
Gli eventi riportati dalle cronache internazionali evidenziano il fermento culturale, sociale e politico che esiste oggi nei Paesi a maggioranza musulmana. Questi accadimenti nascono da tensioni politiche e socio-economiche e da dialettiche culturali che, da un lato, hanno delle specificità nazionali, e, dall’altro, una natura precipua ma transnazionale. Essa si può spiegare attraverso il consenso che larghi strati delle popolazioni musulmane accordano a figure di autorità, istituzioni sociali o sistemi normativi e concettuali tradizionali che sono sopravvissuti nel corso dei secoli, adattandosi e rimodellandosi in base alle mutate condizioni storiche. Dalla coscienza della complessità di questi apporti prende le mosse questo libro, che vuole mettere a fuoco la pluralità che sostanzia il concetto stesso di «autorità». Le direttrici sottese dalla riflessione sono, quindi, necessariamente due: quella dell’eterogeneità, sia essa intesa in senso cronologico o geografico; e quella della continuità, che ha permesso la persistenza di categorie di pensiero, istituzioni e strutture sociali che hanno dato forme per certi versi simili alle civiltà del Vicino e Medio Oriente, al subcontinente indiano, ma anche, al di là di queste, a parte dell’Africa subsahariana e alle isole del sudest asiatico.
I saggi raccolti in questo volume sono firmati da un gruppo di studiosi e specialisti della Roma medievale che analizzano il percorso della figuratività romana quale storia di lunga durata, in costante dialettica fra tradizione e innovazione. La trasformazione di Roma dall'era antica a quella cristiana viene colta nel passaggio dal «ritratto» - genere caratteristico dell'antichità e della tarda antichità - alle «icone» che hanno popolato i luoghi di culto romani, svolgendo un'importante funzione pubblica e politica. Il volume si sofferma su alcuni fra i temi portanti della cultura pittorica romana: la decorazione absidale quale nucleo caratterizzante dell'assetto figurativo delle basiliche cristiane; la pittura narrativa nelle navate e nei portici delle chiese, specie in relazione al «mestiere» del pittore e ai suoi repertori tradizionali; infine l'iconografia del ritratto pontificio. Il saggio conclusivo sugli anni di Cola di Rienzo diventa l'occasione per far luce sulla storia dell'immagine allegorica di Roma, anch'essa di lunga durata, dall'antichità a tutto il Trecento.
Johann Adam Möhler, vissuto a cavallo tra l’illuminismo cattolico e il primo romanticismo tedesco, appartiene alla cosiddetta «Scuola cattolica di Tubinga», la quale fu sensibile agli stimoli culturali del tempo, senza cedere a derive razionalistiche. Lo «spirito di sistema», tipico della filosofia classica tedesca, influenzò anche il genere teologico della «simbolica», vale a dire l’esposizione delle verità del cattolicesimo, messe a confronto sistematico con quelle del protestantesimo nelle sue varie denominazioni confessionali. Nella storia della teologia controversistica, Möhler rappresenta una svolta importante. A partire dai testi ufficiali della fede, egli predilige un’esposizione sistematica oggettiva, tanto del cattolicesimo, quanto delle varie correnti del protestantesimo; è sensibile al confronto e al riconoscimento di possibili errori sul piano storico-culturale, ma si dimostra, nonostante la sua sincera ispirazione irenica, intransigente sul terreno della formulazione dottrinale. Il suo modo rigidamente sistematico di intendere le verità cristiane, formulate in seno alla Chiesa cattolica, gli impedisce di varcare la soglia di quell’ecumenismo che è maturato in occasione del concilio Vaticano II e ha portato i primi risultati ufficiali nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione per fede del 1999 tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale. In questo senso egli resta, nonostante la sua sincera volontà di operare per l’unità della Chiesa, un importante autore «pre-ecumenico».
Nel 1986, Wole Soyinka nel discorso per il conferimento del premio Nobel per la letteratura prende le mosse da un'esperienza teatrale londinese per sviluppare un complesso e potente j'accuse contro il razzismo. Due anni dopo, in uno scritto sul teatro nelle culture tradizionali africane, egli afferma come tale arte sia divenuta una pratica di liberazione, un «modello di sopravvivenza» dell'uomo oppresso. Sospinto dall'urgenza dell'oggi, Soyinka prende nuovamente la parola per esortare ognuno di noi a difendere quel bene immateriale ma concreto che chiamiamo «libertà». "Smurare la libertà" è il compito più esaltante che l'umanità possa assumersi, e necessita sempre di una critica dell'intera storia dello sviluppo umano.
