Le famose Losungen, testi biblici e meditazioni giornaliere, preparate ogni anno, a partire dal 1731, dalla Chiesa evangelica dei Fratelli Moravi (Unità dei Fratelli di Herrnhut). La presente edizione, tradotta e adattata per il lettore italiano, è la 294a.
In questo libro, a un tempo importante e coinvolgente, W. Eugene March, studioso di Antico Testamento, sviluppa una teologia della terra, sostenendo che, poiché il mondo appartiene a Dio, noi non "possediamo" la terra. Piuttosto, la terra è un prestito di Dio e noi abbiamo il compito di usarla in modo responsabile e giusto. March esamina poi in dettaglio il rapporto tra Israele e palestinesi, ripercorrendone la storia e l'influenza sul conflitto odierno.
Una dozzina di donne e uomini "normali" - giovani e meno giovani, vicini alla chiesa e non, cattolici e protestanti - hanno letto il Nuovo Testamento insieme al noto studioso svizzero Ulrich Luz e hanno posto le loro domande e obiezioni critiche alle bozze del suo libro. Il risultato è un libretto originale, «testato dai lettori», che, con un linguaggio comprensibile, in-forma su Gesù, il cristianesimo primitivo e gli scritti del Nuovo Testamento un pubblico non specialistico.
In questa edizione completamente rivista della sua opera fondamentale, James A. Sanders introduce il lettore alla critica canonica. Seguendo i vari sviluppi della letteratura biblica e la loro accettazione da parte delle comunità di fede, Sanders affronta le questioni più spinose. Prende in esame le differenze tra le parti del canone, la redazione dei testi da parte delle generazioni successive, la diversità dei canoni utilizzati nelle molteplici comunità, il problema rappresentato dai Rotoli del Mar Morto rispetto alle questioni della canonicità e, inoltre, come ebrei e cristiani hanno interagito con i rispettivi canoni. Oltre a tutti gli aggiornamenti e le revisioni, Sanders fornisce una nuova introduzione e una nuova bibliografia.
Con cinque capitoli intervallati dalle lettere a un amico colpito da un grave lutto, il teologo e biblista Daniel Marguerat affronta il tema centrale della fede cristiana: la risurrezione. L'autore concentra l'attenzione sulle testimonianze storico-bibliche delle donne al sepolcro e dei primi discepoli tenendo altrettanto presente - al fine di evitare rappresentazioni fantasiose della vita dopo la morte - ciò che in proposito il Nuovo Testamento non dice. Un libro che guida la ricerca del senso del doloroso mistero della morte.
A oltre vent'anni dalla scomparsa, la figura di Fabrizio De André continua a essere al centro di un'amplissima fioritura di iniziative, tanto da far pensare che il cantautore genovese sia riuscito a intercettare, soprattutto post-mortem, un grande bisogno di poesia e di legami sociali. Alla luce di una ricerca critica ormai cospicua, Brunetto Salvarani ripercorre le domande sulla religione e le tracce della Bibbia affioranti a più riprese nella produzione del Bob Dylan italiano, l'agnostico Faber, di cui racconta la vita corsara e i temi chiave, intrecciando strettamente biografia e scelte artistiche.
Due giganti del pensiero cristiano del Novecento si confrontano in un dibattito teologico sull'interpretazione della Scrittura nella chiesa e nella società. Qual è il rapporto tra l'analisi scientifica del testo e il suo annuncio dal pulpito, tra la teologia accade-mica e la prassi della comunità cristiana? Cento anni dopo, le domande e le risposte di Barth ed Harnack manifestano un'attualità sorprendente.
Facendo riferimento anche alle proprie esperienze oniriche, Comolli esplora le narra-zioni dei sogni e delle ore notturne presenti nella Bibbia: vi troverà quelle parole che la sera ci aiutano a chiudere sereni gli occhi, e a riaprirli di nuovo sereni al mattino. Sono passi biblici che ci dischiudono un mondo nuovo: la meraviglia inattesa del sonno pa-cificato e luminoso. «Esiste una sapienza biblica del buon dormire, una via biblica del coricarsi in pace, disponendosi a ricevere sogni di vita. Insegnamento tanto più prezioso in un'epoca come la nostra, in cui facilmente si dorme troppo poco e anche male, spesso agitati dall'ansia, spesso acquietati soltanto da un sonnifero potente. Mentre nelle Scritture troviamo parole che la sera ci aiutano a chiudere sereni gli occhi, per riaprirli di nuovo sereni al mattino. Occorrerebbe allora andarle a cercare con attenta calma, sia nell'Antico Testamento, sia nel Nuovo Testamento. E forse ne vale davvero la pena. Perché una volta disposte finalmente l'una accanto all'altra, tali parole ci dischiuderanno un mondo nuovo: la meraviglia inattesa del sonno pacificato e luminoso, dei sogni così rigeneranti e speranzosi e consolanti, da farci supporre che siano stati inviati a noi dallo Spirito stesso del Signore». (Giampiero Comolli)
Il volume affronta le questioni legate al sesso/gender da una prospettiva biologica, relativa agli aspetti biodinamici che governano lo sviluppo di ogni essere umano; da quella socio-antropologica, relativa alle costruzioni culturali elaborate dalle differenti culture in rapporto al sesso/gender, e dal punto di vista dell'etica, che si interroga sulla sostanza etica dei differenti orientamenti relativi a questo tema nella modernità contemporanea. La proposta di fondo è quella di superare gli schemi classificatori delle teorie relative al sesso/gender, sottolineando la singolarità e unicità di ogni essere vivente al quale deve essere garantito il diritto di vivere una vita degna di essere vissuta.
I vangeli sono da secoli oggetto di studio, ma quanto sappiamo effettivamente della loro composizione originale? Attingendo alle più recenti ricerche sull'uso della memoria e agli studi sulle fonti dell'antichità, nonché esaminando i metodi e le tecniche di scrittura del i secolo, l'autore ci guida lungo un percorso che ci permette di comprendere più in profondità i meccanismi di redazione dei vangeli. «La presente opera sostiene che la memoria ha svolto un ruolo importante nella composizione dei vangeli. Gran parte di questo libro è dedicata alla spiegazione di tale affermazione e all'analisi delle sue implicazioni. La nostra ipotesi di lavoro fondamentale è che gli evangelisti facevano affidamento principalmente sul ricordo del materiale a loro disposizione. Ciò non significa negare che gli evangelisti consultassero fonti scritte, ma piuttosto affermare che, almeno nell'atto della composizione, il loro uso primario delle fonti (scritte o orali) avveniva spesso attraverso la memoria piuttosto che con il contatto visivo o uditivo, o almeno che dovremmo presumere che fosse così in assenza di prove evidenti del contrario». (Eric Eve)