Daniel Berrigan e Thich Nhat Hanh hanno entrambi consacrato la propria esistenza alla lotta contro ogni forma di violenza. Il primo - sacerdote gesuita, poeta e drammaturgo - finisce in carcere ben due volte per la sua protesta contro la guerra in Vietnam (1968) e per una dimostrazione antinucleare in un impianto missilistico della Pennsylvania (1980), oltre a subire la censura ecclesiastica. Il secondo - monaco buddhista vietnamita vive tuttora in esilio in Francia da quando nel 1966 si recò negli Stati Uniti per discutere una soluzione pacifica al conflitto del Vietnam e il governo gli impedì di tornare indietro. Per entrambi l'impegno per la pace è andato oltre i confini del proprio credo religioso, perché per entrambi è sempre stato fondamentale che nascessero e si sviluppassero "legami di una nuova solidarietà e di una nuova fraternità, al di sopra delle frontiere politiche, religiose, culturali, per congiungere i giovani di ogni Paese in qualcosa che è più concreto di un ideale e più vivace di un programma" (Thomas Merton, Thich Nhat Hanh è mio fratello). 'La zattera non è la riva' - raccolta delle conversazioni fra Berrigan e Thich Nhat Han registrate più di quarant'anni fa (1974) a Parigi - riesce ancora oggi a trasmetterci quello spirito di compassione, saggezza e comprensione reciproca che dovrebbe animare ogni dialogo sul presente e il futuro della pace del mondo.
Il 28 marzo 1941 Virginia Woolf appoggia il suo bastone da passeggio sull'argine dell'Ouse e poi si getta ielle acque del fiume. La depressione che la tormenta da anni con crisi acute che durano mesi, l'ha inghiottita nell'abisso di una disperazione assoluta. Nella lettera con cui si congeda dal suo caro Léonard scrive: "Sono certa che sto per impazzire di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non mi riprenderò". Quelli che Léonard Woolf - storico, politico, editore, saggista - racconta in questo capitolo della sua autobiografia sono gli ultimi mesi di vita di Virginia. E sono anche i mesi iniziali del secondo conflitto mondiale: prima la "strana guerra", a partire dal settembre 1939, con la lancinante tensione dell'attesa mentre sul continente i tedeschi avanzano inesorabilmente in un Paese dopo l'altro; e poi la guerra vera con i bombardamenti su Londra, lo sfollamento, i morti. Léonard Woolf descrive e analizza gli eventi, racconta la loro vita di tutti i giorni, il suo lavoro alla Hogarth Press e per il Partito Laburista, i libri di Virginia, e i loro amici (Vita Sackville-West, Morgan Forster, Adrian Stephen e altri). E soprattutto cerca di ricostruire la discesa nell'abisso della sua amata moglie, incrociando i suoi ricordi con i brani del diario di Virginia (alcuni del tutto inediti), nella vana ricerca di una consolazione e di un sollievo dal rovello di una sofferenza profonda e di un vuoto incolmabile.
Le persecuzioni a cui fu sottoposta la Chiesa cattolica all'avvento della Seconda Repubblica spagnola (1931) e sino al termine della Guerra Civile (1939) sono state a lungo omesse o trascurate dalla storiografia, perlomeno fuori dalla Spagna franchista. L'interesse del Caudillo per quella che lui chiamava "cruzada" ha poi cancellato la memoria di questi eventi a partire dal 1975, data delle sue dimissioni. Da allora la storiografia è rimasta ostaggio di opposte ideologie e solo da pochi anni un'impressionante serie di beatificazioni ha richiamato l'attenzione su quanto realmente accadde. La Seconda Repubblica spagnola si caratterizzò per posizioni sempre più radicali, di cui sono proprio un esempio la politica di laicizzazione forzata e la persecuzione scatenata contro la Chiesa e i cattolici. Tentativi di colpi di Stato, oscure trame, conati secessionistici, intrighi internazionali, esplosioni di violenza sempre più sconvolgenti portarono allo stato prerivoluzionario del 1935-1936. La reazione al regime repubblicano non venne però in particolare dai cattolici, ma soprattutto da componenti interne a esso, dall'esercito, da ex monarchici e da radicali, oltre che dalle forze rivoluzionarie di sinistra. Nella guerra fratricida che si scatenò, la Chiesa e i cattolici divennero invece i principali capri espiatori, al centro di una macchina infernale di ritorsioni che soltanto oggi, a distanza di ottant'anni dagli eventi, si può cominciare a comprendere.
