Gerberto d'Aurillac è uno dei personaggi più significativi apparsi in Europa nel X secolo. Ebbe contatti con i grandi del tempo e lui stesso divenne tale percorrendo tutto il cursus honorum di un uomo di Chiesa sino ad essere eletto papa con il nome di Silvestro II. Egli fu il papa dell'anno Mille. Con la sua abile politica riuscì a orientare verso la Chiesa romana i popoli dell'Est europeo, combatté contro i facili costumi del clero; fu dapprima lo "scolastico" più colto del suo tempo, colui a cui i sovrani si erano affidati per l'educazione dei loro eredi, e fu uno studioso, fu colui al quale si deve "il risorgimento delle lettere in Italia, nel regno franco e nell'Impero", considerati i tanti "scolastici" da lui educati alle scienze. Fu uomo che seppe coniugare scienza e fede senza vedere contrasti tra le due discipline. Anzi fu assertore convinto della possibilità che fede e ragione camminassero di pari passo verso l'Eterno.
La grande novità di san Giovanni della Croce è l'elevazione dell'esperienza personale come base di partenza per il fine esistenziale di ogni creatura: l'unione con Dio. Nulla di più concreto e universalmente possibile nonostante sia stato definito soltanto un mistico! Lo studio si offre come strumento e provocazione per chi desidera affrontare la dottrina del Santo partendo dalla sua concreta ed attenta definizione di uomo, continuamente combattuto tra la ricerca e il desiderio di Dio ed il suo rifiuto.
In occasione dei suoi 25 anni professione religiosa (1982) l'autore aveva pubblicato un commento sulla Regola Carmelitana nel quale proponeva una "nuova interpretazione", in prospettiva di "fraternità". In questi anni ha pubblicato ancora altre proposte di commento. Ora al compiersi dei 50 anni dalla sua prima professione religiosa ha voluto ritornare ancora sul tema con questo commento, che riprende molte delle nuove prospettive da lui introdotte, e che sono diventate anche patrimonio comune in tutta la famiglia carmelitana. Il libro si divide in 6 capitoli, attraverso i quali in un linguaggio non complicato, ma dallo stile colloquiale propone un'interpretazione "globale e unificatrice", che renda ragione di ogni elemento del testo. Nel commento si trovano anche molti spunti di attualizzazione, in sintonia con la nostra sensibilità spirituale ed ecclesiale. La sapienza teologica e spirituale del p. Bruno Secondin, maturata in tanti anni di insegnamento alla PUG e mostrata in una trentina di libri pubblicati, garantisce la serietà del commento e la forza ispiratrice della sua rilettura della Regola Carmelitana.