I saggi qui raccolti esplorano l'atteggiamento dei cristiani nei confronti del potere, tanto nel suo esercizio quanto nella sua elaborazione teorica. In ascolto di testimonianze raccolte lungo i secoli, gli autori riflettono su autorevoli posizioni di pastori della chiesa antica, d'Oriente e d'Occidente, sul sistema teologico di Tommaso d'Aquino, su dibattiti che si sono imposti in epoca moderna e che ancora perdurano. Esperti di patrologia, storia del diritto e teologia discutono in tal modo sulla cosiddetta «laicità» e in merito alla posizione dei cristiani dinanzi al potere. Emerge così come le comunità di coloro che si professano discepoli di Gesù di Nazareth cerchino nelle sacre Scritture un indirizzo e un'interpretazione della realtà in cui sono immersi. Giungendo, a seconda della prospettiva teologica adottata e della concretezza delle vicende da cui sono provocati, a esiti più o meno divergenti.
Commissionato nella seconda metà del Cinquecento da Federico III del Palatinato, il "Catechismo di Heidelberg" è un classico della fede riformata, di cui offre uno dei compendi meglio riusciti. Illustrando con rara chiarezza che cos'è il cristianesimo, il suo rigoroso discorso teologico è tuttavia animato - cosa assai rara in un catechismo - da un afflato di viva pietà. Ritraducendolo in toto e commentandone con ampiezza ciascuno dei 129 articoli, il teologo Paolo Ricca ne fa concretamente il proprio «testamento spirituale».
Il libro di Giobbe ha sempre rappresentato una sfida per i lettori e per gli interpreti e lo è sia per i temi che affronta sia per il linguaggio che utilizza. Vogliamo affrontare la sfida e compiere il viaggio attraverso questo testo, paragonabile a una «sacra rappresentazione», per coglierne i molti spunti di perenne attualità: il tema del dolore, il rapporto con Dio e con la creazione...
In passato, si moriva meglio? La morte spaventa oggi più di un tempo? Questi i classici in-terrogativi dietro a una riflessione su un tema sconveniente e sospetto - la morte - riguardo a cui sembra essersi perso il coraggio di parlare. Nella società contemporanea infatti assistiamo alla rimozione della morte, non più accettata come fine del cammino dell'esistenza propria e altrui, come fatto della vita cui prepararsi. Partendo da questa constatazione, da teologo ed esegeta della Bibbia qual è, Marguerat af-fronta tre grandi letture cristiane di questo difficile momento dell'esistenza umana: la morte come insondabile decreto divino, come «salario del peccato» e, infine, come "passaggio" alla risurrezione.
In nessun altro campo della ricerca sul Vicino Oriente antico si sono verificati negli ultimi anni cambiamenti così epocali come nella storia di Israele. Sia che si parli degli inizi di Israele alla fine del II millennio a.C. sia che si tratti del periodo monarchico, dell'esilio babilonese o dell'epoca persiana, molte tesi classiche non sono più sostenibili. Bernd U. Schipper racconta in modo nuovo la storia di Israele nell'antichità sulla base di fonti archeologiche e altre fonti extrabibliche. Così vengono alla luce città, eventi, templi e culti di Israele di cui la Bibbia non dice nulla. Un testo per tutti coloro che vogliono informarsi sullo stato delle più recenti ricerche sulla Storia che sta dietro i racconti della Bibbia.
Marco, vissuto tra la prima e la seconda generazione cristiana, è stato il primo a scrivere, in una prospettiva di fede, la storia di Gesù, dall'inizio del suo ministero terreno fino alla fine: una storia breve, tre anni al massimo, essenziale, stringatissima, in cui ogni parola è soppesata e meditata, e nessuna è casuale e tanto meno superflua. Questa storia che cosa vuol dire e dice a noi, uomini e donne del terzo millennio e come interpretare un testo biblico? Paolo Ricca ci offre un esempio di come far rivivere e cogliere il significato pieno della Bibbia che da 2000 anni nutre credenti di tutto il mondo.
