Certamente Matteo Renzi è tutt'altro che un dilettante, a differenza di molti altri della sua generazione. È difficile, infatti, tenere lontana la sensazione che il ceto politico italiano sia stato invaso da una travolgente ondata di dilettantismo. Siamo, forse, di fronte al riavvio del moto oscillatorio che da sempre vede celebrare nel nostro paese la rappresentazione dell'antagonismo fra il vecchio e il nuovo. Vent'anni fa il pendolo cadde sul "nuovo" inteso come "lontano" dalla politica politicante e nacque il berlusconismo. In questo momento il moto armonico intercetta il "nuovo generazionale" come ultima possibilità, dopo aver consumato tutti i "nuovi" possibili in quattro lustri di imprudenti speranze e delusioni cocenti. Questo libro cerca, allora, di indagare i caratteri salienti del "nuovo" ceto politico italiano, esaminandone i vizi, le virtù, il linguaggio, lo scarso insediamento sociale, l'incerta formazione culturale e la distanza dai cittadini. Lo fa mettendo a confronto numeri e norme, il contesto italiano con quello di altri paesi democratici e il tempo odierno con stagioni passate. Lo fa, anche, gettando un occhio sul futuro.
"Davanti a tutto quel sangue versato, davanti a quegli orrori, davanti a quella ferocia, davanti a quella violazione della parola data da parte della Francia e dei diritti umani, neppure un grido è uscito dalle vostre bocche, neppure una parola è uscita dalle vostre coscienze, e voi avete assistito, muti e quindi complici, al completo sterminio": con questo atto d'accusa il deputato socialista Jaurès si rivolge al parlamento francese nel 1897. È il suo terzo intervento in difesa degli armeni perseguitati dall'impero ottomano e abbandonati dalle grandi potenze. Egli, come sottolinea Fontana nella sua introduzione, "con la solennità del suo discorso e con la volontà di spezzare le complicità francesi, dimostra che la politica non ha frontiere e che la morale democratica impone la lotta contro la tirannide ovunque essa sia".
Il prima titolo che inaugura questa serie di manuali operativi dedicati al day trading (o trading intraday), introduce le tecniche che consentono, a chi voglia cimentarsi in questo settore, un'immediata operatività: si apre una posizione al mattino (o la sera prima), poi ci si occupa delle proprie cose, quindi, di massima, si chiude la posizione alla sera... possibilmente guadagnando in maniera cospicua. Questi manuali dunque non hanno ambizioni teoriche come altri libri dell'autore: vogliono mettere in grado il lettore, qui e subito, di operare e guadagnare sui mercati finanziari, evitando di perdere, tramite tutti gli strumenti pratici necessari all'attività del trading intraday, a partire dal paper trading, lo stadio iniziale essenziale per imparare a svolgere correttamente questa attività casi appassionante.
Conoscere e comprendere il rischio in sanità è l'obiettivo di questo libro. L'indagine riguarda in primo luogo le statistiche sugli eventi avversi: dati prodotti da organizzazioni con finalità e obiettivi diversi - l'ANIA, il Tribunale per i diritti del Malato e il Ministero della Salute - che alimentano la "guerra dei numeri" inscenata dai media per alimentare immagini di mala-sanità. Il secondo oggetto esaminato al microscopio è la cartella clinica, che racchiude la storia clinica del paziente e che nel suo viaggio tra diversi contesti organizzativi - come pure nelle pratiche di compilazione dei referti prodotti e inseriti al suo interno - veicola errori e contiene talvolta la prova principe dell'errore medico. E lo stesso rischio può nascondersi nella scheda di soccorso, usata nelle cure di emergenza, e nella checklist delle sale operatorie. La scelta del metodo etnografico ha permesso di indagare negli interstizi organizzativi e dare una lettura che va oltre lo stereotipo della ricerca del colpevole. Il volume è pensato per i professionisti della sanità, per gli studiosi di scienze sociali e per gli attori di un network esteso (dagli avvocati alle imprese assicuratrici) che cerca di gestire i rischi, ma che non sempre riesce a sviluppare le pratiche e le azioni necessarie per migliorare sia la sicurezza di professionisti e pazienti sia l'immagine della sanità italiana.
