Damasco suona magica e favolosa, e continua a suonare così mentre si riempie di violenza e di fantasmi. Nessuno meglio di Suad Amiry poteva raccontare il fulgore del passato per aprire una porta sul presente. Il racconto comincia nel 1926, nel palazzo di Jiddo e Teta - marmi colorati, soffitti a cassettoni, fontane che bisbigliano nell'ombra -, comincia quando, dopo trent'anni di matrimonio, Teta torna per la prima volta ad 'Arrabeh, il villaggio da cui era partita poco più che bambina per andare in sposa al ricco e nobile mercante damasceno Jiddo. Il viaggio di Teta - intrapreso nella speranza di poter dare l'ultimo saluto alla madre - imprime una svolta inattesa al suo matrimonio: il sensuale Jiddo la tradisce. Il perfetto equilibrio della casa sembra spezzarsi, ma poi la vita della famiglia riprende: la dolcezza delle consuetudini smussa le asperità, i rituali attenuano e riassorbono i contrasti, gli equilibri si riassestano. Suad Amiry conduce il lettore nei cortili e nelle stanze della famiglia Baroudi, con i fastosi pranzi del venerdì, le rivalità tra i figli maschi pigri e viziati, il vincolo indissolubile tra le figlie femmine. Passano gli anni, ed è ancora una volta l'arrivo di un bambino a sparigliare le carte, a far luce nelle pieghe più nascoste dell'intimità domestica: vengono così a galla segreti inimmaginabili, come quello che lega la tenera Karimeh alla sorella maggiore Laila, che con piglio inflessibile ha assunto il ruolo di capofamiglia...
Un libretto di citazioni: le letture preferite del Che. Avventurosamente ritrovato, il materiale di questo volume fa parte dei taccuini sui quali Ernesto Che Guevara veniva annotando i passi più significativi delle sue letture. Le parole di Rosa Luxemburg, Lenin, Trockij, Stalin, Mao Zedong, Lukàcs, Hegel, Engels, Castro si rincorrono tra loro. Ma vi è anche la trascrizione di tre bellissime poesie di Ruben Dario. Compilate con la pazienza e la disciplina di uno studioso severo - un'attitudine che si avverte nella stessa grafia, nell'ordine dei paragrafi, nella precisione dei riferimenti bibliografici - queste note di lettura del Che sono accompagnate dalle fotografie dei quaderni, dei documenti, dei reperti. "Prima di morire" non è solo uno straordinario inedito, è anche la testimonianza di una passione intellettuale e di una coscienza politica che volentieri si intrecciano a fantasia e poesia.
Kate Cold, il nipote Alex e l'amica Nadia ricevono dal "National Geographic" l'incarico di preparare un reportage sui safari che si svolgono a dorso d'elefante. A Nairobi Alex e Nadia incontrano un'indovina che li avverte di un pericolo imminente: saranno costretti ad affrontare un mostro a tre teste e solo se resteranno uniti riusciranno ad avere la meglio. Quando incontrano Fratel Fernando, un missionario alla ricerca di due confratelli, decidono di aiutarlo. Si ritroveranno nel cuore della giungla dove verranno in contatto con una tribù di pigmei caduti in disgrazia da quando la sacerdotessa Nana-Asante è stata sconfitta e il loro villaggio è diventato feudo di tre personaggi: il re Kosongo, il militare Mbembelé e lo stregone Sembo...
«Capire l'induismo» costituisce una succinta e accessibile introduzione a una delle grandi tradizioni religiose e culturali del mondo. Il libro è organizzato intorno a nove temi chiave: le origini e lo sviluppo storico, gli aspetti del divino, i testi sacri, le persone sacre, i principi etici, gli spazi sacri, il tempo sacro, la morte e l'aldilà, la società e la religione. Più specificamente, gli argomenti trattati in questo libro comprendono: i molti dei e le molte dee dell'induismo; i suoi rituali e le sue cerimonie; la sua architettura sacra; il concetto di "karma" e di rinascita.
