Il volume pubblica gli Atti del Convegno di Studio promosso dalla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano nel febbraio del 2010. I saggi qui raccolti si propongono di esplicitare e approfondire le possibilità di applicazione dell'approccio tra teologia ed estetica, concentrando la riflessione intorno a due tematiche di particolare attualità. La prima è quella che riguarda il peso della dimensione sensibile-affettiva nell'esperienza della realtà e, dunque, anche di Dio. La seconda è quella dell'importanza che deve essere riconosciuta alla dimensione sociale-mondana nella costituzione dell'interiorità umana. Dal punto di vista teologico, il filo rosso che unisce i due temi, è in ultima analisi il senso del primato teologale di agape, come luogo di verità per l'origine e il compimento dell'uomo. La sensibilità umana è radicalmente recettiva, nei confronti della qualità spirituale che si apre mediante la fede. E il legame instaurato dall'incarnazione di Dio con la storia dell'uomo si oppone alla perdita della bellezza dei suoi legami affettivi e mondani.
Il presente volume, è il risultato di un confronto appassionato e competente che viene da lontano e che ha visto confrontarsi nel 2009, studiosi di alcune Facoltà di teologia e di importanti Università italiane, interessati a chiarire il rapporto uomo-natura e scienza-fede. Gli anniversari darwiniani - nascita e pubblicazione de L'origine delle specie del 1859 - sono stati dunque l'occasione propizia per una discussione, che è irriducibile a mera celebrazione di Darwin e a scontata apologetica della fede, ma che ha attivato invece un corpo a corpo vigoroso e rispettoso tra la fede e la scienza. L'obiettivo della comune ricerca rigorosa e dello sforzo comunicativo attestati da questa pubblicazione è uno solo: render ragione, per quanto è possibile, della singolarità e dell'eccezionalità della realtà integrale dell'uomo che la scienza ha reso più problematica e per questo ancor più interessante.
Il volume presenta la raccolta degli Atti del VIII corso residenziale del Centro Studi di Spiritualità di Milano, tenutosi nel luglio 2009 a Gazzada (VA). Il corso è stato ispirato dalla percezione dell'importanza assunta dalla dimensione spirituale nella dinamica religiosa contemporanea; una dimensione che manifesta l'affiorare di un innegabile bisogno di senso in una cultura segnata non solo dalla globalizzazione e dal pluralismo, ma anche da un diffuso individualismo religioso. Tale situazione ha definito nuove modalità di rapportarsi al sacro, nelle quali entrano in gioco la libertà, il bisogno di significato o il bisogno di realizzazione. Queste nuove prospettive, in un contesto pluralistico come il nostro, aprono inevitabilmente a nuove tematiche e a "nuovi desideri di spiritualità", nei quali giocano un ruolo preponderante le emozioni, il benessere personale, la felicità, il successo, la guarigione e l'armonia, ma fanno spazio, al tempo stesso, al miracolistico e alla magia. Tale complesso fenomeno, non può essere ignorato dal pensiero teologico, perché coinvolge inevitabilmente la spiritualità e la stessa prassi di vita cristiana. A tale scopo sono qui raccolte le riflessioni sul tema secondo la prospettiva spirituale (Secondin), sociologica (Berzano), di storia del pensiero cristiano antico (Montanari), teologica (Canobbio).
Il volume si propone di descrivere in maniera essenziale e sintetica l'ordine cristiano, ossia la visione del mondo a partire da Gesù Cristo che è colui che fonda l'ordine cristiano, in quanto egli è il "principio" del mondo. In particolare i 25 brevi capitoli in cui è suddivisa l'opera, e quindi l'ordine cristiano nelle sue idee qualificanti (Gesù Cristo, la Trinità, l'uomo, il peccato, la Chiesa, i sacramenti, la preghiera, i santi, etc.), sono diretti a sciogliere alcuni nodi che ancora oggi legano la coscienza del 'cristiano medio', turbandone la chiarezza e inceppandone la libertà.
Il "principio dialogico" è il "filo d'Arianna" scelto per attraversare la vasta e affascinante opera di Balthasar: esso indica un sentiero promettente e non ancora pienamente esplorato. La cornice entro la quale il saggio si colloca è offerta dall'ipotesi che il "principio dialogico" sia interpretabile come chiave di volta di una possibile teoria del soggetto diversa da quella costruita sul trascendentale. Se tale ipotesi ha una sua plausibilità, essa invita ad una revisione (almeno parziale) dell'immagine di Balthasar come teologo che, quale custode arcigno della trascendenza della Rivelazione, giunge fino alla radicale esclusione di qualsivoglia accostamento antropologico al cristianesimo. Rimane tutto lo spessore della sua critica, a volte aspra, all'approccio trascendentale - e segnatamente a quello elaborato da Rahner - ma ci sarebbe anche - nei suoi testi - l'indicazione di una via antropologica alternativa: una via che va "oltre il trascendentale" ma non "oltre il soggetto". L'indagine presente è un primo passo su questa via e un invito a percorrerla fino in fondo, anche per verificare la fecondità teoretica di una lezione balthasariana - quella sul "principio dialogico" - che attende ancora di essere pienamente valorizzata.