La fragilità educativa e culturale nelle famiglie povere con figli adolescenti è un fenomeno in crescita soprattutto nelle periferie urbane.
Le storie raccolte in questo libro da operatori della Caritas illustrano i motivi che rendono difficile assicurare ai ragazzi di questa fascia di età condizioni, stimoli e strumenti adeguati per il loro inserimento nella vita sociale, con conseguenze anche molto gravi sulle loro vite.
La povertà educativa preoccupa gli operatori sociali e pastorali, anche per lo scarso interesse che viene riservato a questo tema da parte delle istituzioni e della politica. Diventa pertanto sempre più necessario invertire la tendenza che svaluta in vari modi le istituzioni scolastiche, la professione e la funzione degli insegnanti, il ruolo degli educatori, l’importanza delle competenze e del merito, a vantaggio del successo immediato e dell’arricchimento facile.
Sommario
Introduzione (F. Soddu). 1. ‘O pazzeriello, ‘o cervellone, ‘o coccolone. 2. Frammenti di una storia incompiuta. 3. Il Capitano. 4. «So che cosa significa aver dovuto rinunciare agli studi». 5. Quella volta al museo. 6. La partita o il sogno di una rivincita. 7. Lo sguardo sulle cose. 8. «Se voi non studiate non potete far nulla nella vita». Postfazione (M.P. Basilicata - W. Nanni).
Note sull'autore
Paolo Beccegato, sposato con 3 figli, è vicedirettore e Responsabile dell’Area Internazionale di Caritas Italiana. Dopo la laurea, un anno di servizio civile, due anni di volontariato nelle Filippine, un anno in Piemonte come coordinatore degli interventi Caritas post-alluvioni, quattro anni come responsabile del settore mondialità della Caritas di Milano. Dal 1999 in Caritas Italiana coordina progetti di solidarietà internazionale, di educazione alla mondialità e tutela dei diritti. Ha contribuito alla redazione di vari testi e articoli sui temi dello sviluppo e della pace. Ha curato i volumi: I conflitti dimenticati, (Feltrinelli 2003); Guerre alla finestra, (Il Mulino 2005); Nell’occhio del ciclone, (Il Mulino 2009); L’era della consapevolezza, (EMP 2010); Mercati di guerra, (Il Mulino 2012); L’onda opposta, (Haiku 2015); Cibo di guerra, (Il Mulino 2015); ha pubblicato inoltre Pace e custodia del creato in La pace necessaria. Il dovere di impegnarsi per il bene universale, (Ave, a cura di M. D’Avino e U. De Siervo 2017).
Renato Marinaro, nato a Roma il 12 marzo 1958, è laureato in Scienze Statistiche e Demografiche. Lavora in Caritas Italiana dal 1984, dopo aver svolto servizio civile come obiettore di coscienza presso la Caritas diocesana di Roma. Attualmente è responsabile del Servizio Promozione Caritas e del Centro di Documentazione, dopo aver ricoperto numerosi incarichi tra cui un mandato di vicedirettore per gli aspetti organizzativi (dal 1994 al 1999), la conduzione dell’Ufficio Studi (dal 1987 al 2007) e la collaborazione per conto di Caritas Italiana alle attività del Dossier Statistico Immigrazione (dal 2009 al 2013). Inoltre, rappresenta Caritas Italiana nella CUIS (Commissione degli Utenti dell’Informazione Statistica) dell’Istat. È autore del volume L’osservatorio delle povertà (Piemme 1993) e ha curato diverse pubblicazioni, tra cui le varie edizioni del Rapporto sulla povertà di Caritas Italiana.
Insieme hanno curato i volumi Ragazzi in panchina. Storie di giovani che non studiano e non lavorano (EDB 2017), Rifarsi una vita. Storie oltre il carcere (EDB 2018) e Falsi miti. Storie di migranti oltre i luoghi comuni e le fake news (EDB 2018).
All’ombra della cupola di San Pietro, sui marciapiedi della stazione Termini e nelle vie sotto i ponti del Tevere, gli ultimi, i clochard, popolano la vita quotidiana di una grande città come Roma. Nell'anonimato ci passano accanto e spesso non ci facciamo nemmeno caso.