Ispirato dalla leggenda di una setta "segreta" veramente esistita, composta da sicari e vendicatori, il romanzo di appendice «I Beati Paoli» venne scritto da Luigi Natoli tra il 1909 e il 1910 e pubblicato a puntate sotto lo pseudonimo di William Galt sul «Giornale di Sicilia». Il romanzo, ambientato nella Sicilia del primo XVIII secolo, mescola elementi di fantasia e personaggi realmente esistiti, come don Girolamo Ammirata, l'unico membro della setta finora identificato con certezza. Natoli profuse una cura scrupolosa nel ricostruire fedelmente l'ambiente della Palermo del tempo, utilizzando rigorosamente fonti storiche e le relazioni a stampa apparse all'epoca su feste e cerimonie pubbliche, e la sua narrazione si discosta solo in pochi momenti dalla realtà storica. Un «romanzo popolare», quindi, come lo definì Umberto Eco, importante quanto «I Viceré» e «Il Gattopardo», essenziale a vario titolo nella costruzione identitaria siciliana.
Quando si nasce in una famiglia come quella di Simonetta Agnello Hornby, si cresce con la consapevolezza che si è tutti normali, ma diversi, ognuno con le proprie caratteristiche, talvolta un po' "strane". E allora con naturalezza "di un cieco si diceva 'non vede bene', del claudicante 'fa fatica a camminare', dell'obeso 'è pesante', dell'invalido 'gli manca una gamba', dello sciocco 'a volte non capisce', del sordo 'con lui bisogna parlare ad alta voce'", senza mai pensare che si trattasse di difetti o menomazioni. Attraverso una serie di ritratti sapidi e affettuosi, facciamo così la conoscenza di Nini, sordomuta, della bambinaia Giuliana, zoppa, del padre con una gamba malata, e della pizzuta zia Rosina, cleptomane - quando l'argenteria scompare dalla tavola, i parenti le si avvicinano di soppiatto per sfilarle le posate dalle tasche, piano piano, senza che se ne accorga, perché non si deve imbarazzare. E poi naturalmente conosciamo George, il figlio maggiore di Simonetta. Non è facile accettare la malattia di un figlio, eppure è possibile, e la chiave di volta risiede proprio in quel "nessuno può volare": "Come noi non possiamo volare, così George non avrebbe più potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi. Nella vita c'è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più". Lo stesso proposito quotidiano ci arriva anche da George - che da quindici anni convive con la sclerosi multipla -, la cui voce si alterna a quella della madre come un controcanto ironico ma deciso nel raccontare i tanti ostacoli, e forse qualche vantaggio, di chi si muove in carrozzella. Simonetta Agnello Hornby ci porta con sé in un viaggio dalla Sicilia ai parchi di Londra, attraverso le bellezze artistiche dell'Italia. Un viaggio che è anche - soprattutto - un volo al di sopra di pregiudizi e luoghi comuni, per consegnarci, insieme a molte storie toccanti, uno sguardo nuovo. Più libero.
Kent, 1940. "Tutti gli uomini sono in guerra, perciò il coro dovrà essere sciolto." È questo il messaggio che le signore di Chilbury trovano affisso nella sala dove il coro è solito riunirsi. Non ci sono più voci maschili, e il vicario pensa che un coro di sole donne non sia appropriato. Ma l'arrivo di una nuova insegnante di canto, Miss Prim, porta una ventata di aria fresca nel piccolo villaggio inglese, provato dalla paura dei tedeschi, dai primi tragici lutti, dai razionamenti e dall'urlo delle sirene antiaeree nella notte. In breve la decisione è presa: il coro di Chilbury non verrà messo a tacere, anzi servirà a risollevare gli animi demoralizzati della comunità. L'infermiera Mrs Tilling, vedova e con un figlio appena partito per il fronte, vede il coro come un'opportunità per riempire il vuoto che le attanaglia il cuore. Per Miss Kitty Winthrop, la precoce figlia del ricco proprietario di Chilbury Manor, il canto è un modo per oscurare la stella della sua affascinante sorella Venetia, decisa più che mai a conquistare ogni scapolo rimasto. Intanto Edwina Paltry, una levatrice di pochi scrupoli, intravede l'occasione per arricchirsi in fretta e non esita a stringere un patto con il diavolo. Attraverso le lettere e i diari delle protagoniste si dipana la storia di un gruppo indomito di donne e di una piccola comunità messa alla prova dagli orrori della guerra. Un romanzo che, fra intrighi, sospetti e gustosi pettegolezzi, racconta come la grande storia si riverberi sulle vite dei singoli e come, nei momenti difficili, la sopravvivenza non dipenda solo dal coraggio, ma anche dall'amicizia e dallo spirito di gruppo.
Ci stressiamo per superare una temuta invisibilità o al contrario ci nascondiamo per evitare un'altrettanto temuta visibilità. La competitività ci induce a misurare gli altri e noi stessi in base a quanto fruttiamo, a confrontarci su ciò che otteniamo. Invidiamo i successi altrui e ci perdiamo i nostri sogni. Paghiamo con una grande stanchezza l'immane sforzo di essere conformi agli standard. Se falliamo, proviamo vergogna e ci sentiamo esclusi, se abbiamo successo, ci accorgiamo di aver bisogno di altro: di ritrovare le tracce della nostra anima, la capacità di amare più persone e cose possibili. In ogni momento, invece, è possibile scegliere l'arte della riconoscenza, il piacere di trovare le tracce preziose di chi siamo e cosa possiamo raggiungere. È possibile iniziare a guardarci e guardare attorno con occhi nuovi ed empatia. Essere visti e sentiti, vedere e sentire gli altri. Possiamo interessarci alla nostra vita, perché diventi interessante; aprirci al lampo di genio che ci attraversa quando superiamo l'apparente contraddizione fra accettarci e migliorarci.
Nel 1995 un generale boliviano rivela a Jon Lee Anderson che il corpo del Che è stato sepolto segretamente in una fossa scavata sotto la pista di atterraggio di Vallegrande, in Bolivia. La notizia, uscita poco dopo sul "New York Times", dà inizio alla ricerca del corpo, i cui resti sono stati trovati solo nel luglio 1997. La scoperta ha condotto alla riesumazione e a una nuova sepoltura, con gli onori statali di Cuba. Jon Lee Anderson ha vissuto per tre anni a L'Avana e ha viaggiato in Sud America, in Europa e in Russia per intervistare i compagni del Che, alcuni dei quali parlano per la prima volta in questa biografia, e anche gli uomini della CIA che, con l'aiuto degli ufficiali boliviani, hanno dato la caccia a Che Guevara e l'hanno giustiziato. Ha avuto l'accesso esclusivo agli archivi personali del Che, curati dalla vedova Guevara, e a molti documenti prima sconosciuti del governo cubano. Diversi dettagli delle vicende che hanno coinvolto il Che sono a lungo rimasti avvolti nel mistero. La biografia di Anderson narra la sua vita straordinaria, dall'infanzia in Argentina ai campi di battaglia della Rivoluzione cubana, dalle sale del potere del governo di Castro al fallimento in Congo e all'assassinio nella giungla boliviana, il 9 ottobre 1967, in un resoconto che è anche la narrazione della storia dell'America latina durante gli anni drammatici della Guerra Fredda. Una ricerca che getta luce su una figura mitica che ha impersonato la forza utopica del comunismo rivoluzionario. Un ribelle che ha sempre inseguito un sogno: porre fine alla povertà e all'ingiustizia in America latina e nei paesi in via di sviluppo.
Per uscire da una crisi serve un cambio di paradigma. Bisogna cambiare regole e prospettive, adeguare il proprio sguardo a un modo nuovo di interpretare la realtà. E prima che si stabilisca un nuovo paradigma, una nuova normalità, esiste un momento in cui tutte le possibilità sono aperte. Il sociologo Mauro Magatti dimostra che ci troviamo esattamente in quel momento. Il 2008 ha segnato l'inizio di una crisi economica che si è rivelata anche politica e culturale e ha portato alla fine di un'epoca. Fino ad allora il neoliberismo era stato il modello al quale avevamo affidato le nostre prospettive di crescita economica e di benessere. Ora quel modello è saturo, perché non più capace di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più selvaggio e sregolato, né alla degenerazione della politica, sempre più populista e nazionalista. Ma questa, spiega Magatti, è una grande occasione. Perché se le vecchie regole non sono più valide, questo è il momento in cui possiamo inventarne di nuove. L'importante è avere chiara una direzione. E la direzione è quella della rinuncia alla cieca economia del consumo, per giungere a uno scambio sostenibile. "Solo la combinazione tra sostenibilità e logica contributiva può permettere di ricostruire su basi nuove il rapporto tra economia e società che il neoliberismo ha col tempo mandato in frantumi. E così rispondere alla domanda sulla natura della prossima crescita economica, nel quadro di una nuova stagione della democrazia."