"Tutto ci sembra un colpo d'ala. Una "carezza" che Dio ha voluto dare non solo alla Chiesa, ma all'umanità ferita. Alla scuola di Francesco, diciamo la nostra lode". Riflessioni da Assisi, la città del Poverello, di cui il Papa ha assunto il nome.
La rivalità è un sentimento che impregna le relazioni quotidiane avvelenandole e trasforma la vita in una gara continua per la ricerca del protagonismo. Ma da dove origina la rivalità? È possibile la vita senza competizione? Facendo riferimento alle teorie psicoanalitiche, biologiche e filosofiche più avanzate, con un linguaggio chiaro e non specialistico, si tenta di rinvenire le radici inconsce del sentimento di rivalità e i malintesi che lo alimentano. Si scoprirà così un nuovo orizzonte che permetterà di vivere la vita in armonia con se stessi e con gli altri.
Evdokimov, facendo riferimento alle grandi figure laicali nella Chiesa come Nicola Cabasilas (XIV secolo), sviluppa il concetto del sacerdozio dei laici secondo la tradizione Orientale: "Come non esiste la separazione alcuna in Chiesa docente e discente, ma è la Chiesa totale che ammaestra la Chiesa, così pure è in tutto il suo insegnamento che l'evangelo si rivolge a tutti e a ciascuno... Il laicato costituisce dunque esattamente lo stato del monachesimo interiorizzato. La sua sapienza consiste essenzialmente nell'assumere, pur vivendo nel mondo e forse soprattutto a causa di questa vocazione, il massimalismo escatologico dei monaci, la loro attesa gioiosa e impaziente della Parusia". Il laico è chiamato ad una incessante testimonianza evangelizzatrice ed esprime nella sua persona il mistero della Chiesa nella sua relazione al mondo. L'esperienza monastico-mistica, infatti, non deve essere fine a se stessa ma deve essere testimoniata al mondo. Anzi, il ruolo del laico è più che di un testimone; è simile a quello del Precursore - come Giovanni Battista che "non è ... un testimone del regno, ma è già il luogo in cui il mondo è vinto e in cui il regno è presente. Non è soltanto una voce che l'annunzia, è la sua voce", così pure il laico è colui che con tutta la sua vita, con ciò che è già presente in lui, annuncia Colui che viene. Il volume riporta il testo di una conferenza che l'autore tenne nel 1963, in occasione del primo millennio dalla fondazione del Monte Athos.
Più che essere un libro su Martini, "Il coraggio della speranza" è un itinerario con Martini. È la sua parola a scandire le tappe di questo viaggio all'interno del suo pensiero di uomo e di credente: forza e debolezza; fede e imparare a credere; Parola di Dio; preghiera e vita cristiana; Vangelo e vita; la ricchezza del dialogo: libertà e verità. Questi grandi temi della riflessione e della testimonianza di Martini offrono il titolo ai capitoli del volume, in cui l'autore riprende e commenta alcune pagine scelte tra la sua vasta produzione. Tra tutte spiccano le Conversazioni notturne a Gerusalemme, la vera bussola di questo viaggio che culmina con la contemplazione di Gerusalemme vista con gli occhi di Martini: "Gerusalemme è la mia patria. Prima della patria eterna".
Poche espressioni sono cariche di forza evocatrice come Popolo di Dio. La formula è diventata comune con il Concilio Vaticano II, che ha parlato della Chiesa come "nuovo Popolo di Dio", recuperando una categoria pressoché dimenticata, soprattutto per via di una concezione clericale della Chiesa. Il riferimento è al capitolo II del De Populo Dei della Lumen Gentium, per il quale, a ragione, si è parlato di "rivoluzione copernicana" in ecclesiologia. Così l'Autore introduce il suo lavoro che indaga il tema nel Primo e nel Nuovo Testamento, nella Tradizione teologica e nei documenti del Concilio Vaticano II, per verificare quale ricezione sia stata riservata a questa idea di Chiesa nella teologia e nella prassi della Chiesa di oggi.
In una situazione di pluralismo e di complessità, la catechesi avverte nella sua prassi l'esigenza di un deciso cambiamento di rotta. L'autore vuole presentare la catechesi missionaria come prospettiva efficace della Nuova Evangelizzazione in un'Europa sempre più multiculturale e plurireligiosa, facendo riferimento alla questione dell'inculturazione del messaggio della fede e alle sue implicazioni socio-culturali. Punto di partenza è la conversione al Vangelo, un cambiamento serio dello stile di vita. Dalla conversione l'inizio di un percorso efficace di formazione, perché il credente si conformi sempre più al Vero Uomo: Cristo Gesù. In questo senso la catechesi missionaria può rappresentare un punto di svolta decisivo.
Molte cose stanno accadendo sotto il cielo della nostra democrazia mentre la politica assediata va distribuendo scomuniche ai comportamenti che la mettono in discussione. Lo sforzo di queste pagine è di indagare come l'antipolitica non sia condannata a restare perennemente tale, nel senso che politica e antipolitica si contendono il medesimo spazio. Nella quotidianità, nell'organizzazione, nelle istituzioni. A separarle un confine transitabile nei due sensi. E questa è una buona notizia. Il mantra corrente non è più che la politica sia cosa sporca, ma cosa inutile. È la sua "inutilità percepita" che impedisce di difendere il primato della politica contro l'antipolitica in nome di un Parlamento ritenuto finto. È dunque richiesto alla politica il coraggio di chi si mette "in mezzo", con il gusto prima di vivere e condividere la condizione e le aspirazioni della gente comune e "indignata", per poi eventualmente governarla.
Un itinerario teologico-catechetico già sperimentato dall'autrice, che introduce il lettore attraverso la Sacra Scrittura, la narrazione di storie vere e suggerimenti pratici di preghiera a sperimentare il potere sanante dello sguardo sulle relazioni d'amore. Il punto di partenza è il principio, lo sguardo benedicente di Dio sull'uomo. Da qui, tutta la storia della salvezza è letta come un intreccio di sguardi tra Dio e l'uomo, intreccio alla luce del quale sono interpretati e sanati gli amori fondamentali della persona: a Dio, a sé, ai genitori, ai figli, al/alla fidanzato/a, al coniuge.
La trilogia di J. Ratzinger - Benedetto XVI evoca quella rappresentazione pittorica cara alla tradizione cristiana chiamata "trittico", corrispondente a un polittico composto di tre elementi: la tavola centrale e le due valve laterali, che risultano talora chiudibili sul pannello centrale cui sono incernierate. Protagonista della raffigurazione è la persona di Gesù, colta attraverso i diversi momenti della sua esistenza storica di Figlio di Dio fatto uomo. Seguendo l'ordine cronologico dei Vangeli, ovvero dei "misteri della vita di Gesù" - che l'Autore si è proposto come modello di riferimento -, entriamo nella "piccola sala d'ingresso" dei racconti dell'infanzia, per seguire il Signore lungo la strada che lo conduce, attraverso il ministero pubblico, alla sua passione, morte e glorificazione.
Come si rapportano tra loro l'annuncio della Resurrezione e il continuo morire dell'uomo? Appoggiandosi all'evento di Cristo, l'uomo può trasformare la morte, che non è l'ultima fase della vita. Questo aspetto colgono in modo sinfonico, ispirati dalla medesima spiritualità di Ignazio di Loyola, Karl Rahner e Hans Urs von Balthasar, anche se vi si approcciano con metodi e atteggiamenti diversi.