Un viaggio nella storia, nei luoghi, nei simboli, nella mentalità dei pellegrinaggi medievali nel tentativo di comprendere e illustrare il significato di un fenomeno che ha profondamente segnato la civiltà europea e che torna oggi a essere di grande attualità
A cinquant'anni dalla morte, la riflessione dell'italo-tedesco Romano Guardini, figura chiave per il pensiero di Jorge Mario Bergoglio, ritorna a nuova attualità. Il volume rilegge il cuore della filosofia guardiniana, la sua dottrina dell'opposizione polare, alla luce degli scritti inediti pubblicati negli ultimi anni. La teoria della polarità appare, così, come una pagina radicata nella biografia del filosofo e, al contempo, come un tentativo di risposta alle dilacerazioni storico-esistenziali provocate dalla Grande Guerra. Il risultato è un pensiero antinomico, teso tra unità e distinzione, il cui scopo è riconciliare soggetto e oggetto, libertà e verità, modernità e religione. Fedele alla lezione di Max Scheler, Guardini persegue, attraverso l'incontro con Agostino e Bonaventura, un conoscere affettivo capace di unire cuore e ragione, intuizione e concetto. Un contributo ancora oggi di grande rilievo in un contesto internazionale fortemente polarizzato. Come scriveva Guardini nel 1964: «La teoria degli opposti è la teoria del confronto, che non avviene come lotta contro un nemico, ma come sintesi di una tensione feconda, cioè come costruzione dell'unità concreta».
Il ’68 nell’analisi di una testimone d’eccezione: repubblicana, democratica radicale e anticonformista per natura, dopo il trauma della fuga dalla Germania nazionalsocialista e la riflessione sul totalitarismo, negli anni Sessanta Arendt guarda con favore la contestazione giovanile che rianima i «diritti costituzionali popolari» e reclama la potestas popolare riducendo il «sistema dei partiti» a un «fastidioso impedimento». Contro il conformismo della middle class e l’anonima tirannia delle burocrazie, che frustrano il sacrosanto desiderio di agire ed esprimersi pubblicamente, il ’68 riscopre che «agire è divertente». E se la ribellione violenta è inaccettabile, non è tuttavia incomprensibile. L’unico antidoto alla disperazione generata dall’impotenza e dalla frustrazione, infatti, è la libertà di partecipare al mondo comune: questo il messaggio che Arendt lascia alla società futura, la nostra.
La ricerca di Biffi mette in luce un filo rosso di pensiero che attraversa la storia moderna e ci conduce al XIX secolo. Proprio la frequentazione della complessità tomistica e della creatività e dolcezza del pensare monastico hanno iniziato l’autore a cercare gli esploratori della fede in quel mondo moderno in cui sviluppano il pensiero scientifico e i sistemi filosofici. Questo libro c fa gustare la qualità e l’acutezza di pensatori da Maldonado a Rosmini che hanno mantenuto vivo il connubio tra l’entusiasmante procedere della ragione e le meraviglie dello spirito.
Il volume si apre col profilo di S. Giovanni Evangelista - il discepolo prediletto che Gesù amò come un figlio - aggiungendo un nuovo punto di vista per comprendere meglio che cosa sia la santità. Non è, infatti, la vita del discepolo che sta in primo piano, ma la persona del Divino Maestro a essere contemplata e raccontata in tutte le possibili sfumature offerte dalla Rivelazione. Anche gli altri nove Ritratti sono orientati a Cristo, ma ripercorrendo la storia della Chiesa degli ultimi cinquecento anni: dalla carmelitana Teresa d'Avila (1515) fino alla carmelitana Lucia di Fatima (2005). Tra questi due estremi, incontriamo altri due "santi" che ci permettono di toccare alcuni snodi nevralgici della storia cristiana come il Beato Marco d'Aviano e padre Michele Agostino Pro. Gli altri Ritratti evocano personalità significative per i drammi ecclesiali dei nostri giorni: per i giovani è la storia sofferta ma generosa di Gabriele dell'Addolorata; per le famiglie è la vicenda dei coniugi Martin (genitori di S. Teresa di Lisieux, canonizzati durante l'ultimo sinodo dei vescovi); per gli operatori di misericordia è la Beata Enrichetta Alfieri. per coloro che si accostano fiduciosi all'esperienza dei nuovi Movimenti Ecclesiali, è la figura di Igino Giordani, co-fondatore dei Focolarini. A tutti, infine, sarà gradito il Ritratto del «Papa Buono» (Giovanni XXIII), approfondito in seguito alla sua canonizzazione. Con questo libro giungono a centocinquanta i Ritratti sin qui proposti, comprendendo anche quelli pubblicati con il titolo Santi del nostro tempo. Ritratti prima «predicati» (cinque per ogni itinerario quaresimale) da P. Sicari e poi pubblicati da Jaca Book nell'arco di trent'anni.
Oggi viviamo in un miscuglio di razze, culture e religioni, a volte così caotico che la nostra identità deve forgiarsi non solo all’interno del nostro contesto etnico, politico o religioso, ma anche sullo sfondo di altre tradizioni dell’umanità. Cristianesimo e induismo si incontrano di nuovo dopo secoli di separazione e cercano di condividere le loro rispettive esperienze. I cristiani possono vedere la meta nel futuro, gli hindu nel presente, ma entrambi la vedono nei termini della persona umana completa e realizzata. Il volume consta di due sezioni, la prima comprende uno dei libri più noti di Panikkar, Il Cristo sconosciuto dell’induismo. Il punto focale, e spesso frainteso, è l’aspetto ancora sconosciuto del Cristo, presente tanto nel cristianesimo quanto nelle altre religioni, che può quindi contribuire a una sua visione più universale. La seconda sezione è dedicata all’ecclesiologia in India come esempio di inculturazione, e descrive varie sfaccettature dell’incontro tra induismo e cristianesimo.