Il volume ripercorre la storia politica dell'area che va dal Marocco all'Iran, una regione strategica per la presenza del petrolio e lacerata da molteplici conflitti. La turbolenta situazione odierna ha reso necessario aggiornare nuovamente il testo con questa quinta edizione, che porta la narrazione e l'analisi a tutto il 2016. Il volume ricapitola oltre due secoli di storia dell'area: dalla spedizione napoleonica in Egitto e dalle riforme dell'impero ottomano fino alla caduta del califfato, dall'espansione coloniale ai processi di decolonizzazione; dalla crisi dello stato post-coloniale alle svolte della rivoluzione iraniana e della crisi irachena; dal conflitto arabo-israeliano fino agli avvenimenti più recenti, dalle primavere arabe all'emergere dell'ISIS e al fallito golpe turco.
Quello dell'immigrazione straniera è un tema che, da alcuni anni a questa parte, oltre a catalizzare l'attenzione mediatica e scompigliare le agende politiche scardina, nella percezione, le strutture sociali e mette a dura prova le istituzioni democratiche. Al di là delle emergenze recenti, si tratta di un fenomeno le cui origini risalgono a circa quaranta anni fa e proprio i demografi italiani furono tra i primi a segnalarne l'importanza e analizzarne cause, caratteristiche e conseguenze. Questo Rapporto consente di seguire la decennale evoluzione dell'immigrazione e della presenza straniera in Italia, con attenzione alle specificità dei diversi contesti territoriali. Sulla base di una documentazione statistica si analizzano le origini e le caratteristiche degli stranieri, i loro comportamenti demografici, l'inserimento nel mercato del lavoro, i percorsi e le condizioni di integrazione. Tra le questioni affrontate si segnalano quelle, rilevantissime, dei profughi, della cittadinanza e delle seconde generazioni.
Adolescenti seduti allo stesso tavolo, con i propri smartphone nelle mani che, connessi ai social network o aperti su applicazioni di instant messaging, interagiscono altrove e con altri. Silenziosi, presenti nel corpo, ma distanti con la mente. In che modo, in età adulta, questa generazione digitale affronterà l'intricato mondo degli affetti? I grandi vantaggi e le meravigliose possibilità che la tecnologia ci offre possono nascondere criticità che si celano dietro l'"ossessione del virtuale"? Quali saranno le modalità espressive dell'amore e della sessualità? Quali i danni o i guasti o, perlomeno, i segni prevalenti che i nativi digitali porteranno con loro nell'età adulta? Le autrici, in queste pagine, ci raccontanto sessualità e affettività dei giovani di oggi che stanno diventando gli adulti di domani. Una mappa per comprendere una generazione profondamente diversa da chi l'ha preceduta.
Nella Grande Guerra chi non si schiera con il suo paese è un traditore: sono traditori e condannati a morte il patriota italiano ma cittadino austriaco Cesare Battisti, il patriota irlandese Roger Casement impiccato dagli inglesi, la ballerina più famosa dell'epoca, Mata Hari, fucilata come spia. Per fascismo, nazismo e comunismo saranno traditori tutti coloro che li combattono: migliaia se non milioni di persone. Nella seconda guerra il tradimento riguarderà soprattutto le spie, mentre nel corso della guerra fredda il clima di paura e sospetto farà diventare traditore chiunque non si dichiari leale al proprio governo. Dai collaborazionisti (Pétain in Francia, Quisling in Norvegia, gli scrittori Brasillach, Celine, Pound, Hamsun) alle spie atomiche vere o presunte (Sorge, Fuchs, i coniugi Rosenberg), dai ribelli sudafricani (Mandela) alle lotte intestine dentro i movimenti di liberazione, il concetto di tradimento si trasforma e si amplia fino a diventare sinonimo di spia e a connotare chi combatte per la trasparenza e l'informazione condivisa, come in anni recenti i casi Assange e Snowden.
"Che figura, figurone, fuguraccia!", "salvare la faccia", "faccia tosta", "sfacciato"... Riproposto in una nuova edizione, questo libro è dedicato a simili modi di dire e affronta una serie di interrogativi concernenti l'esperienza comune: perché la "faccia", intesa come l'immagine che ciascuno offre di sé agli altri, è così importante? Perché riteniamo fondamentale offrire di noi un'immagine positiva?
