
Gli italiani e la Chiesa, Roma e il Papa: una coppia che, un po' per amore e molto per forza, sta insieme da oltre duemila anni. Gli italiani devono alla Chiesa una parte della loro fortuna e una più gran parte, forse, della loro sfortuna: la Chiesa li ha protetti dai barbari ma li ha più tardi lasciati per secoli disuniti e in mano a padroni stranieri; la Chiesa li ha educati ai valori cristiani e li ha diseducati ai valori civili. Giordano Bruno Guerri affronta il tema da laico, ma con grande rispetto per chi ha creduto e crede (ma non per chi ha fatto e fa finta di credere). E ha brillantemente ricostruito, da storico, una affascinante vicenda che da San Pietro a Berlusconi attraversa tutti i grandi crocevia della nostra storia: dai Comuni alle lotte tra guelfi e ghibellini, dal Rinascimento alla Controriforma, dalla decadenza del Seicento e Settecento all'Unità d'Italia, fino alla seconda Repubblica. Una dopo l'altra scopriamo le origini di tante nostre vicende e comportamenti, anche attuali, che si penserebbero lontanissimi dalla religione.
Raffaele è un anziano attore di tv e teatro, omosessuale, originario di Foggia ma trasferitosi a Milano da molti anni. Una sera dà un passaggio a un ragazzino che sembra intenzionato a sedurlo, ma appena arrivati in periferia questi tira fuori un coltello e lo deruba. Lo spavento e lo scoramento davanti alla violenza portano Raffaele indietro negli anni, a ripensare, dopo molto tempo, alla sua amicizia con Michele, al suo viaggio dalla Puglia a Berlino, prima della seconda guerra mondiale, quando lavorava come cantante en travestì in un locale gay, l'Eldorado, insieme a due "sorelle" di nome Franz e Karl. Una sera il locale fu invaso dalle SS che arrestarono tutti, rimandando Raffaele in Italia e deportando tutti i tedeschi, compresi Franz e Karl. Ora, a molti decenni di distanza, il passato sembra tornare a riannodare i suoi fili, non solo nella memoria ma nella vita.
Lottiamo con ogni forza per inseguire il successo, il denaro, la felicità. Ma cosa fare quando il talento non basta e il gioco pulito non conduce a niente? Quanti fallimenti ci vogliono perché una colomba si trasformi in falco? "La cospirazione delle colombe" è la storia di questa trasformazione. Alfredo Cannella è figlio di un ricco imprenditore veneziano; Donka Berati è un orfano albanese, approdato all'Università Bocconi con una borsa di studio. Sono ambiziosi, decisi a prendersi tutto ciò che credono di meritare: fra loro nasc un'amicizia che li accompagnerà lungo traiettorie parallele ma spesso sovrapposte, costellate di speculazioni finanziarie, rischiosi passi falsi, truffe e grandi progetti immobiliari. Entrambi affrontano la propria carriera come una sfida: Alfredo per dimostrare al padre quanto si sbagli a considerarlo inetto e viziato, Donka per ribellarsi al destino in apparenza già segnato. Ma quando una sfida non finisce nel migliore dei modi, chi vuole vincere deve ricorrere ai peggiori. Sullo sfondo di un'Europa unita dai flussi economici, e una Milano dalle colossali trasformazioni urbanistiche, Vincenzo Latronico intesse un racconto di ampio respiro, animato da grandi passioni - l'ambizione, l'invidia, l'amore -, che tocca un problema morale al cuore del società contemporanea: le ragioni, le giustificazioni e le scuse per cui tradiamo chi si fida di noi.
Siria, 1980. Il regime di Hafez al-Assad reprime ferocemente i tentativi di insurrezione, sfociati anche in un fallito attentato contro di lui, organizzati dalla leadership sunnita. Le famiglie siriane, famiglie normali, con i loro amori, speranze e tradimenti, sono strette tra il fondamentalismo e un regime poliziesco e corrotto. Una giovane universitaria, cresciuta in un'antica casa tradizionale nel cuore di Aleppo sotto l'influenza conservatrice dello zio Bakr, aderisce alla causa per la caduta del regime e diviene un'attivista convinta. La sua famiglia vive prigioniera delle proprie passioni e ossessioni, nel ricordo del suo antico splendore derivante dal commercio di preziosi tappeti, difeso con i denti dalla bigotta, ma infine tenera, zia Maryam. E poi ci sono il vecchio servitore cieco Radwan; zia Marwa, che disonora la famiglia per il suo amore verso un ufficiale del Baath; il misterioso Abdallah, marito di zia Safa, che dallo Yemen all'Afghanistan sposa la causa della creazione di uno stato islamico; e tanti altri. E infine la giovane protagonista che narra l'intera vicenda mentre si appresta -a subire la reazione violenta del regime. Khaled Khalifa compone la sua personalissima geografia dell'odio, senza moralismi, con uno sguardo lucido, in questo "Cento anni di solitudine" del mondo arabo che ha sfidato le leggi della censura e scosso in profondità la coscienza di un intero popolo.
