"Che cos'è la verità?" è la domanda che Ponzio Pilato fece a Gesù e che oggi viene rivolta, nell'ambito di una disputatio tenutasi nella cattedrale di Rouen, a due filosofi francesi contemporanei, ben noti anche al pubblico italiano: Fabrice Hadjadj e Fabrice Midal. Partendo da punti di vista radicalmente diversi, entrambi propongono al lettore interessanti spunti di riflessione su una questione che ha attraversato la storia della filosofia, della religione, della letteratura e dell'arte, e che ciascuno è costretto ad affrontare nel corso della vita. Per Midal la ricerca della verità si inscrive nell'ambito del buddhismo, verso cui il filosofo, di origine ebraica, ha da tempo rivolto il suo interesse (ritrovandone echi suggestivi anche in Rilke e in Monet). Per Hadjadj - pure di origine ebraica, ma convertito al cristianesimo - la ricerca della verità si realizza soprattutto nell'incontro con l'Altro, colto nella sua irriducibile diversità e concretezza, di cui la persona di Cristo è l'espressione folgorante e assoluta.
Il libro raccoglie i saggi di Andrea Possieri (che analizza la trasformazione etica della cultura condivisa nell’ambito della sinistra, nata dalla rivoluzione culturale iniziata alla fine degli anni ’60), di Lorenza Gattamorta (che affronta il tema dell’eutanasia e del suo radicamento nella cultura popolare, a partire dal cinema), di Giulia Galeotti (che discute di handicap e di come gli handicappati sono trattati nella società), di Flavio Tanzilli (che studia le radici eugenetiche del controllo delle nascite, a partire dalla figura della femminista americana Margaret Santer) e di Roberto Colombo (che mette a confronto la difesa della vita nascente con l’animazione del feto).
In questa raccolta di brevi saggi, Chesterton attacca da par suo la “conquista” fondamentale dell’epoca moderna: la “liberazione” dell’uomo “comune” dalla religione, dal principio di autorità, dalla tradizione. Molti i temi affrontati: dalla deriva della scuola al declino del patriottismo, dalla assolutizzazione della libertà individuale all’“invenzione” della volgarità, dalla corruzione del linguaggio alla banalizzazione della ragione. Chesterton trasforma la cronaca in uno stimolo per un ragionamento più ampio, che anticipa molti aspetti della crisi culturale di oggi.
Accolto da un grande successo al momento della sua uscita nelle sale, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (Grand Prix Speciale della Giuria al 23º Festival di Cannes e premio Oscar come miglior film straniero nel 1971) è considerato uno dei capisaldi del cinema politico. Il linguaggio cinematografico classico, l’eccellenza tecnica della realizzazione e il robusto piglio narrativo sono al servizio di una storia che racconta l’impunibilità del Potere. Un Potere che ha il volto di Gian Maria Volonté, in una delle sue più celebri interpretazioni.
In questo libro Claudio Bisoni analizza le tecniche di messa in scena, le scelte di montaggio, l’uso particolare del décor, la costruzione della maschera di Volonté e si sofferma sui rapporti che il film intrattiene con la commedia all’italiana e con la produzione hollywoodiana.
Il profilo che emerge è quello di un’opera che riflette sul ruolo perverso dell’autorità nella nostra società, e che, interrogandosi sul nesso eros/politica, contribuisce a tracciare alcune delle coordinate lungo le quali continueranno a muoversi, nell’arco di un decennio, il cinema italiano e la cultura cinematografica.
Claudio Bisoni insegna Storia e metodologia della critica cinematografica presso l’Università di Bologna. Si occupa dei rapporti tra critica, estetica e processi culturali. Tra le sue pubblicazioni: Brian De Palma (Recco, 2002); La critica cinematografica. Metodo, storia e scrittura (Bologna, 2006); Gli anni affollati. La cultura cinematografica italiana (1970-1979) (Roma, 2009). Suoi saggi e articoli sono apparsi in volumi collettivi e su varie riviste, tra cui «La valle dell’Eden», «Fotogenia», «Close-up». Per Lindau ha pubblicato (con Roy Menarini) Stanley Kubrick. Full Metal Jacket (riedito nel 2010).