Sono le persone che vengono chiamate «barboni», ma dietro quei volti anonimi si nascondono vissuti umani, drammi, storie di rassegnazione e di abbandono. A molti di loro mancano una coperta e qualcosa da mangiare, ma soprattutto qualcuno che li ascolti. In queste pagine si raccontano alcune delle loro storie, vicende in grado di fare emergere ciò che nessuna condizione può annullare: la difesa della propria dignità e il bisogno di essere amati nonostante tutto.
Sommario
Prefazione (F. Montenegro). Prologo. I. ROMA. Non scappare. Ciao fratè. Di chi è ’sta vita? II. CALCUTTA. L’arrivo nella città della gioia. «Brother, come here!». Il costruttore di rosari. Nelle periferie e a Titaghar. Un pugno allo stomaco. Epilogo. Ringraziamenti.
Note sull'autore
Angelo Romeo, sociologo, insegna all’Università di Perugia, all’Università Pontificia Salesiana e alla Pontificia Università Gregoriana. Impegnato da anni nel sociale, ha fatto esperienze di volontariato in Italia, India e Bosnia Erzegovina, presso carceri italiane, centri di accoglienza, comunità di recupero per giovani. Collabora con le Missionarie della carità, di Madre Teresa di Calcutta a Roma. Tra le sue pubblicazioni recenti: La meglio gioventù di Scampia (con Aniello Manganiello, Imprimatur 2014) e Posto, taggo dunque sono? (Mimesis 2017).
Francesco Montenegro, creato cardinale nel 2015 da papa Francesco, dal 2008 è arcivescovo di Agrigento.
Oggi il mondo è a un crocevia. Una piccolissima minoranza di musulmani sembra essere decisa ad appropriarsi della religione islamica per condurla a un conflitto perpetuo con il resto del mondo. A causa delle loro azioni risulta difficile comprendere la reale differenza tra l’islam come è sempre stato e le distorsioni contemporanee. A partire da alcuni versetti di dodici sure del Corano, questo libro intende illustrare criticamente ciò che l’islam effettivamente è – ed è sempre stato – e ciò che, al contrario, non è. Un’appendice sull’Isis consente di comprendere i meccanismi, il funzionamento, l’amministrazione e il reclutamento dei jihadisti di Daesh.
Sommario
Introduzione all’edizione italiana (A. Melloni). Prefazione (Abdullah II ibn al-Hussein). Notizie sull’Autore. Ringraziamenti. Nota all’edizione inglese sulla traduzione. Nota all’edizione italiana sulla traduzione. Introduzione. I. Cos’è la religione? II. Cos’è l’islam? III. «Chi è il tuo Signore?». IV. Perché dio ha creato le persone? V. Cosa sono il paradiso e l’inferno? VI. Che cos’è il corano? VII. Chi è il Profeta Muhammad ? VIII. Che cos’è «il cuore»? IX. Cos’è la vita terrena? X. Cos’è la shari‘ah? XI. Cos’è jihad? XII. Cos’è il governo? XIII. Poscritto cos’è la felicità? XIV. Appendice 1. La grande tenda dell’islam. XV. Appendice 2. Tre domande per ogni musulmano. Appendice 3. La crisi dell’ISIS. Indice analitico. Indice degli ahadith citati, seguiti dall’autore della raccolta di cui fanno parte. Indice dei versetti coranici citati. Indice delle poesie. Glossario delle parole arabe. Recensioni di Guida all’Islam per persone pensanti.
Note sull'autore
Ghazi bin Muhammad, principe giordano, è professore di Filosofia islamica e primo consigliere per gli Affari religiosi e culturali di Re Abdullah II ibn Al-Hussein di Giordania. Ha studiato nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Egitto. Il suo libro Love in the Holy Qur’an ha avuto dieci edizioni ed è stato tradotto in diverse lingue.
Contributi di Marco Cassuto Morselli, Lisa Cremaschi, Matteo Crimella, Giuseppe De Carlo, François-Marie Léthel, Tiziano Lorenzin, Gabriella Maestri, Maurizio Marcheselli, Luca Mazzinghi, Ludwig Monti, Marcello Panzanini, Luca Pedroli, Mauro Perani, Michelangelo Priotto, Stefano Romanello, Gérard Rossé.
Numero doppio Luglio e Agosto.
