
Con il ritmo serrato di un romanzo, di cui ha del resto tutte le caratteristiche, "Quando il mondo gira per amore" ci racconta il periodo più drammatico dell'esistenza di Viktor Frankl (1905-1997), il grande psichiatra fondatore della Terza scuola viennese di psicologia. Di origine ebraica, nel 1942 Frankl fu deportato con tutta la famiglia nel lager di Theresienstadt (Böhmen), dove perse il padre. Poi, nell'ottobre 1944, fu trasferito ad Auschwitz insieme all'amatissima moglie Tilly, che non rivedrà più. Proprio nel campo di concentramento, attraverso l'esperienza quotidiana della disumanizzazione, della morte e della condivisione con gli altri deportati, Frankl troverà però il vero senso della vita e vedrà confermate le proprie teorie sul destino e la libertà. Lì darà forma definitiva alla sua dottrina filosofico-psicologica, la logoterapia, ovvero la terapia dello spirito, che considera l'essere umano non più solo nella sua "profondità" (l'inconscio), ma anche nella sua "altezza" (lo spirito). Per Frankl ciò che davvero muove l'uomo è la ricerca di un senso alla propria vita, non qualcosa di astratto o universale, ma al contrario qualcosa di concreto e individuale (ogni persona è unica e irripetibile), che si scopre uscendo da se stessi per andare verso gli altri. Tra le atrocità del campo, Frankl eleva come una preghiera la sua personale illuminazione: il fine ultimo a cui l'uomo può e deve aspirare è l'amore, quell'amore che "trascende la persona fisica dell'essere amato
Dal 22 dicembre 2005, data di un famoso discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana a proposito della ricezione del Concilio Vaticano II, molto si è scritto e dibattuto sull'"ermeneutica della riforma", ossia del "rinnovamento nella continuità" della Chiesa. Questo libro non affronta direttamente la questione, ma rappresenta un'applicazione fedele di tale principio allo studio del Sacramento dell'altare. La "storia dell'Eucaristia" che qui viene proposta mostra infatti il grande sviluppo della dottrina, della liturgia e della devozione eucaristiche, senza cogliere in esso nessun elemento di decadenza o di rottura rispetto a presunte epoche auree del primo millennio cristiano. Nonostante i limiti e le mancanze dei figli della Chiesa, la tradizione ecclesiale si configura nel suo insieme come un processo armonico - anche se non sempre fluido - di arricchimento e di crescita, pur nella permanenza dello stesso, invariabile Soggetto. In particolare, questo saggio raccoglie, seleziona e ordina una grande mole di dati tratti dall'amplissima letteratura (anche specialistica) che esiste sull'argomento. La Sacra Scrittura, i Padri e Dottori, i documenti del Magistero ecclesiastico, i teologi delle diverse epoche, i testi e i riti della liturgia, le pratiche della devozione, l'esperienza dei santi. Prefazione di Nicola Bux.
Di recente sono tornati ad affacciarsi molti interrogativi a proposito della figura di santa Chiara d'Assisi. Perché la giovane seguì Francesco, fuggendo nottetempo dalla casa paterna? Si era forse invaghita di lui o voleva davvero imitare Gesù, secondo l'esempio del poverello? Perché anche altri familiari, addirittura la madre di Chiara, lasciarono la dimora patrizia per una vita di strettissima povertà? In occasione dell'ottavo centenario della fondazione dell'ordine delle Povere Dame, Gianluigi Pasquale rivisita la storia di questa santa che si distinse per tenace umiltà. La narrazione, dai toni vividi, proietta il lettore nello scenario del XIII secolo e gli permette di assaporarne i colori e i suoni mentre svela le imprese e i drammi attraverso i quali Chiara divenne "donna di luce". Una donna - la prima a scrivere una regola di vita monastica - che fu capace di contrapporsi persino al Papa pur di ottenere il privilegio della povertà assoluta, appunto la sua "luce". Con una scelta innovativa l'autore somma alla piacevolezza della rievocazione storica il fascino della consultazione diretta delle fonti, arricchendo il racconto con una fondamentale selezione di documenti originali
In che modo e secondo quali percorsi è possibile porre nuovamente l'inesauribile questione del rapporto tra ragione e fede? Oggi meno che mai esse si contrappongono, nonostante una larga parte del dibattito pubblico non cessi di affermarne la rivalità. Si può forse perdere la fede, ma non certo perché la ragione riesca a mostrarne l'illusorietà. D'altra parte può accadere che la ragione si scopra incapace di comprendere una parte - e una parte essenziale - delle esperienze che facciamo nel corso della vita, e questo porta frettolosamente a concludere che la ragione non può abbracciare tutto e che bisogna perciò abbandonare all'incomprensibilità spazi immensi della nostra esistenza. Sorge così il regno della credenza e dell'opinione, che molto presto saranno espulse dal campo del pensabile. Da questo sonno della ragione nascono gli incubi dell'ideologia e dell'idolatria. La separazione tra fede e ragione, che tanti sembrano ritenere ovvia e del tutto naturale, si origina innanzitutto proprio da una mancanza di razionalità, dalla resa a tavolino della ragione dinanzi al supposto impensabile. Se non si perde la fede per eccesso di pratica della razionalità, può accadere al contrario che si perda in razionalità allorché si esclude troppo in fretta la fede e l'ambito che essa dice di aprire, cioè quello della Rivelazione. Come già sant'Agostino scriveva, "l'intelligenza è il frutto della fede.
