Il progetto fascista si proponeva di plasmare le opere e la volontà degli scrittori italiani. Dalla soppressione dell'opposizione liberale e socialista alla collaborazione più o meno genuina di sedicenti scrittori fascisti, dai rapporti con il Vaticano all'emergere delle politiche antisemite, il libro propone un viaggio originale nel Ventennio attraverso vicende spesso dimenticate della censura libraria. Al centro di ogni capitolo uno scrittore, un editore famoso o una storia particolarmente significativa: dal fascismo della 'seconda ora' di Brancati agli entusiasmi strumentali di Mondadori; dalla rabbiosa censura contro Sambadù, amore negro di Maria Volpi agli equilibrismi di Bompiani; dalle autocensure di Margherita Sarfatti alla barbarie delle leggi razziali. I concreti atti di protesta di personaggi come Piero Gobetti, Roberto Bracco e Benedetto Croce risaltano ancor maggiormente perché appaiono come picchi isolati in una distesa di piatto conformismo e di compromessi opportunistici.
Il testo tratta il ruolo della religione nelle diverse forme di Stato, dal Risorgimento ai giorni nostri, e indaga l'influenza delle istituzioni europee sul principio di sovranità dello Stato per quanto riguarda la disciplina della materia religiosa. Sono presi in esame anche i diritti umani affermati dalla normativa europea e la funzione riservata da quest'ultima alle grandi organizzazioni religiose, nonché il ruolo delle corti di Strasburgo e del Lussemburgo. In particolar modo, i capitoli affrontano i principali aspetti delle discipline di merito in materia di religione nel nostro paese. In primis, sono analizzate In maniera critica le leggi costrittive, che impongono il pensiero unico della maggioranza parlamentare e ignorano il ricco pluralismo culturale che caratterizza l'Italia. Gli autori entrano nel merito di alcune questioni già normate (divorzio, aborto) e altre, molto attuali, che riguardano l'accanimento terapeutico, l'eutanasia e il testamento biologico. Infine sono presi in esame gli aspetti specifici delle regole religiose (alimentazione, simboli, abbigliamento, riti, festività religiose). Il volume propone un innovativo esperimento scientifico e didattico, anche in riferimento all'auspicata modernizzazione dell'impianto legislativo interno dell'Italia.
La nostra democrazia sta subendo un processo di mutazione molecolare di cui non riusciamo ancora a ogliere la direzione. Nel suo aspetto più visibile la mutazione è politica ed economica. Riguarda la composizione sociale della cittadinanza, il rapporto tra le classi e il governo dell'economia pubblica e si manifesta come una mutazione in senso antiegualitario. Nel suo aspetto meno visibile la mutazione è culturale e ideale e si presenta come appropriazione identitaria della libertà e dell'eguaglianza dei diritti civili. Se volgiamo poi lo sguardo alla sfera della vita privata, ai cambiamenti intellettuali, sociali e politici, scopriamo che esiste una maggiore distanza tra le persone in relazione alle opportunità che hanno di acquisire beni effettivi e simbolici. Siamo forse alla vigilia di un cambiamento paradigmi sociali e politici?
Non ha senso contrapporre laicità e religione. La laicità ben intesa difende la libertà religiosa e la natura non confessionale delle istituzioni ma non per questo è indifferente o ostile al contributo decisivo che anche le culture religiose possono offrire alle società pluraliste. Per evitare che un'ipocrita neutralità azzeri le differenze, il rispetto della parità morale tra individui e la tutela della libertà di coscienza e di religione dovrebbero costituire i due obiettivi principali della laicità. I sostenitori di concezioni del mondo quali i grandi monoteismi storici, le religioni orientali, l'eclettismo spirituale, l'ateismo militante, l'agnosticismo e così via devono imparare a convivere e a stabilire legami di solidarietà. È la laicità pluralista di cui si parla in questo libro a garantire tutto questo.
Facendo base in una mansarda che divide con un amico e, occasionalmente, con qualche blatta invadente, un giovane intellettuale italiano si muove per Parigi e - fra imprevisti e probabilità - disegna sul tabellone del monopoli intricati percorsi che lo portano ad attraversare tutti i quartieri della città ("Ci incontriamo alla Galerie Hélène de Roquefeuil, in Rue Amelot, la via dei libertari tra Republique e Bastille. Quarto arrondissement. Azzurra secondo il Monopoli"), I passaggi importanti ci sono tutti: dal Musée d'Orsay al cimitero di Pére Lachaise, da Montparnasse al quartiere latino, da Beaubourg alla sfilata del 14 luglio. Ma sono visti da dentro alla cartolina, dal punto di vista di quelle piccole sagome umane che ogni tanto finiscono per caso nelle foto. Persone che passavano di là, magari per andare a fare una lezione di italiano o a parlare di riviste letterarie davanti a un bicchiere di vino; per raggiungere l'inaugurazione di una mostra o correre a un appuntamento galante. I luoghi si trasformano, così, in incontri, rivelando un'atmosfera allo stesso tempo inconfondibilmente parigina e irresistibilmente multietnica. "Perché il segreto di questa città è che davvero ti fanno felice cose apparentemente senza importanza. E penso che sarà pur vero che un francese da solo è pesante, e io lo so bene, ma presi tutti insieme, tanti francesi che vuol dire poi italiani, argentini, polacchi, algerini, diventano di colpo più leggeri dell'aria".
