Le lezioni di Hegel sulla storia della filosofia costituiscono il laboratorio concettuale e terminologico del suo sistema di pensiero e delineano lo svolgimento storico che ad esso ha condotto. Tuttavia Hegel non ha mai dato alle stampe i testi dei suoi corsi, di cui resta traccia solo grazie a manoscritti, quaderni, appunti e annotazioni, autografe o dovute agli uditori. La sola traduzione italiana delle lezioni sulla storia della filosofia fino a oggi disponibile riproduceva l'edizione del 1840-44, curata da Karl Ludwig Michelet dopo la morte di Hegel. In linea con la più recente ricerca, a quel testo si è qui preferita l'edizione del corso berlinese del 1825-1826 pubblicata in Germania tra il 1986 e il 1996, a cura di Pierre Garniron e Walter Jaeschke. Il volume è corredato di un apparato di note e di un'introduzione a firma del curatore Roberto Bordoli. In appendice è data la traduzione dei manoscritti hegeliani relativi alle introduzioni ai corsi del 1820 e del 1823.
Si parla e si scrive molto di guerre, di eccidi e di violenze. È il racconto del sangue versato. Ma non saremmo qui se qualcuno non avesse lavorato per risparmiare il sangue. Persone e gruppi, come quei soldati della Grande Guerra che concordavano tregue fra le trincee opposte. Popoli che misero in salvo i loro concittadini ebrei o che nascosero e protessero migliaia di militari sbandati e di prigionieri di guerra. Diplomazie e governi che hanno tramato la pace, non sempre la guerra. Senza Mandela e Tutu non ci sarebbe stata una transizione pacifica in Sudafrica, senza King un così forte movimento per i diritti civili, senza il Dalai Lama una nonviolenza tibetana, senza Ibrahim Rugova una kosovara e, soprattutto, una nonviolenza tout court senza Gandhi. "La conta dei salvati" è dedicato a queste storie. Storie molto diverse per le caratteristiche e per l'attenzione storica e mediatica che hanno ottenuto (o non ottenuto). Tutte mostrano due verità. La prima: il sangue può essere risparmiato anche da chi non ha potere, o ha un potere minimo. La seconda: se è importante raccontare una guerra, ancora più importante è descrivere come un conflitto non è deflagrato. Per capire come si può fare, e con che mezzi.
Nato da una famiglia nobilissima ma di scarsi mezzi, imparentato con Gaio Mario, l'eroe dei democratici romani, Cesare fu artefice di una fulminante carriera politica: pontefice massimo, console e proconsole della Gallia Cisalpina, conquistatore di tutte le Gallie, nel 48 invase l'Italia costringendo Pompeo alla fuga e si autoproclamò prima dittatore e infine dittatore perpetuo. Quattro anni più tardi, alle idi di marzo del 44 a.C, veniva pugnalato a morte dai congiurati capeggiati da Bruto e Cassio. Giulio Cesare è figura chiave della storia di Roma: la sua vicenda mise fine alla Repubblica, la sua violenta scomparsa aprì la via al principato. In ogni caso il suo passaggio travolse e modificò profondamente le strutture politiche, sociali e culturali dell'antica Roma.
Atene, 404 a.C. La città-Stato è devastata da una lunga e sanguinosa guerra con la vicina Sparta. Atene, faro della libertà e della democrazia nel mondo antico, è alla ricerca di un perché della sua crisi. La sua storia, la sua cultura leggendaria, il suo modello politico, la religione, la sua stessa identità sono in piena tempesta, ormai sull'orlo del crollo. Intanto la Grecia rimane senza guida: chi prenderà il comando? Chi sarà all'altezza? Città come Sparta e Tebe fanno le loro mosse. Grandi tiranni provano a calcare la scena mondiale. Alessandro Magno cerca di espandere il suo regno e conquista l'intero Impero persiano. Passano quasi 100 anni, neanche un secolo dopo la caduta di Atene, nel 323 a.C., alla morte di Alessandro, e tutta la Grecia e gran parte del mondo noto a quell'epoca si scoprono nelle mani di un monarca assoluto, modello di despoti per millenni a venire. Com'è stato possibile in questo arco di tempo precipitare da una società politica pluralista a un regime chiuso e dispotico?
"Ci chiediamo se spiegare le cose si avvicini troppo a giustificarle e, se è così, dove dovremmo fermarci. Ci preoccupiamo su come mantenere un impegno di giustizia quando il mondo intero non lo fa. Ci chiediamo quale sia lo scopo di dare senso teorico al mondo quando non possiamo dare un senso alla miseria e al terrore. Possiamo farlo con ironia, asciuttezza o passione, ma in ogni caso troviamo il modo per considerare una parte trascurata del problema come il senso stesso della vita. Concentrarsi su tali questioni non consiste nel sostituire il pensiero critico con il buonismo. Al contrario: i testi qui discussi dovrebbero rivelare che poche cose danno adito a un pensiero di profondità e rigore tali da togliere il fiato e che, soprattutto, danno adito al dialogo, il vero inizio della filosofia": da queste considerazioni prende avvio la riflessione di Susan Neiman sul problema del male. Che senso ha un mondo dove gli innocenti soffrono? Quale fede in un potere divino o nell'umano progresso resiste a non catalogare il male? Il male è forte e radicato o banale e mediocre? Fino a quando l'impossibile può divenire possibile in termini di brutalità e violenza? In un serrato confronto con molte voci della filosofia degli ultimi tre secoli - da Voltaire e Rousseau a Kant, da Leibniz a Schopenhauer, passando per Nietzsche e Freud, fino a giungere ai contemporanei Adorno, Camus, Arendt e Rawls - Susan Neiman dimostra come il male non abbia una essenza costante.
