene approfondita nell'intreccio di un serrato confronto tra due "visioni del mondo", tra due culture, tra due civiltà. La civiltà dell'uomo, puramente immanente, paga di sé, senza alcun orizzonte di ulteriori, che riduce l'uomo a insetto e produce unicamente mostri, e la civiltà del "Diouomo", il Cristo, che, lungi dal mortificare l'uomo, ne esalta le potenzialità, ne moltiplica le forze, ne dilata all'infinito la misteriosa grandezza. Il Diouomo o il nulla. Il Diouomo o il nichilismo più tetro e più barbaro. L'essenza del cristianesimo sta qui: nella mano tesa del risorto Diouomo all'uomo che giace nei sepolcri dei suoi peccati, delle sue disperazioni, delle sue morti. Il libro di Padre Justin, dunque, nell'inno che tesse al Cristo Diouomo, si dimostra in realtà un inno cantato all'uomo: la cristologia è l'unica chiave per l'antropologia. Quella vera. Libro denso, che introduce nel cuore del cristianesimo e del suo messaggio pulsante di vita risorta, e nel contempo mette a nudo le radici nichilistiche presenti nella nostra cultura europea.
Lacan è stato probabilmente uno degli psicanalisti tra i più amati e nello stesso tempo tra i più avversati del secolo scorso. Ciò probabilmente per l'oscurità del suo insegnamento, per il suo carattere eccentrico e per l'aura esoterica che caratterizzò i suoi famosi Seminari. Ancora oggi, tuttavia, il suo pensiero è presente nel dibattitto contemporaneo e viene sovente citato con una reverente cautela. Emiliano Bazzanella si chiede allora se sia possibile davvero comprendere Lacan sino in fondo e se la sua riflessione possa essere in qualche modo approcciata attraverso un'applicazione del suo insegnamento all'analisi della realtà contemporanea. A fronte di numerosissime "introduzioni" e di approfondimenti dal punto di vista della clinica, questo testo cerca infatti, attraverso la descrizione delle due condizioni fondamentali dell'epoca contemporanea (la società dello spettacolo e la società dei consumi), di "addomesticare" Lacan e di renderlo comprensibile anche per il lettore più disarmato e lontano dalle sue suggestioni.
Lungo un percorso non privo di oscillazioni e costellato da suggestioni scientiste, quanto ricco di intuizioni e categorie analitiche ancora feconde - che, in questo libro, viene ricostruito cronologicamente sulla scorta di testi ancora inediti in Italia - , l'opera di Durkheim rinvia al tema attuale di come tenere insieme libertà e regole, piacere e giustizia, felicità privata ed etica pubblica, e invita a riflettere su come agire, affinché gli uomini moderni, giustamente gelosi delle loro libertà, non s'illudano, tragicamente per se stessi e per i destini della loro convivenza, di sentirsi in questo modo appagati, mostrandosi impermeabili a quella solidarietà, a quelle delizie della vita comune, a cui pure non possono rinunciare, a meno di rendere priva di significato la loro stessa esistenza. E ancora, a chiederci: perché e in cosa la società è qualcosa di più di un'"associazione temporanea"?
I padri non si interessano tanto di ciò che capiterà all'uomo dopo la morte; l'oggetto principale del loro interesse è invece ciò che può diventare l'uomo in questa vita. Siamo tutti malati, adesso, in questa vita: malati perché arroccati nel nostro io e incapaci di amare; malati perché autoidolatri; malati perché egocentrici.
E' dunque in questa vita che deve cominciare e compiersi la terapia, terapia che è l'essenza e il contenuto precipuo della tradizione ortodossa, come altresì la precipua sollecitudine della Chiesa ortodossa.
Dopo la morte, infatti, non è possibile alcuna cura, perché "nell'Ade non vi è pentimento". La teologia, allora, non è e non deve essere ultramondana o futurologica o escatologica, ma semplicemente intramondana, interessata all'uomo in carne e ossa e alle sue negatività, ferite che silenziosamente gridano tutto il loro dolore e invocano il Samaritano celeste.
Com'è possibile non spaventarsi davanti a un bilancio allarmante come quello dell'automobile (costo di vite umane, guerre per il petrolio, inquinamento, destrutturazione sociale ecc.)? Quasi fossimo prigionieri di una gigantesca follia collettiva, sembriamo incapaci di uscire dal girone infernale in cui noi stessi ci siamo infilati. Le soluzioni proposte sono peggiori dei rimedi e non affrontano mai i problemi essenziali. L'automobile non è compatibile con una gestione sana del nostro ambiente. Troppo spesso è usata in modo irrazionale e passionale. Ma tutto quello che ci accade non è un caso. Attraverso degli esempi concreti, Marcel Robert ci mostra come la scelta di vivere senza auto possa essere fatta tanto a livello collettivo quanto individuale. E tale scelta si fa via via più pressante nel momento in cui cominciamo a valutare le conseguenze sull'ambiente del nostro modo di vivere. Il punto non è più sapere se questa scelta va compiuta, bensì quando avremo finalmente il coraggio di compierla.
Mistero denota il dogma fondamentale della fede cristiana riguardante l'incomprensibilità di Dio, e attraverso di esso si costruisce una consistente riflessione teologica che concerne la natura incomprensibile del Dio che rivela se stesso nel tempo.
L'uomo occidentale è convinto d'essere geneticamente colpevole, d'essere stato creato proprio difettoso. Non secondo l'immagine e la somiglianza di Dio, ma programmato con un virus: il Peccato originale. Davvero Adamo "non poteva non peccare"? E il Peccato originale è un dogma fondato sulla Scrittura o soltanto su una privata teoria di Agostino d'Ippona? Sta qui la differenza o divergenza fondamentale tra cristianità occidentale e cristianità orientale. Essa non è di natura amministrativa (il Primato del papa) e neppure teologica, è di natura antropologica. Sta nella risposta che si dà alla domanda: chi è l'uomo? Quale il suo cammino? Quale la sua storia?
Il ritmo precipitoso e la profondità delle trasformazioni che caratterizzano questa fine millennio, sono stupefacenti. La mondializzazione dell'economia, stimolata dall'accellerazione delle tecnologie dell'informazione, sovverte ogni cosa. Il mercato e la comunicazione si impongono come modelli creativi che sconvolgono tutte le attività umane. Gli stati-nazione, i governi, i partiti e i sindacati stanno perdendo le loro funzioni tradizionali e danno l'impressione di non essere più all'altezza dei loro compiti, di non capire la portata dei cambiamenti epocali in atto. A che cosa somiglia questo nuovo paesaggio planetario? Quali stati, quali forze, quali nuovi paradigmi emergono in questo contesto?