Il presente studio offre una visione completa dell'opera di Paulo Freire e raccoglie anche gli ultimi scritti dello stesso, pubblicati negli anni Novanta e postumi.
Autore:
Bosio Roberto
Laureato in Economia con una tesi di geografia sul Sud del mondo, è insegnante di sostegno a Torino.
Target:
Per tutti.
Contenuti:
"La tromba dello Spirito Santo in terra mantovana": così Giovanni XXIII salutava don Primo Mazzolari (1890-1959), un curato di campagna il cui sguardo si spingeva ben al di là della sua parrocchia nella Bassa.
Don Mazzolari fu un predicatore senza peli sulla lingua e fondò un coraggioso giornale, "Adesso"; dopo la bomba di Hiroshima si schierò senza se e senza ma per il "non uccidere".
Causa delle sue sofferenze con la chiesa, fino al Concilio ossessionata dal modernismo, fu il suo essere sempre avanti, "con un passo troppo lungo - ammetterà Paolo VI - e spesso noi non gli si poteva tener dietro!".
«Non ci guadagna niente: anzi, ci perde tutto, il profeta. In casa è guardato male: fuori, benché a volte lo citino, è temuto più degli altri. E come gli costa ogni parola!»
Il libro racconta l'esperienza di un gruppo di scuole della Lombardia, con numerosi bambini dai 3 ai 13 anni, che ha iniziato il progetto delle "aule all'aperto" dal 2005.
"Clandestino non è l'unica parola che avrei incontrato innumerevoli volte nel lessico quotidiano. Certo è stata quella che mi ha ferito di più. Ho vissuto per vent'anni fuori dall'Italia. Al massimo mi hanno chiamato comunista, mai clandestino".
In attesa di ripartire per l'Africa, padre Mauro continua ad essere missionario anche in Italia.
Negli anni trascorsi a Genova, incontra immigrati, detenuti, prostitute. Con loro spezza il pane, piange o ride, s'indigna.
I suoi passi si confondono con i loro piedi.
Il piccolo saggio offre una chiave di lettura sul fondamentalismo, un fenomeno complesso che si attribuisce superficialmente alla sola religione islamica.
Questa pubblicazione presenta la prima raccolta sistematica delle lettere di Fratel Giosuè Dei Cas (1880-1932), missionario comboniano in Sudan, lettere che rispecchiano una splendida testimonianza. Ancor oggi Fratel Giosuè è amato dalle comunità cristiane del Sudan, che lo considerano un antenato insigne.
Nato in un piccolo paese della Valtellina, uomo umile e apparentemente rude, Giosuè Dei Cas manifestò una carità e una sapienza che all'inizio nessuno si aspettava da lui. Virtù cristiane e umane espresse, nel suo epistolario, con tutta la vivacità e l'arguzia del linguaggio popolare, con un invincibile legame al dialetto nativo.
Testi sorprendenti, che il curatore, compaesano di Fratel Giosuè, ha saputo rendere accessibili in italiano standard.
La figura del missionario riesce particolarmente attraente per lo stile dolce e simpatico con cui ha vissuto una vita cristianamente eroica. Assistendo gli ammalati di lebbra, contrasse la malattia. Dal lebbrosario di Wau continuò ad amare e servire gli africani: "Eccetto la lebbra, che del resto per intanto non mi dà gran pena... Deo gratias sto bene. Sempre meglio di tanti poveretti miei vicini".
Zavalloni Gianfranco
Dirigente scolastico, vive a Cesena. Per 16 anni maestro di scuola materna, è animatore dell’associazione Ecoistituto di Cesena.
Contenuti:
Nelle scuole, nei centri sociali, nelle carceri, negli ospedali, nelle comunità, nei quartieri si coltivano orti tutti i giorni.
In tutti i paesi del mondo, a tutte le altitudini e nelle condizioni più estreme, ci sono orti. L'orto è la misura minima con cui l'umanità si confronta per poter rispondere al bisogno fondamentale e quotidiano di cibo.
La rete Orti di pace è un'esperienza e nel contempo una proposta.
L'idea di fondo è quella di collegarci, di stringere relazioni, di scambiarci esperienze e competenze, coinvolgendoci sia come semplici realtà spontanee, sia come istituzioni.
È una sfida che rivolgiamo a tutti coloro che credono e praticano il lavoro della terra come gesto di pace.
"Riempire di stupore la fantasia dei ragazzi con lo spuntare di una foglia e il lento apparire di un colore sul pomodoro"
(Tonino Guerra)
Biografia di Augusto Colombo, grande missionario del Pime. Sarà ricordato come uno dei principali operatori sociali tra i parìa e come fondatore di numerose parrocchie e diocesi.
Nel 1965, verso la conclusione del Vaticano II, la dichiarazione "Nostra aetate" sancì che era giunto il tempo, per la chiesa, di "esaminare con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non cristiane".
Nostra aetate al n. 4 afferma che il legame spirituale della chiesa con l'ebraismo è misterioso e profondo.
"La chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei Patriarchi, in Mosè e nei Profeti".
Il presente studio esamina i modi in cui questa parte del documento conciliare è stata recepita all'interno della chiesa italiana e fino a che punto la sua recezione ha prodotto un pensiero teologico aggiornato, secondo i dettami del concilio.
Oltre alle principali iniziative in ambito ecclesiale, l'autore prende in considerazione quanto prodotto dall'editoria cattolica sul tema del dialogo cristiano-ebraico nei quarant'anni dal 1966 al 2005. L'autore sostiene che l'incontro con il popolo d'Israele deve proseguire con maggiore coraggio e apertura, così che l'autocoscienza ecclesiale sia capace di "rivedere le nostre categorie teologiche, liturgiche, morali, ecclesiologiche, ecumeniche".
Prefazione di Paolo De Benedetti
Postfazione di Piero Stefani
Tra i Vangeli sinottici, "Matteo" appare come il più polemico verso il popolo ebraico.
Fin dove è possibile, e lecito, attribuire certe espressioni a Gesù? E se fossero invece il riflesso delle problematiche vissute dalla comunità matteana?
L'Autore, al fine di smontare gli ostacoli al dialogo con l'ebraismo - e con ogni espressione religiosa, dal buddhismo al candomblé - ci offre un prezioso strumento di interpretazione socio-spirituale di Matteo. Lo fa con rigore, "masticando" per noi le conoscenze attuali dell'esegesi e della storia, ma con un linguaggio discorsivo e "affettivo".