I saggi raccolti in questa pubblicazione costituiscono l'esito di un inedito percorso di riflessione e ricerca su una misura giuridica utilizzata dalle Autorità Giudiziarie nei provvedimenti che includono disposizioni in ordine alla tutela dei minori: l'affidamento al Servizio sociale. Nato come provvedimento rieducativo e di controllo sociale della devianza minorile, ha trovato nel tempo ampio utilizzo in campo civile, sia minorile sia nelle separazioni di genitori, con effetti limitativi della responsabilità genitoriale. L'argomento rientra in un campo che, in vista di una possibile riforma della giustizia, ha necessità di essere ridefinito e armonizzato all'interno della complessiva legislazione minorile; questo lavoro si propone quindi come contributo alla necessaria ridefinizione delle specifiche responsabilità e corresponsabilità presenti nel sistema di protezione e tutela dell'infanzia e dell'adolescenza che servizi sociali pubblici, privato sociale e sistema giudiziario concorrono a costruire. Il volume raccoglie, oltre ad approfondimenti normativi, alcuni contributi del convegno nazionale sul tema, realizzato a Roma nella primavera del 2014, nel quale sono stati presentati, discussi e commentati i risultati della ricerca, realizzata in quattro regioni e conclusa nel 2013, dai Garanti dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza di Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Veneto, a partire da diverse prospettive: professionali, giuridiche, dottrinali, sociali e sociologiche.
Settant'anni orsono, la mattina del 19 maggio 1944, veniva rinvenuto nella casermetta di via Frutaz, ad Aosta, il corpo senza vita del notaio Émile Chanoux, impiccato alle sbarre della finestra della cella dove era stato rinchiuso la sera precedente dai suoi aguzzini. In quel momento Chanoux, leader del movimento resistenziale valdostano, diventava l'eroe delle non mai sopite istanze di autonomia politica e amministrativa della Valle d'Aosta. In realtà, dietro l'eroe si nascondeva uno scrittore politico di assoluto rilievo nel paesaggio del federalismo del Novecento, che individuava nella vocazione all'autonomia e all'autogoverno propria delle comunità territoriali dell'arco alpino l'elemento essenziale per guardare con fiducia all'Europa dei popoli e non degli Stati. Ripubblicare oggi il suo testo "Federalismo e autonomie" rappresenta il modo migliore per rendere omaggio alla sua figura.
Un medico contro l'indifferenza, dalla parte dei malati e della medicina giusta, docente, ricercatore, umanista: Alberto Malliani ha lasciato una traccia importante nella sanità, con le lezioni universitarie e il lavoro quotidiano all'ospedale Sacco e per Vidas, l'associazione che assiste i malati terminali. Questo libro è una raccolta dei suoi scritti più efficaci sull'etica in medicina, sulla malattia, il rapporto medico-paziente, l'eutanasia, il coraggio e la paura, le speranze dei giovani e la necessità di un impegno della classe medica per la pace, l'ambiente, la buona sanità. Ma nei suoi interventi c'è anche una spietata analisi delle contraddizioni e dei paradossi di un sistema dove il business, il tornaconto personale e il conflitto di interessi sostituiscono spesso la parola umanità. Dai suoi primi articoli sul mestiere di medico, Malliani si interroga su una professione che gli sembra ancora la più bella del mondo, cercando di offrire un angolo di luce per attraversare il buio che abbiamo davanti. "Medico sempre" è un inno al coraggio e alla passione, che a ogni età e in ogni attività, restano la fiaccola della vita.
