Li guardiamo sempre, i nostri vicini tedeschi, con un misto di ammirazione e timore. Esatti, efficienti, potenti. I boschi più verdi. Le città più silenziose. Le case più belle del mondo. La scienza, la poesia, la filosofia. Una lingua difficile, ma capace di vertiginose sottigliezze concettuali e di un infallibile dettaglio. Artefici di una riunificazione che non ha pari nella storia. Chi sono dunque questi cugini di un'Europa in crisi d'identità, ieri soldati della più orribile tragedia militaristica, oggi pacifisti assoluti? Questo libro, oltre a essere una escursione tra le espressioni più significative della mentalità tedesca, è anche un invito a capire gli altri per capire se stessi, fuori dai luoghi comuni e da quelle barriere di stato che non ci sono più e che qualcuno vorrebbe ancora riproporre. Per vedere con i loro occhi quanto profonda sia stata la ferita dell'Olocausto e quanto incerto appaia il futuro: a loro, come a noi. La personalità e l'identità tedesca appaiono da parole come Weltanshauung, Nestbeschmutzer, Querdenker, Schadenfreude, Zweisamkeit, Vergangenheitsbewältigung, Männerfreundschäft, Zweckgemeinschaft, Mitläufer, Feierabend, Rechthaber, Quotenfrauen, Wanderweg, Unwort, Zeitgeist.
"L'integrazione" è un romanzo del 1960. Narra la storia di due fratelli intellettuali, Marcello e Luciano, che si trasferiscono da Grosseto a Milano, con l'obiettivo di compiere una "mediazione" tra l'Italia centrale e l'Italia del Nord. È una critica aspra e amara, ma anche divertente, dell'industria culturale ed editoriale milanese nel periodo del Boom economico. Le nevrosi quotidiane del mondo editoriale sono qui satireggiate in modo spietato, tra riunioni e discussioni senza senso e il ticchettio incessante dei tacchi a spillo di segretarie tanto volenterose quanto inutili. Il romanzo può essere visto come il secondo tassello di una "Trilogia della rabbia" avviata con "Il lavoro culturale" e culminata con "La vita agra". Con una scrittura corrosiva, Bianciardi ha modo di prendere di mira anche il comportamento quotidiano dei milanesi: "Guardali in faccia: stirati, con gli occhi della febbre, dimentichi di tutto tranne che dei soldi che ci vogliono ogni giorno [...]. Sgobbano, corrono come allucinati dalla mattina alla sera, per comprarsi ciò che credono di desiderare; in realtà quello che al padrone piace che si desideri." Una descrizione di ieri, ma tanto attuale ancora oggi.
Torna l'ineffabile commissario Jules Magrite, con i baffi, le maglie a righe, la passione per i cibi di qualità e i vini d'annata. Torna in Italia come turista. Al suo fianco il giudice Michelle Lapierre, conosciuta durante le indagini su un caso sanguinoso. Con lei vive una relazione di abbandono e pudore, di tenerezza e disincanto, che in questa vacanza potrebbe consumarsi o, chissà, diventare una vera storia d'amore. La loro permanenza a Ischia - o, come dicono i francesi, "Iscià" - è appena cominciata quando l'omicidio di un giovane romeno scuote la quiete dell'isola. Magrite non tarda a farsi coinvolgere, anche perché dal giorno del suo arrivo Peppe 'o Francese - meglio noto ai flic come Pépé le Couteau - lo riempie di racconti e confidenze, su di sé e i suoi compaesani, come se davvero non avesse aspettato altro. E oltre il sipario delle buganvillee, delle scogliere e dell'acqua verde-azzurra il commissario scopre ben presto corruzione, degrado, criminalità. Pépé le Couteau accompagna Magrite dentro l'inferno di uno dei più celebrati paradisi mediterranei. Fino a dove? E a che prezzo? Dopo "Giallo su giallo", Gianni Mura scrive un noir civile intenso e appassionato.
