
Lo studio dell'antica Siro-Mesopotamia ci offre il privilegio di poterci avvicinare a un momento cruciale nella storia dell'umanità, il momento in cui si svilupparono due modalità diametralmente opposte della concezione religiosa: quella politeista e quella monoteista, quest'ultima staccatasi come una scheggia dalla prima. La religione mesopotamica sviluppa strutture di controllo che mirano a frammentare l'assoluto in componenti analitiche e impersonali, mentre la religione biblica offre strutture di controllo che mirano a facilitare e regolare una disposizione d'animo pronta ad accettare un assoluto personale, impervio a ogni frammentazione. Questo volume mette in luce la valenza spirituale del politeismo. La spiritualità è la forma più alta del desiderio, desiderio di stabilire un contatto con un assoluto che ci condiziona alle radici, in modi incontrollabili. Ed è proprio da questo aspetto di "controllo" che entra in gioco la religione. La religione è, quindi, la codificazione del modo in cui questo desiderio dell'assoluto viene strutturato. Dove la strutturazione diventa fine a se stessa, la religione si ossifica e fossilizza. Quando invece si mantiene vivo il senso di un assoluto verso il quale tende sempre il nostro desiderio, per quanto incanalato in moduli espressivi socialmente validi, lì è dove la religione si mantiene come una forma viva di spiritualità. Prefazione di Mons. Franco Buzzi.
"L'autrice possiede la maestria e la grazia della più autentica critica e saggistica letteraria, la simbiosi di acribia filologica attenta al minimo e di visione all'ingrande della vita e della storia". Così Claudio Magris introduce ai dodici serrati e ariosi capitoli sul tema dello specchio che l'autrice presenta in questa opera, in un percorso che si snoda fra Dante, Foscolo, Pirandello, Svevo, Montale, Piccolo, Luzi, Vassalli e altri ancora... Sempre Magris: "Indagare sullo specchio nella letteratura diviene così un modo di entrare nel cuore del labirinto umano, nelle contraddizioni degli uomini, che vogliono afferrare ma anche occultare e occultarsi la verità e la realtà, fissare direttamente il sole abbagliante e insostenibile e insieme distogliere lo sguardo dalla sua luce. Questo saggio di Giovanna Ioli diviene così attraverso una puntuale analisi che non concede nulla a divagazioni poetizzanti né a tentazioni di discorsi generici sui massimi sistemi - un viaggio avventuroso, ulissiaco eppur lieve, nei meandri della vita lacerata tra finitezza e desiderio di eternità, nei grovigli del significato e dell'insignificanza del vivere, nelle contraddizioni della parola sospesa tra verità e fallimento. Leggendo questo libro, si capisce, si sente concretamente come la letteratura e il suo studio siano, nella misura donata ai grandi e in quella minima e manchevole di tutti noi altri, una Commedia dantesca, un viaggio attraverso i tre regni".
Nonostante l'antichità dell'edificio, di fondazione costantiniana, e il prestigio conferito dal prezioso "tesoro" delle reliquie della Passione di Cristo, la basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma non disponeva ancora di un'indagine complessiva della sua storia, monumentale, artistica e spirituale. Gli studi, caratterizzati specialmente negli ultimi anni da importanti interventi di scavo e restauro, si sono però infittiti, sia sulla topografia della zona, di eccezionale rilievo archeologico, sia sulle strutture architettoniche e il complemento pittorico tra Medioevo ed Età moderna. Si è ritenuto quindi opportuno proporre uno strumento di conoscenza sicuro e aggiornato, che oltre a presentare, in efficace sintesi e per nodi fondamentali, la complessa vicenda dell'edificio, integrasse l'approccio tradizionale con la riflessione sul patrimonio di reliquie che lo caratterizza e sulla figura della fondatrice, l'imperatrice Elena, che ne ha fatto una "Gerusalemme a Roma", sintesi irripetibile dei due massimi centri della cristianità. Al progetto, promosso dall'Editoriale Jaca Book, è stato chiamato a collaborare un nutrito gruppo di specialisti, con il coordinamento di Roberto Cassanelli, dell'Università Cattolica del S.C. di Milano, e Emilia Stolfi, a lungo curatrice dell'Archivio dell'abbazia cisterciense di Santa Croce.
