Fecondazione artificiale e maternità surrogata, assistenza sanitaria, vendita e/o donazione di organi, sperimentazione sugli umani, eutanasia, Engelhardt propone, in questo volume, possibili linee di soluzione per i temi caldi della bioetica. Veniamo da un passato in cui ogni istituzione politico-religiosa cercava di imporre un'ortodossia che avesse gli stessi confini del suo potere. Dal fallimento di questa impresa è nato il progetto filosofico moderno di guidare l'umanità a superare la cacofonia di narrazioni morali contrastanti per conseguire l'unità grazie all'opera di persuasione di filosofi e leader religiosi o ideologici. Ma l'impegno di generazioni di pensatori ha dovuto arrendersi all'evidenza di un mondo pluralistico in cui il miraggio dell'unità sfumava nella disperazione del fallimento. Così, secondo Engelhardt, il disegno dell'Occidente ha perso credibilità, fascino e potere motivante. La nostra incapacità di individuare un'unica morale capace di vincolare tutti ci impone di vivere entro formazioni politiche divise al loro interno in comunità che parlano lingue morali differenti.
Pubblicati in un lungo arco di tempo, che va dal 1964 "(Per un'estetica della lingua tedesca") al 2006 "(Il tempo dei testi o il tempo nei testi?"), i saggi di Harald Weinrich offrono un vasto panorama di problemi riguardanti la lingua e la cultura linguistica del tedesco. Affrontano sia tematiche prettamente grammaticali, come il sistema delle forme attive e passive del verbo ("Per una teoria non-aristotelica della diatesi attivo-passivo") che problemi volti a integrare la prospettiva grammaticale e testuale ("Linguistica del testo: a proposito della sintassi dell'articolo nella lingua tedesca", "Il tedesco: una lingua a parentesi"). Altri saggi relativi alla pragmatica e alla storia della comunicazione ("Essere cortesi vuol dire mentire", "Esiste una verità dei dizionari?", "Il futuro della lingua tedesca" completano l'orizzonte scientifico rispecchiando la pluralità degli interessi di Weinrich, incline a costruire stimolanti connessioni fra la lingua e la cultura di appartenenza.
La prosa di Arminio è perfetta. Non, o non solo, in senso letterario: immagini e idee sono il suo respiro. Arminio è uno scrittore talmente originale che di questa originalità ha finito per fare una malattia. Quella malattia che pensa se stessa: perché consiste proprio nel terrore di ammalarsi. Il miracolo del libro, allora, consiste nella sua salute: una splendida salute precaria. Tra il corpo di Arminio e la sua terra, l'Irpinia terremotata e malricostruita, sussiste una profonda relazione. L'uno è il sintomo dei mali dell'altra. Così, alla prosa ruminante e insieme limpida degli aforismi e dei brevi saggi di Circo dell'ipocondria, si associano con naturalezza le immagini di Terra dei paesi, uno dei singolarissimi documentari che Arminio da qualche tempo ha preso a realizzare. (Andrea Cortellessa)
Questo volume si rivolge essenzialmente a insegnanti e studenti universitari, e in particolar modo a coloro che operano nel campo della traduzione. Infatti, se la prima parte di ogni capitolo fornisce descrizioni del sistema morfosintattico francese, la seconda focalizza l'attenzione sulle varie scelte traduttive che possono essere effettuate a partire da uno stesso testo, sia dal francese verso l'italiano, che dall'italiano verso il francese. Gli esempi contemplano la letteratura italiana e francese dall'Ottocento ai giorni nostri e sono elencati in ordine cronologico al fine di mostrare l'evoluzione delle strategie traduttive e della lingua stessa. A conclusione di ogni capitolo figurano esercizi pratici di grammatica e traduzione con relative soluzioni.
Solo a partire dal Trecento inoltrato compaiono le prime relazioni di viaggio di pellegrini italiani, corredate di dati in ordine al percorso effettuato. Per i secoli precedenti si è costretti a ricorrere a indizi e elementi orientativi desunti dalle numerose testimonianze documentarie del pellegrinaggio compostellano. Sulla base dei dati raccolti è possibile confermare quanto le fonti tarde asseriscono, indicando nella via Francigena il percorso iniziale dei pellegrini jacopei che si dipartivano dall'Italia.