I sondaggi più recenti rivelano che il 40 per cento della popolazione mondiale è costituito da cristiani. Questo, se ci si pensa, è sorprendente: Gesù svolse quasi tutto il suo ministero in Galilea e quando fu crocifisso aveva solo qualche centinaio di seguaci. Come ha fatto un’oscura setta ebraica a diventare la più diffusa religione del mondo?
In questo volume brillante e ben argomentato – vincitore del premio assegnato da «World Magazine» come miglior libro del 2012 – Rodney Stark spiega il successo cristiano fornendo nuove risposte a vecchie domande, e proponendo inedite interpretazioni di eventi storici ben conosciuti.
Anzitutto, la missione dei primi cristiani presso gli ebrei ebbe un discreto successo, e molti ebrei della diaspora si convertirono al cristianesimo. Inoltre, il primo cristianesimo non si rivolse agli schiavi e alle classi povere, ma soprattutto ai privilegiati, e ciò permise di influenzare durevolmente la cultura romana. Quanto al Medioevo, i cosiddetti «Secoli bui» non ebbero niente di oscuro, ma furono una delle epoche più inventive e rivoluzionarie della storia occidentale. L’Inquisizione spagnola, poi, fu responsabile di pochissime morti e, al contrario di ciò che ancora oggi tanti credono, salvò molte vite opponendosi alla caccia alle streghe che imperversava nel resto d’Europa.
Se i risultati dell’indagine sono nuovi, il metodo è quello di sempre: la discussione degli studi più recenti e accreditati e la ricostruzione accurata dei contesti sociali ed economici in cui vissero e operarono i protagonisti della storia cristiana.
«Il mio interesse in questo libro – si legge nell’Introduzione – non è stabilire cosa credeva Paolo, ma chi era. Non è sapere cosa diceva, ma a chi erano indirizzate le sue parole […]. Non [voglio] esaminare la validità del disaccordo di Lutero con la Chiesa di Roma, ma capire come sia giunto ad allontanarsene».
Nel contesto degli studi teologici, la teologia fondamentale svolge un duplice compito: in quanto studio dei fondamenti (del cristianesimo), costituisce un'introduzione alle altre discipline teologiche; in quanto disciplina di frontiera, dialoga con tutte le forme del sapere umano, in primis con la filosofia. L'inscindibile legame della questione teologica e di quella antropologica è analizzato a partire dai fondamenti: la Rivelazione divina e la fede umana, così da illustrare, alla luce dell'evento di Gesù Cristo, il rapporto Dio-uomo, dove «di tutte le virtù la più grande è l'amore» (1 Cor 13,13).
Evviva! Arriva Natale! Esiste una festa più bella? Ci sono le vacanze e le grandi riunioni di famiglia, i regali che è bello aspettare oltreché ricevere, i giochi insieme agli amici e ai parenti e qualche storia sui Natali di un tempo che nonni e zii raccontano con un po’ di nostalgia. Anche i grandi autori della letteratura italiana raccolti in questo volume ci raccontano il Natale di un tempo passato, e certo allora i regali erano molto diversi da quelli di oggi. Quello che però non è cambiato è il sentimento di gioia profonda che pervade ogni casa durante questa festa commovente e suggestiva che colma il cuore di speranza.
I racconti raccolti in questo volume:
“Comincia a nevicare” e “Il dono di Natale” di Grazia Deledda, (1871-1936), Premio Nobel per la Letteratura nel 1926.
“Lo scettro del re Salomone e la corona della Regina di Saba”, “La storia del turbante” e “L’ombra del Sire di Narbona” di Emma Perodi (1850-1918), giornalista e scrittrice, importante autrice per l’infanzia.
“La festa di Natale” di Carlo Collodi (1826-1890), giornalista e scrittore, noto soprattutto come autore di Pinocchio.
“Il rublo fatato” di Renato Fucini (1843-1921), poeta e scrittore.
La paura di fronte al futuro caratterizza il nostro tempo in Occidente. È aggravata dalla crisi demografica, da quella economica, dalla corruzione endemica, dalla fragilità della famiglia e di molte aggregazioni sociali. Per quali vie possiamo arrivare a inaugurare una nuova epoca, affrontando con coraggio e consapevolezza il dramma di un mondo che sta finendo? Quale il posto dell'educazione e delle nuove tecnologie? Che ruolo può ancora avere la religione nelle nostre società così individualistiche e secolarizzate? Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, e Mattia Ferraresi, inviato per «Il Foglio» negli Stati Uniti, affrontano queste e altre questioni in un intenso scambio epistolare, dando vita a un dialogo che si sviluppa su registri e toni differenti, per approdare «alla scoperta che esiste la possibilità di una vita felice oltre la paura. E non solo esiste: è addirittura raggiungibile».
Sempre in lotta contro la critica arida e smisurata – rea di aver troppo indagato e troppo poco letto, allontanando queste storie dall’immaginario collettivo – Mandruzzato sceglie la strada opposta: partire dalle parole, raccontare il racconto di Omero. Perché riprenderlo, oggi? “Perché è un classico”, è la risposta più ovvia e più inutile. “Perché è bellissimo”, risponderebbe Mandruzzato. Perché la poesia è fatta per essere goduta, sempre, e i versi di quel poeta cieco sono tra i più alti mai scritti dall’uomo. Perché gli dei e gli eroi che si muovono tra le sue pagine sono resi con un realismo così vivo da farci vedere, non immaginare, i loro scontri sotto le mura di Troia. Mandruzzato ci fa rivivere l’Iliade e l’Odissea in una lingua che ci è più vicina di quella omerica, senza nulla perdere delle potenza originale, e accompagna il racconto con le sue riflessioni delicate e profonde.
