I bambini, solo conoscendo il senso delle cose, riescono a spiegarsele. E per capire chiedono, instancabili, sempre. Quando si regge lo stillicidio dei loro perché e ci si sforza di dargli le risposte che meritano, si arriva sempre al cuore delle questioni. La voglia di raccontare la storia già molto conosciuta, ma non ancora da tanti digerita, di Franco Basaglia, del manicomio liberato e del suo superamento, nasce proprio dalle domande dei più piccoli e dal tentativo di provare a ripercorrere fatti già noti con gli occhi e il cuore di una di loro, per darne una lettura inedita, unica e spudorata, quella cioè di chi non ha ancora sovrastrutture imposte da regole sociali. In questo lavoro hanno preso forma le parole per cercare di rispondere a quei tanti perché e per raccontare scampoli di vita della bambina che è stata dentro a quella rivoluzione. Bambina che nel frattempo è cresciuta e che spontaneamente ha fatto di quella esperienza la base per costruire la sua professione.
Grazie a questa prima traduzione integrale in prosa del "Romanzo della Rosa", il lettore italiano può gustare il poema francese del XIII secolo come fosse un vero romanzo. Il Romanzo della Rosa è una storia erotica, al tempo stesso realistica ed esoterica. È la storia di un giovane innamorato che cerca disperatamente di conquistare la "rosa", simbolo della donna amata. Comincia come un sogno mistico e finisce con una sorprendente scena di sapore quasi pornografico. È anche una sintesi di tutta la cultura classica e medievale, una vera inesauribile miniera di precetti, racconti, detti, proverbi e citazioni. Fra il Duecento e il Trecento la fama del "Romanzo" fu così immensa che due dei massimi scrittori europei, Chaucer e Dante, lo vollero tradurre. Ma i suoi quasi ventiduemila versi in rima baciata avevano costituito fino a oggi un ostacolo pressoché insormontabile per il lettore comune: questa versione in prosa - fedelissima al testo originale - risolve il problema e fa entrare questo capolavoro immortale nel novero delle opere leggibili da chiunque.
Samantha racconta in prima persona, e in modo semplice e comprensibile, la sua straordinaria esperienza nella Stazione Spaziale. Come ci si prepara a una missione così importante, come è fatta la Stazione e da chi è composto l'equipaggio delle spedizioni a cui prende parte. Il racconto diventa poi cronaca quotidiana della sua vita lassù: quali esperimenti scientifici sono stati fatti; come si riesce a dormire, lavarsi, camminare, fluttuare quando sei in orbita; che effetto fa vedere la Terra dall'alto e quali possono essere i futuri progetti per gli astronauti. Samantha di tutto questo parla con Luca e Anna, fratello e sorella che hanno vinto un concorso indetto dall'Agenzia Spaziale Europea e hanno la possibilità di incontrarla prima della partenza e di scriverle mentre l'astronauta è in missione. Tra esperimenti in orbita, quinoa e moscerini, canzoni e tecnologia iperavanzata, osservazione della Terra e delicati stati d'animo, Anna, Luca e i lettori ascolteranno dalla voce di Samantha la più incredibile delle avventure: andare nello spazio. Età di lettura: da 8 anni.
Afghanistan, anni novanta. Alì è un ragazzino che trascorre le giornate tirando calci a un pallone con il suo amico Ahmed, in una Kabul devastata dalla lotta tra fazioni, ma non ancora in mano ai talebani. La città non è sempre stata così, gli racconta suo padre: un tempo c'erano cinema, teatri e divertimenti, ma ad Alì, che non ha mai visto altro, la guerra fa comunque meno paura delle sgridate del maestro o dei rimproveri della madre. Il giorno in cui, di ritorno da scuola, Alì trova un mucchio di macerie al posto della sua casa, quella fragile bolla di felicità si spezza per sempre. Convinto inizialmente di aver solo sbagliato strada, si siede su un muretto e aspetta il fratello maggiore Mohammed, a cui tocca il compito di spiegargli che la casa è stata colpita da un razzo e che i genitori sono morti. Non c'è più niente per loro in Afghanistan, nessun futuro e nessun affetto, ma "noi siamo come uccelli e voliamo lontano" gli dice Mohammed, che lo convince a scappare. E in quello stesso istante, l'istante in cui inizia il loro grande viaggio, nascosti in mezzo ai bagagli sul portapacchi di un furgone lanciato verso il Pakistan, il diciassettenne Mohammed diventa per Alì un padre, il miglior amico e, infine, un eroe disposto a tutto pur di non venire meno alla promessa fattagli alla partenza: Alì tornerà a essere libero e a guardare le stelle, come faceva da bambino quando il padre gli spiegava le costellazioni sul tetto di casa nelle sere d'estate.
