L'Italia è chiamata a varare grandi riforme in tema di diritti civili: ce lo chiede l'Europa, ce lo chiede la storia e lo chiedono gli italiani. La legge deve rispettare il comune sentire e, a volte, deve elevare il livello culturale di un popolo, giocando di anticipo. Il diritto delle relazioni personali ha bisogno di svolte epocali e di addetti ai lavori specializzati. Per attuare questo ambizioso progetto la politica deve investire tantissime risorse. Quella di oggi è una società complessa e variegata che non può essere ignorata dalla legge, al cui interno qualunque tipo di famiglia ha diritto di esistere e di essere tutelata. Anche nella fase patologica, la famiglia deve essere posta al centro dell'attenzione. Vi è ancora troppa violenza nelle relazioni familiari, troppe nuove povertà, troppi figli contesi come se fossero oggetti di proprietà. Molte cose sono cambiate negli ultimi anni a livello normativo, ma la svolta, quella vera, deve ancora arrivare.
I risultati economici e sociali dell'Italia sono da vent'anni tra i peggiori dei Paesi avanzati. Bassa crescita del Pil, alta disoccupazione, alto debito pubblico, bassi investimenti, contrazione della base industriale. Il senso comune attribuisce tale situazione esclusivamente alle inefficienze e agli sprechi della politica, e alla mancata realizzazione di adeguate riforme liberiste. Eppure, si dimentica che quanto accade è, prima di tutto, influenzato da tre fenomeni di importanza epocale. Il primo è la realizzazione del mercato mondiale che ha trasformato le imprese, delocalizzato gli investimenti e decretato la fine delle tradizionali politiche pubbliche degli Stati-nazione. Il secondo è la "crisi secolare" che rimette in discussione la capacità del capitalismo di garantire lo sviluppo economico e la soddisfazione dei bisogni collettivi. Il terzo è l'integrazione valutaria europea che, rigidamente allineata alle logiche neoliberiste, ha peggiorato l'impatto della crisi. Se se ne vuole uscire, bisogna prima di tutto andare al di là dei luoghi comuni e capire i meccanismi della globalizzazione e dell'integrazione europea. Domenico Moro ce li spiega in questo volume impreziosito da grafici e tabelle esplicative.
Dopo le inchieste sul sistema di Mafia Capitale... la città è in ginocchio. Tutti i servizi primari sono al collasso: dal trasporto pubblico fino alla gestione dei rifiuti, dalla manutenzione della città ai cantieri aperti e mai chiusi. Ed è al collasso la politica, alla sbarra nei processi e incapace di rinnovarsi. Intanto le consorterie criminali si stanno riorganizzando, stringendo la città in una morsa, anche con la violenza. Ci sono tutte, dalla 'ndrangheta alla camorra, da Cosa nostra siciliana alle organizzazioni straniere... E poi la minaccia delle organizzazioni eversive di destra... Tornano le ombre di un passato, quello della strategia della tensione, dove mafia, eversione, massoneria coperta, pezzi della politica e apparati deviati dello Stato giocarono sulla pelle della Repubblica e della democrazia. Ci vorrebbe una Primavera di Roma, un movimento che metta insieme le energie migliori della società e della politica, della cultura e dell'arte, per affrontare la drammatica situazione della Capitale. Ma tracce di questa Primavera non se ne vedono. Prefazione di Marco Damilano.
Tra le pagine di Tinì affiorano avvenimenti personali, fatti storici e di costume, moda, arte, mondanità. Il suo racconto si snoda attraverso molteplici viaggi, in Italia e all'estero, ma al centro c'è sempre Milano, con gli artisti, la "bella gente", i salotti e le conversazioni; i paesaggi, i vecchi negozi, le strade silenziose dimenticate tra i grattacieli. Dalla charlestonmania al concerto di Toscanini che riaprì la Scala dopo la guerra, al "ballo del secolo" offerto dal miliardario Charles de Beistegui in un palazzo veneziano, questa personale "ricerca del tempo perduto" costituisce un documento per quanti ricordano con nostalgia quegli anni e per quanti, non conoscendoli, avranno l'emozione di scoprirli come in un film d'epoca.
Il logo del Giubileo, opera di padre Marko Ivan Rupnik, rappresenta una summa teologica della misericordia. Nel motto, tratto da Vangelo di Luca 6,36 - "Misericordiosi come il Padre" - si propone di vivere la misericordia sull'esempio di Dio Padre che chiede di non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore senza misura. L'immagine propone il Figlio che si carica sulle spalle l'uomo smarrito. E' il Buon Pastore che, con estrema misericordia, assume su di sé i peccati dell'umanità mentre i suoi occhi si confondono con quelli dell'uomo.
Conosciuto in tutto il mondo per capolavori come L'albero degli zoccoli, La leggenda del santo bevitore, Il mestiere delle armi, Ermanno Olmi ha dichiarato di voler abbandonare il cinema di finzione per concentrarsi sulla realizzazione di documentari. Ciò che gli sta a cuore è seguire appieno quello che definisce il sentimento della realtà, "perché la realtà ci parla solo se siamo capaci di ascoltarla, di osservarla in silenzio, e allora ci dice qualcosa che non è traducibile in termini scientifici, logici o fenomenologici: ci racconta ciò che quel segmento di realtà - magari un tram che passa - ha in sé di sacro, ed è la vita che vive attraverso quel frammento". Dalle conversazioni con Daniela Padoan si leva cristallina la voce di un protagonista della storia del cinema che, ripercorrendo i temi che hanno segnato la sua opera, guarda la traiettoria intellettuale e poetica del proprio cammino, in dialogo con una folla di amici evocati di pagina in pagina: Fellini, Bianciardi, Zavattini, Rossellini, Parise, Ungaretti, Pasolini... Ma, più ancora che sul suo lavoro, a Olmi preme riflettere sul mondo che gli sta attorno, convinto della forza testimoniale dell'esistenza di ciascuno. Opinioni spesso controcorrente, talvolta radicali, dove la passione per la politica, intesa nel suo senso più alto e nobile, si fa insegnamento e salvezza.
