Questa Via Crucis, don Tonino Bello l'ha offerta al Signore e alla Madre di Cristo nell'aprile 1993, a pochi giorni dalla sua morte. È la sua Via Crucis, proposta semplicemente a braccio nel momento supremo come preghiera spontanea. Un inedito, elargito dal fratello Marcello Bello, perché non vada smarrito e ritorni efficace
Quella alla santità è una vocazione universale: Dio chiama ogni uomo di ogni tempo a essere santo. E la santità è un fine raggiungibile da tutti i cristiani, nella vita di ogni giorno. Non è un fatto eccezionale, bensì la notizia straordinaria della possibilità offerta a tutti di realizzare in pienezza e autenticità la propria esistenza. Una santità che si gioca dentro le pieghe della vita quotidiana, vivendo intensamente le relazioni, gli impegni in famiglia, a scuola, al lavoro, nella comunità cristiana... sempre orientando a Dio i propri passi. Una santità che si realizza nella gioia e nell’impegno, che non mortifica l'umanità, che richiede radicalità senza intristire la vita, che indica la Croce ma sempre in vista della Risurrezione e della gioia, che apre alla carità e al servizio generoso. Sulla base di queste premesse, le pagine del volume racchiudono un percorso di santità proposto ai giovani in blue jeans e t-shirt.
Al culmine dell'intensa vicenda sacerdotale e pastorale, Michele Cipriani propone l'epifania del suo personale incontro con il proprio centro sacro; sgrana il rosario a puntate della sua sete d'infinito, della sua ricerca di dio, raccontando i chiaroscuri dell'affascinante e misteriosa sua leggenda. La silloge è divisa in tre parti: la prima scorre lungo i nastri d'asfalto e gli itinerari pietrosi dell'uomo d'oggi, messi in rapporto con i suoi luoghi dell'anima; la seconda segue l'itinerario liturgico che va dalla contemplazione della croce alla Risurrezione; l'ultima attraversa la navata del mondo, la storia globale, le sue disperazioni, i suoi sogni... Ma il tema di fondo è la fede come dono e conquista, spazio di lotta interiore nel ritmo dell'andare. La fede è matura quando è capace di sperimentare il silenzio di dio e la sua costante, fedele presenza.
"Fra le tue preghiere" è un caleidoscopio di emozioni, poesie d'amore senza riparo, friabili, di dolore, di supplica, di passioni, così intense che non si può sopravviver loro... Lo stile è nerudiano, caratterizzato da sobrietà verbale, da profondità ruvida. Poesie speziate, come se appartenessero a terre lontane eppure incredibilmente vicine. Parole che fanno pensare a brandelli di nuvole che il vento fa vagare nel cielo grigio, con sprazzi di colore della vita. Poesie lievi, delicate, dense, sanguigne, con una sorta di malinconica dolcezza che sfiora i piccoli particolari, e indugia un attimo su di essi.
L'autore attraversa con la poesia l'animo umano, i suoi abissi più reconditi, e riemerge alla vita. Per lui la poesia è introspezione dolorosa, consapevole scandaglio di una vita spesa nell'errore, alla ricerca di un amore desiderato eppure irrimediabilmente perduto.
Fra le complesse e variegate pieghe della storiografia alimentare, alla cucina monastica - considerata come il trait d'union caratteristico fra le mense popolar-contadine e quelle della blasonata aristocrazia cittadina - è riservato a buon diritto uno spazio di considerevole interesse, spesso associato a una gastronomia tradizionalmente d'eccellenza, legata al territorio da antiche consuetudini che hanno modo di affinarsi ancor più nell'intimità e nella particolare articolazione organizzativa del chiostro. Questo volume, sulla scorta del significativo percorso di ricerca condotto dall'autore sul tema specifico nel corso degli ultimi anni, propone un'organica panoramica sulle peculiarità del cibo e dei piatti che si dipanano sulle tavole dei refettori comunitari, con un'attenzione particolare agli ambienti claustrali femminili nel corso dell'età moderna. In appendice segnala l'originale elenco descrittivo dei dolci e delle pietanze d'estrazione monastica e conventuale.
In quest'opera di ricostruzione storica le parole centrali sono due: confino e Ventotene. Il confino di polizia è il più efficace fra i mezzi adottati dalla macchina della repressione fascista per combattere il dissenso politico a livello preventivo; è la punta d'iceberg della negazione della libertà personale a livello di manifestazione del pensiero. Ecco che fra il 1929 e il 1943, complice una legislazione liberticida, sono più di 12.000 i confinati politici in Italia, 838 in Puglia, 19 fra i cittadini di Terlizzi. A costoro talvolta per motivi anche futili - vengono complessivamente comminati più di 2.800 anni di segregazione confinaria, di cui 1.612 effettivamente scontati: un tempo enorme, capace di travolgere la vita personale e sociale dei coatti, di compromettere la loro salute fisica e psichica, di dissestare le famiglie da cui i "sovversivi" provengono, di devastare molte esistenze loro collegate, di suscitare un abbondante fiume di dolore che ancora scorre sotterraneo e di tanto in tanto riemerge lungo l'itinerario carsico della sensibilità personale manifestata dai rari superstiti di quelle vicende e dai loro parenti.
Miscellanea di sensazioni e di esperienze vivificate dal dubbio, dall'illusione, dalla ricerca: sul significato dell'esistenza e sul valore del vivere quotidiano.