"Terrantica. Volti, miti e immagini della terra nel mondo antico", che resterà aperta al pubblico dal 23 aprile all'11 ottobre 2015, si pone nell'alveo delle tematiche affrontate da Expo 2015, con una riflessione sulla forza della madre Terra, tra umano e divino, raccontata attraverso 75 opere tra antichi reperti (statue, vasi, rilievi), e fotografie contemporanee che evocano, insieme alla sua lunga storia, paesaggi naturali che parlano dell'antichità, della sacralità e della magia della Terra.
Il rispetto che Maurizio Costanzo ha sempre avuto per il pubblico, insieme alla sua mente per natura libera da censure, all'autonomia di cui comunque ha goduto da parte degli editori, oltre al suo innato talento di comunicatore, gli hanno permesso di fare televisione, o meglio "la" televisione, per oltre quarant'anni, mettendo in scena giorno dopo giorno l'Italia dell'epoca. A distanza di anni, dopo che il tempo ha comunque permesso di rileggere avvenimenti e personaggi, Costanzo torna a parlare di televisione e lo fa ancora una volta a modo suo: non lesinando aneddoti, ricordi personali, acute riflessioni. E il racconto fluisce ammiccante e sornione, partendo proprio da "Bontà Loro" - primo esperimento di quello che verrà poi chiamato talk show su su fino al "Maurizio Costanzo Show", il cui straordinario e longevo successo ha fatto del suo autore una sorta di "memoria storica" della televisione italiana.
"C'è una storia che si racconta spesso fra le tante che compongono la vita ricca di storie di Mario Dondero. La ricorda anche Giorgio Bocca in un suo articolo. Non menziona il nome del fotografo, ma in quell''uomo svagato, melanconico, libero, simpatico' di cui parla non si può che intuire la figura di Dondero. Dunque il fotografo è a Parigi, negli anni cinquanta, dove vive da giovane freelance bohémienne, inseguendo un suo sguardo delicato e affascinato sul mondo, che spesso non coincide con quello della stampa. Un giorno il direttore della Comédie-Française, che lo conosce, lo stima, ha simpatia per lui, gli telefona e lo invita a fotografare quel pomeriggio il teatro. Pensa di aiutarlo, di offrirgli la possibilità di un 'grande reportage', ma Dondero in quei giorni la macchina fotografica l'ha lasciata al banco dei pegni e di pellicole in casa proprio non ne ha. Eppure è una proposta che sarebbe ineducato rifiutare. Si presenta quindi al teatro parigino, con una Rollei prestata da un amico, ma senza le pellicole, che in così poco tempo non è riuscito a recuperare, e scatta per ore: la leva di avanzamento che avvolge un rullo inesistente sul rocchetto della macchina. Gli artisti, i registi, le maestranze posano davanti all'obiettivo, gli attori provano le loro battute fingendo indifferenza, conversano con il fotografo, in quella che diviene quasi un'inconsapevole performance..." (Dal testo di Uliano Lucas e Tatiana Agliani)
In perfetta contemporaneità con l'Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, a Milano Leonardo da Vinci cominciava a disegnare i suoi studi di teste deformi, di espressioni facciali portate al parossismo, di fisionomie caricate e grottesche. È un corpus imponente di disegni che hanno avuto in passato una larghissima fortuna e sono stati spesso interpretati, erroneamente, come caricature ispirate da gusto per la bizzarria. Ma già nel 1584 Giovan Paolo Lomazzo nel suo Trattato della Pittura notava che Leonardo "ben dimostrò quanto perfettamente intendesse i moti, che l'animo suol cagionare nei corpi", e proprio con questi disegni il genio leonardesco ricercava le relazioni fra i "moti dell'animo" e le loro manifestazioni sui tratti somatici di un viso. Le suggestioni della fisiognomica classica e medioevale, che da Plinio ad Alberto Magno aveva teorizzato una corrispondenza fra l'aspetto di un uomo e il suo carattere, e il contatto con il realismo artistico dell'area lombarda, che spinse il maestro a intraprendere studi di anatomia, dettero a queste teorie una concretezza del tutto originale e una complessità modernamente problematica: i disegni che ne nacquero gettarono le basi di una fisiognomica intesa come scienza e di una pittura vista come specchio dell'anima. Quasi in solitudine, ma interpretando gli sparsi disagi del suo tempo di crisi, l'autore del Cenacolo arriva a un passo dalla scoperta di un continente sconosciuto: il continente dell'Inconscio.
La guida-manga del Maestro Karasu e della sua aiutante Yuki, per conoscere ingredienti, tecniche e segreti dell'autentico sushi giapponese.
