Il pipistrello, si sa, è un animale notturno: con eccezionale maestria, nella notte, cattura minuscoli invisibili insetti, come se il buio per lui non avesse segreti.
Gli antichi, che non potevano conoscere il sistema ad ultrasuoni donato dalla natura al pipistrello, pensavano che avesse occhi sensibilissimi per la visione notturna ma inutili di giorno, ciechi all'eccesso di splendore della luce del sole.
Gli stessi antichi, dalla mente pronta a interpretare il simbolo della natura, pensavano che anche all'uomo fosse toccata la sorte del pipistrello: una sensibilità adattata alla notte del mondo materiale, ma cieca nei confronti del mondo spirituale, che ne è la luce.
Per Tommaso d'Aquino la felicità degli uomini consiste proprio nell'entrare in rapporto con il mondo spirituale. La difficoltà che incontriamo è che, nella normale esperienza conoscitiva, il mondo separato dalla materia sembrerebbe non entrare; così, per molti, il solo parlare di realtà quali le sostanze separate o l'essenza divina non ha senso perché son cose di cui non si può avere alcuna esperienza.
Questo saggio vorrebbe offrire, riguardo alla questione, l'apporto della gnoseologia di Tommaso vista nella sua pienezza: in essa l'esperienza quotidiana dei cinque sensi non è l'unico orizzonte della conoscenza naturale umana, ma è solo il punto di partenza di un'evoluzione che conduce ad esperienze conoscitive più alte, che l'uomo può fare senza l'uso della sensibilità.
Questo libro si ripropone idealmente la stessa intenzione del beato Taulero: ispirare le donne e gli uomini di buona volontà all'amore di Dio attraverso l’esperienza contemplativa. Pur diffondendo e seguendo la dottrina mistica di Maestro Eckhart, Taulero la spoglia del pesante mantello speculativo, gettando le basi di una mistica pratica ed essenzialmente contemplativa. Con questa selezione di diciotto prediche, della Passione di nostro Signore e di altri testi del Maestro, abbiamo inteso offrire un agevole e completo manualetto di spiritualità, incentrandolo sull’esperienza profonda di Dio, utile a tutti quelli che avessero intenzione di intraprendere la seria ricerca del Divino alla luce degli insegnamenti tauleriani. Con il proposito di pubblicare una scelta antologica che fosse pure uno sguardo d’insieme alla vasta opera del beato predicatore abbiamo attinto dai suoi testi mistici più significativi, corredandoli di un commentario in note e di un’esauriente introduzione. L’insegnamento del “Dottore illuminato” ha per unico fine la preparazione del credente a una vera e santa vita, “perché una santa vita prepara a una morte santa.”
"Caro bimbo, ma quanto mi costi?" Alzi la mano quel genitore che non si è posto -almeno una volta nella vita - questa fatidica domanda. Del resto è inutile negarlo: non è solo il latte in polvere a costare di più in Italia. Da noi tutta la spesa per il bambino è più cara che nel resto d'Europa: dagli omogeneizzati alle pappe, dai pannolini ai vestitini, dai giocattoli ai prodotti per l'igiene, dai farmaci alle visite dei pediatri. Un'anomalia alla quale non si sottrae nemmeno il periodo della gravidanza, tra esami diagnostici, articoli premaman e corredino per il neonato in arrivo. Il motivo? Non volendo far mancare nulla ai nostri amatissimi frugoletti, anche di fronte a prezzi spropositati o ad aumenti ingiustificati, finiamo per non rinunciare all'acquisto. Complice la pubblicità che in questo senso gioca un ruolo fondamentale. Eppure basterebbero un po' di attenzione e le giuste informazioni per operare - anche nel campo degli acquisti per i più piccini scelte consapevoli e all'insegna del risparmio.<br/
La ricerca della Bellezza è il primo motore dell’esistenza umana, secondo varie ottave. Questo libro tratta della Bellezza tentando un approccio comparato e il più possibile vicino alla Filosofia tradizionale e perenne. Il leit motiv è nella ricerca di uno spiraglio che conduca verso le arcaiche e sempre attuali strade alla oggettività della Bellezza e, con questo, al Bene.