Il 20 gennaio 1936 muore Giorgio V e gli succede suo figlio Edoardo VIII, il re più amato e ammirato di tutta la storia britannica. Qualche mese più tardi Edoardo si vede però costretto ad abdicare. Il governo, la Chiesa anglicana e la stessa famiglia reale non approvano la sua intenzione di contrarre matrimonio con Wallis Simpson, un'americana di umili origini e con due divorzi alle spalle. In tutto il paese la commozione è assoluta: per la prima volta nella storia, un sovrano rinuncia al trono per amore di una donna. Gli succede suo fratello Bertie, re Giorgio VI. Edoardo, privato di tutti i suoi titoli, deve abbandonare l'Inghilterra, e quattro mesi dopo sposa Wallis Simpson in Francia. Il giorno delle nozze riceve una lettera da suo fratello con la quale Bertie gli comunica di aver proibito che Wallis riceva il trattamento di altezza reale, che pure le spetterebbe dopo il matrimonio. Edoardo non gli perdonerà mai quest'umiliazione.
Adriano Olivetti fu una delle massime figure di imprenditore che l'Italia abbia espresso nell'intero arco del Ventesimo secolo. Il suo fascino era e rimane legato alla straordinaria varietà e creatività del suo agire e del suo pensare. Ricercatore instancabile, con lo sguardo proteso sempre avanti, credeva fermamente in una funzione attiva della cultura nell'industria e, insieme, nel progetto sociale di una comunità di cui l'industria fosse momento propulsore. Nella sua breve esistenza riunì intorno a sé un'intera generazione di intellettuali di cui seppe essere il geniale regista. Intellettuale egli stesso, anche se fuori da ogni schema, pioniere nel campo dell'urbanistica, editore, filosofo della politica, creatore dello "Stile Olivetti", riuscì a lasciare un'eredità doviziosa. A Olivetti siamo dunque debitori di un ricco ventaglio di "lezioni" che, peraltro, la nostra cultura ha lasciato cadere nel più totale oblio. Di tali "lezioni dimenticate" questo volume si propone di recuperare quella che, forse, è la più importante. Si tratta della lezione che prende le mosse dalla concezione olivettiana della "fabbrica" non come impresa privata ma come realtà sociale, affidata alla gestione di una dirigenza consapevole di svolgere una funzione pubblica, con un'ampia partecipazione dei lavoratori al suo governo - per mettere capo al progetto istituzionale comunitario, e per sfociare nell'impegno diretto di Olivetti in politica, con l'esaltante e sfortunata avventura del Movimento Comunità.
Don Bosco era convinto che la persona umana si realizzasse nell'amore e per questo donò la sua vita ai giovani in difficoltà, ai poveri, a chi non sapeva o non sentiva di essere amato. Questo libro ripercorre la vita del santo dei giovani, mostrando il valore e l'attualità dei suoi insegnamenti, la forza del suo progetto. Attraverso il primo oratorio di Valdocco egli cominciò a riunire intorno a sé numerosi ragazzi allo sbando, trasmettendo loro il senso dell'amicizia e l'istruzione, avvicinandoli alla Chiesa. E dall'oratorio alla Società salesiana e alle Figlie di Maria Ausiliatrice il passo fu breve. Ancora oggi le centinaia di case salesiane sparse per il mondo trasudano quello "spirito di famiglia" che si respirava nella prima comunità, e che il libro racconta. Completano l'opera le testimonianze di chi ogni giorno è in prima linea per formare "buoni cristiani e onesti cittadini" e di chi ha vissuto in prima persona l'esperienza salesiana.
Una ragazza di provincia, attratta dallo splendore della città imperiale, sogna di diventare una grande cuoca e di lavorare in una casa nobile o alla corte degli Asburgo. Con i primi guadagni compra una paio di scarpe di seta, che diventeranno il simbolo della sua ricerca di una vita migliore. Purtroppo un nuovo tutore riporta l'orfanella Marie al paese e, dopo averla insidiata, la fa rinchiudere in un riformatorio. "Il periodo più brutto della mia vita..." scriverà lei nel suo diario culinario. Disperata fugge verso Vienna, dove la accoglie una guardia carceraria che la ama e vuole sposarla, ma che muore poco prima del matrimonio e della nascita del loro primo tiglio. Marie ha solo 19 anni, è una donna bellissima e determinata e decide di lottare per crearsi uno spazio nella grande città. Presto impara che il suo volere ostinato non basta: si adatta alle condizioni e sviluppa il senso della realtà, l'astuzia e l'egoismo, a seconda di ciò che le circostanze richiedono. Conquistata la desiderata posizione di capocuoca in una casa signorile, crede di aver finalmente messo ordine nella sua vita, quando ricompare un vecchio amante. Marie sarà nuovamente sottoposta a un duro esame dalla vita...