Periodico religioso mensile in edizione tascabile che propone due pagine quotidiane - una pillola di liturgia delle Ore - per chi vuole dedicarsi alla preghiera in un momento della giornata. Contiene il rito della Messa, la liturgia della Parola e le parti proprie delle celebrazioni eucaristiche feriali e festive, affiancate dal commento. Le riflessioni sono curate da fr. MichaelDavide, fr. Adalberto Piovano, fr. Luca Fallica e fr. Roberto Pasolini. Arricchiscono la rivista il calendario interreligioso, la segnalazione, e una breve riflessione sulle giornate particolari - ecclesiali e civili - e alcune pagine di riflessione.
Il gesuita francese Christoph Theobald, noto anche in Italia per i suoi studi sul Concilio Vaticano II e per la sua proposta teologica di un «cristianesimo come stile», esamina in questo libro quelle che definisce «urgenze pastorali» del cattolicesimo occidentale. In una prospettiva ecclesiale e spirituale torna con forza l'interrogativo che anima la sua riflessione: come ripensare il cristianesimo e il ruolo delle Chiese nelle società europee, profondamente segnate dalla crisi di fiducia sulle forme di convivialità sociale, afflitte da inediti problemi ecologici e affascinate dalle bio-tecno-scienze? Un libro in grado di orientare il dibattito e i tentativi di riorganizzazione territoriale delle comunità cristiane che stanno impegnando anche le diocesi italiane.
San Tommaso d’Aquino negava l’Immacolata Concezione, ma non per questo era eretico. E per secoli, nella storia della Chiesa, molte persone hanno vissuto la fede con espressioni che oggi sarebbero considerate poco ortodosse, ma ciò non ha impedito loro di essere cristiani migliori di altri.
La tradizione teologica ha saputo distinguere tra eresie materiali e formali, cioè involontarie e consapevoli. In questo libro si parla solo delle prime, delle eresie inconsce che nel cattolicesimo attuale possono da un lato distruggere l’identità cristiana e dall’altro mettere in discussione la preziosa pluralità che tiene la Chiesa lontana dai rischi del «pensiero unico».
Sommario
Introduzione. Conviene che ci siano «eresie»? I. Negazione della vera umanità di Gesù. II. Negazione della «eminente dignità dei poveri nella Chiesa». III. Falsificazione della croce di Cristo. IV. Deturpazione della Cena del Signore. V. Trasformare il cristianesimo in una dottrina teorica. VI. Negazione dell’assoluta incompatibilità tra Dio e il denaro. VII. Presentare la Chiesa come oggetto di fede. VIII. La divinizzazione del papa. IX. Clericalismo. Oblio dello Spirito Santo. Conclusione. Io peccatore mi confesso.
Note sull'autore
José Ignacio González Faus, gesuita e teologo spagnolo, è stato docente di Teologia sistematica alla Facoltà di Teologia della Catalogna (Barcellona) e all’Università Centroamericana di El Salvador. Ha diretto la rivista Selecciones de Teología ed è attualmente responsabile dell’area teologica del Centro de estudios «Cristianismo y Justicia» di Barcellona. Autore di numerosi libri e articoli scientifici, ha pubblicato con EDB I poveri, vicari di Cristo. Testi della teologia e della spiritualità cristiana (1995).
«La donna nel giardino rende familiari molti aspetti della condizione umana descrivendoli e affidando ad alcune parole-chiave il compito di comunicare ogni loro sfumatura. Solitudine, desiderio, mancanza, limite, smarrimento, legame, relazione acquistano uno spessore diverso. Esprimono tutta l'umanità dell'umano» - Giovanni Santambrogio, Il Domenicale del Sole 24Ore
Nel racconto della Genesi il serpente mette in campo una precisa strategia e usa astutamente il linguaggio per condurre Eva sul proprio terreno. Ed Eva risponde. Avrebbe potuto farlo in un altro modo? E cosa avrebbe potuto dire? Quando si decide, quando si è soli nel decidere, non bisognerebbe mai perdere di vista quei legami che ci costituiscono proprio in quanto soggetti capaci di decidere. Il serpente non solo separa l'albero della Conoscenza da quello della Vita, ma separa anche (per opporli) Eva da Dio ed Eva da Adamo. La donna è dunque sola di fronte alla proposta di diventare come Dio. La scena non potrebbe essere più drammatica.
