Il libro
In questo libro uno dei maggiori filosofi viventi indaga con stile accattivante sulle circostanze in cui
siamo veramente padroni di noi stessi, mostrando come si tratti di condizioni al tempo stesso difficili da determinare, ma anche cruciali per capire chi siamo, e che cosa voglia dire essere un individuo.
Frankfurt considera la questione da differenti punti di vista, costruendo un quadro chiaro e illuminante della nostra individualità in quanto esseri umani. Le pagine di questo libro smontano molti luoghi comuni,presentando una visione nuova dell'individuo e del suo ruolo nella comunità. E l'amore – fra genitori e figli, tra uomo e donna o fra amici – non è affatto soltanto spontanea affezione, ma anche critica adesione a certi valori, e scelta consapevole di oggetti e
soggetti d'amore. E tutto questo viene da Frankfurt inserito in una visione del tutto terrena, priva di impegni di natura metafisica e religiosa. In questo libro, una via intermedia fra ragione e sentimento, tra individualismo e sfera comunitaria, viene presentata con efficacia. Il buon senso e l'equilibrio dell'analisi filosofica nella loro veste più profonda e illuminante: questo lo stile dei saggi qui raccolti, e la loro più preziosa ricchezza.
L'autore
Harry G. Frankfurt è professore emerito di filosofia presso la Princeton University. Ha insegnato alla Yale University
e alla Rockfeller University. É uno dei filosofi viventi più brillanti e controversi. I suoi interessi spaziano dalla filosofia
morale, della mente e dell'azione al razionalismo del 17 secolo. Molti dei suoi volumi sono diventati dei bestseller.
Alcune sue tesi, relative all'importanza dell'amorenella vita umana, al libero arbitrio e alla razionalità, sono tuttora oggetto di frequenti e appassionate discussioni.
Tra i suoi libri più famosi: Demons, dreamers, and madmen, The Importance of What We Care About; Necessity, Volition, and Love (1999), The Reasons of Love (2004).
ntroduzione di Jean Starobinski
Traduzione e cura di Maria Teresa Giaveri
Il libro di uno dei Maestri scrittori-viaggiatori del Novecento, divenuto in tutto il mondo un vangelo per le nuove generazioni di scrittori-viaggiatori e per i viaggiatori-lettori.
Il libro
"Vocazione: viaggiatore. Professione: fotografo e iconografo, cioè raccoglitore di immagini. E come legame fra tutto questo: scrittore. È così che una scheda segnaletica elencherebbe i diversi lavori di Nicolas Bouvier. Bisognerebbe subito aggiungere che tutti questi lavori li ha fatti per vivere, in ogni senso del termine, a cominciare dal più ampio. Quindi, per far vibrare e per consumare un'esistenza. Non serve a niente viaggiare per chi non esce da sé per fare incontri. Il dovere consiste nel darsi a tutto ciò che la strada ci riserva, dimenticando la meta e il ritorno. Se si tratta solo di arrivare a destinazione, basta prendere l'aereo. Viaggiare via terra sarà anche anacronistico nell'era dei quadrireattori, ma che ne sarà della grande madre Asia se ci si accontenta di sorvolarla? La sfida autentica non è la distanza da percorrere, ma la semplicità di spirito che bisogna raggiungere. In fatto di spoliazione, di atteggiamento contemplativo, era in grado di superare ogni maestro di sapienza. Si legge alla fine de La polvere del mondo: «Come un'acqua, il mondo filtra attraverso di noi, ci scorre addosso, e per un certo tempo ci presta i suoi colori. Poi si ritira, e ci rimette davanti al vuoto che ognuno porta in sé, davanti a quella specie d'insufficienza centrale dell'anima che in ogni modo bisogna imparare a costeggiare, a combattere e che, paradossalmente, è il più sicuro dei nostri motori.»"
Dalla Prefazione di Jean Starobinski
L'autore
Nicolas Bouvier, svizzero di lingua francese, fotografo, iconografo, è nato nel 1929 a Ginevra, dove è morto nel 1998. Scrittore nomade nella grande tradizione di Michaux, Segalen e Chatwin, viaggiatore prima in Oriente e poi in Occidente, è stato tradotto in tutto il mondo ed è diventato un autore di culto. L'usage du monde ha ottenuto il Prix de la critique. Di Bouvier Diabasis ha pubblicato Chronique japonaise (Il suono di una mano sola), scelto in Francia fra i dieci migliori libri del 1990, e Le journal d'Aran (Diario delle isole Aran. Carte di viaggio).
Il libro
I quattro saggi raccolti nel volume cercano di delineare per il lettore il profilo intellettuale e la ricchezza di riflessione di Heller. Il percorso si svela nella sua interna unità e coerenza se letto nei termini di una progressiva "scoperta dell'alterità" in cui il rapporto con l'altro, mediato al suo apparire dal tema dei bisogni, viene ad acquistare una connotazione sempre più specificatamente morale. Dal "bisogno" inteso come luogo del dispiegarsi dell'individualità, nella sua ricchezza, al tema della "rappresentazione" dell'altro. Vengono poste le basi per delineare di un rapporto con l'alterità all'insegna della responsabilità. E dal recupero della tesi socratica per la quale "è meglio subire un torto che commetterlo" si giunge progressivamente a quel legame fra etica ed estetica che si incarna nella bellezza della "persona buona".