Nella storia del pensiero il giardino è sempre stato visto come una metafora vitale dell'opera di Dio, dal mito fondativo dell'Eden fino ai giardini zen giapponesi. Le diverse epoche storiche non hanno fatto quindi che interpretare il particolare rapporto sviluppato dall'uomo con la natura, proprio attraverso l'arte dei giardini, per la loro capacità di risvegliare gli accordi profondi dell'animo umano. Ma senza cura non si dà giardino. Mondo chiuso, indefinitamente malleabile, il giardino dà corpo al vecchio sogno del microcosmo. Lo si struttura, consapevolmente, come l'immagine, su scala umana, del Cosmo smisurato. In un giardino tutto diventa possibile. Vi si può modellare a proprio modo la creazione, giocare con le stagioni, le luci, le prospettive, le chiome. Per questa ragione, i giardini di un'epoca sono tanto rivelatori dello spirito che la anima, quanto possono esserlo la scultura, la pittura o le opere degli scrittori. Il libro dedicato da Pierre Grimal alla storia del giardino, leggiadro e colto al contempo, costituisce ancora oggi una chiave d'accesso essenziale a uno dei temi cruciali della nostra storia culturale.
"Lo Zen è incondizionatamente privo di giudizio: lascia che questa prospettiva penetri a fondo dentro di te. Desidero semplicemente che tu comprenda: ecco tutto! Tutto ciò che serve è la comprensione: lascia che diventi la tua unica legge, perché non ne esistono altre. Tutto ciò che serve è la comprensione, la consapevolezza e la capacità di vedere le cose per ciò che sono." Questo è un libro Zen e non un testo sullo Zen e neppure un trattato. Infatti, Osho parla dall'interno di quell'esperienza che muta radicalmente il senso e il valore del nostro esistere. Le sue parole scorrono fluide, e trasmettono il senso di una totalità che riflette la vita, allorché la mente non la colora di sogni, speranze, aspettative e soprattutto rimpianti per non aver vissuto ciò che l'esistenza offriva, in attesa di un futuro migliore. Ed è proprio la dimensione del presente la novità cui apre la lettura di questi discorsi: perché, quasi per magia, ci si trova immersi in quel "qualcosa" che libera la mente da nebbie e nuvole di pensieri, e soprattutto in ciò che noi siamo in potenza, allorché ci permettiamo di esistere semplicemente. Ed è nella coltivazione di quella potenzialità il mistero di questo libro.
Sei settimane di silenzio forzato. Un incubo, per chi come Carla Diaz non sa tacere un secondo. Di indole fortemente comunicativa, Carla vive di parole, non solo per il bisogno di condividere i propri stati d'animo con chi le è vicino, ma anche per lavoro, essendo una presentatrice radiofonica. Quando un'operazione alle corde vocali la costringe a rimanere in silenzio per ben sei settimane, per giunta proprio in un momento di crisi personale e professionale, per Carla - pessimista di natura - è la fine del mondo. Costretta a non parlare, ma incapace di restare in silenzio, come potrà esternare pensieri ed emozioni e mantenere i rapporti con gli altri? Aiutata da whatsapp, email e bigliettini e armata di una buona dose di inventiva e di autoironia, Carla scoprirà di saper comunicare come non aveva mai fatto prima. Fino a trovare, mettendosi veramente in ascolto, la propria vera voce.
Il Messico è il paese dei contrasti estremi. E all'estremo di tutto, c'è Mahahual: dove finisce la penisola dello Yucatán, sorge questo paesino di mille abitanti, a pochi chilometri dalla frontiera con il Belize. Angolo di paradiso tra palme e mangrovie, di fronte ha la barriera corallina seconda al mondo per estensione, il Mar dei Caraibi e lo scorrere lento del tempo: siamo nello stato del Quintana Roo, che a nord vanta la celebre Cancún, mentre qui c'è l'opposto assoluto, non solo geografico, perché a Mahahual il cemento non ha ancora invaso la vista, tra casupole, palafitte e hotel con il tetto di palme. Ma un'insidia minaccia costantemente questi litorali: per un capriccio delle correnti oceaniche, la plastica vi arriva da tre continenti, e ogni mattina all'alba, una miriade di volenterosi la raccoglie dalle spiagge, rendendole splendidamente bianche e pulite per un altro giorno, in un incessante "mito di Sisifo". Mari e terre ricchi di storia e leggende, dove i corsari ingaggiarono sfide mortali con i dominatori spagnoli, e i fieri maya non si lasciarono assoggettare da nessuno dei contendenti stranieri. Qui si narra di Gonzalo Guerrero che si schierò con gli indios, di Diego Grillo, il Mulatto, che si unì a Francis Drake per odio contro chi lo fece nascere schiavo, di Elvia Carrillo Puerto, indomita ribelle, che non attese la Revolución per affermare la propria libertà individuale e gli ideali di emancipazione collettiva.
