«Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza. È un indizio questo, di come oggi più che mai, nella civiltà dell'immagine, l'immagine sacra possa esprimere molto più della stessa parola» (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica). Questo passo commenta in modo eccellente l'edificio che - attraverso queste pagine - si vuole visitare. Dal punto di vista artistico e spirituale, la chiesa di Santa Maria Maddalena e Santa Teresa a Monza è unica nel suo genere. Poche chiese, infatti, specie del tardo Ottocento, vantano un'unità tematica di tal portata. Grazie al genio femminile di una mistica monzese, Madre Maria Serafina della Croce, e all'opera di diversi e pregiati artisti lombardi, il fedele viene introdotto nel mistero della celebrazione eucaristica. Ogni opera di questo piccolo edificio educa alla preghiera e alla fede della Chiesa nel Mistero dell'Eucaristia. Il libro propone un originale percorso catechetico per la comprensione della Messa. Gli affreschi si rifanno esclusivamente ad episodi evangelici: è quindi possibile ricostruire l'itinerario qui offerto indipendentemente dalla possibilità di visitare dal vivo l'edificio.
Sei cosciente dei gesti che compi? Quando sei distratto e superficiale negli atteggiamenti e nelle parole che usi, rischi di banalizzare momenti importanti della vita e di sminuire i significati profondi della realtà che ti circonda. Spesso la difficoltà nel partecipare attivamente alla celebrazione liturgica è causata dal riporre poca attenzione non solo al significato dei diversi momenti da cui è costituita, ma innanzitutto da una scarsa consapevolezza degli atteggiamenti con cui noi stessi agiamo in essa. Allora si tratta di non banalizzare se stessi, quello che si dice e come ci si comporta, soprattutto al cospetto di Dio e dei fratelli nella liturgia.
Nella storia del cristianesimo i mistici presentano talvolta una fenomenologia in parte studiabile anche con criteri scientifici: essi sembrano essere così il trait d'union tra scienza e fede. Questo saggio va in tale direzione, studiando alcuni fenomeni propri di Natuzza Evolo (1924-2009), di cui è in corso la causa di beatificazione. «Natuzza, lei si sente una persona straordinaria?». «No, mi sento un verme di terra! Io sono una poveraccia! Io non mi sento niente, proprio niente!».
Una sera, dopo una giornata piena di piccoli inciampi, mi sono domandata: «Ci saranno, nelle cose che ho vissuto oggi, dei particolari che possano illuminare, anche solo debolmente, tutte le pieghe storte della mia giornata?». Da quel giorno ho incominciato a condividere su Facebook un pensiero serale, riassunto di ciò che in quella giornata che stava per finire avevo imparato, o del proposito di qualcosa su cui migliorare. Questa è la raccolta di quei pensieri, piccoli «luz», ossicini indistruttibili su cui tutto può essere ricreato per ciò che ha ancora da venire. Sarebbe bello essere come una candela: invece di dire «il buio è brutto», semplicemente illumina.
Giunto a ottant'anni d'età, un uomo decide di iscriversi all'università. Già questo fa intuire che si tratta di un uomo speciale, che ha mantenuto fresca e intatta la voglia di imparare, di scoprire, in fondo di vivere. E a ottantaquattro anni, con tempismo perfetto, la laurea in Psicologia. Con una tesi particolare, un esercizio personale per verificare la bontà dell'autobiografia per l'autoanalisi. In questo libro non troveremo perciò soltanto la narrazione di una vita, affascinante e ricca come ogni vita, ma anche le riflessioni su come ripensare a ciò che si è vissuto renda possibile avvicinarsi alla pace e alla felicità. L'autore racconta senza reticenze le gioie, le emozioni, gli errori e le sofferenze, facendo attenzione a non tralasciare nessun episodio importante, sia di gioia che di dolore (anche i più crudi) che non gli hanno impedito, anzi lo hanno aiutato a raggiungere felicemente l'attuale ragguardevole età. La sua speranza è che questo racconto possa essere di stimolo a tanti suoi coetanei e possa aiutare anche i più giovani a vedere i propri periodi tristi non come momenti di morte ma come occasioni di crescita.