Se un romanzo è un edificio a più piani, che succede la volta in cui un autore scopre di aver perso le chiavi del portone? O meglio, quando capisce che, ad avergliele rubate, è stato uno dei suoi personaggi? È questa la miccia che innesca "Quando tutto tace". Qualche riga, e il buffo angelo caratteriale spedito a salvare dal suicidio una celebrità dello show business caduta in disgrazia - chiede conto all'autore del suo ruolo e delle sue azioni. È l'impasse di qualche pagina che, a poco a poco, squarcia il sipario delle apparenze, aprendo a un cammino doloroso verso la verità. In questo gioco, Alessandro De Roma - abbandonando per una volta l'impianto tradizionale del romanzo - ci propone una riflessione sul mestiere di scrivere: un personaggio non esiste, neanche nella finzione, se il suo creatore non è disposto a stanarne fino all'ultimo segreto; e insieme una lettura accorata e visionaria dei nostri giorni: un'epoca in cui il reality supera la realtà e la parola, svuotata di significato, si riduce a un silenzio disperato in cui tutti, prima o poi, rischiamo di perdere le chiavi.
"Molti si chiedono come mai il Sommo Pontefice ha sentito il bisogno di ritornare a comporre opere poetiche, come aveva fatto da giovane. Ma, in primo luogo, va detto che alle composizioni poetiche (pubblicate per lo più sotto pseudonimi) Wojtyla si dedicò per quasi quattro decenni. In secondo luogo, va ricordato e ribadito che Wojtyla, oltre che "teologo", è non solo "poeta", ma anche "filosofo". Wojtyla riunisce in sé - in differente misura - le tre grandi forze spirituali mediate le quali l'uomo da sempre ha ricercato la verità: "arte", "filosofia", "fede religiosa." (dall'Introduzione di Giovanni Reale)
“Ho subito capito che tu eri l’unica persona cui avrei potuto affidare non solo gran parte dei miei beni, ma anche il completamento del disegno politico che ho da sempre avuto in mente.”
Giulio Cesare
Il primo imperatore romano, forse il più grande: Ottaviano Augusto. La difficile ma inarrestabile scalata al potere, gli intrighi, i retroscena psicologici, i personaggi: Agrippa, l’amico fidato, uomo forte e imperturbabile, votato al servizio gregario e all’ordine senza forse e senza ma.
E poi Livia Drusilla, di cui Ottaviano si innamora, e ne fa la sua sposa e ispiratrice. E ancora, le trame segrete dei conservatori capeggiati da Cicerone, Catone, e Bruto, la guerra sanguinosa contro gli uccisori di Cesare, da cui emergerà la figura dell’uomo di potere unico, il princeps per antonomasia.
Uomo malaticcio ma sospinto da irrefrenabili pulsioni, adottato da Cesare che lo vedeva come il solo condottiero in grado di risolvere il dissidio che opponeva il Senato al princeps. Repressione di congiure, diplomazia con il ceto nobiliare, stretto legame quasi affettivo con le legioni, un saldo secolo di pace, detta appunto pax augusta, che ha quasi per fondamento ideologico la cultura e la poesia, di cui Mecenate è ispiratore, sono i fondamenti del nuovo impero.
Molti tormenti anche nella sua vita: più grave di tutti il comportamento libertino di sua figlia Giulia e sua nipote Giulia Minore.
Luca Canali ricostruisce col sicuro e avvincente passo del romanziere e con il rigore dello storico un capitolo epico della storia romana, fra tolleranza e dispotismo, poesia e sangue, amore e morte.
La vicenda di un uomo il cui braccio violento, anche attraverso la crudeltà delle proscrizioni, ha impugnato ogni arma disponibile per saldare per sempre il destino di Roma a quello dell’Occidente.
LUCA CANALI, scrittore e latinista, ha insegnato Letteratura latina nelle Università di Roma e Pisa.
Dal 1981 si è dedicato esclusivamente all’attività critica e letteraria. Tra le opere di saggistica: Personalità e stile di Cesare, I volti di Eros, Lucrezio, poeta della ragione, Amore e sessualità negli autori latini, Il sangue dei Gracchi, I cavalieri latini dell’Apocalisse, Fermare Attila; di versi: Toccata e fuga, La deriva, Il naufragio, Zapping, Borderline, Fasi, Lampi; di narrativa: La resistenza impura, Autobiografia di un baro, Il sorriso di Giulia, Spezzare l’assedio, Nei pleniluni sereni, Reds. Racconti comunisti, La sporca guerra, Fuori dalla grazia. Tra le sue traduzioni, tutta l’opera di Virgilio, Lucrezio, Petronio, Orazio, Tibullo, Properzio, Persio, Stazio, Prudenzio e altri.