È con la consueta inclinazione al paradosso e all'ironia che Chesterton ci parla di un'esperienza drammatica come la conversione religiosa, partendo ovviamente dalla sua personale, avvenuta nel 1922. In queste pagine - sottili, brillanti, appassionate - accompagna l'anima perennemente in bilico del convertito attraverso le tre fasi che precedono l'ingresso nella Chiesa di Roma: l'assunzione di un atteggiamento intellettualmente onesto nei confronti di essa, quindi la sua progressiva e irresistibile scoperta e infine l'impossibilità di abbandonarla una volta entratovi. Al termine di tale pellegrinaggio interiore, la religione più antica si rivela sorprendentemente la più nuova, più nuova delle cosiddette religioni nuove - come protestantesimo, socialismo o spiritismo -, perché, a differenza di esse, da duemila anni la tradizione e la verità cattoliche conservano intatta la propria validità. Per Chesterton il solido fondamento di questa autentica universalità (al di là dell'azione della Grazia, mistero teologico sempre sotteso alla fede) risiede nella razionalità e nella libertà del cattolicesimo.
Hag 'Amin al-Husayni fu l'assoluto protagonista della nascita del moderno fondamentalismo islamico e della lotta armata ('intifadah) contro gli ebrei condotta oggi da numerose organizzazioni terroristiche islamiche. Personalità insieme affascinante e spaventosa, oratore incendiario, rampollo di una delle più notabili famiglie arabe della Palestina (ma dal curioso aspetto "occidentale": aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri), al-Husayni fu un visionario crudele che in nome del nazionalismo arabo e dell'antisemitismo strinse un'alleanza tattica con il nazismo in forza della quale 100.000 musulmani combatterono come volontari nelle divisioni tedesche. Tra i più accesi sostenitori della Soluzione Finale, si macchiò direttamente di atti feroci quale il sabotaggio dei negoziati tra i nazisti e gli Alleati per la liberazione di prigionieri tedeschi in cambio della fuga verso la Palestina di 4000 bambini ebrei destinati alle camere a gas. Dopo la guerra, scampato a Norimberga, al-Husayni si divise tra l'Egitto, dove rinsaldò i rapporti con il fondatore dei Fratelli musulmani, e Beirut, dove prese sotto la propria ala protettrice un giovane che diventerà uno dei protagonisti della politica mediorientale: Yäsir 'Arafat. Sulla base di una documentazione vasta e rigorosa e di numerosi documenti inediti, Dahn e Rothmann offrono il ritratto definitivo del "Führer del mondo arabo", e forniscono un importante contributo alla comprensione del fondamentalismo islamico.
Tutti abbiamo le nostre storie preferite e con esse i nostri personaggi del cuore. Li abbiamo amati così tanto da rileggere più volte il racconto delle loro avventure e magari ci siamo chiesti che ne è stato di loro "dopo". Pinocchio, per esempio, ha smesso di dare retta ai cattivi compagni? E Cappuccetto Rosso come sarà diventata da grande? In "Storie d'altre storie" Arpino costruisce una galleria di ritratti degli eroi del nostro immaginario, presentandoli nella loro vita "vera", quella che potrebbero aver vissuto a partire dalla vicenda che li ha resi immortali. Arpino dà loro voce provando a raccontare che cosa è successo da allora, che strada hanno preso e attraverso quale intreccio di speranze, desideri, delusioni, affetti e meschinità si è formato il tessuto della loro vita. In queste pagine ritroviamo Cappuccetto Rosso e il Cacciatore, Sandokan, Marian e Yanez, Frankenstein e la sua mamma, il dottor Faust e il Diavolo, ma anche Lolita, il capitano Achab, Marlowe. Piccoli cammei ricchi di fantasia, umanità e ironia nello stile vitale ed estroso di un grande scrittore del '900 italiano.
Giuseppe Sermonti da molti anni si dedica a una serrata riflessione intorno alla scienza e alla sua pretesa di elaborare la sola spiegazione valida della realtà. Denunciando la sua presenza sempre più invadente, compie una sorta di "percorso a ritroso", recuperando come termini di confronto i saperi che la scienza ha messo in disparte negli ultimi due secoli: la religione e la tradizione popolare, interpretazioni diverse ma coerenti della Natura e della sua sacralità. Affascinato dalla struttura simbolica della vita, dalle sue leggi eterne e ordinate, Sermonti mette in discussione il metodo scientifico quale unica via di accesso alla verità e rivitalizza il senso della fiaba, intesa come rappresentazione delle strutture profonde dell'Universo, come narrazione allegorica delle attività fondamentali dell'uomo, la caccia e l'agricoltura innanzitutto. In particolare, in quest'opera ormai classica edita per la prima volta da Rusconi nel 1989 - Sermonti propone un'esegesi chimica (alchemica) di alcune delle fiabe più famose, da Biancaneve a Cappuccetto Rosso, a Cenerentola, e ne svela i significati perduti collegati all'estrazione e lavorazione dei metalli. Come ha scritto Elémire Zolla, riunendo i fili di miti e simboli appartenenti a varie culture, Sermonti ricerca nelle fiabe "i sempre uguali archetipi della metamorfosi (che) si esprimono via via come luna nera, cava e piena; come pietra grezza, opera chimica e fulgore liberato; come seme, pianta crescente, fiore".
