
Settimo successore di san Francesco alla guida dell'Ordine e suo vero erede spirituale, nel 1260 san Bonaventura riceve l'incarico ufficiale di redigere una Vita di san Francesco, per riportare ordine e verità storica nella fioritura di scritti sul Poverello di Assisi. Densa di pietà e devozione, ma attendibile storicamente, l'opera ripercorre la vita del santo, dando rilievo a quegli elementi che potevano dimostrare l'origine divina della missione di Francesco e al tempo stesso si prestavano all'edificazione dei frati. Passata alla storia con il nome di Legenda maior ha influenzato l'iconografia tradizionale sul santo e in particolare il ciclo degli affreschi di Giotto nella Basilica di Assisi.
Intorno al 416 Agostino compone il "Commento al Vangelo di Giovanni". Frutto non di un lavoro "a tavolino", ma nato nella predicazione liturgica al popolo di Dio, Agostino sceglie non casualmente di commentare il quarto Vangelo. Nella convinzione infatti che il fine dell'esegesi è la carità e che la predicazione è il momento adatto alla dispensazione della parola di Dio, un modo per trasmettere ai fedeli ciò che lo Spirito gli aveva ispirato, tra i quattro Vangeli quello di Giovanni si dimostra per la ricchezza dottrinale e la profondità dei temi spirituali, il più adatto a offrire una parola di Dio ricca ed efficace per la formazione cristiana dei fedeli.
Di Teresa d'Avila (1515-1582), la grande santa riformatrice del Carmelo e dottore della Chiesa, è noto soprattutto l'alto profilo mistico e intellettuale; eppure, subito dopo la sua morte, chi più le è stato vicino racconta anche di estasi, di parole profetiche, di fatti miracolosi, capaci di testimoniare come il suo insegnamento sia costantemente alimentato dall' esperienza quotidiana: una serie di "fioretti" che ci restituiscono gli aspetti più caratteristici e suggestivi dello spirito di santa Teresa, aperto alle più alte vette della mistica come pure agli aspetti più semplici della vita di ogni giorno.
Frutto di un'esperienza pluridecennale di formazione religiosa con bambini dai 3 ai 6 anni, il presente volume offre una documentazione ampia e di prima mano sulle capacità religiose dei fanciulli in età prescolare, capacità presenti anche anteriormente a sollecitazioni di carattere culturale. Le reazioni dei bambini di fronte all'esperienza religiosa portano a pensare che in essa - in quanto esperienza d'amore - trovino l'appagamento di esigenze vitali profonde, necessarie alla costruzione della loro persona e con conseguenze strutturanti, dopo i 6 anni, sul piano dei comportamenti morali. Un prezioso aiuto per insegnanti, genitori e sacerdoti nel difficile compito di educatori alla fede.
Fin dagli inizi il cristianesimo ha dimostrato un forte interesse per l'attività lavorativa il Nuovo Testamento attinge continuamente al linguaggio del lavoro per spiegare il messaggio di Gesù; tale attenzione continua negli scritti dei Padri della Chiesa dal I secolo in poi; nel Medioevo il mondo monastico offre esempi concreti che valorizzano e nobilitano il lavoro. Con il tempo la riflessione sociale del cristianesimo assume i caratteri e lo statuto epistemologico di disciplina specifica, che va sotto il nome di «dottrina sociale cristiana». Il presente volume vuole essere un'introduzione generale all'argomento, di carattere filosofico e scientifico. Nella prima parte, di tipo metodologico, l'Autore affronta il tema dell'identità e del metodo della dottrina sociale cristiana. La seconda parte è prevalentemente storica: svolge il filo del concetto di lavoro dall'antichità al Novecento.
Nella società contemporanea, caratterizzata da una concezione scientifica e meccanica della vita, è profondamente cambiato l'approccio alla morte: non più evento naturale e ineluttabile da vivere con rassegnazione come nel mondo antico;. non più momento di passaggio e apertura alla vera Vita come nella cultura ebraico-cristiana, la morte appare all'uomo postmoderno come un evento assurdo, irrazionale, da negare e da ridurre sotto il proprio dominio. Contro questo atteggiamento, all'origine di fenomeni quali l'eutanasia e l'aggressività terapeutica, è necessario costruire una nuova cultura che invece di negare la morte e di medicalizzarla... insegni ad integrarla nella vita. E' la proposta che in queste pagine l'Autore indica con il nome di eubiosia (letteralmente, la buona vita): si tratta di una cultura del dono (alla base, ad esempio, della pratica del trapianto di organi) e della biosolidarietà fondata sul rispetto della dignità dell'uomo in ogni fase della vita.
Una delle più importanti scoperte della vita interiore è che non esiste che un amore, e che questo amore unico, tanto nella verginità che nel matrimonio, dev'essere realizzato alla perfezione. Sono parole che Igino Giordani scriveva nel 1939 e che sembrerebbero anticipare un "commento" alla Gaudium ef spes (1965), oppure indicare le linee di una spiritualità cristiana per il Terzo Millennio. Giordani è così: uomo accanto agli uomini (marito e padre, politico e scrittore) e profeta (studioso e uomo dello spirito). In queste pagine, una sorta di piccolo dizionario costituito da brani tratti dalla sua vasta produzione letteraria, Giordani svetta come cristiano che ha saputo scoprire nella vita di famiglia tutta la profondità e la pienezza della santità. E con violenza evangelica insorge a contemplare l'unità della vocazione cristiana, che trova il suo modello nella Trinità e la sua più autentica espressione nella Famiglia di Nazaret.
La chiarezza dei principi esegetici e la sua esperienza spirituale portano Origene a cogliere tutta la profondita ispirata di questo canto d'amore, allegoria dell'Antica e della Nuova Alleanza.
Scritto profondo, vigoroso, privo di polemica, sintesi attraente e convincente della fede cristiana.
Il trattato "La preghiera" viene classificato tra le "opere pratiche" di Origene. Volta a sgombrare il campo dagli attacchi di coloro che nutrivano forti dubbi circa l'utilità e l'efficacia della preghiera, mostra i benefici e i vantaggi derivanti del quotidiano colloquio con Dio. Le motivazioni per la necessità della preghiera sono, a detta di Origene, fondamentalmente tre: Gesù stesso invita gli uomini a pregare; Egli si fa garante dell'esaudimento; l'esempio di molti santi. La seconda parte della trattazione contiene un excursus di carattere filologico sulle petizioni contenute nel Pater, nelle due diverse redazioni di Matteo e di Luca.