Anche lui, quand’era ancora cieco, non avrebbe capito.
Ma adesso che aveva conosciuto la follia della vita, vedeva tutta la bellezza di quel disordine assoluto in cui erano finiti.
Quando il notaio Ippolito Dalla Libera capisce che i suoi giorni stanno per finire, chiama il suo unico figlio al capezzale del grande letto in cui sta immobile da anni e gli rivela il segreto della sua vita.
Inizia così il viaggio che porterà Iacopo in un povero quartiere di Ferrara, nel mondo sconosciuto del padre, tra emozioni e scoperte che sconvolgeranno per sempre la sua esistenza tranquilla di professionista affermato e marito fedele.
Sarà la bellezza di Mila a ubriacarlo di vita e colori, dentro un’umanità perduta di ladri e puttane che gli farà provare il desiderio di cominciare tutto daccapo.
Un romanzo d’amore e disordine, dove la trama si confonde con l’ordito e il rovescio con il diritto, disseminato da un arcipelago di citazioni nascoste di quadri, film, canzoni e fotografie che il lettore, se vorrà, potrà cercare di riconoscere.
Franceschini torna alla scrittura con un romanzo visionario e poetico, in cui il realismo magico padano dei suoi primi due libri, irrompe d’improvviso nella vita grigia del protagonista.
“Ora aveva voglia di correre a casa a parlare con suo padre, voleva capire chi era dietro la faccia. Guardò lo sconosciuto, scivolato anche lui chissà dove, e poi gli altri viaggiatori dello scompartimento che in quel momento stavano tutti zitti e gli parve di poter vedere per la prima volta il ribollire incantato che ogni uomo ha dentro. Stupido, che per tanti anni aveva guardato solo l’involucro! Per forza che non ascoltava nessuno, che non provava interesse per tutte quelle che aveva sempre considerato chiacchiere inutili e che invece erano piccole feritoie, aperte apposta per lasciarsi scrutare dagli altri nel segreto custodito dal corpo”.
Dario Franceshini (Ferrara 1958) ha pubblicato con Bompiani nel 2006 il romanzo Nelle vene quell’acqua d’argento, tradotto da Gallimard in Francia, dove ha avuto un successo di critica e vinto il Premier Roman di Chambery. Nel 2007 ha pubblicato, sempre per Bompiani, La follia improvvisa di Ignazio Rando.
www.daccapo.dariofranceschini.it
“Roberto Finzi non indaga tanto l’antisemitismo – quanto il pregiudizio che si annida o può annidarsi anche in chi è assolutamente scevro da ogni forma di antisemitismo e anzi lo condanna e cerca di spiegarlo per combatterlo. Tutti e tre i protagonisti di questi saggi sfatano, rifiutano, respingono l’antisemitismo. Non è molto importante che due di essi – Marx e Lombroso – siano ebrei, perché può esistere pure, in chiunque, una contorta violenza autolesiva, presente anche nella storia dell’ebraismo, col famoso ‘odio ebraico di sé’, che può essere spiegato e umanamente compreso quale reazione convulsa e sofferta alle persecuzioni, ma che rimane, intellettualmente, un fenomeno regressivo e può oggettivamente portare acqua all’antisemitismo pure più becero e feroce, come del resto è avvenuto.”
Dal saggio introduttivo di Claudio Magris
ROBERTO FINZI (Sansepolcro, 1941) ha insegnato storia economica, storia del pensiero economico, storia sociale negli atenei di Bologna, Ferrara e Trieste. Ha pubblicato con alcune tra le maggiori case editrici italiane e in numerose riviste italiane e straniere. Suoi lavori sono stati editi, oltre che in Italia, in Argentina, Belgio, Brasile, Cina, Francia, Gran Bretagna, Giappone, Spagna, Stati Uniti. Tra le sue opere si segnalano la cura di A.R.J. Turgot, Le ricchezze, il progresso e la storia universale (Einaudi, 1978) e le monografie L’antisemitismo. Dal pregiudizio contro gli ebrei ai campi di sterminio (Giunti-Castermann, 1997), L’università italiana e le leggi antiebraiche. (Editori Riuniti, 1997), Ettore Majorana. Un’indagine storica (Edizioni di storia e letteratura, 2002) e La superiore prosperità delle società civilizzate. Adam Smith e la divisione del lavoro (Clueb, 2008).
Cofanetto in tre volumi con tutte le opere letterarie, gli scritti filosofici e le Encicliche di Giovanni Paolo II.