"Presentare, prima in una mostra e ora in un catalogo, una selezione di documenti dell'Archivio dell'Inquisizione Romana, che susciti un reale interesse e non solo morbosa curiosità nello spettatore odierno, è stato un compito entusiasmante e nello stesso tempo delicato. In effetti, poiché ogni presentazione implica, per sua natura, l'offerta di un'immagine del soggetto presentato, la sfida era dare un'idea del Sant'Uffizio che non fosse stereotipa, modellata cioè sui pregiudizi dell'una o dell'altra parte. È perciò che si è voluto partire dalla più recente attività di ricerca archivistica e storiografica riguardante l'Istituzione, svolta negli ultimi dieci anni, per trovare il giusto punto di vista dal quale impostare un'immagine che rispecchiasse il più possibile, al di là dei soliti luoghi comuni, ciò che è stato l'operato del Sant'Uffizio, il suo riflesso e la sua influenza nelle società con le quali ha dovuto interagire lungo i secoli." (dalla prefazione di Alejandro Cifres)
Il volume documenta scientificamente (con 160 illustrazioni) una lunga ricerca, iniziata per caso a Giornico sulla via francisca del S. Gottardo per approdare a Auxerre e a Parigi (abbazia di St-Denis) e giungere lungo la Via Francigena a Viterbo, a Roma, a Troia (Puglia) fino a Caltabellotta (Agrigento). Un grande mosaico "San Pellegrino", dove ogni tassello (16 luoghi in Europa descritti da autori vari) è costituito da una scheda che evidenzia caratteristiche comuni: epoca di fondazione, ubicazioni su vie longobarde, vie francigene o vie di transumanze o passi, vie di transito da una regione all'altra; similitudine e diversità di dedicazione a santi-eremiti di ipotetica provenienza francese, greca, siriaca, scozzese, ma tutti accomunati dallo stesso appellativo "pellegrino". Il volume contiene l'introduzione di Franco Cardini e i saggi di Anna Benvenuti, André Vauchez, Michel Sot, Paolo Chiesa. Il libro ha in appendice una biografia sintetica di san Pellegrino martire romano del II sec. e l'iconografia di sette diversi santi Pellegrino.
Chi era Bartolomeo Scappi, cuoco segreto dei papi, cavaliere del Giglio e Comes Palatinus Lateranensis? Questo volume ricostruisce per la prima volta, sulla base di un’ampia ricerca archivistica, la vita del celebre cuoco, descrivendo anche il ruolo e le vicende della Confraternita dei cuochi e pasticceri nella Roma del Cinquecento con la loro chiesa confraternale. Il libro comprende una antologia della monumentale Opera dello Scappi (Venezia, 1570), con le famose ventotto tavole, documento di estremo interesse, che illustrano l’architettura delle cucine e gli «instromenti, ordigni e masserizie» necessari all’esercizio dell’arte del cuoco. La raccolta di ricette per ospiti illustri evidenzia la complessità di una cultura gastronomica aperta alle suggestioni di tutte le regioni italiane, con forte prevalenza delle tradizioni lombarda, romana e napoletana.
I magnifici banchetti vengono preparati dallo Scappi attraverso una concezione architettonica dell’arte della cucina: il cuoco è infatti un giudizioso architetto, il quale, dopo il suo giusto disegno, stabilisce un forte fondamento e, sopra quello, dona al mondo utili e maravigliosi edifizii. Sontuosità, stupore, potere: ma anche gioia di godere dell’abbondanza con occhi golosi e gustare i cibi senza le rampogne di petulanti dietologi. Segno di una civiltà del convito oggi irrimediabilmente perduta.
JUNE DI SCHINO, studiosa di storia dell’alimentazione ha realizzato 12 mostre sul tema in Italia e all’estero.Docente presso l’Università di Bologna e RomaTre, è autrice di numerosi studi emonografie ed editrice dimanoscritti inediti.Dal 1990 rappresenta l’Italia al International Food Symposiumdell’Università diOxford che le ha conferito il premio Sophie Coe per Tre Banchetti in onore di Cristina di Svezia, nel 2001. Sempre alla ricerca archivistica delle fonti, si sinteressa particolarmente alle tematiche legate alla storia del banchetto. Il volume I Fasti del Banchetto Barocco realizzato d’intesa con il Centro Studi per la Cultura e l’Immagine di Roma ha vinto il premio Orio Vergano per la letteratura gastronomica 2006 e il Gourmand International Award (Pechino 2007) per il miglior libro di storia della cucina italiana.Dal 1991 è membro del Centro Studi dell’Accademia Italiana della Cucina .