Negli anni '30 del secolo scorso, lo storico inglese Christopher Dawson (1889-1970) alternò alla stesura delle sue opere più ponderose un'intensa attività giornalistica ed editoriale. Fra le iniziative da lui curate spicca una collana di piccoli saggi in edizione economica. Alla serie, che comprendeva opere di autori come Jacques Maritain, Nikolaj Berdjaev, Carl Schmitt, Rudolf Allers, contribuì con "Il dilemma moderno", uscito nel 1932, quando già era riconosciuto come uno dei maggiori studiosi della civiltà occidentale. In questo volume, Dawson analizza e discute la crisi culturale, prima che politica, che ha portato l'Europa a una condizione di guerra civile acuita dagli esiti della prima guerra mondiale -, all'instabilità sociale e alla perdita della leadership mondiale. Tale crisi è dovuta, secondo l'autore, al rifiuto del cristianesimo proprio negli ambiti in cui maggiore è stato il contributo europeo: il pensiero e le istituzioni politiche da una parte, e la ricerca scientifica con le sue ricadute tecnologiche dall'altra. A suo giudizio, solo la riscoperta delle radici cristiane di una democrazia correttamente intesa e di una scienza e di una tecnica non più autoreferenziali potrà salvare la nostra civiltà dall'alternativa fra dittature rivoluzionarie e tecnocrazie irresponsabili, differenti nella forma ma ugualmente totalitarie. Il recupero della sua anima e della sua vocazione consentirà all'Europa di svolgere un ruolo di progresso e pacificazione
"Lo scandalo di padre Brown" è l'ultima raccolta di racconti gialli che ruotano attorno alla celebre figura del prete detective, forse il personaggio più riuscito e memorabile fra quelli creati da G. K. Chesterton. Dotato di un acume formidabile e di una profonda saggezza, padre Brown trasforma ogni caso in un'avventura non soltanto investigativa, ma anche spirituale. Ne fa un'occasione per indagare l'animo umano e per metterne in evidenza vizi e virtù, fragilità e grandezze, oltre che per sviluppare argomenti cari a Chesterton e sempre attuali (dalle accuse rivolte al capitalismo spietato e disumano alla critica dello spiritismo e delle superstizioni, dalla denuncia dei falsi idoli del denaro e del successo all'attacco anche divertito alle convenzioni e ai pregiudizi). Grazie al suo intuito e al suo sguardo disincantato, padre Brown riesce a identificarsi con assassini e vittime, a stanare il Male ovunque si trovi e anche a scorgere il Bene, sorretto sempre dalla serena fiducia in una giustizia ultraterrena e nella bontà infinita di quel "Dio che ha creato così misteriosamente tutte le cose". Come Chesterton, ci insegna a "camminare per le vie della vita, accettando il mondo come compagno di viaggio, senza ergersi mai a suo giudice"
Le riflessioni contenute in "Etica & democrazia" nascono dall'esigenza di approfondire il rapporto tra fede e politica, in un periodo in cui molti sembrano aver smarrito la memoria dei valori che hanno fondato la nostra civiltà e innervano la nostra tradizione. Oggi più che mai è necessario meditare sul senso di spaesamento che ha contagiato tutta l'Europa e comprendere come la fragile coesione economica sia condizione necessaria ma non sufficiente. Dobbiamo tornare alle radici del nostro patrimonio culturale perché, come ha affermato Benedetto XVI, "sulla base della convinzione circa l'esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate l'idea dei diritti umani, l'idea dell'uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dell'inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il loro agire". L'opinione dell'autrice è che tale convinzione e tali idee - approfondite e sviluppate nelle encicliche sociali del XX secolo - rappresentino non solo la memoria culturale dell'uomo contemporaneo ma anche la sua speranza per il futuro. Prefazione di Ernesto Galli della Loggia, Introduzione di Rocco Buttiglione.
