
Vite di Balzac è una biografia, un viaggio nella mente di Honoré de Balzac attraverso lo studio di nove dei suoi più grandi personaggi seguiti, osservati, analizzati nei diversi romanzi in cui fanno la loro apparizione. Brooks individua nel capitalista Gobseck, nell'aspirante scrittore Lucien de Rubempré, nell'ambizioso Rastignac, nella storia del desiderio risvegliato e represso di Henriette de Mortsauf, nel polimorfo Jacques Collin - alias Vautrin -, nelle fortificazioni sociali create da Antoinette de Langeais alcune delle figure capaci di rivelare e illuminare da una prospettiva originale la biografia, l'epoca e l'opera di uno dei più grandi autori della letteratura mondiale. Con l'affondare le mani nelle realtà politiche, economiche, familiari, psicologiche, Balzac, più di chiunque altro, ha inventato il romanzo ottocentesco, ma sono stati soprattutto i suoi personaggi - imprenditori, banchieri, inventori, industriali, poeti, artisti, bohémien di entrambi i sessi, giornalisti, aristocratici, politici, medici, musicisti, detective, attori e attrici, usurai, contadini, professori, prostitute - che gli hanno permesso di dare vita alle forze dinamiche di un'epoca da cui è scaturita la nostra.
Albino Luciani, papa con il nome di Giovanni Paolo I, è il quinto pontefice del XX secolo a salire agli onori degli altari. Ma chi era il patriarca di Venezia che fu papa per trentatré giorni (dal 26 agosto al 28 settembre 1978), suscitando interesse e simpatia non solo tra i cattolici? E cosa resta del suo pontificato? A rispondere sono sei autori, con scritti che tra l'altro indagano la presenza di Luciani (e di molti papi immaginari, ma non troppo) nella letteratura e nel cinema. I testi sono di quattro storici (Sylvie Barnay, Roberto Pertici, Gianpaolo Romanato e Giovanni Maria Vian), dello scrittore Juan Manuel de Prada e del critico cinematografico Emilio Ranzato.
L'odierno populismo fa ricorso, a livello planetario, all'uso politico di devozioni tradizionali. I suoi esponenti più in vista - da Bolsonaro a Orbán, da Le Pen a Salvini - collegano l'ostentazione di simboli religiosi depositati da secoli nella memoria cristiana al successo di una risposta nazional-identitaria alla crisi della globalizzazione. In un mondo percepito come sospeso tra secolarizzazione e fondamentalismo religioso, anche la Chiesa rilancia la pietà popolare. Si tratta in effetti di un punto centrale nel programma di papa Francesco. Bergoglio, che pure non esita a denunciare le derive populiste, espunge però dal suo discorso ogni considerazione del ruolo attribuito in passato dalla Chiesa alle forme di culto. Il libro, ripercorrendo l'intensa politicizzazione cha ha caratterizzato la vicenda di devozioni care ai fedeli (Immacolata Concezione, san Giuseppe, Sacro Cuore, san Francesco, Cuore immacolato di Maria), evoca le possibili strumentalizzazioni populistiche di un recupero avulso dalla storia.
Mondo della fantasia e pensiero narrativo, mondo della scienza e pensiero logico sono poli opposti dell'attività umana: ogni individuo ha bisogno di entrambi. Far incontrare matematica e fiabe intrecciando questi due ambiti è un modo accattivante per arricchire la trasposizione didattica del sapere, sperimentare il valore formativo dei racconti e scoprire quanta razionalità strutturale e logica essi contengano. Leggere e lavorare con le fiabe nelle ore di matematica diverte gli allievi, li predispone all'ascolto e fornisce loro una visione più attraente di questa disciplina, mostrando come si trovi davvero dappertutto. Il volume - in una nuova edizione arricchita e aggiornata - illustra gli innumerevoli spunti operativi offerti dalle fiabe, dimostrando come possano coinvolgere, incuriosire e incentivare le domande e l'attitudine a trovare risposte ai problemi, e come stimolino la voglia di comprendere e di mettere spontaneamente in gioco strategie, condivisioni, abilità e competenze.
La partecipazione politica è essenziale per la democrazia, eppure sono molti gli equivoci creati dalle retoriche "partecipazioniste" e dall'uso strumentale e ideologico di processi partecipativi depoliticizzati. In questo scenario si collocano anche gli ecosistemi comunicativi digitali, che possono favorire lo sviluppo di culture e posizioni alternative ma che, al tempo stesso, sono situati dentro fenomeni sociali ed economici che ne limitano le potenzialità. Il volume analizza la partecipazione considerando l'esistenza di un doppio binario: da una parte, le lotte e l'impegno di associazioni, movimenti, gruppi sociali più o meno organizzati come pratiche di resistenza e difesa della democrazia; dall'altra, le procedure non inclusive, che finiscono per essere funzionali solo alla razionalità neoliberista. Emergono quindi forme di partecipazione "disconnesse" dalle cittadine e dai cittadini reali, esercizi a uso della nuova tecnocrazia dei processi di partecipazione, e funzionali solo alla legittimazione popolare di decisioni già prese. L'unica possibilità di "riconnessione" proviene dalla partecipazione come eguaglianza sostanziale nel prendere parte alla vita della comunità, dove si collocano le esperienze più innovative di partecipazione creativa che trovano nell'idea di "cura" non solo una risposta tattica all'interno della crisi ma anche un'inedita modalità strategica di azione politica.