Con questo libro suggestivo e appassionante, Frédéric Manns – considerato uno dei maggiori esperti del Nuovo Testamento e del Giudaismo – non si propone di scrivere una biografia di Gesù in senso «storico-critico»; il suo scopo, piuttosto, è di ricollocare i Vangeli nel loro contesto originale. Sottolineare l’ebraicità di Gesù (Yehoshuà’) può sembrare superfluo a qualcuno, ma molti cristiani sembrano ancora ignorare questo dato di fatto e restano così culturalmente estranei alle proprie radici.
Yehoshuà’ nasce nella Palestina controllata dai romani. La sua predicazione si svolge in un periodo in cui Israele, che pure subisce il fascino della civiltà ellenistica, è agitato da sussulti messianici: nella società dell’epoca è particolarmente diffusa, a tutti i livelli, la speranza di un intervento divino che liberi il paese dalla dominazione straniera. Di fronte alle opere e alle parole del giovane maestro nazareno, gli ebrei reagiscono talvolta con entusiasmo, talaltra con scetticismo. È un profeta? È il messia? O è semplicemente uno dei tanti impostori ed esaltati che si manifestano in quel tempo di tensione politica e spirituale?
Con un ritmo incalzante, il racconto di padre Manns rievoca la vita di Gesù sullo sfondo dei riti, delle speranze e delle delusioni degli ebrei del I secolo, senza trascurare i dubbi dei discepoli, l’ambiguità dei saggi, e la crescente diffidenza delle autorità nei confronti del rabbi galileo, fino al dramma del suo arresto e della sua crocifissione.
Frédéric Manns, nato nel 1942 in Croazia, è professore di Nuovo Testamento e Giudaismo alla facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Tra i numerosi libri pubblicati in italiano ricordiamo: Beata Colei che ha creduto! (2009), Saulo di Tarso. La chiamata all’universalità (2009) e Sinfonia della parola. Verso una teologia della scrittura (2008).
L’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 ha turbato profondamente l’opinione pubblica americana ed europea e l’ha costretta a riconoscere il fatto che la convivenza pacifica tra fedi e culture può entrare in crisi anche nel ricco e tollerante Occidente. Dopo di allora, altri attentati, rivolte e l’arrivo sempre più massiccio di immigrati dal Terzo Mondo musulmano, hanno ulteriormente minato la serenità di chi non si sente più sicuro a casa propria, esacerbandone posizioni e atteggiamenti. Molti hanno cercato e cercano di formarsi un’opinione corretta ed equilibrata, ma è difficile attingere a fonti di informazione complete e attendibili. Proprio per soddisfare una tale esigenza è nato questo libro. Agli interrogativi e alle paure dell’Occidente padre Samir contrappone la sua profonda conoscenza di un mondo, di una religione e di una cultura a partire dalle loro basi linguistiche, religiose, letterarie e giuridiche.
Del resto, è giunto il momento di prendere posizione su alcune questioni di particolare importanza per la convivenza. Ad esempio, un musulmano può avere più di una moglie, se risiede in un paese che non lo prevede? Può pretendere che la giustizia sia amministrata sulla base della tradizione islamica? Più in generale, fino a quale punto può spingersi il riconoscimento di usi e costumi solo indirettamente legati alla religione e in forte contrasto con i nostri?
Quanto è successo in diversi paesi del Nord Africa e del Vicino Oriente dalla fine del 2010, con le ovvie ricadute sulle nostre società, ci dà la misura dell’urgenza di questa riflessione. Dobbiamo conoscere e capire il mondo che ci circonda, per compiere scelte sagge e meditate. Necessarie per il futuro del mondo, oltre che per noi e per i nostri figli.
Dottore in teologia orientale e in islamologia, Samir Khalil Samir, gesuita copto, vive a Beirut dove insegna all’Università Saint-Joseph. Fondatore e direttore del CEDRAC (Centre de Documentation et de Recherches Arabes Chrétiennes), è professore presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma e presidente dell’International Association for Christian Arabic Studies. Autore di una cinquantina di opere e di oltre milletrecento articoli, è noto in tutto il mondo come specialista dell’Oriente cristiano e delle relazioni fra islam e Occidente.
Molti oggi imputano alla religione certi tragici passaggi della storia, e in ogni caso le negano qualunque ruolo positivo nelle vicende dell’umanità. Per esempio, affermano che il cristianesimo ha ostacolato il progresso scientifico e offerto giustificazioni alla schiavitù. In realtà, al contrario, la scienza moderna è un prodotto della concezione cristiana del Dio unico, che attribuisce alla ragione un valore essenziale. La Chiesa cattolica ha poi avuto una parte rilevante nella diffusione dell’idea che la schiavitù fosse un abominio agli occhi di Dio e nella soppressione di questa pratica disumana in Occidente.