"Chi parla di una tipica 'città romana' intende, di norma, una città a pianta ortogonale, come quelle che si incontrano nelle regioni che una volta formavano la parte occidentale dell'Impero". È quasi un paradosso: rispetto a questa struttura, Roma non si presenta affatto come una tipica 'città romana'. Ma è Roma che ha fatto da modello per intere generazioni, in particolare per le più importanti tipologie di edifici pubblici.
Il fenomeno burocratico è universalmente presente nelle società contemporanee. In ciascuna presenta effetti riprovevoli così vari e molteplici da far dimenticare per quali ragioni storiche e concettuali la burocratizzazione ha costituito l'indispensabile dimensione amministrativa nei processi di modernizzazione e razionalizzazione della società, in contesti sia pubblici che privati. Dopo aver affrontato questo tema nella prima parte, nella seconda l'opera considera varie patologie tipiche della struttura e del funzionamento degli assetti burocratici. Distingue alcune patologie dovute a fenomeni che hanno ritardato e ostacolato la burocratizzazione, rendendola incompleta e difettosa, da quelle più massicce e visibili che essa produce quando invece viene realizzata in misura eccessiva. Fenomeni di questo secondo tipo sono stati identificati e lamentati molto diffusamente nella letteratura e nel discorso pubblico contemporaneo, specie quello d'ispirazione neo-liberale. Per questo la terza parte sottopone a una disamina critica gli argomenti in questione, riaffermando la necessità e legittimità della gestione consapevole, politicamente ispirata, di alcuni aspetti della vita sociale che altri vorrebbero invece affidare esclusivamente al mercato.
Perché dopo secoli di demonizzazione l'attuale papa ha deciso di "cristianizzare" l'Illuminismo? Qual è il vero rapporto della Chiesa con questioni cruciali come la storia della libertà e dei diritti dell'uomo? Vincenzo Ferrone contesta l'uso e l'abuso di tesi storiografiche che teologicamente declinate rivendicano alla cultura cristiana le origini della modernità in Occidente, nonché la difesa dell'essere umano nel mondo post-moderno. "Forse bisognerà davvero attendere un nuovo papa, meno teologo, meno competente nella raffinata 'dialettica dell'Illuminismo', per sperare di veder finalmente rispettato per intero spazio valoriale dei non credenti, la loro autonomia morale, bisogno esistenziale, il significato profondamente umano e quindi sacro della verità storica, indispensabile anche, e soprattutto, per i cattolici riformatori".
Il volume analizza la dimensione dell'effettività del diritto pubblico, intesa non soltanto come complesso di principi e regole, ma anche quale contenitore ed espressione di eventi, decisioni e fenomeni socio-economici capaci di incidere direttamente sui diritti dei cittadini. Il conflitto sociale, la lotta per i diritti, l'eguaglianza sostanziale rappresentano le categorie giuridiche che maggiormente hanno contribuito all'insorgere delle tre dimensioni del diritto pubblico, trasformando la pubblica amministrazione da mera esecutrice della volontà legislativa a soggetto attivo nei processi sociali di trasformazione e di erogazione di servizi. Si è così sviluppato un diritto pubblico capace di confrontarsi e fronteggiare decisioni provenienti anche da organismi privi di investitura popolare. Alberto Lucarelli discute i contributi teorici più significativi che si sono avuti nel XIX e XX secolo e "attraverso l'analisi delle idee e dell'evoluzione dei processi normativi - si pensi alla straordinaria stagione delle Costituzioni europee successive alla prima guerra mondiale - evidenzia le varie dimensioni del diritto pubblico. Inoltre delinea quali possano essere gli strumenti e le categorie giuridiche per uscire dalla crisi della dimensione sociale del diritto, e dalla sua impotenza, per raggiungere gli obiettivi della democrazia sostanziale".
L'Italia è un paese in difficoltà. Perché è vecchio, con pochi e sfaticati giovani, stranieri che rubano il lavoro e donne alle quali nemmeno conviene cercarlo? No, perché è pieno di freni culturali e strutturali che impediscono di liberare le forze positive e dinamiche lasciate troppo a lungo, colpevolmente, imbrigliate. La principale ricchezza di un paese sono i suoi abitanti, allo stesso tempo produttori e destinatari di benessere, questo libro si occupa di loro. Ogni capitolo è dedicato a un alibi da smontare perché il declino non è un destino ineluttabile; un'Italia migliore è possibile, se saremo in grado di trasformare quelli che vediamo oggi come problemi in sfide e opportunità da cui ripartire.