Nel 1869 fu indetta a Napoli un'assemblea di liberi pensatori in concomitanza con il Concilio Vaticano I. A quell'Anticoncilio aderirono anche 185 donne che chiedevano il riconoscimento della dignità e dei diritti femminili. Tra coloro che contrapponevano l'esigenza di libertà e di emancipazione alle rigide posizioni ecclesiastiche, ebbero un ruolo da protagoniste le sorelle Giulia ed Enrichetta Caracciolo: l'una era Gran maestra di loggia massonica e combattente garibaldina, l'altra, monaca irrequieta desiderosa di affrancamento da una religiosità opprimente. Il volume racconta queste esperienze e come le spaccature createsi durante e dopo la chiusura del Vaticano i portarono alla nascita della Chiesa veterocattolica che ha aperto oggi alle donne importanti ruoli ministeriali. Con i contributi di Angela Russo, Cristina Simonelli e Nadia Verdile.
Il volume - in una nuova edizione aggiornata - si propone come utile e agevole strumento per conoscere i fondamenti teorici e le metodologie della sociologia delle religioni. I padri fondatori della sociologia, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, hanno posto la religione al centro delle loro teorie generali sul funzionamento delle società umane. La sociologia delle religioni ha riflettuto a lungo sulla secolarizzazione, sull'eclissi del sacro nel mondo moderno, salvo, in anni più recenti, dover riordinare le idee di fronte a popoli, soprattutto fuori dall'Europa, apparentemente e, a volte, furiosamente religiosi. Ripercorrendo le principali tappe del pensiero sociologico sulla religione dai classici (Comte, Durkheim, Weber e Simmel) ai nuovi paradigmi teorici (fenomenologia, teoria dei sistemi e dello scambio, campo religioso e religione come comunicazione) si coglie non solo l'evoluzione interna di una disciplina, ma anche il cambiamento delle società grazie alla religione e in rapporto con essa.
Big data e algoritmi costruiscono correlazioni, regolarità e quantificazioni per proporre interpretazioni dei fenomeni sociali in base ad automatismi matematici. Tuttavia, come svela questo libro, è un'illusione pensare che una comprensione automatica di abitudini ed eventi possa essere oggettiva e neutrale. Le tecnologie dell'intelligenza artificiale ambiscono a definire ciò che è stato e ad anticipare il futuro, ma sono state inventate e sviluppate da esseri umani, e ne conservano perciò il genio, l'instabilità, i pregiudizi, spesso anche l'arroganza. Affidarsi ad algoritmi per prendere decisioni in contesti incerti come quelli della vita reale, dove non è possibile determinare gli obiettivi univocamente, consente a chi definisce i criteri di farlo all'ombra dell'opacità del dispositivo tecnico, senza doversi assumere responsabilità, anche a rischio di esiti iniqui. È quindi necessario chiedere giustizia su dati e algoritmi: chi è oggetto di processi decisionali automatici deve ottenere spiegazioni esplicite e condivise per le scelte, pubbliche o private che siano. Le valutazioni algoritmiche non possono essere l'alibi per un nuovo latinorum della tecno-aristocrazia internazionale.
Il libro affronta il tema dell'impresa da una prospettiva multidisciplinare. La filosofia e le scienze sociali si interrogano sul senso del lavoro imprenditoriale e sui caratteri che lo definiscono nelle società contemporanee. L'incontro tra etica, filosofia, economia e ricerca sociale origina nuove concettualizzazioni sul mondo delle imprese, delineando un orizzonte di riflessione su produzione, occupazione, mercato e azioni sociali, che apre a una prospettiva di umanesimo quale spazio relazionale e luogo di realizzazione personale. Per questa via, la crescita assume nuovi significati, in relazione alle sfide della lotta alle disuguaglianze e per la promozione di un autentico sviluppo umano.
Il volume presenta in maniera critica i principali problemi discussi nell'ambito della filosofia della mente contemporanea, con particolare attenzione alle questioni poste dall'indagine scientifica intorno alla natura, il funzionamento e l'architettura della mente. Alcune delle questioni trattate rimandano alla tradizione filosofica e riguardano, ad esempio, le caratteristiche essenziali dei fenomeni mentali, la possibilità di darne una spiegazione di tipo scientifico e le ragioni filosofiche pro e contro l'idea che la mente appartenga al mondo fisico. Altri temi portano invece al cuore della scienza cognitiva contemporanea: dobbiamo pensare alla mente come a una serie di computazioni realizzate nel cervello o gli stati mentali vanno caratterizzati direttamente come stati cerebrali? Che ruolo ha il corpo nella realizzazione delle attività cognitive? Muovendo da una ricostruzione storico-teorica dell'affermarsi della nozione contemporanea di "mente", il libro affronta queste e altre questioni mostrando nel dettaglio la complessità della ricerca attuale, nella quale si intrecciano - e si scontrano - istanze metafisiche più tradizionali e la tendenza a una radicale naturalizzazione della filosofia della mente e del mentale stesso.