In questo libro provocatorio, lucido e ben argomentato Rodney Stark si prefigge lo scopo di denunciare e smascherare gli errori e i pregiudizi degli storici, e di dimostrare come le idee su Dio abbiano plasmato la storia e la cultura moderna dell’Occidente, costituendo l’indispensabile premessa di molte delle sue più importanti conquiste.
Anche fenomeni complessi e contraddittori, come la caccia alle streghe e le eresie, sono in queste pagine oggetto di un’analisi nuova, ricca di stimolanti e inattese considerazioni, in grado di cambiare radicalmente il nostro modo di giudicarli.
Come ha scritto Jeffrey Burton Russell, «ciò che comunemente sappiamo su scienza, religione, stregoneria, schiavitù e sette religiose, purtroppo, è falso». Questo libro di Rodney Stark «chiarirà le cose a chiunque abbia una mente abbastanza aperta per trarre degli insegnamenti dalla sua lettura».
Rodney Stark è sociologo della religione e docente di Scienze sociali presso la Baylor University, in Texas. Tra le sue numerose pubblicazioni, ricordiamo: La vittoria della Ragione, Ascesa e affermazione del cristianesimo, La scoperta di Dio, Un unico vero Dio, Gli eserciti di Dio e Le città di Dio tutte edite dalla nostra casa editrice.
«Questo libro è un esperimento. Di san Josemaría Escrivá esistono molte biografie valide e ben scritte. Esistono anche diverse pubblicazioni fotografiche ricche di immagini. Quello di cui si sentiva il bisogno era un testo che riuscisse a mettere assieme le due cose: la vita di san Josemaría narrata attraverso immagini e racconti. Un testo che ricreasse ciò che accade quando si sfoglia un album fotografico in famiglia e, indicando le foto, si chiede a genitori e parenti di raccontare le storie delle persone che vi sono ritratte.
Sono state scelte oltre un centinaio di immagini. Quelle più significative. Quelle che rappresentano momenti, luoghi e persone che hanno avuto un posto nella vita del fondatore dell’Opus Dei. A ciascuna immagine è stato abbinato un testo. Per ogni istantanea un pezzo di storia.
Il libro inizia dall’infanzia di san Josemaría e, attraverso le tappe principali della sua vicenda umana – dalla chiamata che sentì ancora giovanissimo alla fondazione dell’Opus Dei, dagli anni romani alla diffusione dell’Opera nel mondo –, finisce con il raccontare che cos’è l’Opus Dei oggi. Le due cose sono profondamente legate. Non si può capire infatti questa “mobilitazione di cristiani disposti a sacrificarsi con gioia per gli altri, a rendere divini tutti i cammini umani della terra” – come il fondatore stesso la definiva – se non a partire dall’esempio cristiano e dall’amore per il mondo creato da Dio che egli stesso apprese dai suoi genitori.
Una sezione è stata riservata alla storia dell’Opus Dei in Italia, alle persone che per prime iniziarono le attività apostoliche e alle iniziative sociali che ancora oggi sono al servizio di tutti nel nostro paese. E non poteva mancare un capitolo dedicato a monsignor Álvaro del Portillo, primo successore di san Josemaría, di cui è in corso il processo di beatificazione.»
Bruno Mastroianni
Nota sull'Autore: Bruno Mastroianni (1979), laureato in filosofia, si occupa di comunicazione e di relazioni con i media. Lavora presso l’Ufficio Informazioni della Prelatura dell’Opus Dei (www.opusdei.it) dove cura le relazioni con i giornalisti italiani. è docente incaricato di Media Relations presso la facoltà di comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce (www.pusc.it). Scrive su quotidiani e periodici su temi di religione, società e cultura.
*************LA NOSTRA RECENSIONE*************
Colui che mai non vide cosa nova
produsse esto visibile parlare,
novello a noi perché qui non si trova.