Questa è la storia di Aldo, figlio di Palmiro Togliatti, il Migliore. Una storia di solitudine, timidezza e gentile follia. La storia di un uomo che non ha lasciato memoria in un mondo pieno di memoria. Lo chiamano Aldino, anche quando è un uomo adulto. Dal 1926 al 1944 ha vissuto in Russia e ha frequentato la scuola di Ivanovo (destinata ai figli dei dirigenti di tutti i partiti comunisti del mondo). Dopo i funerali del padre, Aldo scompare. Sappiamo che ha già avuto problemi di salute mentale e che vive con la madre, a Torino. Tra lui e la madre, Rita Montagnana, immaginiamo una stretta vicinanza, come in tante vicende di vite che non riescono a distendersi e si aggrovigliano intorno a un genitore. Una volta lo trovano a Civitavecchia, sul molo. Sembra un barbone, vuole salire su una nave, partire. Più tardi succede ancora, a Le Havre. Aldo sembra spiare, in fondo all'orizzonte, un'altra parte del mondo. Per la seconda volta viene riportato a casa. Più tardi lo ritroviamo in una casa di cura privata, villa Igea, a Modena, dove resta per 31 anni, fino alla morte nel 2011 a 86 anni. In clinica, per via di quel cognome pesante, è menzionato solo come "il signor Aldo". È un paziente mite: legge romanzi in francese e in russo, compila la "Settimana Enigmistica" che gli porta un militante del Pci, Onelio Pini, insieme alle sigarette Stop. Nell'89 è quest'ultimo a dovergli dire che l'Unione Sovietica non c'è più. E Aldo dice: "Non ci credo".
La tua ragazza ti ha lasciato. Con un sms. No, non ti ha scritto semplicemente "è finita". Ti ha mandato per sbaglio un messaggio destinato al suo amante. Così ti ritrovi solo e spaesato nell'inverno di Monaco di Baviera. Siete venuti qui per partecipare a un concorso per architetti paesaggisti, ma ora lei è tornata a Madrid e tu vaghi per le strade innevate senza soldi né un posto dove andare. Ammettilo, fare il paesaggista è stata una delle scelte più infelici della tua vita. Nella Spagna della crisi hai le stesse prospettive di un mimo di strada. E allora perché non restare in Germania, dove c'è una donna matura e disincantata che sembra accettarti con tutti i tuoi difetti? Tra improbabili canzoni uruguayane, telefonini annegati nella doccia e tavole rotonde che si trasformano in risse, David Trueba ci regala una riflessione sul tempo che passa e il disinganno che porta con sé. Fino a un capodanno inatteso, che squarcia il cielo come un lampo.
Oggi i nostri bambini hanno una vita semplificata. Possono ottenere al volo da Google una risposta a qualsiasi domanda. Non sanno più leggere una mappa, perché per essere guidati basta un navigatore. Se dimenticano a casa i compiti, non devono far altro che impugnare il cellulare, chiamare la mamma o il papà, che li recapitano a scuola all'istante. Così, perfettamente adattata al rapido passo delle tecnologie, la generazione della Gratificazione istantanea non solo si aspetta una soluzione immediata a tutti i problemi, ma si rivela sempre più dipendente dagli adulti. Darlene Sweetland e Ron Stolberg fanno chiarezza sulle sfide sociali, emotive e neurologiche tipiche di questa generazione. Identificano cinque trappole in cui tende a cadere la maggior parte dei genitori e che finiscono con l'alimentare il bisogno di gratificazione istantanea dei figli e con l'inibire le competenze fondamentali per affrontare la vita adulta. Gli autori mostrano quindi, ancorandosi a situazioni quotidiane e con un approccio molto pratico, una strada per educare ragazzi con una sana autostima, decisi, indipendenti e riflessivi.