Il mito dell'eterno ritorno è il frutto di uno studio che Mircea Eliade aveva compiuto sull'uomo delle società arcaiche, o «tradizionali», sia quelle che vengono comunemente definite «primitive», sia quelle che espressero le antiche culture dell'Asia, dell'Europa e dell'America. Concentrandosi sulla concezione che l'uomo aveva di sé stesso e del posto che occupava nel cosmo, ne mostra la sostanziale differenza rispetto a quella moderna, fortemente influenzata dal giudeo-cristianesimo. Nelle società arcaiche l'uomo era solidale con il cosmo e i suoi ritmi e aveva una concezione circolare del tempo. Attraverso il mito dell'eterno ritorno e le cerimonie e i riti che ripetono e riattualizzano gli avvenimenti dell'inizio del tempo, le civiltà tradizionali rigeneravano simbolicamente il cosmo e la società. Con questo saggio, che considerava «come il più significativo» dei suoi libri, raccomandando di leggerlo prima di tutti gli altri, il grande storico delle religioni propone quella che riteneva un'introduzione a una filosofia della storia. Dopo aver illustrato il modo in cui l'uomo tradizionale riusciva a «sopportare» la storia, Eliade affronta il problema degli storicismi attuali e fornisce all'uomo una guida rispetto a una questione che considera essenziale, l'individuazione di ciò che «permette anche all'uomo moderno di sopportare la pressione sempre più potente della storia contemporanea».
I saggi che compongono questo volume sono stati raccolti da Mircea Eliade nella fase matura della sua vita, riprendendo una serie di conferenze e articoli scritti nel corso di dieci anni.
Il celebre studioso romeno sentì infatti la necessità di tirare le fila delle sue ricerche per presentarle a un pubblico più vasto, soprattutto di non specialisti. Riteneva che le sue competenze di storico delle religioni potessero servire a mettere in luce i nessi fra molti fenomeni culturali contemporanei e gli universi di pensiero elaborati da comunità umane lontane nel tempo e nello spazio, permettendo così di capire meglio il presente, oltre che i meccanismi di funzionamento e l’evoluzione del pensiero.
Le indagini compiute da Eliade vengono insomma poste al servizio di un’opera di decifrazione delle radici nascoste di movimenti letterari, filosofici o artistici contemporanei, e di credenze, miti e mode dell’uomo moderno, compresi l’interesse per l’occulto e la stregoneria o le mitologie della morte.
Medjugorje, un tempo un desolato villaggio dell'Erzegovina, è oggi una delle capitali mondiali del turismo religioso grazie alle presunte apparizioni mariane su cui la Chiesa mantiene da decenni una posizione attendista. Questo libro rappresenta molto più di un punto di vista scettico sulle origini, la storia e l'attualità del fenomeno. L'autore, pagina dopo pagina, facendo ricorso a un rigoroso ed esemplare metodo critico e a un'analisi meticolosa di tutta la documentazione esistente, opera una sistematica «decostruzione» della vicenda, portando alla luce, con pacatezza, chiarezza e oggettività, la realtà che si nasconde dietro ai racconti dei sei veggenti. Una lettura per tutti quelli che vogliono conoscere, valutare e capire.
Nata nel 1129 in una nobile e devota famiglia renana, Elisabetta entrò nel monastero benedettino di Schonau all’età di dodici anni. Nel 1147 prese il velo ed emise la professione religiosa. Successivamente divenne direttrice spirituale e superiora del convento femminile alle dipendenze dell’abate Eckbert (suo fratello). Fu amica e confidente di santa Hildgarde di Bingen. Nel 1152, reduce da una grave malattia, cominciò ad avere visioni ed estasi, che duravano talvolta intere settimane, minando il suo fisico. Morì nel 1156 a soli 35 anni.
Con “Il libro delle visioni”, Elisabetta ci consegna un tesoro di elevatissima spiritualità, da cui possiamo ancora oggi trarre conforto, indicazioni di vita ed esempi di virtù. La santa ci offre la possibilità di gettare uno sguardo contemplativo sulla Gerusalemme Celeste, invitandoci alla purezza di cuore, alla preghiera e all’unione con Dio.
Divenuto un classico della spiritualità moderna, questo testo è qui tradotto per la prima volta in lingua italiana.
Su una piccola isola al largo della costa irlandese una comunità di monaci conserva la «fede dei padri», rendendo culto a Dio nelle forme che la Chiesa ha praticato per secoli. Quando le televisioni americane e la BBC vengono a saperlo, l'antica abbazia di Muck diventa un caso mediatico internazionale: le riprese delle messe in latino e delle confessioni individuali attirano da tutto il mondo cattolici fedeli alla Tradizione e alla liturgia stabilita dal Concilio di Trento. Quella pubblicità appare intollerabile a Roma, dove il Concilio Vaticano IV ha appena sancito la contaminazione del cristianesimo con il buddhismo e l'apertura al secolarismo. Per mettere fine allo scandalo, Roma invia sull'isola un inquisitore, padre Kinsella, con l'incarico di «convincere» l'abate della comunità, Tomàs O'Malley, ad allinearsi al Vaticano e a porre fine a quell'intollerabile «eresia». Kinsella scoprirà in O'Malley un uomo di fede assalito dal dubbio, ma convinto che la Tradizione e la verità delle Scritture non richiedano aggiornamenti e compromessi con i tempi. Il confronto tra i due - uno scontro di psicologie, prima ancora che di dottrine - è il cuore della storia narrata da Brian Moore in "Cattolici", un romanzo breve intriso di mistero e suspense.