
Da Roddy Doyle a John Banville, da André Brink a Jonathan Coe; e poi ancora Bernard MacLaverty, Julian Barnes, William Trevor, Margaret Atwood, Irvine Welsh e altri ancora. Settanta poeti e narratori, noti o addirittura notissimi, che hanno accettato di raccontare, in brevissimi e spassosi aneddoti, tutte le figuracce, le umiliazioni ricevute in pubblico, tutti i momenti e le occasioni in cui essere uno scrittore famoso si è rivelata un'esperienza vergognosa e grottesca, a volte al limite del drammatico, e sempre comunque un'esperienza da affrontare con le guance stravolte dal rossore. Una serie di quadretti sapidi e divertenti, raccontati con leggerezza autoironica.
Il viaggio, il vagabondaggio per il mondo, è qui che si collocano le storie raccolte in questo libro. Lo scrittore narra le vicende di personaggi anonimi e marginali incontrati per il mondo, uomini e donne che hanno in comune l'aver fatto della propria vita una forma di resistenza. Un amico cileno che ha diretto la rivista Analisis, prima barricata della lotta contro Pinochet. Un cantante che ha partecipato alla Primavera di Praga. Un cameraman olandese ucciso dall'esercito del Salvador. Uomini che non hanno mai sperato di uscire dai margini, ma che per una volta sono affiorati, con le loro storie, dal buio dell'oblio. Come le rose che, in un solo giorno dell'anno, ricoprono il deserto di Atacama. Il libro è ripresentato con una nuova veste grafica.
Due fratelli cantastorie, due menestrelli irriverenti e iconoclasti, la loro vita e i loro vagabondaggi, di cui si è persa la memoria e di cui rimangono solo confusi e casuali frammenti, riscoperti in questo libro ironico e divertente scritto da due protagonisti della letteratura sudamericana. Sotto le mentite spoglie di due filologi paludati che si scambiano lettere e informazioni, integrando la reciproca conoscenza dei misteriosi fratelli, Sepúlveda e Aparaín ricostruiscono le origini e le disavventure sudamericane di una coppia di giullari, costruendo a quattro mani una parodia del genere epistolare e non risparmiando con la loro bonaria vena irriverente gli ambienti letterari e la cronaca di oggi.
Storie tragicomiche, personaggi divertenti e tratteggiati con una naturale simpatia umana: una vera e propria saga dell'immigrazione ebraica, dalla Lettonia ancora sovietica degli anni '80 fino a Toronto, in Canada. Bezmozgis, nato in Lettonia nel 1973 e trasferitosi in Canada nel 1980, narra le vicende della famiglia Berman: c'è il vecchio nonno un po' nostalgico, ci sono Roman e Bella, che tentano di aprire un centro per massaggi, e poi c'è il piccolo Mark, con i suoi primi tragici approcci alla lingua inglese e il folle amore per la quattordicenne cugina Natasha. Ma in ogni personaggio vibra un calore che è quello di tutta la comunità ebraica locale, che l'autore racconta con una voce piena di verve e commozione.
L'Oriente del mistero e della suggestione, l'India di un piccolo paria che vede la sua città solo tra le gambe di chi lo scavalca, il Nepal dei maestri asceti, l'Indonesia e Singapore, la meravigliosa Tahiti di Gauguin, l'inedita Bali di un artista che costruisce aquiloni con i sacchetti di plastica... Sfondi esotici, su cui Andrea Bocconi tratteggia le sue storie: non più cronache di viaggio, ma veri e propri racconti. Un mondo osservato con occhi occidentali ma curiosi, sempre pronti a riconoscere la verità nella lontananza. E poi il ritorno a casa, l'Italia, e una realtà quotidiana che si rivela assai meno distante dall'Oriente di quanto si potesse sospettare.
Un incontro tra vecchi compagni di liceo, venticinque anni dopo l'esame di maturità, risveglia nel giudice istruttore Ernest Sebastian memorie e nostalgie lontane. Anche perché tra i volti degli amici di un tempo manca quello di Franz Adler, l'artista, il più dotato, colui il quale, solo, possedeva il segreto della poesia. Mosso da questa assenza e da un incontro di poco precedente, Sebastian in una notte insonne riscrive con fretta furiosa una vecchia vicenda giovanile; che è anche la storia di una colpa e di un'espiazione mancata, dell'eterna crudeltà degli uomini verso gli eletti. Un classico del Novecento riproposto in una nuova veste grafica.
A Praga, nel 1920, Gustav Janouch, allora diciassettenne aspirante poeta e letterato, venne presentato dal padre a Franz Kafka. I due lavoravano nella stessa Compagnia di Assicurazioni, e subito il più giovane prese l'abitudine di far visita a Kafka nel suo ufficio e di accompagnarlo a casa. Nacquero così queste "Conversazioni" che costituiscono una testimonianza sul grande scrittore praghese. In questo contesto Kafka non è visto come una figura letteraria ma come un uomo affascinante e misterioso, costretto a convivere con le incomprensioni di un ambiente e con la malattia che di lì a poco lo avrebbe condotto alla morte.
Cosa può fare un giovane e squattrinato cronista newyorkese che si trova improvvisamente ricchissimo e residente a Londra? Naturalmente non può che darsi alla bella vita, lasciarsi coinvolgere in qualche scandalo rosa e rinnovare i fasti di qualunque 'giovin signore' del passato. Ed è quello che succede a Piccadilly Jim, protagonista di una rutilante e incredibile vicenda che lo riporterà a New York innamorato di una giovane donna che ne ignora l'identità e che inconsapevolmente lo costringe a mascherarsi da se stesso. Mentre confeziona una trama che passa da un colpo di scena a un travestimento o a uno scambio di persona, Wodehouse ci avvolge nelle spire di una scoppiettante commedia degli equivoci.
Su un altissimo grattacielo londinese, la notte di San Silvestro, mentre imperversano botti e festeggiamenti, un presentatore televisivo in crisi matrimoniale e professionale decide di suicidarsi buttandosi giù dall'ultimo piano. Ma al momento decisivo si accorge di non essere da solo su quel grattacielo: c'è vicino a lui una donna disperata, senza lavoro e senza marito, alle prese con un figlio autistico. Anche lei sta per buttarsi giù. Ma spuntano anche una ragazzina di 15 anni, sedotta e poi lasciata da un ragazzo, e un musicista americano fallito, ora cameriere in una pizzeria, pure lui abbandonato dalla ragazza. Anche loro vogliono suicidarsi. Forse sono un po' troppi...
A New York un ragazzino riceve dal padre un messaggio rassicurante sul cellulare: "C'è qualche problema qui nelle Torri Gemelle, ma è tutto sotto controllo". È l'11 settembre 2001. Tra le cose del padre scomparso il ragazzo trova una busta col nome Black e una chiave: a questi due elementi si aggrappa per riallacciare il rapporto troncato e per compensare un vuoto affettivo che neppure la madre riesce a colmare. Inizia un viaggio nella città alla ricerca del misterioso signor Black: un itinerario ricco di incontri che lo porterà a dare finalmente risposta all'enigmatico ritrovamento e ai propri dubbi. E sarà soprattutto l'incontro col nonno a fargli ritrovare un mondo di affetti e a riaprirlo alla vita.