L'idea di socialismo aveva animato grandi conquiste sociali e politiche. Aveva mostrato che lottare è giusto, che cambiare è possibile. Poi le tragedie del comunismo l'avevano offuscata, e il benessere del capitalismo aveva surclassato le sue più rosee aspettative. Lo scenario del capitalismo contemporaneo ci ha bruscamente risvegliati dalle nostre confortevoli illusioni. La realtà del mondo neoliberista è fatta di stridente disuguaglianza economica, sfacciato sfruttamento del lavoro, illimitata precarizzazione delle esistenze. In queste pagine Axel Honneth, uno dei maggiori filosofi contemporanei, erede principale della prestigiosa Scuola di Francoforte, torna a fare i conti con l'idea di socialismo restituendocene una lettura nitida e coraggiosa, rigorosa e attualissima. Honneth la libera anzitutto dai suoi retaggi ottocenteschi, dai suoi legami con un mondo industriale tramontato, dai suoi debiti verso una mitologia della storia fatta di leggi infallibili e infondato ottimismo. E la cala nel nostro mondo, la mette a confronto con la complessità del nostro tempo, la fa dialogare con le leggi di un mercato che non demonizza ma anzi indica come inedito vettore di emancipazione. Soprattutto, Axel Honneth riporta l'idea di socialismo al suo nocciolo più antico e più urgente, quello di una libertà che si realizza nell'appartenenza e nel riconoscimento di tutti e di ciascuno. In una parola, il nocciolo di una libertà che fa rima con solidarietà.
"È come se avessimo finito le parole. Se le avessimo ormai esaurite. Io, all'inseguimento delle Password che si succedono, una settimana dopo l'altra, mi scopro incapace di trovare La Password. La Parola capace di decifrare e catalogare le altre. Così, sperduto in mezzo a tante parole, rischio di scoprirmi afasico. Senza parole. Per questo ho pensato fosse utile ricominciare dalle parole. Per dire agli altri quel che sta avvenendo. Per contribuire a comprendere e ad affrontare i cambiamenti e le resistenze del nostro mondo. Cercare la chiave del discorso per poter comunicare." Ilvo Diamanti torna a raccontare l'Italia in brevi, illuminanti istantanee. Diamanti affronta le questioni più pressanti della contemporaneità italiana, mescolando cifre statistiche e citazioni della cultura popolare, episodi di vita quotidiana e scenari politici, considerazioni sociologiche e battute bonarie. E ripartendo, nella confusione dei nostri tempi, dalle parole. Un manuale di istruzioni, una guida per il curioso, un repertorio di concetti e un'indagine sociologica in pillole: da "Renzismo" a "Tifo", da "Anti-politica" a "Voto", da "Nord" a "Romanzo criminale", l'Italia dei nostri giorni in quaranta voci.
Il romanzo si apre con la voce narrante di Khaled, bambino di dieci anni la cui morte è vicina. Prima di entrare definitivamente nel blu, lo spazio-tempo degli spiriti, racconta la sua storia e quella delle donne della sua famiglia. Una storia che ha inizio settant'anni prima, a Beit Daras, sulla via che dalla Palestina conduce verso Il Cairo. Lì vivono Umm Mamduh con le figlie Nazmiyeh e Mariam e il figlio Mamduh. Umm Mamduh è tristemente nota per non avere un marito e temuta perché comunica con il mondo degli spiriti. Poi il disastro: nel 1948, l'anno della Nakba, la famiglia è costretta dai bombardamenti israeliani a lasciare il paesino, Mariam viene uccisa, Nazmiyeh stuprata e Mamduh ferito gravemente a una gamba. Umm Mamduh scatena il ginn Sulayman contro gli invasori, uccidendone molti prima di soccombere a sua volta. Per i sopravvissuti comincia la dura vita da profughi: Mamduh si trasferisce con la moglie negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Ha un figlio che morirà giovane, dopo aver rinnegato le sue origini arabe, e che gli lascerà un'amatissima nipotina, Nur. Nazmiyeh scopre di essere incinta e sa che il figlio è frutto dello stupro: con il sostegno del marito decide di tenerlo. Nascerà Mazen, che diventerà un leader della lotta palestinese, incarcerato e torturato per oltre vent'anni. Arriveranno altri dodici figli, tra cui l'unica femmina, Alwan, la sola della famiglia ad aver ereditato il potere di interagire con il mondo degli spiriti...