Si può progettare una macchina ad alta velocità riducendo la capacità di frenare, oltre che potenziando il motore? Qualcosa del genere accadde nel passaggio al capitalismo finanziario, e specie tra gli anni ottanta e novanta, fino a produrre una modificazione genetica dell'economia, della politica, della società e del diritto. Il nuovo modello, nato sotto l'egida di una grande spinta libertaria e liberatrice, e con il formidabile aiuto di una tecnologia in rapido sviluppo, sembrava favorire non solo gli appetiti finanziari, ma anche una grande effervescenza individuale e collettiva. "Meno stato", "privatizzazioni", "concorrenza", "efficienza", "smaterializzazione", "empowerment", "trasparenza", "meritocrazia" diventarono le stelle polari di un nuovo cammino e la trama di una narrazione nella quale siamo stati tutti immersi. Quel mondo più grande e più ricco di opportunità che avevamo intravisto è diventato invece un mondo opaco e incerto, sia nelle biografie individuali che collettive, senza visione, schiacciato sul presente, che produce e vende rischio, arricchisce i più ricchi ed è insofferente a controlli e regole. Come siamo giunti a questo, attraverso quali snodi e quali idee, è il racconto di questo libro.
Tra i tanti tipi di sogno, per secoli ve n'è stato uno che tutti gli uomini hanno equamente condiviso: il senso della scoperta e del superamento dei limiti geografici, sfidati spingendo imbarcazioni in acque ignote, studiando venti e correnti, superando deserti e montagne. Uno spirito che oggi non possiamo più coltivare dato che quasi tutto è stato esplorato, cartografato, mappato. Permeato dalla sottile nostalgia e dalla fascinazione per quello stupore ormai perduto, il volume rivisita le grandi memorie di viaggio, da quelle celeberrime di Marco Polo a quelle, meno note ma avvincenti, del monaco buddista cinese che nel 600 d.C. intraprese un viaggio verso l'India, oppure del più grande viaggiatore musulmano che attorno al 1300 d.C. si avventurò in Africa, India e Cina - per poi dedicarsi agli esploratori più "occidentali". Tutti tasselli di un racconto unitario, dove la terra si fa poco a poco più piccola e dove la conoscenza pare progressivamente chiudersi in spazi sempre più stretti. Ma nessuna storia del libro finisce con una resa: se è vero che la scoperta ci è sempre più negata, è vero che le possibilità della fantasia sono ancora infinite.
Confusi, irritati, ansiosi, talvolta orgogliosi di non averla mai capita: siamo in molti a provare questi stati d'animo di fronte alla matematica. Qual è il motivo di questo rifiuto? Il nostro cervello è naturalmente attrezzato per parlare, per muoversi nell'ambiente nel modo più produttivo, non lo è invece per leggere, scrivere e per pensare la matematica; per farlo gli si devono imporre forzose e complesse manovre neurali. Una scienza dunque "innaturale" e lontana dal senso comune? Questo libro è una passeggiata tra i solchi della nostra mente e le creazioni matematiche - dall'algebra alla geometria al calcolo delle probabilità - che cercano di seminarvi qualcosa. Giunti alla sua conclusione avremo forse capito le cause delle nostre difficoltà e come riuscire a superarle: perché la matematica, se comunicata in modo appropriato, può diventare piacevole e appassionante.
La caduta del muro di Berlino, simbolo dell'ordine bipolare sorto dalla seconda guerra mondiale, sembrò inaugurare una stagione in cui sarebbero venute meno molte altre frontiere, insieme alla liberalizzazione e integrazione dei mercati, la creazione di vaste zone di libero scambio, la nascita di una nuova unione politica e monetaria. Solo trent'anni dopo quella tendenza appare invertita e si assiste a una rivalutazione di confini e frontiere, a un'espansione del loro numero e persino alla loro reintroduzione là dove, come in Europa, erano state virtualmente abolite. Un illusorio ritorno di fiamma della sovranità nazionale, un fenomeno controtempo o la rivincita del peso della storia e del potere del luogo? Il fatto che le frontiere siano tornate di attualità, ci avverte l'autore nella sua analisi delle più pericolose linee di faglia che si sono aperte nel mondo contemporaneo, non significa però che esse corrispondano a ciò di cui l'attualità avrebbe bisogno.
"In principio Dio creò il cielo e la terra": comincia così la Genesi biblica, il libro dell'Antico Testamento che più di ogni altro ha impregnato di sé la religione, la storia, la cultura tutta della nostra civiltà. Nei suoi 2500 anni di vita è stato l'inizio e la fine di ogni domanda su Dio, sulla realtà e sull'umanità, per la religione ebraica come per quella cristiana. E ancora oggi continua a svolgere un ruolo chiave nei dibattiti in tema di scienza, politica e diritti umani. Dopo aver raccontato l'origine del libro (la "genesi della Genesi") come combinazione di fonti e storie provenienti da antiche tradizioni, l'autore ne delinea le diverse modalità interpretative, da quella letterale a quella simbolica o figurale, accompagnando il lettore in un viaggio che muove da san Paolo, passa per Lutero, Spinoza, Galileo e Darwin, e giunge a Giovanni Paolo II e al suo tentativo di armonizzare teologia e scienza come due forme di conoscenza. È la storia di un testo complesso, contraddittorio, incoerente, e tuttavia divino.