Il volume presenta una raccolta di saggi che affrontano una serie di argomenti o di case studies particolarmente significativi per la problematica della policromia della scultura antica. Si tratta di saggi filologici, di storia della recezione di analisi sia archeologiche che archeometriche, che - tessera dopo tessera - iniziano a disegnare un mosaico che non può che colpire già il pubblico più vasto, che quello degli specialisti di arte antica. Nonostante esistano alcuni nobili precedenti, l'archeologia del XX secolo aveva sostanzialmente trascurato questo campo di studi, adagiandosi in una sorta di neoclassicismo semplificato.
Veneziana, con l'adolescenza trascorsa a Siracusa e Mantova, Elisabetta Fabbri ha completato i suoi studi all'IUAV di Venezia. L'interesse per gli aspetti storici dell'architettura l'ha portata poi a occuparsi in maniera crescente della salvaguardia del patrimonio architettonico nelle sue articolazioni, sia come residenze storiche private, sia relativamente a interventi su opere monumentali. La ricostruzione del teatro La Fenice è stata seguita da Elisabetta Fabbri a partire dal primo studio di fattibilità alla ricostruzione, messo a punto a tre mesi dall'incendio, e quindi a tutte le attività di cantiere connesse al recupero (restauro) di quanto risparmiato dall'incendio e ai nuovi aspetti ornamentali della sala teatrale.
Palazzo Sacchetti a via Giulia, su cui ad oggi, nonostante la rilevanza architettonica e degli apparati decorativi, non era stato ancora dedicato uno studio monografico, ebbe fin dai tempi della sua edificazione illustri abitanti e "grandi firme" che ne progettarono la costruzione e la decorazione quali Antonio da Sangallo e Francesco Salviati. Allo scadere del Cinquecento, fu un grande banchiere fiorentino, Giovan Battista Salviati, ad individuarlo come dimora adatta alla sua famiglia per il grande salto sociale che si era prefisso di compiere nel momento di massimo splendore della Roma papale. Lui, Marcello e Giulio, destinato alla carriera ecclesiastica, si adoperarono con grande successo per garantire alla famiglia, tramite sapienti alleanze ed amicizie, l'ambitissimo ruolo politico ed economico meta di molte famiglie non romane, anche attraverso un'intensa attività di mecenatismo ed acquisizioni di proprietà nelle sedi appropriate: di qui l'acquisto di tre grandi latifondi (Frascati, Valle dell'Inferno e Castelfusano), la costruzione della cappella gentilizia in San Giovanni dei Fiorentini, la costituzione di una splendida quadreria per il palazzo di città, l'affidamento alla stella nascente Pietro da Cortona dei progetti architettonici e decorativi delle nuove acquisizioni. La fortuna dei Sacchetti si andò accrescendo anno dopo anno al punto tale da sfiorare il pontificato con il cardinal Giulio alla morte di UrbanoVIII Barberini...