Vivere il senso del limite, accettare di sbagliare, saper convivere con le proprie imperfezioni ci rende meno assoluti, più umani e anche più capaci di relazionarci con gli altri, perché animati dal sentimento liberante della misericordia e della compassione. Gesù non è venuto per i giusti, ma per i peccatori e molte parabole ed episodi del Vangelo aiutano ad entrare in questa nuova logica. L’uomo sviluppa le proprie potenzialità vivendo più il senso del limite e dell’imperfezione che tendendo ansiosamente alla perfezione; «liberarsi dalla perfezione» non significa, infatti, indulgere all’indolenza e al disimpegno, ma valorizzare il proprio potenziale umano.
La crescita non avviene inseguendo un’immagine ideale di sé o coltivando obiettivi sproporzionati, ma vivendo quello che ciascuno è, senza competizioni esasperanti e senza dover rincorrere traguardi o mete al di fuori o al di sopra delle proprie capacità e delle proprie originali possibilità. Diventare se stessi, senza sottostare a schemi, accettando i propri limiti e anche gli errori e le sconfitte, è il contenuto dell’etica dell’imperfezione.
Sommario
Prefazione. Introduzione. I. L’uomo è un essere itinerante: analogia del viaggio. II. Invece della perfezione promuovere l’umano: Gesù e l’«inconsistenza». III. La parabola del figlio prodigo (Lc 15,11-32) nella prospettiva dell’etica dell’imperfezione. IV. L’indulgenza non è indolenza: Gesù di fronte agli erranti.
Note sull'autore
Battista Borsato, presbitero e teologo della diocesi di Vicenza, è direttore di Casa Mamre, un centro diocesano di educazione all’amore e all’affettività e di consulenza matrimoniale. Condivide il servizio pastorale nell’Unità Pastorale di Schiavon e di Longa (Vicenza). Docente all’Istituto teologico di Monte Berico, è membro della redazione della rivista Matrimonio. Per EDB ha pubblicato di recente: Il sapore della fede. Accendere il desiderio (³2012); Credere fa bene (²2014); Un Dio umano. Per un cristianesimo non religioso (⁵2017); Il coraggio di essere felici. Beatitudini per il nostro tempo (2018) e Non maestri ma discepoli (2018).
Un vescovo rimane presbitero? La domanda può sembrare scontata, ma la risposta richiede una puntuale analisi storica, teologica e liturgica – le tre prospettive adottate da questo libro – e conduce a un interrogativo ancora più radicale e non facilmente risolvibile: è pensabile per il futuro una Chiesa senza vescovi?
Il volume mette in luce la problematica che riguarda il riconoscimento di un valore sacramentale all’ordinazione episcopale partendo dal tempo apostolico e patristico, attraversando i concili di Trento e Vaticano I e concludendo con il Vaticano II, che in riferimento all’episcopato ha messo in campo l’affermazione più solenne del suo magistero.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. Presentazione (M. Semeraro). Introduzione. I. Il ministero episcopale: dall’età apostolica al periodo medievale. II. La sacramentalità dell’episcopato: una definizione insoluta da Trento al Vaticano I. III. La dottrina del concilio Vaticano II sull’episcopato. IV. I vescovi: segni e strumenti di relazione. Congedo. Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Cristiano Calì ha studiato Teologia allo Studio Teologico San Paolo di Catania e ha conseguito il titolo di Baccelliere. Collabora con riviste e periodici occupandosi di Teologia dogmatica, liturgia e scienza della comunicazione applicata all’universo dell’editoria e dei new media.
Marcello Semeraro, vescovo di Albano, è segretario del Consiglio dei cardinali per l’aiuto al papa nel governo della Chiesa e membro della Congregazione delle cause dei santi e della Segreteria per la Comunicazione. È presidente del consiglio d’amministrazione del quotidiano Avvenire. Per EDB ha pubblicato Mistero, comunione e missione. Manuale di ecclesiologia (72016), Accompagnare è generare (con Salvatore Soreca, 2016), Il ministero generativo. Per una pastorale delle relazioni (22017) e L’occhio e la lampada. Il discernimento in Amoris Laetitia (2017).