Sono per la gran parte pensieri al futuro. Sono preghiere, meditazioni, in forma poetica, che nascono dalla lotta interiore che sempre, chi è incamminato sulla via spirituale, si trova a dover affrontare: discernimento degli spiriti, lotta contro le tentazioni, per superare un guado, lotta per crescere in fede, speranza, amore. I verbi al futuro mi piacciono molto. Sanno di speranza, di sorpresa, di compimento, di novità. È il futuro di Dio che attrae, trascina, tutta la realtà, tutti gli altri tempi, tutti intrecciati nella dimensione dell'attesa. Un po' come quando Gesù disse: «Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,42). Al setaccio del futuro, come insegnava già Ignazio di Loyola nei suoi esercizi spirituali, si vive diversamente il presente. Alla luce della Promessa di felicità, il cuore si incendia.
Il libro rende omaggio a queste quattro donne, che dedicarono le loro vite a centinaia di poveri, malati e abbandonati, facendo tutto ciò che era in loro potere per alleviarne le sofferenze e portare loro un aiuto disinteressato. Dimostra che l'essere umano, non importa tra quali difficoltà, è capace di fare il bene. Accompagnando le eccezionali eroine del racconto nella loro difficile ma bellissima scelta di vita, abbiamo l'opportunità di riflettere su cosa sia realmente valido e prezioso durante la nostra permanenza in questo mondo. L'autore, apprezzato teologo ed esperto di spiritualità, illustrando i dilemmi interiori delle eroine conduce il lettore nei recessi dell'anima umana. Insegna la difficile arte della conoscenza di sé e di prendere decisioni «là dove nasce la vita».
Fotogrammi di un film possono essere più efficaci di una predica in chiesa? È possibile che i contenuti che transitano all'interno della sala della comunità possano trasformarsi in veicoli per un percorso di fede personale e comunitario? Come coinvolgere una comunità cristiana in questi percorsi di ricerca di Dio? A questa e altre domande intriganti risponde l'autore del volume cercando di impastare la sete di assoluto con le poltrone della sala e i bit del digitale. Una prospettiva utile per connettere chi gestisce la sala con gli operatori pastorali, sempre nell'ottica della sostenibilità e del maggior coinvolgimento degli spettatori.
La sala della comunità prima di essere uno spazio fisico è un "luogo della mente"; oserei dire è uno "spazio teologico" dove la Chiesa e le comunità ecclesiali sul territorio si giocano il rapporto con l'uomo contemporaneo e con la cultura della nostra epoca. La sala della comunità potrebbe assurgere a caso di specie o, meglio ancora, potrebbe essere quel "luogo privilegiato" in cui sperimentare delle nuove pratiche di socialità e di evangelizzazione. Quello che spesso manca alla Chiesa non sono le strutture (ce ne sono in abbondanza), mancano i contenuti e le idee con i quali farle vivere. Il gap che attanaglia le comunità ecclesiali non è di tipo strutturale, ma culturale e, forse, in definitiva anche spirituale. Stare, vivere nella contemporaneità, aprirsi al mondo non è solo un fatto di consapevolezza, ma grazie alle sale della comunità e alle attività che si svolgono al suo interno (attività culturali, cinema, teatro, musica) la Chiesa potrà assumere uno stile nuovo che segnerà la stessa prassi pastorale.
Il saggio si interroga circa il contributo che le sale della comunità possono offrire alle comunità cristiane nel territorio e sul ruolo del cinema nei processi formativi e nei percorsi spirituali. Si proporranno alcuni esempi significativi delle opportunità che il medium offre, nell'ottica di una proposta culturale a sostegno di una ricerca spirituale abbinata a una revisione di vita. Ci si soffermerà inoltre su un caso esemplare: il progetto distributivo del film L'amore inatteso di Anne Giafferi (Francia, 2010), che consente di valutare sia le criticità sia le potenzialità dell'attuale scenario della pastorale della comunicazione sociale in Italia. Il saggio si conclude con un'appendice su alcune prassi di metodo, approccio e domande che possono guidare principianti e appassionati all'uso del cinema in pastorale in modo fruttuoso.