Nel mondo contemporaneo l'area della non credenza si allarga ogni giorno di più e, anche nell'ambito di coloro che si dicono credenti, si stanno diffondendo i comportamenti tipici dell'ateo pratico. L'ateismo si presenta come l'elemento unificante di culture e concezioni filosofiche spesso profondamente diverse tra loro ed è riuscito a insinuarsi in alcune teologie, come quelle della morte di Dio. In una rivisitazione complessiva dell'ateismo nella sua evoluzione storica, Roberto Timossi analizza il pensiero dei principali negatori dell'esistenza di Dio e della religione (da D'Holbach a Feuerbach, da Nietzsche a Heidegger, da Sartre a Foucault, da Meslier a Proudhon, da Stirner a Marx, da Bloch ad Adorno, da Sade a Freud, da Schopenhauer a Leopardi e Camus, da Russell a Carnap e Ayer), dedicando un'attenzione particolare agli atei "scientifici" e ai cosiddetti atei moderni, perché negli ultimi decenni si è diffusa una forma di ateismo che vede come protagonisti molti celebri uomini di scienza, quali Steven Weinberg, Richard Dawkins e Stephen Hawking. "Nel segno del nulla" offre dunque una visione completa dell'orizzonte ateo e un'interpretazione delle direttrici principali dell'ateismo alla luce dell'attuale condizione umana, perché di fronte a ogni singolo uomo si pone sempre la questione del senso dell'esistenza, del confronto con il rischio dell'assurdo e del nulla.
I due colpi sparati a Sarajevo contro l'arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914 non provocarono soltanto lo scoppio di una guerra che registrò dieci milioni di morti e ventuno milioni di feriti e dispersi, ma di fatto sancirono il crollo della civiltà europea e un mutamento profondo nella vita di tutti i Paesi del continente. Vincitori e vinti uscirono dal conflitto sconvolti su tutti i piani, da quello politico ed economico a quello spirituale e sociale. Secondo Benedetto XV la prima guerra mondiale fu "il suicidio dell'Europa civile". Solo la via diplomatica e la collaborazione tra le Nazioni avrebbero potuto evitare quel terribile bagno di sangue e le sue tragiche conseguenze. Lo capirono bene tre grandi uomini politici, che non a caso sono fra i padri fondatori dell'Unione Europea: Konrad Adenauer, sindaco di Colonia già nel 1917, Robert Schuman, che nacque in quelle terre di Alsazia e Lorena prima tedesche e poi francesi, e De Gasperi nato nel Trentino prima austriaco, poi italiano. Tutti e tre, per non ripetere gli errori dei due conflitti mondiali, indicarono come via per la pace la collaborazione, la solidarietà e l'unità fra i popoli e le Nazioni. II presente volume e la mostra a esso collegata ripercorrono alcune tappe della Grande Guerra, leggendole dal punto di vista particolare della Chiesa e degli eventi italiani.
L'esperienza della malattia terminale rappresenta una sfida gravida di significato per la società contemporanea, che su essa può e deve misurare la propria capacità di accogliere, sostenere e aiutare le persone, anche quando la loro vita è ormai priva di prospettive. Ma che cosa accade nei luoghi dove i malati trascorrono gli ultimi giorni o le ultime settimane della loro esistenza? Quali storie si intrecciano, quali dialoghi nascono, quali sentimenti maturano? Le storie raccolte da Attilio Stajano riflettono vicende e sensibilità molto diverse, ma presentano un tratto comune: alla fine, quando i gesti e le parole fatalmente si rarefanno, resta solo l'amore. Mettersi in paziente e sensibile ascolto di chi ci sta per lasciare può insegnarci molto riguardo al significato profondo della vita e della morte. Soprattutto ci insegna a vivere meglio, fino alla fine. Prefazione di Marie De Hennezel.