Don Lorenzo Milani è stato una delle figure che nel Novecento italiano hanno lasciato più tracce di sé, sia dal punto di vista dell'esperienza pedagogica e spirituale consumata in vita, sia dal punto di vista dell'eredità lasciata attraverso gli scritti e il vigore di un esempio a cui la distanza temporale restituisce complessità e profondità. Molti hanno scritto della scuola di Barbiana e di don Milani. Adele Corradi, che ha lavorato con lui nella sua scuola, non racconta la storia di don Milani. Come lei stessa dice in una breve nota, "chi la volesse conoscere dovrà rivolgersi altrove". In questo piccolo libro insegue piuttosto le tracce di un rapporto tanto coinvolgente quanto problematico e lo fa attraverso accensioni progressive di memoria. Don Lorenzo è sì il personaggio carismatico, sensibile, non di rado urtante (qualche volta persino antipatico), delle biografie, ma qui ci appare in una luce tutta affatto nuova. Adele si lascia visitare dai ricordi con amore ma senza reverenza, con il fervore di chi è ben consapevole dell'eccezionalità di un'anima così vasta ma anche con la scioltezza, la leggerezza e lo humour di una grande narratrice.
In un unico cofanetto, tutti i libri dedicati da Daniel Pennac al più famoso "capro espiatorio" per professione della storia della letteratura: Benjamin Malaussène. Scoprite la sua pazza famiglia senza mamme e babbi, con fratellini geniali, sorelle sensitive, una zia maschio protettrice di vecchietti, ladri e travestiti brasiliani, una zia femmina supersexy, una misteriosa guardia notturna serba e un cane epilettico...
Pubblicato anonimo nel 1816, "Emma" appartiene agli scritti cosiddetti "della maturità" di Jane Austen. Tema centrale nel romanzo è il fraintendimento in amore. Emma, la protagonista, rimasta padrona assoluta della casa dove vive dopo il matrimonio della sorella, si trova a gestire il piccolo mondo che le ruota intorno con una buona volontà alquanto presuntuosa. Accolta in casa una giovane ragazza, Henriette Smith, Emma cerca di maritarla adeguatamente. Tra i possibili pretendenti sceglie per lei Elton, il vicario del paese, inducendola a rifiutare al con tempo l'offerta di Martin, un rispettabile agricoltore del luogo. Ma ogni piano salta quando in realtà si scopre che Elton, in fondo un arrampicatore sociale, voleva invece sposare Emma. Fra i tanti personaggi che la circondano, l'unico in grado di dire la verità a Emma, e di farle notare i suoi difetti e le sue debolezze, è l' amico Knightley, suo vicino e fratello maggiore del cognato. Alla fine sarà proprio lui a sposarla, mentre Henriette convolerà a nozze con il giovane Martin, precedentemente respinto. Anche in questo romanzo Jane Austen pone al centro della sua narrazione le atmosfere, i desideri e i vissuti della gentry inglese di inizio Ottocento, riuscendone a restituire gli odori e le dinamiche più profonde.
Un atterraggio di emergenza nel deserto di Tamaulipas, Messico. È il 1957. Fra i passeggeri imbarcati sul Super Constellation partito da New York c'è anche Walter Faber, ingegnere meccanico svizzero al servizio dell'Unesco. Abituato a "far conto con le formule della probabilità", è a logica e matematica che affida i suoi pensieri anche durante le cinque notti e i quattro giorni trascorsi fra le sabbie del deserto. "Homo Faber" lo chiamava infatti con un certo sprezzo Hanna, un tempo, a Zurigo. Hanna poi scomparsa, forse in un campo di concentramento o forse ancora viva. Prima e dopo il deserto di Taumalipas, la vita e il "resoconto" di Faber toccano molti luoghi: New York, Caracas, Houston, le terre degli aztechi e dei maya, Parigi e un lungo viaggio attraverso l'Europa, dall'Italia alla Grecia. E incontrano Hanna, Ivy e, con un sentimento che non tarda a mutarsi in sgomento quando scopre chi è lei davvero, Sabeth.
Nel 1939, mentre i tedeschi avanzano in Polonia, Elisha Pomerantz, piccolo orologiaio ebreo con la passione della matematica e della musica, scappa nella foresta, lasciandosi dietro la bella e intelligente moglie Stefa. Stefa non si rende conto del pericolo, ma quando la situazione precipita, si chiude in casa, poi viene travolta anche lei dalla tempesta della guerra. Elisha, dopo aver errato per i boschi europei, arriva prima in Grecia e poi in Israele, dove trova rifugio in un piccolo kibbutz, e silenziosamente si rimette a riparare gli orologi, a cercare la musica nella matematica e la matematica nella musica. Stefa, invece, deportata in Unione Sovietica, è costretta a diventare una spia staliniana. E sognano di rivedersi. "Tocca l'acqua, tocca il vento" è un romanzo insolito per Amos Oz. Venato di realismo magico, ricco di simboli e di speculazioni filosofiche, a tratti misterioso, con momenti di grande dolcezza, racconta la fuga degli ebrei dallo sterminio europeo.
Da quando l'espressione' "limbus inferni", "l'orlo dell'inferno", cominciò a essere usata dai teologi occidentali nel tardo XII secolo fino al 19 gennaio 2007, quando papa Benedetto XVI invitò i fedeli a "lasciar cadere l'ipotesi limbo", sono trascorsi quasi mille anni. Oggi la vicenda del limbo sembra finita. Questo saggio com'è nata e come si è sviluppata. Se Jacques Le Goff, in un capolavoro della storiografia contemporanea, aveva ricostruito la nascita del purgatorio, sul limbo mancava una ricerca completa e autorevole. Chiara Franceschini ha condotto questa ricerca, gettando luce sulla parabola di un'ipotesi teologica che fu non solo una questione centrale del cristianesimo, ma anche un'idea diffusa, concepita per rispondere a problemi antropologici e sociali ben definiti, rappresentata nelle arti figurative e narrata nella letteratura. Da Agostino a Dante, da Mantegna a Michelangelo, da Lutero a Federico Borromeo, con grande attenzione alla teologia, alle immagini, alle idee e pratiche diffuse, Franceschini riconduce l'affascinante storia del limbo al problema di fondo che l'ha segnata fin dall'inizio: quello dell'umanità residuale, cioè della difficoltà secolare da parte della Chiesa occidentale di risolvere l'anomalia della morte senza battesimo. Un percorso attraverso le fonti di un'intera civiltà per raccontare la storia di un'immagine che ha sfidato dall'interno la costruzione dell'aldilà cristiano.
Massimo Recalcati lavora sulla fisionomia psichica dei figli nel mondo di oggi e indica la possibilità di un superamento dell'Edipo, a partire dalla parabola evangelica del figliol prodigo, che apre una possibilità invisibile al mito greco: quella del ritorno alla legge del padre e della capacità del padre di festeggiare quel ritorno. Perché i nostri figli vivono immersi in un mondo che mai come oggi è quello del godimento cieco e vuoto, e a volte sembrano lontani, forse perduti. Tuttavia, come Recalcati indica, attingendo alla sua esperienza clinica, ma anche lavorando su figure di figlio come Amleto o Isacco, c'è sempre la possibilità che un figlio si ritrovi, e venga ritrovato.
Avrebbe mai potuto Friedrich Nietzsche, il filosofo più influente nella contemporaneità, fare un'altra filosofia? Il Nietzsche dei manuali viene improvvidamente riassunto in formule, come se il superuomo, la volontà di potenza e l'eterno ritorno fossero concetti inequivocabili. In realtà il senso di quelle formule, esposto alle più diverse interpretazioni, rimane tutt'altro che trasparente e profondamente enigmatico. Contro il Nietzsche citato a vanvera, pronto a sostenere qualunque tesi, questo libro si domanda: e se invece Nietzsche non sostenesse alcuna tesi? Se il suo pensiero fosse per l'appunto l'esempio di un pensiero sperimentante, antidogmatico, antifanatico? E se ciò fosse dovuto innanzitutto al tratto estetico che lo caratterizza? L'ipotesi sconcertante e liberatoria che propone Susanna Mati, dunque, è che si debba congedare l'immagine del Nietzsche pensatore oracolare e soprattutto dottrinale. Infatti la filosofia intesa in questo senso, cioè come quell'antica forma di aspirazione al sapere connotata da un rapporto di possesso con la verità, è finita. Perciò l'opera di Nietzsche mira piuttosto a produrre un effetto estetico, come lo definisce Susanna Mati, quasi fosse una sorta di operazione artistica svolta sull'intero corpo della filosofia occidentale, qualcosa che chiede di essere attraversato e lasciato alle spalle, concludendosi in un grande, definitivo naufragio. Un libro strutturato secondo la forma del labirinto, che si confronta con i molteplici volti del grande filosofo, perché essere nietzschiani oggi significa smascherare anche il maestro che ci ha insegnato le virtù psicologiche dello smascheramento.
Nello scenario apocalittico di un'Europa sconvolta da un conflitto che non ha precedenti (si allude, senza nominarla mai, alla Seconda guerra mondiale), le potenze vincitrici condannano le popolazioni responsabili della catastrofe a uno stato di eterno abbandono e miseria. In questo interminabile "anno zero", in cui lo sviluppo è bloccato allo stadio di una civiltà agricola arretrata, nel paese austriaco di Moor, una volta fiorente centro turistico, vi sono ora rovine e desolazione: trionfano il mercato nero e la violenza delle bande armate. Nelle isolate "zone di ricostruzione" la storia va avanti e il progresso fa conoscere alle truppe d'occupazione la civiltà dei consumi, con i suoi eccessi. In questo clima da dopo catastrofe si intrecciano le vicende dei tre protagonisti: Bering, Ambras e Lily. Bering, figlio di un reduce di guerra, è un genio autodidatta che fa rivivere i vecchi rottami, ossessionato dalla tecnica, ma inevitabilmente preda dell'eredità della violenza; Ambras, cui Bering fa da autista, meccanico e guardia del corpo, è stato vittima delle atrocità del sistema durante la guerra: ora amministra la cava di pietra che era stata il suo campo di concentramento; Lily, figlia di un criminale di guerra e regina del mercato nero, è affetta dal misterioso morbo di Kitahara. È la storia di tre destini emblematici, raccontata con una "padronanza linguistica che non ha eguali nella letteratura contemporanea", cui si uniscono solidità della trama narrativa e capacità di evocare atmosfere e situazioni estreme.
Lucia è una giovane donna di origini borghesi, figlia di un sottosegretario della Repubblica di Salò, che è vissuta in Francia e ha alimentato, attraverso la lontananza, i miti del fascismo dentro i quali è cresciuta. Non solo, ora è convinta che fra le menzogne sul nazifascismo ci siano anche le crudeltà dei campi di lavoro. Decide di verificare in prima persona e si reca, come volontaria, nei Lager, sicura di poter smentire quelle che ritiene calunnie sulle modalità di trattamento dei "lavoratori" da parte del grande Reich di Hitler. È allora che comincia una discesa agli inferi, complessa, violenta, che legge l'orrore, lo assume in sé e sembra addirittura "scontarlo". Luce d'Eramo ripercorre con Lucia un tracciato di formazione che è stato il suo, un tracciato che tuttora, soprattutto ora (accecati da ogni sorta di revisionismo), suona come avventura della coscienza, testimonianza e grido di allarme. Deviazione è una storia che guarda in faccia il Male e l'orrore, e che disegna, attraverso una struttura e una lingua saldamente governate, un destino non ancora concluso, tutto ancora confitto nella violenza liberatoria di ogni possibile "deviazione".