Pubblicato nel 1935, "Il pozzo e le pozzanghere" è una raccolta di brevi saggi polemici che, come scrive Chesterton, "si prefiggono di contrariare coloro che si trovano in disaccordo con noi e di annoiare gli indifferenti". Se il tema del libro è quello più caro allo scrittore inglese - la difesa del cattolicesimo e della sua tradizione culturale (il "pozzo" del titolo) dagli attacchi provenienti dalla società secolarizzata e dal protestantesimo anglicano (le "pozzanghere") -, la sua ragione più profonda è la difesa del "vero significato delle parole". Per Chesterton questo compito, niente affatto accademico, richiede di prendere di petto i fatti della storia, per metterli nella loro vera luce e trarne il corretto insegnamento, ma anche di rispondere alle tante critiche di cui era fatto regolarmente bersaglio. Lo scrittore replica ai suoi avversari mettendone in luce il pregiudizio e si sofferma sulla storia moderna d'Europa, denunciando il materialismo del modello capitalista e il nichilismo di matrice comunista e nazista, mettendo in ridicolo la libertà sessuale dei connazionali e il conformismo degli intellettuali. Apologeta cattolico arguto e fuori dagli schemi, Chesterton non si rinchiuse mai in una sterile condanna delle cose del mondo, ma ricercò sempre il confronto aperto e ad armi pari con un interlocutore che non fu mai un nemico da odiare, quanto piuttosto un avversario al gioco, di cui vedere le carte per capire se bluffa.
Primo numero della edizione italiana della Chesterton Review, rivista del G.K. Chesterton Institute for Faith & Culture, in collaborazione con La Civiltà Cattolica. La rivista raccoglie, oltre alle note introduttive di padre Ian Boyd, presidente del Chesterton Institute for Faith & Culture e direttore della Chesterton Review, di padre Antonio Spadaro, scrittore de "La Civiltà Cattolica" e vicedirettore della Chesterton Review, e di Marco Sermarini, presidente della Società Chestertoniana Italiana, una serie di brani di e su G.K. Chesterton, come una lettera di Papa Giovanni Paolo I, nonché articoli, recensioni e commenti.
Da sempre l'uomo cerca Dio, "come un cane da caccia che ha nelle narici la traccia della lepre" (Anselm Grün). È proprio partendo da questa incessante caccia sulle tracce di Dio che Lorella Fracassa ripercorre una vicenda umana e spirituale dei nostri tempi, quella del monaco benedettino John Main, e svela i fili che la collegano a un'epoca molto remota della storia cristiana e a pratiche spirituali che oggi si tende erroneamente ad accreditare alla sola cultura orientale. Si tratta della riscoperta della meditazione silenziosa cristiana, le cui origini risalgono al monachesimo egiziano e di cui Giovanni Cassiano (360-432 ca.) fu un significativo e suggestivo interprete. Questa pratica è presente nelle filosofie e nella spiritualità di ogni epoca e luogo (induismo, buddhismo, cristianesimo, sufismo islamico). L'uomo che medita in silenzio ritrova la condizione primordiale del suo essere, quella eternità silente che ha lasciato entrando nel tempo. Per il "segugio" cristiano la meditazione silenziosa (e la preghiera ripetuta intorno alla quale essa ruota) rappresenta uno strumento di purificazione, di approfondimento spirituale, di incontro personale con Gesù e di trasformazione dell'esistenza. Dio non è lontano e irraggiungibile. Dio è dentro ciascuno di noi, è parte di noi e la meditazione silenziosa rappresenta il modo per maturare questa consapevolezza e continuare la "caccia" secondo un nuovo percorso, luminoso e appagante.