Come e quanto influiscono i profondi cambiamenti di parole come coscienza, natura, libertà sul senso della Giustizia e sullo stesso concetto di diritto? La ragione moderna, con le sue radici di autonomia assoluta, di fronte alla giustizia come profondo bisogno dell'uomo ci ha consegnato degli strumenti o ci ha lasciati soli? Da quell'irreversibile incontro tra mondo classico, religiosità ebraica e cristianesimo si è sviluppata una parabola che va dal riferimento a un ordine trascendente alla nascita del diritto "soggettivo", come lo si intenderà poi nella modernità. In questo libro si intravede l'affresco dell'itinerario storico e culturale della giustizia interrogando e mettendo a confronto autori moderni e contemporanei, da Ricoeur a Hulsman, da Habermas a Benedetto XVI, da Natalino Irti a don Giussani, da Villey a Glendon, gettando luce sulla storia della coscienza dell'uomo moderno e su quanto egli abbia concorso a disegnare il labirinto nel quale sembra essere bloccato. E con esso il diritto. Appunti per un'antropologia giuridica, nati dal non voler rinunciare, da parte dell'autore, all'appassionato e duro confronto tra la propria esperienza di uomo e la viva materia della giustizia, delle sue regole sino all'esecuzione della pena. Prefazione di Eugenio Borgna. Introduzione di Lorenza Violini.
"Questo libro è una piccola gemma: una materia incandescente racchiusa in una forma lieve. Le brevi frasi di ogni lettera, come in un'antica incisione, ci regalano una mappa dettagliata e inedita di terre, personaggi, visioni sconosciute, disegnata attraverso l'occhio di un viaggiatore esperto ed equilibrato (ma anche incantato), che approfitta di uno straordinario punto di vista, quello di un diplomatico a cui si aprono molte porte chiuse ai comuni mortali. Ed è da Damasco - da quella terra antichissima e martoriata che è la Siria - che si irradiano i viaggi e le riflessioni di Laura Mirakian, qualche anno prima della catastrofe attuale, quando forse si sarebbe potuto imboccare un'altra via per la salvezza di quei fragili stati e di quei popoli. Pagina dopo pagina il lettore diventa testimone di un'inedita ed efficace narrazione, in cui scorrono eventi epocali come la morte di Hafez Al-Assad, le feste degli armeni che hanno appena conquistato l'indipendenza, le istanze dei curdi, le lunghe messe in arabo dei melchiti, il fermento della borghesia imprenditoriale sunnita, il progressivo ritorno del velo femminile. È un importante frammento di una storia infinita". (Dalla prefazione di Antonia Arslan)
Pagliacci e forcaioli, innovatori che non innovano nulla, élite senza patriottismo, un popolo senza speranza, vecchie cariatidi in pista da decine di anni e nuove speranze con poca cultura, tecnici stimati solo all'estero, medicine inutili somministrate agli italiani solo per rabbonire l'Europa... Sono alcuni dei temi trattati da Lodovico Festa e Giulio Sapelli in questo dialogo paradossale, ma niente affatto gratuito, il cui filo conduttore è quanto l'Italia di ieri, quella dei Medici e dei papi rinascimentali, assomigli a quella di oggi, da Tangentopoli a Renzi. Sicuramente è una forzatura estrema comparare il Moro a Cuccia, Giulio II a Napolitano o Carlo V alla Merkel, ma lo è un po' meno commentare i continui sacchi di Roma e l'accettazione passiva del dominio straniero. Per gli autori, la realtà attuale è così disgregata che il paradosso diventa strumento per guardare più a fondo la situazione italiana: a quanto da lontano vengano questioni e tendenze essenziali per la nostra società, e quanto siano ancora valide le riflessioni (contrapposte) di grandi intellettuali come Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini. L'interrogativo finale riguarda tutti: oggi, in Italia, si può sperare in un nuovo Principe (cioè un Nuovo Stato) o si deve, invece, accettare l'opinione antica quanto corrente del: "Franza o Spagna purché se magna"?