(Purg X, 94-96)
Dante, scortato dal suo maestro Virgilio, nello scalare il monte del Purgatorio, giunge dinnanzi ad un qualcosa di meraviglioso e strabiliante per gli occhi di un uomo. Dopo la prima salita, Dante raggiunge il girone in cui le anime vengono purificate dalla superbia. Guardandosi intorno egli scopre sulla parete della montagna un bassorilievo dalle forme stupende, così belle da sembrar vere e gli nasce la meraviglia per qualcosa che sulla terra non è realizzabile o sperimentabile. Avvicinandosi scopre che ciò che lui vede scolpito nella roccia realmente è capace di dialogo, di comunicazione con l'osservatore.
Questa suggestione dantesca spesso è stata applicata o alla scrittura o alle arti estetiche. La scrittura come elemento visibile, su carta, pergamena, roccia o bronzo e così via, è capace di trasmettere qualcosa al lettore nelle forme più varie del testo scritto e nella principale azione del leggere. Anche le immagini, con un livello comunicativo differente, sono in grado di entrare in dialogo con l'osservatore, catturandone l'attenzione e fornendogli le suggestione mediate dai colori, dalle pennellate e dalle forme che in esse sono composte.
Sollecitati dalla Commedia e restando ancorati all'ambito della lettura, ci troviamo dinnanzi ad un'iniziativa editoriale sulla quale è possibile fermare l'attenzione a partire da due rilievi.
In primo luogo il volume curato da Bruno Mastroianni, San Josemaría Escrivá. Una biografia per immagini del fondatore dell’Opus Dei, edito da Lindau nella collana i “I pellicani”, pensato e voluto come un testo agiografico in cui si intrecciano la forte santità del Balaguer e la familiarità che di lui hanno i membri dell'Opus Dei, è un generoso contributo per la comprensione della santità come esperienza concreta: la vita di fede, di preghiera e di conversione non fanno riferimento a degli ideali astratti ma sono le categorie di un vissuto concreto ed autentico alla sequela del Signore. La Verità diviene quindi la regola della propria esistenza. Il secondo rilievo ha come oggetto la suggestione dantesca con cui abbiamo iniziato. Questa nuova raccolta biografica su san Josémaria Escrivà ha il pregio di ricondurci all'esperienza di Dante nel primo girone del Purgatorio. Come egli si era lasciato prendere dalle immagini scolpite e dalle battute che alternativamente si scambiano, così il lettore può stupirsi nel vedere le immagini di san Josémaria lette alla luce del testo che le accompagnano. In molti potranno riconoscere e fissare nella memoria l'opera stupenda che Dio ha compiuto nel suo servo José. Le sue intuizioni e la sua testimonianza evangelica, trasmesse con la mediazione del testo scritto, si imprimono nella memoria e nell'anima come tutte le cose autentiche. Una biografia di un santo come il Balaguer costituisce allora un visibile parlare.
Inoltre nel girone del Purgatorio il bassorilievo ha la precisa funzione di ricondurre le anime all'umiltà, alla coscienza della propria condizione dinnanzi alla potenza creatrice di Dio. Possiamo trovare una funzione al visibile parlare di san Josémaria? La funzione principale è l'invito a vivere il Padre nostro, a rendere reale in ogni comportamento quotidiano il fiat voluntas tua; la vita e l'opera dell'Escrivà sono anche uno sprone a credere nell'efficacia dei sacramenti e della Parola di Dio come mezzi essenziali per realizzare la santità della propria vita nel quotidiano che ci attende. Dalla vita di san Josémaria, che Bruno Mastroianni ha raccontato e mostrato in una lodevole sintesi, si percepisce tra le linee una delle caratteristiche della realtà ecclesiale che ha creato l'Opus Dei.
Parlare dell'opera di Dio rammenta il versetto evangelico “Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato" (Gv 6, 29) e la Regola di san Benedetto quando tratta dell'Ufficio divino e delle celebrazioni liturgiche e afferma: “non si anteponga nulla all'opera di Dio" (43,3) . La fede nel Figlio di Dio e la liturgia sono quindi indissolubilmente unite e diventano un potente mezzo d'azione sugli uomini. Quando infatti il culto della Chiesa è celebrato con arte e vissuto, quando la fede professata diviene il modo in cui si declinano le scelte e le opere degli uomini tutto questo produce un effetto grandioso e luminoso dal quale non ci si può sottrarre.
La vita di san Josémaria è stato un farsi rivestire della grazia per accompagnare, soccorrere, consolare, accogliere e formare all'opera di Dio. Una vita eloquente nella semplicità del Vangelo e della sua perenne radicalità.