L'autore
Ágnes Heller (1929-), allieva di Lukács ed esponente di maggior rilievo della Scuola di Budapest, ha offerto una significativa rilettura del pensiero di Marx incentrata sul tema dei bisogni e della rivoluzione della vita quotidiana. Nella prospettiva teorica emerge il tema della consapevolezza della contingenza cifra della condizione umana: l'orizzonte della riflessione morale che troverà un significativo approdo nell'etica della personalità. Fra le sue opere più significative: Sociologia della vita quotidiana, La teoria dei bisogni in Marx, La filosofia radicale, Teoria della storia, La dittatura sui bisogni, Oltre la giustizia, La condizione politica postmoderna, Un'etica della personalità
In fondo, non si può dire nulla della sensazione, se non che colma. Ma quale vuoto riempie? In una serie di digressioni apparentemente capricciose, creando una fitta rete di rimandi fra un tema e l'altro, la narrazione di Clair si muove fra la statua di marmo di Condillac e le cere della Specola di Firenze, il clavicembalo di Diderot e un sexy shop della rue Saint-Denis, un'incisione di Rembrandt e un dipinto di Vermeer. Un libro che segue le tracce del sapere fondato sui sensi.
Una teologa scrive centosessantuno brevi racconti sulla scoperta della vita, dall'annunciazione perinatale della sua prossimità, allo stupore che desta l'innocenza di un bimbo, alla crescita, alle monellerie del ragazzo, al suo senso del dovere, alle curiose stravaganze, agli incontri, alla sua predestinazione a essere altro nel mondo. Chi mai? Alla sua arroganza mansueta di considerarsi diverso, più umano, meno umano, uomo e altro, fino alla prigione, al disconoscimento degli amici, alla morte, al ritorno... Sono i racconti della vita di Gesù, lungo i tre anni del tempo liturgico della Chiesa, centosessantuno piccoli racconti di grazia e di stupore, dove la penna vibra in modo particolare quando una donna incontra Gesù.
L'autrice
Maria Caterina Jacobelli, allieva di padre Häring, è dottore in teologia morale. Collaboratrice della rivista di area cattolico-sociale «Adista», ha pubblicato fra l'altro: Il risus paschalis ed il fondamento teologico del piacere sessuale e Onestà verso Maria.
Etica e diritto, laicità, esercito, eutanasia, Israele, produttività, sindacato, Partito Democratico, riforme... La proposta di un piccolo lessico di formazione civile da un coraggioso maestro di cultura e di libertà. Le Voci che Paolo Prodi scrive per il lettore, commentando con rara intelligenza questa nostra contemporaneità, nascono con semplicità espositiva da riflessioni profonde. Prodi argomenta con una grande razionalità e pacatezza, che non sono mai freddezza, e... non salendo mai in cattedra. Il nucleo originario del libro trae la sua origine dai contributi scritti da Paolo Prodi per l'«Unità».
Attraverso una narrazione intensa dei primi quattro decenni del suo viaggio spirituale, Kung ci parla degli anni della giovinezza in Svizzera, della decisione di diventare sacerdote, e degli studi nel prestigioso Pontificio Collegio Germanico a Roma. E, soprattutto, ci offre un resoconto dettagliato sui retroscena del Concilio Vaticano II, cui partecipa dall'interno, per volere di papa Giovanni XXIII. In questa occasione stringe amicizia con Joseph Ratzinger, che diventerà in seguito uno dei più implacabili accusatori della sua teologia critica. L'autore ci narra anche, con grande forza, delle personalità incontrate in quegli anni cruciali - da John F. Kennedy a Paolo VI - e del suo conflitto con le gerarchie ecclesiastiche, a causa della sua opposizione al dogma dell'infallibilità papale. Hans Kùng si è dunque sempre battuto contro il regredire e i conservatorismi imperanti all'interno della Chiesa, e a favore di istanze progressiste, o semplicemente umane, civili, ma sempre teologicamente indagate, su temi quali l'eutanasia, il dialogo interreligioso.
Il libro raccoglie il ricco epistolario fra Petrarca e l'imperatore Carlo IV di Boemia, l'imperatrice Anna, i maggiori dignitari di corte, sia laici che ecclesiastici, tra i quali il cancelliere imperiale e l'arcivescovo di Praga. Questo carteggio dà un'idea della progressiva affermazione in Europa di Petrarca, sia come intellettuale che come umanista, che viene via via raccogliendo attorno a sé - e non solo in Italia - uomini e personalità che accolgono entusiasticamente la nuova cultura da lui inaugurata. Inoltre, queste lettere, in particolare quelle da e per l'imperatore, pongono in termini assai vivaci il senso stesso dell'Impero Romano nella nuova Europa moderna, avviata alla costituzione dello stato assoluto. Dunque, problemi sia culturali che politici si intersecano in queste lettere, che vedono la nuova lingua latina, il "latino umanistico", affermarsi definitivamente come la lingua internazionale dei dotti.