Il Corano è il libro sacro dell'Islam, anzi nella cultura islamica è, per antonomasia, "il Libro". Testo religioso, spirituale pratico a un tempo, di Dio, inimitabile per suo stesso assunto, libro dai molti nomi e dai molteplici modi di lettura, "mare profondo" che non può essere esaurito: accostarsi a esso rappresenta per noi occidentali un'impresa irta di difficoltà. In queste pagine, un percorso di conoscenza e comprensione del Corano: le vicende della composizione, la struttura, i temi portanti e, soprattutto, l'interpretazione, indispensabile chiave d'accesso al messaggio divino.
C'è una vastissima quantità di esperti e commentatori che trattano l'ordine economico corrente, basato sulla ricerca dell'interesse individuale e sull'esistenza di mercati privi di impedimenti, come l'unico ordine realizzabile. In questo libro si afferma che tutti i sistemi economici poggiano su norme e convinzioni sociali. Tantissimi economisti di professione danno a tal punto per scontate le norme del capitalismo che con il tempo queste ultime sono diventate invisibili e hanno creato l'illusione che non ci sia nessuna norma. In verità, senza di esse il capitalismo crollerebbe. Tutto ciò lascia intendere che una società più egualitaria e più giusta di quella in cui viviamo attualmente sia possibile. Ci sono prove a sufficienza, oltre che ragioni a priori, per credere che gli esseri umani siano capaci di rinunciare a sfruttare ogni opportunità per il proprio guadagno personale. Scopo di questo libro è stendere la roadmap intellettuale per sviluppare una grammatica del dissenso.
Soltanto in Occidente la religione è tutto e tutto pervade. Non è concepibile un'Europa senza cristianesimo, senza teologi, senza papato, senza guerre di religione, senza grandi eretici. Ma come hanno fatto i cinesi la cui civiltà è stata autorevolmente definita 'Né Dio né legge'? Come hanno vissuto per tremila anni se presso di loro l'umano non si contrappone al divino, i santi o i saggi sono concreti e non compiono miracoli, l'ordine nasce dal buon accordo e le regole si impongono in quanto forniscono dei modelli? Come si sono imposti come potenza egemone, facendo a meno di quelli che sono considerati i due pilastri fondamentali della civiltà, almeno la nostra? Questo libro racconta storie di ieri e di oggi ed è un racconto di chi ha vissuto in Cina e l'ha compresa nel profondo del suo cuore. Va dalla predicazione dei missionari gesuiti alla più grande ribellione della storia cinese a metà Ottocento. Dai difficili tentativi di modernizzazione del Celeste Impero, quando fu necessario inventare una parola per dire 'religione', alla violenza della guerra dei Boxer; dal dichiarato ateismo dell'epoca di Mao e delle Guardie Rosse all'attuale rinascita di una religione popolare, che fonde buddhismo, daoismo e confucianesimo. Se ora si assiste alla convergenza di elementi cinesi e occidentali, sarebbe sbagliato giungere alla conclusione che stanno diventando come noi. È più probabile che noi si sia obbligati a diventare più simili a loro in un prossimo futuro.
Carlo Azeglio Ciampi per quasi quindici anni ha ricoperto diversi ambiti di responsabilità istituzionale: prima capo del governo, poi ministro del Tesoro, infine presidente della Repubblica. È possibile e forse utile provare a ragionare sul significato delle due decadi che abbiamo alle spalle e sul filo rosso della traiettoria di Ciampi all'interno del mare tempestoso che ha attraversato. Il volume nasce dalla ricerca di nuovi percorsi partendo da una selezione di temi emersi dai colloqui tra l'autore e il presidente Ciampi e dallo spoglio delle sue agende sulle quali era solito annotare appuntamenti, impegni, impressioni, talvolta commenti e giudizi. Dalla crisi finanziaria del 1992 alla caduta della prima Repubblica, da Tangentopoli alla 'discesa' in campo di Berlusconi, dall'ingresso dell'Italia nell'euro alla recente crisi economica e istituzionale: un contributo alla storia della Repubblica nel quindicennio compreso tra lo scorcio finale del Novecento e l'inizio del nuovo secolo. Ne emerge uno spaccato significativo, un punto di vista che permette di seguire alcuni snodi cruciali della transizione italiana: una griglia di interrogativi che si spingono fino a noi, alle inquietudini di un presente incerto e imprevedibile. Un'ipotesi interpretativa, uno sguardo che vuole anche essere uno stimolo per non disperdere un patrimonio prezioso di idee e di speranze.
Troppo a lungo si è pensato che per capire il peso del cristianesimo nella storia italiana bastasse parlare dei rapporti Chiesa-Stato o rintracciare le radici del cattolicesimo politico. Anche se è proprio su questo che è cresciuta tutta una storiografia di grande valore, chi oggi si proponga di comprendere il peso dei cristiani come tali nella storia d'Italia non si trova davanti identità astratte, ma una fede concreta che appartiene a luoghi, culture, letture, mode, ideologie diverse e le percorre tutte. Questo saggio si propone di sondare lo spessore storico di questa realtà e mostra come dimensioni trascurate - le forme della devozione o le estetiche del religioso, le culture del nemico e le concezioni del potere - siano decisive per capire gli snodi storici, ecclesiologici e politici dell'Italia, dalla sua unità fino alle cesure che segnano il nostro presente.