L'arte romana ha soppiantato quella greca guidando la storia della creazione artistica verso una direzione nuova. Sfida, questa, storicamente difficilissima, dal momento che l'arte era intesa dai contemporanei come fenomeno propriamente greco, il che espose i Romani all'accusa di imitazione. Contrariamente ai Greci, gli artisti dell'Impero romano non cercarono di ricreare in maniera perfetta modelli presi dal mondo naturale, ma furono piuttosto interessati a rappresentare il mandato del sovrano, rappresentato dai filosofi romani come parte stessa del fato. Lo sviluppo graduale nel tempo dell'arte romana, di cui ogni passaggio resta per noi perfettamente tracciabile, condusse infine al grado di astrazione tipico dell'arte bizantina. Quando, dopo la morte di Cesare, il futuro Augusto, suo figlio adottivo, trionfò nella lotta per il potere sconfiggendo Marco Antonio nella battaglia di Azio il 2 settembre del 31 a.C, e successivamente diede una nuova costituzione allo Stato unificato (sotto l'influenza del suo consigliere Mecenate), l'arte romana trovò finalmente il proprio fondamento. Il Principato, nuova istituzione statale che si , rivelò decisiva per la nascita dell'arte di Roma, fu una felice combinazione di due forme di governo a prima vista incompatibili: repubblica e monarchia. Impulso fondamentale, in questo, è stata la scoperta del profilo di Mecenate (65-8 a.C), il quale recitò un ruolo fondamentale nella formazione dell'arte romana.
Julien Ries, storico delle religioni mediorientali, avvicinatosi agli ambienti degli studi preistorici e dell'arte rupestre ha potuto applicare anche alla preistoria il concetto di "homo religiosus" mutuato da Mircea Eliade. In accordo con il paleoantropologo Yves Coppens, per Ries l'uomo, dalla sua apparizione sul pianeta 2,5 milioni di anni fa (Homo habilis), è "homo religiosus". Il presente volume approfondisce nella prima parte il tema di come si possa ravvisare l'"homo religiosus", di come si sviluppi il rapporto col sacro e con le sue costanti: il mito, il simbolo e il rito, e infine di come l'uomo concepisca la presenza dell'aldilà. La seconda parte spiega, con i dati dell'archeologia, come, pur non potendo identificare tutta la complessità delle forme religiose della preistoria, noi constatiamo lungo centinaia di migliaia di anni la presenza dell'attività simbolica, mitica e rituale da parte dell'uomo. "Homo habilis", "Homo erectus", "Uomo di Neandertal", "Homo sapiens" ci mostrano diverse forme di capacità simbolica e di religiosità. Clamorose infine l'arte rupestre e le pitture delle caverne, dai 40.000 anni fa del Paleolitico superiore al Neolitico e all'età dei Metalli. Se un chiaro senso delle divinità appare con la sedentarizzazione intorno ai 10.000 anni a.C, le grandi religioni fanno la loro comparsa nel mondo mesopotamico. Prefazione di Fiorenzo Facchini.
Da più di un secolo il sacro occupa un posto di rilievo nella storia delle religioni. Nell'Ottocento infatti l'espansione coloniale ha suscitato in molti occidentali curiosità e interesse nei confronti della cultura, del pensiero e della religione dei popoli privi di scrittura. Nasce la teoria sociologica del sacro, un movimento di ricerca che considera il fenomeno religioso come fenomeno sociale. La scuola fenomenologica invece punterà a studiare la religione non partendo dalla società, ma dall'uomo religioso. Di conserva con queste due scuole, e sulla base dei dati da esse elaborate, prende piede un nuovo metodo storiografico. In quarant'anni di intenso lavoro Georges Dumézil mette a punto una ricerca comparata che gli permette di configurare il pensiero indo-europeo arcaico, dove il sacro appare legato alla funzione di sovranità. Grazie ad un analogo metodo comparato Mircea Eliade ricerca le articolazioni fondamentali del fenomeno religioso per individuare l'universo mentale dell'homo religiosus. A questi tre grandi filoni di ricerca è venuta a sovrapporsi la controversia sul sacro: conflitti di metodo e d'interpretazione negli ultimi decenni si sono moltiplicati. La prima parte del libro opera una sintesi delle principali teorie del sacro presso gli storici delle religioni da oltre un secolo a questa parte. La seconda parte del libro offre una rassegna del sacro nelle grandi religioni.
