Da scontro civile a gioco letterario, da campo di azione a grammatica del comportamento: il tragitto percorso dalla riflessione cinquecentesca sull'arte del conversare raffigura il difficile equilibrio tra la dimensione privata dell'esercizio intellettuale e la dimensione pubblica del servizio cortigiano prestato al signore. Già prima della stagione che vede l'affermazione della figura professionale del segretario, la cultura italiana si interroga sulla possibilità di individuare spazi, rituali simbolici e forme di convivenza che garantiscono la separatezza dell'attività intellettuale. In quattro capitoli, che vanno dal trattato "De sermone" di Pontano all'"Apologia innanzi al Tribunale dell'Inquisizione" di Sperone Speroni, passando per l'opera di Castiglione e Della Casa, questo libro descrive la tensione culturale e politica che si nasconde dietro il dibattito sulla conversazione e l'arte del racconto. Una vicenda che si sarebbe chiusa con l'identificazione di uno spazio insieme astrato e corposo, inerte ma sempre riattivabile: la pagina del libro avrebbe infine smesso di confrontarsi con la viva parola orale che agitava le corti e le piazze per diventare un luogo ideale di identificazione collettiva.
La storia delle idee ci mostra come non sia affatto scontato che la realtà, quella naturale e in particolare quella umana, sia stata sempre concepita come riconducibile ad uno statuto legale. A partire dalla rivoluzione scientifica avvenuta in epoca moderna, il concetto di legge è divenuto centrale nello sviluppo della conoscenza della realtà fisica e si è poi esteso, per analogia, anche alla conoscenza dell'uomo. Rimane aperto tuttavia il problema se quelle leggi siano prodotto della mente umana, che attraverso di esse riesce a trovare legami di uniformità nel disordine caotico della realtà, o se invece quelle stesse leggi esistano in sé come strutture necessarie della realtà che noi attraverso la ricerca possiamo cogliere. Proprio la presenza problematica di una visione costruttivistica della natura della legge in una concezione, come quella baconiana, che sembrerebbe tutta incentrata su una interpretazione oggettivistica della stessa, può permettere di ritrovare ancora nell'opera di Francis Bacon, stimoli positivi nell'odierno dibattito sulla sua filosofia e sul suo contributo all'evoluzione dell'idea di scienza.