Oggi c'è molta sete di spiritualità, ma la spiritualità cristiana non è più considerata in grado di soddisfarla. Per superare questa situazione è necessario ripensare la spiritualità cristiana in forme nuove, riscoprendola nel suo nucleo originario di annuncio di gioia e di felicità e liberandola dalla mentalità sacrificale che per lungo tempo l'ha connotata. A tal fine si va al cuore stesso del problema, l'interpretazione del senso della croce di Cristo, suggerendo un profondo ripensamento della metafora del "sacrificio" con cui la si è intesa tradizionalmente.
Un viaggio nel mondo complesso e affascinante della vita umana per farne emergere la bellezza e la cogente chiamata etica che la permea e la caratterizza. Solo partendo da una concezione adeguata della vita – che includa tanto le visioni quanto le provocazioni: pensiamo alla biologia sintetica – potremo fondare una morale della vita fisica e una bioetica in grado di chiarire l’altezza della chiamata dei fedeli in Cristo (cf. Optatam totius 16). Da qui il titolo Ti esti? (Che cosa è?), la domanda che Socrate pone agli interlocutori rompendo il flusso del discorso retorico per risalire all’universalità delle premesse. Aristotele dirà che Socrate, attraverso il che cosa è, ha introdotto il ragionamento per induzione e la definizione dell’universale. Stabilite le premesse con il che cosa è si passa, attraverso la dialettica, alla costruzione del ragionamento vero e proprio. Allora il ti esti sulla vita è il punto di partenza ineludibile per qualsiasi confronto sui molti temi che oggi affollano i trattati di bioetica e di morale della vita fisica.
Informazioni sull'autore
Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, svolge la sua attività accademica come docente di Teologia morale e Bioetica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. È docente incaricato all’Istituto Teologico di Assisi per il corso di Morale sessuale. È autore di numerose pubblicazioni presso editori italiani e internazionali.
La linfa dello Spirito unifica la Chiesa e la rende santa; il peccato in essa ne oscura il volto, snatura la missione e nasconde la destinazione: il Regno di Dio. La Chiesa ha bisogno di costante purificazione per santificarsi nelle sue membra e rivelare il dinamismo trinitario dell'amore. La testimonianza della santità della Chiesa, nella vita santa dei cristiani, è rilevante per la trama ecclesiale e per i molteplici riverberi nella vita sociale. La vicenda umana in cui è incarnata, in ogni epoca e condizione, esige una costante ricontestualizzazione delle forme ecclesiali per tradurne la santità in santificazione della vita.
Uno studio monografico sulla questione della cristologia angelomorfa dell'Apocalisse, considerata non come aspetto marginale della sua rappresentazione del Cristo, ma come chiave di lettura dell'intero libro nella sua forma definitiva.
Nel nostro mondo tutto sembra a portata di mano e, insieme, complesso e intricato, al punto che ciascuno sperimenta la propria incapacità di stare al passo con l'incalzare delle trasformazioni scientifiche, tecnologiche, economico-finanziarie, culturali e sociali. Si finisce così, quasi inevitabilmente, col rimpiangere un mondo più semplice e interpretabile. Questa sensazione collettiva di complessità suscita un generale desiderio di ordine di stampo fondamentalista che, come un virus, attacca le culture e le religioni, davanti al quale le scienze umane sono tenute a interrogarsi, nel tentativo di delineare nuovi orizzonti, capaci di dare ossigeno al pensiero.
Il libro, imboccando la via della verità come relazione, si propone di rendere ragione di un modello epistemologico che consenta di comprendere, nel modo più pertinente possibile, i rapporti tra i relati che concorrono al costituirsi del processo veritativo. Questa impostazione introduce anche lo status quaestionis della ricerca: in un contesto definito dalla complessità e dalla molteplicità, quale può essere il modello epistemologico più adatto a comprendere una forma di verità olistica e integrale? Il virtuale e i new media, perché multimediali e sinestetici, stimolano e suscitano un ripensamento epistemologico. In effetti, a partire dalla forma virtuale, ci si viene a trovare all'interno di un modello esperienziale e veritativo che può essere definito per immersione. Per fondare la ricerca si è reso necessario rifarsi non solo all'esperienza virtuale, carica di tensioni e di ambivalenze, ma soprattutto giustificarla sulla base di grandi pensatori quali Paul Ricoeur e Wolfhart Pannenberg.
Tra gli autori del Nuovo Testamento, Paolo è sicuramente colui che offre una riflessione più complessa e accurata della teologia della misericordia divina. La sua trattazione spazia dall'ambito personale, al motivo della salvezza d'Israele e delle genti, fino a toccare la dimensione etica della vita del credente e delle comunità cristiane.
Il grande simbolo di Babilonia di Apocalisse 17-18 viene accolto come criterio di lettura della storia, uscendo dalla diatriba identificativa tra Roma e Gerusalemme. La vibrante parola del veggente di Patmos chiama a fare nuove operazioni di "apocalisse/svelamento", a vivere quell'esperienza di "divenire nello Spirito" che ci abiliti a una lettura sapienziale degli eventi odierni, dove con "mente e sapienza", riconoscere la nostra posizione davanti a Babilonia e i nostri compromessi con essa. Uscire oggi da Babilonia, non può che essere l'impegno quotidiano di ogni credente e di ogni comunità, perché con Cristo un mondo nuovo è iniziato: è Gerusalemme! E noi possiamo tesserne fin d'ora il vestito nuziale, con le nostre opere giuste.
Un'insufficiente teologia della famiglia genera un'insufficiente pastorale della famiglia. Nonostante i pronunciamenti del magistero, continua a permanere una scarsa valorizzazione della "Chiesa domestica" nella vita delle comunità ecclesiali e dei movimenti, centrati più sull'individuo che sulla coppia-famiglia. La teologia della comunità domestica è data per scontata e non è mai diventata "lo snodo obbligato per rifare il tessuto delle comunità ecclesiali e della società" (DPF, 22). Ricuperare la soggettualità della famiglia nella Chiesa e nella società è un fattore di crescita e di maturità. La soggettività ecclesiale della famiglia porta a rivalutare il sacramento del matrimonio. Questa soggettività è essenziale per superare il tarlo roditore dell'individualismo. "Il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare" (GS, 47).
La fine dei regimi autoritari di destra e di sinistra e la crisi del neocapitalismo liberista hanno restituito credibilità a una visione della politica in grado di intrecciare, senza indebiti unilateralismi, libertà e giustizia, individuo, società e Stato, principio di sussidiarietà e principio di solidarietà. Sta in questo la ragione principale dell'attualità del cattolicesimo democratico, che è essenzialmente un modo di stare nella politica, facendo riferimento a presupposti valoriali che affondano le loro radici nel concetto di "persona" e nel riconoscimento della sua assoluta dignità. La politica, che rifugge dalle logiche individualiste e collettiviste, diviene così il luogo della mediazione tra istanze personali e sociali e di esercizio di una democrazia partecipativa che ha come obiettivo il perseguimento del "bene comune".