Da ragazza la consideravano "perfettina" perché era bella, seria, di bei modi, studiosa. Anche oggi Cristina Parodi si porta dietro l'immagine della donna impeccabile: splendida cinquantenne, elegante al punto da essere considerata un'icona di stile, amata dal pubblico televisivo, circondata dall'affetto di una bella famiglia, oggi pure "first lady" di Bergamo da quando suo marito è entrato in politica. Nata fortunata? Forse sì, ma poi sono l'entusiasmo, la grinta e l'incrollabile fiducia nella vita a permetterle di costruirsi giorno dopo giorno un percorso tutto in ascesa. Originaria di Alessandria, cresce in una famiglia benestante, colta e amorevole che la stimola a essere ambiziosa. Da adolescente è una promessa del tennis e l'agonismo è la sua prima palestra. Studentessa universitaria nella Milano da bere degli anni ottanta, tra una festa e un locale alla moda si costruisce una rete di contatti e amicizie. In questo periodo entra nel mondo del giornalismo televisivo. Ama viaggiare con lo spirito d'avventura che contraddistingue la gioventù e in seguito coltiverà questa passione grazie al suo lavoro di reporter. Ponendo sempre l'aspetto umano e gli affetti familiari al centro della sua esistenza, è anche impegnata sul fronte del sociale nelle zone più calde del mondo. In questo libro Cristina Parodi apre una finestra sulla sua sfera più privata e ripercorre le tappe fondamentali della sua vita.
Quando il Vesuvio inizia la sua terribile eruzione Pompei è nel pieno delle sue brulicanti attività. A un tratto, dopo un lungo periodo di continui e familiari brontolii del vulcano, Il giorno diventa notte, l'aria irrespirabile e rovente. Gli abitanti non sanno dove ripararsi mentre gli edifici iniziano una macabra danza prima del crollo. In un caos nero e terribile tutti gridano, tanti invocano gli dei, alcuni si rassegnano alla fine inevitabile. Sono questi ultimi a essere i protagonisti di questa narrazione: abbandonano la vita con un ultimo disperato messaggio, in un impercettibile spazio temporale, cronone e rivelano, nell'imminenza della fine, la loro autentica personalità. Le vittime dell'eruzione sono archetipi di comportamento dell'umanità perché anche con il passare dei secoli l'uomo resta e resterà lo stesso essere imperfetto.
"Ma è davvero impossibile realizzarsi come mamma e come donna?" domanda Deb alla madre la sera prima delle nozze. "È come se provassi a creare una miscela di acqua e olio. Prima o poi uno dei due sovrasterà l'altro". Ebrea e osservante, Deb ha 18 anni, vive a Milano, ama studiare, non ha grilli per la testa. Quando però il rabbino propone Nathan Stern come potenziale marito e lei se ne innamora, gli equilibri famigliari si alterano. Il matrimonio precoce di Deb mette in pericolo il sogno di sua madre Anne, che immaginava per la figlia studi e carriera brillanti. Deb è determinata a seguire il proprio cuore e a rispettare la tradizione, ed è convinta che non sarà un matrimonio celebrato a due mesi dagli esami di maturità a ostacolare le sue ambizioni. Da quel momento inizia la sfida tra le due donne, ed è una sfida generazionale. Da un lato la madre, che a quarant'anni rimpiange la sua laurea mai messa a frutto, dall'altro Deb: con l'entusiasmo di chi si affaccia alla vita, crede che, se ti dai da fare, puoi avere tutto. Con determinazione e quattro figli, Deb si laurea a pieni voti in un ateneo prestigioso e intraprende la carriera accademica. Ma deve fare i conti con meschinità e pregiudizi nei confronti di una donna che non vuole rinunciare alle proprie ambizioni professionali per colpa di "uno stato di famiglia che non sta più su una sola pagina."
Per quale motivo si dice che una persona "ha fegato" per indicarne il coraggio, oppure che "è di cuore" per sottolinearne la generosità? E perché Icaro è testimonianza, nel suo corpo mortale, del desiderio dell'infinito e della domanda di salvezza? Questo libro vuole essere uno strumento pratico per decodificare le rappresentazioni del corpo umano in tutte le diverse accezioni, nel loro significato simbolico e culturale. Un vero e proprio viaggio intorno e dentro il corpo umano sia dal punto di vista storico sia anatomico dalla testa ai piedi sia, infine, come soggetto principale dell'arte medica. Partendo dagli schemi di rappresentazione della figura umana dell'arte antica fino all'iconografia del XX secolo, il viaggio si snoda attraverso moltissimi temi, tra cui le età dell'uomo, i cinque sensi e il rapporto tra l'uomo e la malattia, il medico e il malato, il dolore e i suoi tratti distintivi nella figura e nel volto umani.
Conosci Sorrisopoli e i suoi abitanti? Roshan il poliziotto, Noè il pescatore, Basilio il venditore di ciambelle, i signori Macchia (gli imbianchini) e la maestra Molly, ma anche il topolino Flopsy ed Enrichetta, la gallina... Entra nel buffo mondo del cagnolino Miglù: scoprirai che per farsi capire scodinzola, che è ghiotto di salsicce e ciambelle, e che adora andare in moto. E, quando c'è bisogno di aiuto, è pieno di iniziative per soccorrere i suoi amici in difficoltà. Ma c'è molto altro in questo libro! Osserva cosa succede nelle pagine, cerca e trova i vari personaggi e i dettagli nascosti. Gioca con Miglù, il cagnolino amato da tutti. Età di lettura: da 5 anni.