Grazia Deledda, unico premio Nobel femminile per le lettere italiane, era anche una eccellente cuoca e il cibo non poteva non assurgere a importante elemento letterario nelle sue opere.
Tra opulenza e penuria, ripercorrendo le vicende dell'affascinante Rossella O'Hara, si snoda una ricognizione nella cucina di Via col vento, che è anche un viaggio nella tradizione gastronomica del vecchio fascinoso Sud degli Stati Uniti. Margaret Mitchell, autrice di quello che resta uno dei romanzi più famosi e più amati dalle donne di ogni tempo, con il suo gusto per i dettagli storici e realistici, ha offerto infatti indicazioni molto accurate e precise sui cibi e le pietanze che i suoi personaggi mangiano o cucinano. E il lettore ne troverà qui le relative ricette.
Cesare Pavese è diventato un'icona del turismo enogastronomico. Il suo nome, insieme a quello di Fenoglio, viene utilizzato come sostegno per molte presentazioni di quell'eden di cibi e di vini che sono diventate le Langhe. Citazioni tratte dalle sue opere le ritroviamo accostate a ristoranti, vini, tartufi, inserite in tante promozioni turistiche. In buona parte della sua opera c'è un forte radicamento verso quest'area piemontese, che si è manifestato attraverso pagine notissime con rappresentazioni di paesaggi, riti, persone, stagioni di un mondo rurale così com'era più di cinquant'anni fa. Pavese pur immerso in questo specifico microcosmo geografico e sociale appare a prima vista carente come narratore delle abitudini alimentari del mondo contadino. Il cibo fa capolino solo in modo occasionale. I suoi personaggi, soli o in compagnia, mangiano, certo, però è pressoché assente una loro precisa caratterizzazione gastronomica. Una attenta ricognizione delle sue pagine dimostra invece che la presenza del cibo ha un ruolo niente affatto marginale.
Alice è una bambina curiosa, ed è la sua insaziabile curiosità a guidarla in quel labirinto di parole, paradossi e deliziose pietanze animate che è il Paese delle Meraviglie. Qui il cibo non è mai un dettaglio, o una pausa tra un'avventura e l'altra: è un'avventura di per sé. Si mangia per diventare grandi, oppure piccoli, il cibo è gratificante ma anche minaccioso e cela un lato aggressivo e cannibalesco, perché chi mangia può a sua volta apparire molto appetitoso. Spesso il cibo è una tortura, una ripetizione ossessiva degli stessi gesti all'infinito, come il tè del Cappellaio Matto che non conosce tregue, neppure per lavare le tazze.
La parità di diritti tra i due sessi, la libertà della donna di lavorare fuori casa e di vestirsi come vuole sono dati ormai del tutto scontati e indiscussi, talmente radicati da escludere qualsiasi voce di dissenso. A pensarla diversamente possono essere solo gli ambienti del fondamentalismo islamico "fanatico"; oppure possono essere i Padri della Chiesa che, come si ritiene oggi, non avevano ancora sviluppato la consapevolezza della vera dignità della donna. Ebbene, questo libro si presenta come una voce di dissenso, anzi come un totale ribaltamento di prospettiva: non più dare per scontato che l'emancipazione femminile sia una conquista della civiltà, bensì ripensare la questione, tornando ad ascoltare la voce proprio di coloro (i Padri della Chiesa) che furono i più tenaci sostenitori della concezione patriarcale: si propone cioè di capire le ragioni di chi non la pensa come noi. Si offre al lettore la possibilità di accostarsi alla presuna "misoginia" dei Padri non con i solti schemi mentali di ogggi, per i quali "sottomissione", "clausura", "velo", "obbedienza al marito" sono cose necessariamente negative, ma con uno spirito di umiltà e rispetto.
Una rilettura dell'opera verghiana attraverso la cucina dei suoi protagonisti:i contadini siciliani. Una cucina semplice, quasi archetipica in cui il principale condimento é la fame. Una fame atavica. Pensiamo a quel pane reso "verde" dalla muffa che consuma il povero Jeli al seguito di un gregge che non é il suo. Pensiamo alla mitica zuppa di fave, il cui profumo pervade non soltanto le novelle "rusticane", ma anche i due romanzi" I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo.