L’adozione matura su storie di sofferenza, di perdite, di separazioni che bambini e adulti. Eppure oggi non ci si interroga quasi più se la coppia abbia fatto o meno indagini per l’accertamento dell’infertilità, ci si interroga invece su quanto i percorsi e i fallimenti dei tentativi di procreazione assistita abbiano lasciato segni nella loro storia. Anche l’età dei bambini, le loro storie di istituzionalizzazione, il ripetersi di separazioni e perdite, i maltrattamenti e gli abusi subiti, appaiono quasi una costante nell’esperienza adottiva. Ben sappiamo quanto il trauma agisca da attivatore inconscio e quanto le emozioni ad esso collegate tendano a contagiare le relazioni che ognuno stabilisce e da cui ognuno dipende. Questo libro è uno strumento per condividere le modalità con cui i professionisti tendono a difendersi e/o gestire proprio questi aspetti.
La metafora della rana che non avverte l’istinto di saltare fuori dal contenitore, nonostante la temperatura dell’acqua aumenti in maniera lenta ma graduale, fotografa con precisione il modo in cui ci stiamo comportando di fronte ai cambiamenti del clima.
Come la rana, anche noi rimaniamo indifferenti mentre il pianeta si riscalda.
Grazie all’educazione sostenibile si sta scoprendo che l’attuale stile di vita fondato su spreco e abbondanza, in un pianeta dalle risorse limitate, condurrà inevitabilmente alla catastrofe: cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, fine dell’energia a basso costo, predazione delle risorse naturali, degrado ambientale, disuguaglianza sociale, obesità, diabete, asma, ecc.
L’educazione sostenibile è l’unica strategia di lungo termine da promuovere nella scuola.
Questo libro, come un kit integrato di pensiero e azione, raccoglie giochi e metafore per aiutare gli educatori a riflettere e far riflettere sulle relazioni esistenti tra i singoli individui, le comunità in cui essi vivono o interagiscono e le conseguenti pressioni che queste relazioni hanno sull’ambiente naturale. Attraverso esperienze concrete di gioco rivolte ai bambini, si può guidare al superamento dell’idea che sia possibile vivere svincolati dalla natura.
Ciò significa trasformare la scuola in comunità sostenibili.
La scuola che promuove l’educazione sostenibile, insomma, non fa solo laboratorio sul sistema natura ma si trasforma in una creativa, divertente comunità di discorso, dove si attivano processi di comunicazione orientati allo studio delle relazioni della rete della vita.
Cos’è un “gioco filosofico? È innanzitutto un gioco delle parti, dove pensare col pensiero di Talete, Anassimandro, Platone, ecc., e vedere il mondo con i loro occhi, con le loro categorie, si trasforma in partecipazione alla loro filosofia.
Perchè un conto è sapere che un certo giorno Talete disse qualcosa intorno alla natura del mondo e, magari, saper spiegare con intelligenza perchè Talete pensò in quel modo. Un altro conto è provare a mettersi nei panni di Talete e chiedersi "com'è fatto il mondo"? Giocare a pensare con la propria testa, questa è una rivoluzione. Piccola o grande, lo stabilirà il lettore dopo aver percorso questo itinerario filosofico sorprendente, concepito come supporto creativo ma concreto, per sperimentare in classe una didattica ludico-creativa.
Una sola avvertenza: questo testo va usato insieme, e non in alternativa, agli strumenti tradizionali (lezione frontale, interrogazione, studio del manuale, lettura di classici, ecc.), per creare percorsi curricolari di filosofia.
Infatti, giochi, ampiamente sperimentati, sono presentati come dinamiche a squadre, pensate per vivere in maniera divertente (ma anche rigorosa) il dialogo con i pensatori del passato, con le loro proposte e letture della vita, con i loro scritti: finestre aperte sulla realtà, squarci di mondo, visioni del possibile. Nella consapevolezza che ogni filosofia ha qualcosa da insegnarci e che nessuna può avere la pretesa di esaurire la visione del tutto.
“Fin dalle prime righe Mal d’amore si presenta come un testo dedicato a uomini e donne che desiderano confrontarsi con il tema del legame affettivo e delle passioni erotiche.
Amarsi è infatti naturale. Eppure costruire vincoli solidi, duraturi e appaganti implica una scelta condivisa con il partner, una complessiva maturità, una intelligenza capace di promuovere adattamenti e un costante lavoro psichico.
Amare è un bisogno fisiologico. Eppure ogni epoca storica lo interpreta in modo originale a partire dal contesto culturale nel quale prende forma.
La lettura di queste pagine giova allora ai fidanzati che si avvicinano all’esperienza della vita in comune poiché li sollecita a riflettere sui loro bisogni emotivi e su cosa ognuno, oggi, possa aspettarsi dal compagno o dalla compagna.
È però la coppia stabile, travolta dalla negoziazione affettiva, stanca dei conflitti quotidiani, offesa dalla realtà matrimoniale, quella che può trarre maggior beneficio da questo scritto.
La patologia della pseudocoppia riguarda il sostare dei coniugi sulla soglia di una relazione che non li soddisfa, li immiserisce e li rende infelici senza che nessuno dei due riesca a dare avvio ad un cambiamento.
È la ripetitività il segnale che la vita in comune non può proprio funzionare. La staticità è la trama emotiva che intossica l’aria che respirano i figli.
Il libro si rivolge quindi a tutti coloro che lavorano con i bambini e i ragazzi in quanto li aiuta a collocare i comportamenti delle nuove generazioni nel sistema familiare e li induce a valutare la possibilità evolutiva dei rapporti tra figli e genitori.”
"Efeso è ancora addormentata.
Ma laggiù, il tempio di Artemide, nelle sue cento colonne di marmo, scintilla ai primissimi chiarori dell'alba.
L'Oriente si tinge di santità.
E nel cielo, di un bianco battesimale, sotto le Pleiadi, è spuntata la stella del mattino.
Buona giornata, Maria!"
"Queste pagine, che non derivano da una elaborazione autonoma e soggettiva, ma da una sorta di scrittura collettiva, sono preziosa indicazione di una strada cje potrebbe far crescere le nostre comunità verso una vera maturità di fede e verso una dignità di autentica partecipazione.
Sono pure avvertimento ad evitare il rischio di teorizzare senza condividere ed esortazione pacata, ma decisa, a credere che il Signore dona lo Spirito senza misura.
Questo libro mostrerà, a chiunque lo legga con attenzione, che il vescovo Antonio Bello era davvero, come è stato scritto da lui, 'un utopista illuminato con i piedi per terra'".
Card. Silvano Piovanelli
"Più che dissipare l'ombra di Caino, dobbiamo accoglierla. Perchè ci talloni in termini critici.
Si dice: "non voglio neanche vedere l'ombra di te" quando uno ci sta sullo stomaco. Invece noi l'ombra di Caino non dobbiamo scrollarcela di dosso, ma dobbiamo accoglierla e dissipare, semmai, lo spirito di Caino che è in noi."
Il rapporto con l'altro, con il diverso, con coloro cioè che non erano riducibili alla sua norma, il Signore l'ha sfuggito o l'ha cercato?
L'ha dribblato o l'ha provocato?
L'ha temuto o l'ha desiderato?
E quando è avvenuto il confronto con l'altro, Gesù ne ha rispettata l'identità o l'ha violentata?
Nelle sue relazioni umane con il diverso, prevale in Gesù il "riconoscimento dell'alterità" o la "smania dell'omologazione"?
L'arcobaleno del desiderio è la raccolta sistematica delle tecniche del Teatro dell’Oppresso nelle sue applicazioni alla realtà europea. Nel Teatro dell’Oppresso lo spettatore è aiutato a liberarsi dai veti e dalle repressioni frutto di una ingiusta struttura sociale, indicati da Boal con il termine flics (poliziotti).
In un contesto come quello europeo, dove i bisogni materiali sembrano essere soddisfatti, l’oppressione assume caratteristiche di tipo psicologico. I poliziotti esercitano la loro funzione di sorveglianza o repressione in modo più persuasivo e sottile, nella testa di ciascuno di noi, e il teatro diviene, nella provocatoria proposta di Boal, tecnica assai efficace per liberarsi dal flics che danzano nella testa. La sua funzione terapeutica trasforma il disagio senza nome degli spett-attori in un "desiderio" incomprensibile di liberazione, che loro stessi organizzano sulla scena. Ancora una volta il teatro si offre come un fecondo strumento di cambiamento sociale assolutamente unico.
" Tra gli Hutu e i Tutsi non c'è mai stata differenza. Ma nel 1994 io donna Tutsi mi sono seduta davanti alle rovine della mia casa. Il primo vicino non c'era più, era stato assasinato dagli Hutu. Il secondo sterminato con la sua famiglia. Ho visto la stessa cosa anche per il terzo vicino. Ho scritto questo libro perchè non accada più."