FURIO LUCCICHENTI (1943) ha scritto numerosi saggi di storia, letteratura,musicologia ed alimentaria riguardanti i secoli XVI, XVII e XVIII. Ha curato pubblicazioni di manoscritti inediti di autobiografie e di viaggi. Ha condotto numerosi studi sul Settecento che è il suo principale interesse e passione.
Sono molto numerosi i manuali che hanno trattato gli argomenti di prima informazione sul disegno di architettura. Ma, come è noto "repetita iuvant"; e, per lo studente, specialmente in questa epoca caratterizzata dal dominio dell'informatica, è fondamentale conoscere te regole necessarie per disegnare correttamente con la propria mano, per poterle poi applicare nella rappresentazione digitale. Il volume è suddiviso in tre parti: la prima approfondisce lo studio del disegno manuale nella sua duplice espressione grafica e cromatica; la seconda analizza gli stessi argomenti, risolti dal disegno digitale; la terza pone in evidenza le differenze e i vantaggi di queste due tipologie della rappresentazione, con alcune schede di elaborati svolti da studenti della facoltà di architettura sia a mano libera che a riga e squadra e al computer: esse vogliono rappresentare un aiuto per gli allievi che desiderano apprendere le tecniche più idonee per disegnare correttamente qualsiasi oggetto architettonico. È auspicabile che la lettura di queste pagine semplifichi il primo scambio di informazioni tra docente e alunni. A introduzione dei vari argomenti sulle diverse tipologie del disegno si è posto il fumetto dell'architetto Renato de Paolis Guidacci.
Il volume è la riedizione integrale del celebre testo settecentesco di Nicola Zabaglia, umile "sanpietrino" al servizio della Fabbrica di San Pietro, ma con spiccate attitudini per le arti meccaniche e la costruzione di macchine e congegni indispensabili per le molteplici esigenze di costruzione e manutenzione della Basilica. Il libro di Zabaglia con le sue magnifiche tavole, viene qui integralmente riproposto (tavole e testi in italiano e latino) dalla sua prima edizione (1743). Una serie di saggi si propone di ricollocare criticamente la figura di Zabaglia, attraverso la vicenda del libro, dalla ideazione alla stampa ed alla nuova edizione ottocentesca, alla luce di una lettura che valuta la distanza crescente che separa lo sviluppo della scienza moderna (il sapere teorico ed accademico) da quelle pratiche esperte delle maestranze formatesi nel cantiere, depositarie di un prezioso saper fare. Nel '700 più che mai si rende necessaria una azione di formazione e di ricerca, attraverso un itinerario che va dal Museo dei modelli, allo Studio del mosaico, alla scuola di meccanica, al progetto delle scuole cristiane, come apprendistato tecnico distinto dai profili moderni che si delineano nelle professioni legate alla costruzione. L'organizzazione della Fabbrica di S. Pietro, da Carlo Fontana e il suo Templum Vaticanum alla restaurazione, compie uno sforzo di aggiornamento che la colloca come scuola nel contesto più vasto della scena culturale.
Dal Maestro dell'Osservanza, attivo nella Siena del '400, ai caravaggeschi Orazio Borgianni e Carlo Saraceni; da Guercino a Mario Ceroli, dalla critica di Libero de Libero al cosiddetto 'Ciborio di Sisto IV"; da Rutilio Manetti alle questioni lessicali delle 'Vite" del Baglione; dall'analisi delle strutture linguistiche e retoriche sottese al metodo compositivo di Giorgio de Chirico al riesame della 'disputa critica del Barocco"; dalla ricognizione del pensiero di Lionello Venturi sul ritratto antico all'indagine sul processo d'informatizzazione di Iconclass; dalla cultura domenicana di Caterina da Siena, a quella francescana e al suo profondo amore per la Creatura; dalla contemplatività di san Girolamo al carisma profetico di Giobbe; dalla revisione ideologica imposta alla figura di san Carlo Borromeo alla mariologia di sant'Ambrogio; dall'iconografia alla filologia, dalla ricerca archivistica all'iconologia. I saggi di questa raccolta, scritti fra il 1997 e il 2006, sono collegati dall'idea della profonda continuità della Tradizione, che vige anche al di là delle fratture e delle discontinuità, e che ancora in questi tempi, nascostamente, mantiene viva la nostra identità.