Questo volume raccoglie e mette a confronto i passi dell’Antico Testamento che toccano, più o meno direttamente, il tema del matrimonio. È diviso in sei parti: racconti delle origini dell’umanità, leggi e consuetudini relative all’unione coniugale, parole profetiche, istruzioni e riflessioni sapienziali, composizioni poetiche ed invenzioni narrative. I testi sono tradotti dalla lingua originale e corredati da una spiegazione non troppo tecnica, accessibile ad un lettore di media cultura. Pierangelo Sequeri lo definisce “un valido supporto per la didattica teologica relativa all’argomento di cui tratta, ma anche, più in generale, come riscontro affidabile per l’istruzione e la predicazione cristiana interessate a rimanere in un corretto rapporto con la testualità biblica pertinente” (dalla Postfazione).
Bruno Ognibeni, presbitero della Chiesa di Piacenza, è stato docente di teologia biblica presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. Tra le sue pubblicazioni si annoverano Tradizioni orali di lettura e testo ebraico della Bibbia, Friborgo 1989; La seconda parte del sefer ’oklah we’oklah, Madrid 1995; Il matrimonio alla luce del Nuovo Testamento, Roma 2007.
Il presente studio tenta di ripensare la sofferenza attraverso un approfondimento condotto secondo un’angolatura particolare: quella della «ferita», a tutt’oggi priva di una trattazione specifica tra gli studi scientifici. Dopo un sintetico status quaestioni se un’analisi della terminologia biblica, si esaminano due pericopi di Geremia e il Salmo 38, l’unico del Salterio dove ricorre esplicitamente il tema in questione. Lo studio esegetico è condotto secondo le regole dell’approccio sincronico, in quanto più consono alla tradizione sia giudaica che cristiana. Attraversate le esperienze del profeta di Anatot, dell’orante del Salterio, del Servo di Isaia e del rabbi di Nazaret, morto e risorto, l’Autrice propone la ferita non solo come prospettiva ermeneutica entro cui leggere la storia, i rapporti con gli altri uomini e quelli con Dio, ma anche come luogo speciale e inedito in cui l’uomo si pone per vivere il dolore con uno spiraglio di futuro. «Ritengo che il lavoro di Gabriella La Mastra sia un bel contributo alla riflessione biblica e teologica sul tema della sofferenza. La sua tesi è uno specchio nel quale è riflessa la sua vita, segnata sì dal dolore, ma soprattutto dalla sua fede incrollabile» (NuriaCalduch-Benages).
Gabriella La Mastra, laureata in Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi di Siena (1990), ha conseguito la licenza in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico (2004) e il dottorato in teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana (2014). Insieme a don Sergio Carapelli e ad altre due sorelle, ha dato inizio alla Fraternità di San Lorenzo (Pomaio, Arezzo). La conclusione del percorso accademico è coincisa con l’inizio di un cammino di sofferenza: colpita da due tumori, si è spenta il 26 gennaio del 2018.
A partire dal volume conclusivo della celebre Trilogia di von Balthasar – l’unico interamente dedicato allo Spirito Santo – e da un’indagine sulla prima stagione della sua produzione teologica, il presente studio fa progressivamente emergere l’originale pneumatologia che attraversa l’intera opera del teologo svizzero. Nella corrispondenza tra la sua singolare identità personale e la sua incidenza decisiva nella forma peculiare della vita cristiana e del sapere della fede, il «Terzo» della Trinità risulta occupare un ruolo strategico nella stessa configurazione teorica e metodologica della teologia balthasariana.
Virgilio Sottana è presbitero della diocesi di Treviso. Dopo la licenza in teologia sistematica presso la Facoltà teologica di Milano, ha conseguito il dottorato in teologia e il diploma in studi interreligiosi presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Insegna teologia trinitaria e teologia delle religioni presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Treviso e Vittorio Veneto e l’ISSR “Giovanni Paolo I” per il Veneto orientale.
Le età della vita è il tema che due autori, Erich Erikson e Romano Guardini, hanno trattato secondo diversi approcci: psicologico evolutivo il primo, filosofico, teologico il secondo. Ad accomunare le riflessioni dei due autori la prospettiva della "vita come vocazione". L'esistenza dell'individuo, compresa come passaggi di età in età, è il contesto esperienziale della risposta responsabile a un progetto, insito nella vita stessa. Ogni individuo è chiamato ad agire secondo libertà, dando luogo a una propria istanza morale ed etica. Proprio nella ricerca della risposta si attua il processo di formazione dell'identità, il "chi sono", nella quale sono coinvolte tutte le dimensioni della persona: psicologica, sociale, morale e religiosa. Il confronto tra i due autori permette di definire le età della vita, secondo prospettive ermeneutiche proprie. L'esistenza di ogni individuo diventa il contesto di risposta «a ciò che non è ancora», plasmando l'identità propria. In Erikson l'identità coincide con la personale realizzazione secondo un'etica universale; in Guardini lo sviluppo dell'identità corrisponde alla definizione di "persona", secondo una visione antropologica cristiana.
Il lemma Storia della Salvezza appartiene a quelle parole della fede che prendono le mosse dalla forma stessa dell'esperienza ebraico-cristiana. È un'espressione che prova a dire come la fede si dia un percorso di umanizzazione grazioso, preceduta sempre dal dono di Dio - che ama per primo (I Gv 4,29) - e al contempo donata all'esistenza dell'uomo.
