Indispensabile nella vita contemporanea, strumento di svago e di lavoro, simbolo di libertà: la bicicletta ha 150 anni e non li dimostra. Ci ha accompagnato dentro la prima modernità industriale, ha cambiato lo stile di vita di uomini e donne. Una marcia vincente ma non priva di ostacoli: ai suoi inizi essa infatti parve un attentato alla pudicizia femminile, una minaccia alla dignità dei sacerdoti cui ne fu proibito l'utilizzo, persino un incentivo alla criminalità, dando luogo a dibattiti accaniti e grotteschi. Una storia straordinaria, che attraversa tutte le vicende del Novecento, dalle guerre alla Resistenza, alla ricostruzione che s'incarnò nei trionfi di Coppi e Bartali, per giungere ai giorni nostri che vedono ormai nella bicicletta il mezzo d'elezione della nuova sensibilità ambientalista.
Cogliendo un passaggio inquieto fra le sopravvivenze di una tradizione sgretolata e i sintomi di un futuro da decifrare, Gli italiani si colloca in un filone illustre nella storia della fotografia, presidiato dal celebre Gli americani di Robert Frank. Da una transizione per molti aspetti enigmatica affiorano le immagini vive di un repertorio antropologico non più libresco: cerimonie pubbliche, rapporti tra generi e generazioni, cibo, abbigliamento, tempo libero, pervasività e scadimento della cultura religiosa. Italiani fino a ieri inascoltati, che hanno magari voce nei tweet di Salvini e che qui trovano incarnazione e sembianze – con il controcanto di testi illuminanti – mentre mangiano in trattorie fuori mano, si svagano la domenica negli outlet, si riuniscono per i matrimoni e i funerali, invocano in modi poco ortodossi la benevolenza dei santi protettori. Un viaggio nel paese profondo, che è cambiato ma non è ancora stato capito.
Si può trovare una cura per la disuguaglianza che non sia peggio della malattia? Da quando gli esseri umani hanno iniziato a coltivare la terra, ad allevare bestiame e a trasmettere i loro beni ai figli, si è realizzata una ripartizione squilibrata delle risorse: in altri termini, la concentrazione del reddito ha proceduto di pari passo con la civilizzazione. Nel corso di migliaia di anni, solo quattro «forze» - come i cavalieri dell'apocalisse - si sono mostrate efficaci nel ridurre la disuguaglianza: le grandi guerre, il fallimento degli stati, le rivoluzioni e le epidemie. Tutti eventi traumatici. Oggi la violenza che ha limitato la disuguaglianza nel passato sembra essere diminuita, ma che ne è delle prospettive per un futuro più equo? Le politiche attuate negli ultimi cinquant'anni per combattere il fenomeno non hanno dato risultati concreti: al contrario, le disparità di reddito sono aumentate quasi ovunque nei paesi occidentali. Un certo grado di disuguaglianza, che la stabilità e l'economia di mercato comportano, è forse il prezzo da pagare per vivere pacificamente?
A esplorare l'intreccio incandescente fra religione e violenza ci conduce in queste pagine una guida d'eccezione. Ecco le guerre di Dio, la violenza che reca il marchio sacrale: presente in molti luoghi dell'Antico Testamento, dal conflitto fra tribù alla guerra santa, quasi scompare nei Vangeli, alla luce del dirompente messaggio di Cristo. Poi è la volta del fondamentalismo, «la lettera che uccide», un fenomeno che oggi riguarda soprattutto l'islam, ma che si inscrive anche nella tradizione ebraico-cristiana. Infine, tocchiamo il tema, vivo e lacerante ai nostri giorni, del rapporto con lo straniero: un incontro che può generare esclusione e rigetto, come emerge in vari passi biblici nazionalistici o etnocentrici, ma che può diventare anche dialogo, aprendosi all'universalismo della salvezza e all'uguaglianza di tutti gli esseri umani.
La lingua che parliamo dice molto di noi e del modo in cui stiamo nel mondo. È uno strumento di formazione non solo individuale e collettiva, ma anche, in senso ampio, civile. In questa conversazione con Giuseppe Antonelli, Luca Serianni torna su alcuni nuclei centrali della sua attività di grammatico e di storico della lingua: la norma e l'uso, l'insegnamento scolastico e universitario, l'italiano della poesia e del melodramma. È un libro dal tono affabile, ricco di aneddoti, che offre nuovi e originali spunti di riflessione. Davvero quella dei ragazzi di oggi è la «generazione venti parole»? È ancora utile studiare le lingue classiche? Usare il dialetto è un bene o un male? La grammatica si va impoverendo? E quanto conterà, per la lingua del futuro, la rivoluzione digitale? Un dialogo appassionato sull'italiano, la sua storia e il suo presente: la sua importanza per la vita della nostra comunità e delle nostre istituzioni.