Nel dibattito attuale sulla evoluzione alcune questioni rimangono sempre vive a motivo dei progressi della scienza nel campo della paleontologia e della biologia e delle grandi domande che i temi delle origini sollevano. L'autore richiama l'attenzione su cinque nodi della evoluzione: evoluzione e creazione; crescita della complessità ed evoluzione; caso, finalità e finalismo; le specie nella evoluzione umana; la identità dell'uomo. Le questioni sono affrontate alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, senza ignorare le discussioni che si aprono in altri settori interessati ai temi delle origini. Una fedeltà rigorosa alla scienza per discernere dati, interpretazioni e ipotesi, e l'apertura a considerazioni su altri piani, come quello filosofico e teologico, hanno mosso l'autore, già noto per numerose pubblicazioni sul tema della evoluzione.
I brevi testi di questo opuscolo si possono paragonare a dei "frammenti": l'intero è il mistero di Cristo, di cui sant'Ambrogio invitava a scoprire i tesori nascosti e che oggi appare smarrito, abbandonato e persino si direbbe deliberatamente accantonato. Ora, un primo manipolo di "frammenti" riguarda Gesù risorto da morte e quanto da lui irraggia o in lui si risolve. Sono gli argomenti umani e cristiani fondamentali e sempre urgenti, d'altronde interpretabili e comprensibili unicamente alla luce del Crocifisso glorioso, come: il destino dell'uomo, la sua vita e la sua morte, il demonio e il male, l'inferno e il paradiso. A far da guida in queste riflessioni è proprio sant'Ambrogio con le sue intuizioni acute e folgoranti, che ne fanno in cristologia il dottore più perspicuo di tutti i dottori della Chiesa. Una seconda raccolta di testi ha come argomento la teologia, considerata in una molteplicità di aspetti e sullo sfondo del pensiero debole contemporaneo che, deprimendo l'intelletto e offuscandone lo splendore, rende impossibile la sacra dottrina. E qui la guida è Tommaso d'Aquino, nel quale limpidità e profondità si fondono, ma che, secondo Inos Biffi, è ancora largamente da scoprire. L'ultima parte dell'opuscolo è un incontro con alcuni santi e dottori che hanno trovato e illustrato con intensità e finezza singolari i "tesori nascosti in Cristo": da Ambrogio, che già conosciamo, a Bernardo di Clairvaux, a Bonaventura, e ancora a san Tommaso...
Perché siamo sottomessi agli imperativi dell'economia? La visione del mondo che ci propone questa disciplina è davvero realistica? È possibile concepire diversamente la produzione, il consumo e lo scambio? Partendo dalla storia e dall'antropologia, questo saggio rimette in discussione i presupposti dell'economia dominante, affermatisi nel corso dell'Ottocento e ormai divenuti obsoleti. L'egemonia del mercato, la lotta contro la scarsità e l'ossessione della crescita conducono all'abbondanza oppure alla penuria generalizzata? Con uno sguardo lucido e originale sulle diverse crisi - economica, finanziaria, energetica e alimentare - che ci minacciano, Gilbert Rist propone un altro modo di pensare la società e di affrontare i problemi ecologici, invitando alla costruzione di un nuovo paradigma economico.
Il problema del male non trova posto nella filosofia di Benedetto Croce: i suoi scritti rivelano una incrollabile visione ottimistica della realtà, pienamente positiva e in armonia con l'attività dell'uomo, chiamato ad operare per trasformarla. Eppure il male rimane in Croce come un'ombra che accompagna la sua vita e il suo pensiero, a partire dalla tragica notte del 29 luglio 1883, quando il terremoto di Casamicciola cancellò quanto aveva di più caro. I Taccuini personali rivelano che le terribili ripercussioni di quella notte si ridestarono puntualmente ad ogni evento drammatico di cui egli ebbe notizia: il terremoto di Messina, l'avvento del fascismo, la seconda guerra mondiale, la decadenza fisica, l'approssimarsi della morte. Tutto ciò venne a incrinare pericolosamente la compattezza del suo sistema, mirante a identificare il mondo dell'esperienza con l'Assoluto. Quello di Croce è l'ultimo grande tentativo filosofico di negare la possibilità stessa del male: scopo del libro, dopo la presentazione dei capisaldi della sua filosofia (Estetica, Logica, Storia, Etica), è discutere questa negazione, mostrando che il problema del male, in tutte le sue forme, mette radicalmente in discussione ogni filosofia dell'immanenza. Tutto ciò pone la riflessione filosofica di fronte a un dilemma inevitabile, oggetto delle Conclusioni del presente lavoro.