Questo saggio evidenzia al lettore italiano come la comunicazione sia oggi un elemento essenziale per la Chiesa armeno-cattolica e per tutte le Chiese orientali, nonostante le difficoltà che queste sono oggi chiamate ad affrontare, dalla diaspora dei fedeli al terrorismo fondamentalista. Le radici e l'identità, come anche l'unità dei cristiani, sono i cardini fondamentali di questo studio. Il libro inoltre illustra gli effetti del genocidio degli armeni di inizio '900, che perdurano fino ai nostri tempi. Si presentano anche alcuni elementi nuovi per le realtà ecclesiastiche relativi al management ed alla comunicazione digitale oggi.
«È come se, attraverso il modello utopico. si costituisse un punto di riferimento al di fuori e a prescindere da qualsiasi spazio, luogo e momento storico. Ebbene, come si può costruire una città concreta, prevedere un'alternativa alla situazione che è, attraverso un modello che non è? o, quanto meno, che non è ancora?
È forse questo il modo, per tornare a parlare di "profezia" e di realtà collocate nel futuro? con annessa svalutazione del presente?
C'è una critica rivolta da Aristotele a Platone, che ricalca molto fedelmente questo genere di obiezioni. Platone si era fatto carico di sostenere una tesi alquanto sconvolgente, per il suo tempo, e anche per oggi. Proponeva che, nella sua città, vigesse la comunione dei beni, delle donne e dei figli. Una tale invenzione, ad Aristotele, parve talmente rivoluzionaria - è strano che di Platone si parli come di un rivoluzionario, e di Aristotele, al contrario, come di un conservatore! - che dovette sembrargli ovvio avversaria con tutte le sue forze. L'imputazione prima fu precisamente questa: se un'idea del genere fosse stata valida, certamente ci avrebbe pensato qualcun altro ad attuarla, e non sarebbe stato necessario arrivare fino a tempi tanto recenti (stiamo parlando del IV secolo, prima dell'era volgare!), senza avere trovato luogo o tempo per vederla realizzata.
Il problema è davvero tutto qui. Ed è un problema che, alla fine dei conti, ci porterà a distingue la categoria (e il concetto) di utopia dalla categoria (e dal concetto) di utopismo, che non sono affatto la medesima cosa.»
Dall'Introduzione
Questo quarto volume, realizzato in collaborazione con Carlo Sansilvestri, completa la storia dell'armamento e dell'organizzazione dell'esercito romano, che ad oriente, nel VI e VII secolo, svolge ancora un ruolo determinante per la sopravvivenza dell'impero contro potenti nemici, vecchi e nuovi, arrivando quasi a ristabilire l'antico impero indiviso con le imprese dei generali di Giustiniano. Contemporaneamente in occidente, nell'ambito, e spesso al servizio, dei nascenti regni romano-barbarici che segneranno la storia dell'Europa medievale, resistono ancora per qualche tempo comunità e combattenti che continuano a definirsi Romani, e che lottano per mantenere vive le antiche tradizioni guerriere, emergendo appena dalla storia e confondendosi con la leggenda. In linea con l'impostazione dei precedenti volumi, il testo analizza nel dettaglio l'organizzazione, le tattiche di battaglia, l'armamento e le condizioni del servizio dei soldati romani dal V al VII secolo, avvalendosi di oltre 200 disegni originali, schemi e tabelle.
Una testimonianza di prima mano che costituisce un documento eccezionale.
Basta, per renderlo tale, il riepilogo delle Profezie di Barbiana, con la messa in evidenza di quella sulla necessità dei “Ventimila Sammarini”, che si rileva, in questo momento storico, di impressionante realismo.
“Gli imperialismi? Ci vorrebbero ventimila sammarini per eliminarli.
Il mondo cambierebbe radicalmente in meglio, sarebbero protette le culture e le identità.
Sostanzialmente sarebbe protetta anche la pace, perché le guerre diverrebbero guerricciole”.