A forza di reset-spegni-riaccendi nella nostra realtà high-tech l'errore ha perduto il suo valore conoscitivo, mandando in soffitta uno dei modi di dire più comuni che ci ha accompagnato per generazioni, l'altrimenti saggio "sbagliando s'impara". L'errore ci sgomenta, non può riguardarci: soprattutto in ambito medico tendiamo a considerarlo troppo spesso inaccettabile e scandaloso. Ma la nostra storia genetica ci ricorda come le specie sopravvivano adattandosi all'ambiente a partire da errori "casuali", talvolta fatali ma spesso utili e risolutivi. Nel mondo al tempo dell'Artificial Intelligence, l'anomalia inevitabile dell'imperfezione è ancora necessaria per avanzare nel cammino della conoscenza.
Forte, fortezza, casamatta, rocca, bastione, cittadella: il paesaggio della penisola è ricco d'innumerevoli strutture difensive sopravvissute a secolari, talvolta millenarie, fasi di riadattamento e riutilizzo. In esse cogliamo il sedimento tutto italiano di architettura e storia militare, ma anche di scienza, arte, cultura e società. Dall'Orlando furioso al Deserto dei Tartari, tanti luoghi del nostro immaginario evocano queste fortificazioni. L'itinerario che ci propongono queste pagine spazia da costruzioni molto antiche (Castel Sant'Angelo) e medievali (San Leo, Castello Sforzesco) a fortezze spagnole (Castel dell'Ovo a Napoli), contro i pirati (Trapani e Ustica in Sicilia), alpine (Fenestrelle), risorgimentali (Gaeta, Peschiera), fino a quelle più recenti del Novecento.
«Rimozione». Così nel 1986, con la pignoleria del canonista Giuseppe Dossetti qualificava pubblicamente ciò che era accaduto a Bologna all'inizio del 1968, quando una successione episcopale già scritta - da quattro mesi Antonio Poma era coadiutore con diritto di successione del cardinale arcivescovo Giacomo Lercaro - conobbe un'accelerazione violenta, che segnò il destino del postconcilio su scala universale, il ruolo delle chiese locali nella ricezione del Vaticano II, il clima della chiesa italiana. Un dossier inedito di carte private, gli archivi della Cia e del Quirinale, documenti politici ed ecclesiastici scoperchiano i contorni di quella vicenda: e alla fine resta l'obbedienza di un uomo demolito dal potere e reso libero dalla verità.
Il test di Rorschach è tra i più celebri e utilizzati test proiettivi nei più diversi ambiti di intervento: dalla psicologia clinica e diagnosi psicopatologica fino alla psicologia forense. Questo volume, frutto del contributo dei maggiori esperti, fornisce da un lato un puntuale aggiornamento dei progressi scientifici conseguiti negli ultimi anni nel campo dell'assessment di personalità «Rorschach-based», dall'altro passa in rassegna i vari ambiti in cui il test di Rorschach viene attualmente impiegato e quelli in cui potrebbe esserlo nel prossimo futuro. Il volume si apre con un'analisi sullo status scientifico attuale del Rorschach, ripercorrendo le varie fasi di modernizzazione a cui il test è stato sottoposto negli ultimi decenni; successivamente vengono discussi i vantaggi e gli svantaggi dell'utilizzo del test di Rorschach in contesti quali quello forense, ospedaliero sanitario, di comunità e psicopatologico. Uno testo attuale, aggiornato e indispensabile a tutti coloro che a vario titolo (psicoterapeuti, psicologi clinici, psicologi forensi, psichiatri) utilizzano il Rorschach nella loro professione.
Detroit, fucina permanente di situazioni estreme, è una specie di teatro in cui si rappresentano senza mediazioni o aggiustamenti le dinamiche di trasformazione cui va soggetto l’Occidente.
Motor City, la capitale dell’automobile, in espansione vertiginosa per tanta parte del Novecento, da oltre mezzo secolo è precipitata nel baratro della
deindustrializzazione, della povertà e della protesta razziale, diventando sinonimo di degrado urbano e di pericolosità sociale.
Come è passata Detroit da un estremo all’altro? Il libro racconta l’evoluzione della città soprattutto attraverso i luoghi e le personalità che l’hanno segnata: il trionfo della fabbrica fordista con Henry Ford e Diego Rivera, chiamato a realizzare i celebri murales sull’industria; le lotte sindacali e sociali con la figura del sindacalista Walter Reuther; le proteste razziali con Rosa Parks, Martin Luther King e Malcolm X, che qui tennero alcuni dei loro discorsi più importanti. E il futuro dell’auto, dopo Sergio Marchionne. Alla fine, Detroit appare come una sorta di teatro delle contraddizioni della contemporaneità occidentale esposte nella loro forma più diretta, talvolta brutale.