Francesco Bonomo
Sono trascorsi soltanto sei anni dalla sua scomparsa, eppure Giovanni Paolo II già ci appare come un gigante del XX secolo. Uomo di cultura vastissima e di straordinario carisma, è stato protagonista di una coraggiosa lotta contro il comunismo, che non è forse senza rapporto con l’attentato, dai contorni ancora misteriosi, da cui si è salvato a stento (miracolosamente, secondo la sua ferma convinzione). Ha coltivato una religiosità profonda, incline al misticismo, che traspariva da ogni suo gesto e da ogni sua parola, e da papa ha promosso la proclamazione di un inusuale numero di santi e beati, convinto com’era della loro importanza come intermediari e guide. Si è impegnato in un’instancabile attività pastorale, instaurando un rapporto strettissimo, quasi fisico, con i fedeli di tutto il pianeta («i miei parrocchiani del mondo», amava definirli). La lunga malattia e la dolorosa agonia, offerte a Cristo sull’esempio di tanti santi antichi e moderni, gli hanno procurato un vastissimo seguito fra i credenti (e anche fra molti non credenti), che alla sua morte hanno chiesto la sua immediata canonizzazione al grido di «santo subito».
Il processo di beatificazione, rapidamente avviato dal nuovo pontefice, è sembrato a un certo punto subire un rallentamento. Sono corse voci malevole, che l’autore di questo libro dimostra del tutto infondate, a proposito di sue presunte relazioni con donne, di suoi rapporti ambigui con il regime comunista polacco, di amicizie con dittatori e addirittura di legami poco chiari con ambienti massonici. Ma Benedetto XVI non ha mai perso occasione per elogiare il proprio predecessore, limitandosi a osservare che non c’era in realtà alcun ritardo nel procedimento; semplicemente, la Chiesa ha i suoi tempi, che non corrispondono a quelli del mondo.
Alla fine, tutto è andato per il meglio e la figura di questo papa, a cui sono attribuiti miracoli già in vita, si appresta a entrare nel novero dei beati, diventando un punto di riferimento per i cristiani, in un mondo in crisi di identità dove il cattolicesimo subisce l’attacco del materialismo e dell’edonismo e la concorrenza aggressiva dell’islam.
Nota sull'Autore: Alain Vircondelet è professore incaricato all’Institut Catholique di Parigi. Nato ad Algeri nel 1934, si è laureato in Lettere alla Sorbona. Autore di celebrate biografie di personaggi quali Marguerite Duras, Antoine de Saint-Exupéry e Albert Camus, Vircondelet ha dedicato numerosi libri alla figura di Giovanni Paolo II, libri che sono stati tradotti in tutto il mondo, anche in Italia (Rizzoli, Piemme). Per la sua attività è stato nominato in Francia Cavaliere delle Arti e delle Lettere. Nel 2005 Lindau ha pubblicato Giovanni Paolo II. La biografia del papa che ha cambiato la storia, libro recentemente riproposto in una nuova edizione aggiornata dal titolo Il beato Giovanni Paolo II. La biografia del papa che ha cambiato la storia.
Il libro ripercorre tutta la vita di Giovanni Paolo II, dalla nascita in Galizia, il 18 maggio 1920, fino alla morte avvenuta nel 2004. Vircondelet rievoca gli anni intensi della giovinezza, il lento cammino della vocazione, le prime esperienze all’interno della Chiesa, il difficile confronto con il regime comunista, fino alla ascesa al Soglio di Pietro nel 1978. E poi si inoltra nel suo lungo e straordinario pontificato, seguito e interpretato settimana dopo settimana, fino alla morte avvenuta nel 2004 e alla solenne cerimonia delle esequie, seguite in tutto il mondo con grandissima partecipazione emotiva.
Alain Vircondelet è professore incaricato all’Institut Catholique di Parigi. Nato ad Algeri nel 1934, si è laureato in Lettere alla Sorbona. Autore di celebrate biografie di personaggi quali Marguerite Duras, Antoine de Saint-Exupéry e Albert Camus, Vircondelet ha dedicato numerosi libri alla figura di Giovanni Paolo II, libri che sono stati tradotti in tutto il mondo, anche in Italia (Rizzoli, Piemme). Per la sua attività è stato nominato in Francia Cavaliere delle Arti e delle Lettere.