Oggi leggiamo un Paolo di seconda mano, un Paolo filtrato da due millenni di letture cristiane, che hanno sovraccaricato il suo testo di luoghi comuni, immagini distorte e caricature. Paolo ha così assunto una reputazione sgradevole: l'apostolo dottrinario, irascibile, intollerante, antifemminista, antigiudaico... Dobbiamo assolutamente tornare al Paolo di Paolo. Leggere Paolo attraverso i suoi testi. E allora ci rendiamo conto che la fama che gli viene attribuita è smentita da un serio esame del suo discorso. Nel corso dei secoli, Paolo è diventato vittima dei suoi lettori. È urgente tornare alle sue parole ardenti e vivificanti. La lettura delle parole dell'apostolo è essenziale per chiunque voglia definire l'identità del cristianesimo.
L'Esodo è un racconto che mette sottosopra il mondo: spezza le catene e apre a un futuro differente. Non sono i disperati ad affogare nelle acque del male, ma i potenti, insieme ai loro strumenti di guerra. Il suo canto ispira pensieri e progetti di libertà e, bandendo le semplificazioni, esso si presenta come uno specchio credibile nel quale ognuno possa riconoscersi.
«Da dove proviene il male e perché esiste?». Questa antica domanda non ha ancora trovato una risposta unica ed esauriente e questo vale sia per il pensiero laico sia per quello religioso. Nella stessa Bibbia il problema viene posto senza essere veramente risolto. È come se, nella buona creazione di Dio, il male si sia introdotto come elemento straniero e nemico. La pandemia da Covid 19 e la guerra in Ucraina sono «due espressioni del male che ci hanno aggrediti, come persone e come società, in modo del tutto inaspettato. È come se delle forze a noi ostili ci avessero colpiti alle spalle provenendo dall'esterno di noi, invisibili eppure distruttive e tali da coglierci impreparati non solo dal punto di vista tecnico-scientifico e organizzativo, ma anche psicologico. [...] In questi tre anni di pandemia e di lockdown ci siamo detti: "nulla sarà più come prima - usciremo migliorati da questa esperienza". Ma francamente non si vede sorgere all'orizzonte una visione veramente nuova della vita e della morte, del bene e del male. [...] Probabilmente il nostro mondo ha bisogno di più tempo per elaborare seriamente le vicende attraverso cui sta passando e per cercare soluzioni che devono necessariamente essere globali, per uscire dall'impasse in cui si trova e per uscirne veramente "migliore". Ma è chiaro che occorre fare i conti con la nostra storia, la storia che ci ha condotti fin qui. I contributi contenuti in questo libro cercano di fare il punto su questa intricata materia». (Paolo Ribet)
Attraversando sessant'anni di teologia delle donne, dall'emancipazionismo al pensiero queer, l'autrice esplora il paradosso al cuore della fede cristiana: per trovare o salvare la propria vita bisogna perderla. Il libro s'interroga sull'idea di Dio che ha generato tale paradosso per chiedersi se, in un mondo che stenta a liberarsi da molteplici forme di dominio, esso faccia parte del problema o possa esserne ancora la soluzione. "Attraverso le tre parole che compongono il titolo di questo libro, "Dio, vuoto e “genere", indico il nucleo della fede cristiana. Per diventare umano Dio si svuotò. La cosa non finisce lì, però, perché il cristianesimo insegna che l'umano, per trovare la propria vita o, in qualche caso, per diventare divino, deve fare altrettanto. Per salvarsi, dunque, bisogna perdersi ed è su questo paradosso che le teologie femministe in questo volume riflettono. Il termine tecnico per questo processo che investe sia l'umano sia Dio è kenosi ed è fondamentalmente il tema di questo volume, che non nasce dal vuoto ma ha un piccolo iter personale". (Elizabeth E. Green).