Javier Mallarino, disegnatore satirico che per quarant'anni ha fustigato la classe politica colombiana, si appresta a ricevere l'omaggio alla carriera tributatogli proprio dal governo. È la celebrazione del suo potere assoluto, del privilegio di poter orientare il corso della storia filtrando le versioni ufficiali, di poter smascherare semplicemente attraverso la deformazione dei tratti somatici la vera natura e le reali intenzioni dei politici. Ma quando un ricordo del passato, troppo sbiadito per poter offrire certezza, si insinua nel tempo del racconto, Javier Mallarino si ritrova a dover fare i conti con una memoria fallace e fragile, tanto quanto lo è la costruzione della reputazione, con una storia da ricostruire, con l'inquietudine che anche il passato possa continuamente cambiare.
"Enrico Cuccia è stato certamente uno dei maggiori protagonisti della vita economica italiana della seconda metà del Novecento": inizia così il ritratto che ne fa Giorgio La Malfa, il quale ha avuto modo di lavorare con lui a Mediobanca e di conoscerlo da vicino. Quando si parla di Cuccia non si può però non parlare anche della sua creatura, Mediobanca appunto, un istituto di credito specializzato nei finanziamenti a medio termine nato nel 1946 dalle tre Banche di interesse nazionale (Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banco di Roma), di cui egli fu direttore generale sin dal principio e dove rimase fino agli anni novanta con la carica di presidente onorario. Ma per capire il pensiero e la personalità di Cuccia occorre risalire a prima, come fa La Malfa, agli anni di formazione, ai suoi soggiorni all'estero, a Parigi e Londra, alle esperienze fatte all'Iri e alla Comit. Del periodo di Mediobanca vengono poi qui presi in considerazione alcuni episodi e momenti salienti, quali sono stati lo scontro con l'Iri di Romano Prodi riguardo alla privatizzazione della banca, l'affaire Sindona con le minacce rivolte contro Cuccia e Giorgio Ambrosoli, il rapporto ambivalente con Raffaele Mattioli. Si evidenziano così le idee fondamentali e i principi su cui Cuccia ha via via costruito il lavoro di Mediobanca, come la distinzione tra banche di investimento e banche commerciali, l'importanza del credito industriale, la necessità dell'indipendenza dell'istituto...
Anziani obbligati dall'Asl a pesare i pannoloni dopo l'uso. Cassazione alle prese con processi per lo sgocciolio di una camicia o la brucatina di un'asina. Miracolate a Lourdes alle quali è vietato rinunciare alla pensione d'invalidità. Porti collaudati ufficialmente dopo 36 anni. Cittadini vivi e vegeti che faticano a dimostrare di non essere morti dal 2008. Decreti attuativi mai fatti al punto che Renzi ne ha ereditati un'enormità: 513. Ministeri che sbrigano ricorsi dopo 31 anni e intimano al ricorrente: risponda immediatamente. Dirigenti asserragliati nella trincea del burocratese e pagati in media il triplo che in Germania. Terremotati alle prese con 1109 leggi e leggine impossibili da rispettare. Norme surreali sui velocipedi "alti al massimo metri 2,20", gli "effetti letterecci" o la pesca dei trichechi. Gian Antonio Stella racconta la burocrazia italiana. Un reportage spassoso e insieme inorridito sulle regole, i meccanismi, gli uomini, i deliri, gli sprechi e i privilegi più folli e offensivi di un mondo a parte che non vuole cambiare. E pesa sul paese per almeno 70 miliardi di euro.