Dietro a questa Profezia - eravamo nel 1966 - stava l’intuizione profetica del disastro criminale del mondialismo. L’altro grande Profeta del secolo scorso, Don Luigi Giussani, il fondatore di “Comunione e Liberazione”, non soltanto condivise lo splendido e immortale “Decalogo di Barbiana” e l’intero impianto profetico, ma di fronte alla Profezia dei “Ventimila Sammarini” esclamò: “Don Lorenzo ha ragione… Ha ragione! O ventimila sammarini o la barbarie !” Ma nessuno si faceva illusioni, a cominciare dallo stesso Don Milani che afferma: “…prima che le masse si accorgano che abbiamo ragione scorrerà molto sangue e sia la degenerazione morale che quella politica arriveranno a livelli di incredibile bassezza”.
Parte da Barbiana, da quel 31 luglio 1966, una battaglia che l’Autore, pur privo di mezzi, combatterà per mezzo secolo.
Infatti aveva dato al Profeta di Barbiana, su Sua richiesta, la solenne promessa di “non tradirlo per nessuna ragione”.
Il libro rende conto e documenta puntigliosamente l’ultima testimonianza, attraverso il Movimento Autonomista Toscano, che si svolge a partire dal 1998, dopo aver passato in rassegna i fatti davvero clamorosi che gli sono capitati in cinquant’anni.
ALESSANDRO MAZZERELLI (Firenze, 1943), fonda nel 1962 l’Associazione Giovanile “Forza del Popolo”, nelle cui idee si riconobbe Don Lorenzo Milani, che nel 1966-67 vi fece aderire i suoi “ragazzi”. Presidente del Movimento Autonomista Toscano, è stato fondatore e direttore della rivista Il Solidale e del “Movimento Solidale” che precedette anche “Solidarnosc”. Direttore della rivista Autonomia Toscana, ha pubblicato per Il Cerchio Né schiavi di Roma, né servi di Milano. Storia del Movimento Autonomista Toscano (1998); Ho seguito don Lorenzo Milani, Profeta della Terza Via (2007) e Parole Eterne del mio Amico Don Lorenzo Milani, Profeta in Barbiana (2010)
"Abbiamo il piacere di presentare al pubblico italiano il presente testo dell'ayatullah Mesbah Yazdi, grande sapiente musulmano contemporaneo e grande rivoluzionario iraniano, il quale affronta con maestria, e con linguaggio semplice e accessibile, alcuni argomenti fondamentali della teologia, e questioni altrimenti assai astruse e parimenti fondamenti del pensiero argomentativo in generale, e della scienza divina in particolare, qui considerata anche con lume razionale, oltre che sui fondamenti scritturali e narrativi. Dopo un'attenta lettura di questa opera ci si rende conto che i temi trattati, di natura teologica e filosofica, affondano le proprie radici in una profonda conoscenza del Corano e dei suoi versetti. Siamo convinti che la traduzione e la diffusione di testi come questo contribuiranno a fugare tante incomprensioni che ancora gravano sull'Islam in generale agli occhi degli occidentali, e in particolare sulla visione cosiddetta sciita, vale a dire dei seguaci della famiglia del Nunzio divino, che Iddio lo benedica e la benedica."
Non si può fare i cristiani.
Si può solo essere cristiani.
Perché si può solo essere di Cristo.
E non si può appartenere a una persona che per schiavitù, o per amore.
Tertium non datur.
Essere Cristiani vuol dire innamorarsi di Ges√π.
E per farlo non c'è altra possibilità che incontrarlo, che vedere il suo volto e ascoltare la sua voce, mettersi a tavola con lui...
Ed è questo per essere cristiani: rendersi conto che tutto ci√≤ √® possibile.
Gesù è ancora vivo.
Questo libro è un accorato e scanzonato invito a Cristiani e a non Cristiani, perché si torni a fissare gli occhi sull'unico vero cuore della fede; così da poter tornare a guardare la vita per, con e in Cristo con meraviglia, curiosità e passione