Nel tentativo di dire la salvezza all'uomo contemporaneo, il Concilio Vaticano II ha fatto della storia il luogo in cui rinvenire Dio e ha detto Dio nel suo darsi in una storia. Il libro di Mario Bracci muove da questa feconda intuizione, indagando come il tessuto storico della Rivelazione abbia nella narrazione la forza con cui manifestare e rinsaldare il rapporto tra realtà e parole, ma anche come solo queste vicende per le Scritture siano la forma attraverso la quale Dio parla al mondo. Nel passato, nel presente e nel futuro per lo Spirito.
Il Vangelo ha donato a Francesco di Assisi una fondamentale buona notizia che ha dato una forma evangelica alla sua esistenza: Dio in Gesù si è fatto nostro Padre donandoci suo Figlio come fratello, così da farci suoi figli. Questa “storia di famiglia” è stata la fonte del suo progetto evangelico: diventare ed essere “frate Francesco” cioè “fratello di tutti”. Il presente volume, che vuole porsi in continuità ideale con l’enciclica del Papa Fratelli tutti, tenta di ripercorrere questo tema fondamentale della “novità francescana”, mettendo al centro dell’analisi i testi del Santo. Il lettore non solo sarà sorpreso dalla ricchezza di contenuti evangelici e dalla contemporaneità del suo stile fraterno, ma anche incoraggiato a credere e a impegnarsi per un mondo in cui “fratelli è possibile”.
Pietro Maranesi, frate cappuccino, coordinatore della licenza di Studi francescani ad Assisi e professore a Roma, ha pubblicato un grande numero di monografie su Francesco; gli ultimi due titoli: Caro Leone ti scrivo. Gli autografi di Francesco: memoria di una grande amicizia (Messaggero, 2020); Francesco e il lupo. Strategie politiche per una società più inclusiva (Aboca, 2020).
Un testo sulla “fraternità e l’amicizia sociale” può essere letto come un punto di confluenza di due linee di riflessione e di esperienza: da un lato il pensiero antropologico e politico sulla fraternità che scaturisce dalla utopia rivoluzionaria tardo-moderna, dall’altro il pensiero teologico ed ecclesiale che ha assunto anche la figura di magistero nei secoli XIX e XX. In questo modo una categoria è messa alla prova e l’esperienza di fraternità conosce nuovi orizzonti e nuovi problemi. Ne deriva una sfida inaggirabile per le forme di vita e per i concetti-chiave del nostro tempo, che il testo di papa Francesco affronta apertis verbis, alla luce del Vangelo e dell’esperienza umana, in vista di un chiarimento non soltanto delle evidenze della fede, ma anche della cultura etica e politica comune a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo.
Andrea Grillo (Savona, 1961) è professore di Teologia dei sacramenti e di Filosofia della religione presso l’Ateneo S. Anselmo in Roma e presso l’ILP S. Giustina di Padova. Ha pubblicato di recente: Domande al Padre. La forma cristiana del pregare (2016) e Eucaristia. Azione rituale, forme storiche, essenza sistematica (2019)
Quindici canti (Sal 120-134) che segnano i passi di un pellegrino che sale verso Gerusalemme, verso il tempio. Chi ha cantato questi salmi? Un pellegrino? Forse un esule che ritorna nella sua patria? Oppure un levita durante la liturgia del tempio? Non lo sappiamo. Tuttavia, questi salmi delineano un cammino spirituale di ritorno alla nostra terra, e di incontro con Dio e con gli altri, che ogni lettore oggi può sperimentare. I Salmi delle salite diventeranno come uno specchio per rileggere la nostra vita, quel “pellegrinaggio” che è la nostra esistenza.
Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese della Comunità di Camaldoli, è biblista e liturgista, autore di diversi libri. È vicedirettore dell’ISSR “Santa Caterina da Siena” della Toscana per il Polo di Arezzo e docente nel medesimo Istituto.
Le complesse modalità d'essere della famiglia, rilevate sul piano sociologico, ponevano interrogativi etici anche al lavoro intellettuale e pastorale di Karol Wojty?a (1920-2005). Egli profuse molto impegno per argomentare e far conoscere l'ordine oggettivo dell'amore coniugale e della sessualità. L'analisi fenomenologica da lui condotta, e resa nota nelle sue pubblicazioni (1952-1978), offre così non poche possibilità di confronto e approfondimento. È l'intento di questo studio. Il libro prende le mosse dalla vita e dalla carriera filosofica di Wojty?a e offre una lettura della sua antropologia personalista; procede indagando le dimensioni comunitarie del dirsi persona e degli approcci dialogici e relazionali "io-tu" e "noi" e approfondisce il tema della natura della famiglia e della sessualità. Nel confronto critico conclusivo, alcuni tratti della visione d'insieme della filosofia wojtyliana dialogano con le maggiori istanze contemporanee.
Il pensiero di Emmanuel Lévinas (1906-1995) non smette mai di stupire e affascinare per la sua profondità e per la capacità esemplare di tematizzare la diversità in un'ottica non violenta e inclusiva. Questo libro si concentra sul rapporto tra prospettiva filosofica e sapienza ebraica nell'opera del pensatore francese: una riconsiderazione radicale delle categorie centrali della filosofia occidentale alla luce dei temi del profetismo. Ciò che ne emerge è l'intreccio - fecondo e non dogmatico - di due ordini di significato in grado di offrire un nuovo senso di umano e di inaugurare un inedito approccio alle relazioni secondo rapporti liberi e non dominativi.