L’atteggiamento nei confronti della solitudine, oggi, è piuttosto contraddittorio. La si cerca, ma allo stesso tempo la si teme
Si sogna il ritiro in luoghi di meditazione nella speranza di ritrovare se stessi, ma una volta immersi nel silenzio ci si sente afferrati da un inquietante smarrimento, per cui si ritorna in tutta fretta alle detestate relazioni di sempre.
Mentre ci si preoccupa di favorire ed eventualmente curare le relazioni interpersonali ai fini di un maggiore benessere, non si registra uguale attenzione all’importanza del raggiungimento della capacità di stare soli con se stessi.
In realtà, soltanto chi è in grado di sperimentare la solitudine senza angoscia non corre il rischio di annullarsi nell’altro o di rivolgersi all’altro in modo fagocitante, strumentalizzante, ricattatorio o vittimistico. Il riconoscimento e l’accettazione di sé, che una positiva esperienza di solitudine comporta, sta alla base della disponibilità a riconoscere e accettare gli altri. Il successo di una buona relazione con gli altri poggia dunque sulla capacità di essere soli.
La presente lettura ci aiuta a scoprire l’importanza della solitudine senza perdere di vista il valore della relazione con gli altri.
Vittorio Luigi Castellazzi, psicologo clinico, psicoterapeuta e psicoanalista, da più di trent’anni insegna Tecniche psicodiagnostiche proiettive e diagnosi della personalità all’Università Salesiana di Roma. Già docente di Psicopatologia dell’infanzia e dell’adolescenza, ha tenuto corsi di Psicologia dello sviluppo e di Psicopatologia dello sviluppo all’Università Lumsa e all’Università degli Studi di Roma-Tre. È membro della Society for Personality Assessment e dell’International Rorschach Society. Ha fondato la «Scuola Rorschach e altre tecniche proiettive» dell’Università Salesiana.
Oltre a numerosi articoli e saggi comparsi nei lavori collettanei, è autore di numerosi volumi, tutti editi per i tipi delle Edizioni Las, tra cui ricordiamo Psicoanalisi e infanzia. La relazione oggettuale in M. Klein (1974), Psicopatologia dell'infanzia e dell’adolescenza: Le Psicosi (1991) - La Depressione (1993) - Le Nevrosi (2a ed. 2000), Introduzione alle tecniche proiettive (3a ed. 2000); Il Test di Rorschach. Manuale di siglatura e d'interpretazione psicoanalitica (2004); Quando il bambino gioca. Diagnosi e psicoterapia (2a ed. 2006); L'abuso sessuale all'infanzia (2007); Il Test del Disegno della Figura Umana (3a ed. 2010); Il Test del Disegno della Famiglia (4a ed. 2008). Il suo volume La stanza della felicità (2002) è stato tradotto in spagnolo, portoghese e polacco.
Gutton ci suggerisce che non vi è momento della vita altrettanto sensibile ai sismi dell’animo quanto l’adolescenza. La tesi che il libro propone è che l’adolescenza sia un atto di creazione e anche un’esperienza di creazione. Ciò significa pensare ad ogni singolo adolescente come immerso in una dimensione di sé che intravede e insegue, ma che continuamente gli sfugge. È come se egli fosse confrontato, con forza, alla possibilità di realizzare qualcosa di molto importante, la creazione di sé e, al contempo, intuisse, con altrettanta forza, che tale esperienza deve necessariamente svolgersi in un clima libero dalle costrizioni del pensiero razionale, proprio e altrui.
Così, l’accostamento che il libro propone in vari modi è quello con l’artista impegnato nella realizzazione della sua opera. In effetti, può esserci molto utile pensare all’adolescente come un artista al lavoro! In realtà tale immagine dell’adolescente è il risultato di un complesso e raffinato percorso di conoscenza clinica e di osservazione profonda del suo specifico funzionamento psichico.
Quanto è diverso poter pensare che di fronte a noi abbiamo un artista in uno stato di febbrile creatività, piuttosto che un giovane paziente sofferente, confuso, in balìa di forze incontrollabili e distruttive, violentemente all’opera.
Dalla Prefazione di Gianluigi Monniello
Philippe Gutton, psichiatra, psicoanalista, professore di psicopatologia all’Università della Provenza, fondatore e direttore della rivista «Adolescence», è autore di numerose pubblicazioni tra cui ricordiamo i volumi Le Pubertaire (1991), Adolescens (1996) e, pubblicato in Italia, Psicoterapia e Adolescenza (2002).
Luogo privilegiato degli scambi affettivi, la famiglia oggi è in crisi. L'autrice affronta il tema della frammentazione e moltiplicazione dei possibili modelli in cui si esprime e si realizza oggi il far famiglia, un'istituzione che comunque continua a imporsi come modello di riferimento. In una società sempre più competitiva, in cui l'uomo chiede spazi di maggiore libertà e autonomia – ponendo in primo piano la realizzazione personale, l'investimento nello sviluppo dei talenti, e la possibilità di strutturare legami altamente flessibili – il ritardo delle politiche sociali non permette di affrontare il declino della generatività e la crisi della coppia.
Vengono analizzate le più recenti proposte di legge, i cus, i pacs, i dico, e le richieste delle coppie omosessuali, ridefinendo i processi che permettono di comprendere l'evoluzione della famiglia, per definire meglio cosa c'è in essa di stabile, di strutturale – e cosa c'è di naturalmente mutevole.
Ma nonostante tutto, secondo l’autrice la famiglia c'è, solida e duratura, vero nodo cruciale del rapporto tra natura e cultura, tra tradizione e innovazione, e resta punto di riferimento affettivo e valoriale, etico ed economico nella nostra società.
Paola Binetti, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, direttore del Dipartimento per la ricerca educativa dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, è stata Presidente del Comitato Scienza & Vita, che si è battuto per la difesa della legge 40 durante il referendum che ne chiedeva l’abrogazione. Membro del Comitato nazionale di Bioetica, attualmente deputato del Partito Democratico, è autrice di oltre 200 pubblicazioni nazionali e internazionali sul tema della famiglia, dell’educazione terapeutica e della formazione.
Come sorge una vita nella e della psiche? Dove e quando si possono scorgere "gli inizi della psiche"? E come avviene che si sviluppi, che cresca o che involva, che si modifichi insomma, rispetto a quello che poteva essere un progetto annunciato, una direzione intrapresa? Rispondere a queste domande è il compito che si sono dati gli autori del volume prendendo le mosse direttamente dalla propria esperienza clinica e dalle riflessioni teoriche che da essa si possono inferire. Se si parla di nascita e di crescita della vita psichica non si può non centrare il discorso sull'infanzia. E infatti il vero protagonista del volume finisce per essere "il bambino". Ma il bambino a cui ci si riferisce in questo contesto è sì il bambino "cucciolo" d'uomo, da contenere e soddisfare nelle sue esigenze psico-fisiche, ma è anche quel bambino ormai divenuto - biologicamente - adulto e che pure conserva in sé tracce evidenti degli aspetti della propria infanzia che attendono di essere nuovamente identificati e analizzati. Questa analisi darà luce al cono d'ombra evocato dalle domande del presente, che non possono venir meno con lo scorrere del tempo lineare, e che insinuano la prospettiva ulteriore del tempo circolare in cui bambino e adulto continuano a interrogarsi vicendevolmente.
Sintetico, estremamente delucidante, il volume propone una gestione innovativa di un concetto che da sempre appare troppo articolato, nebuloso e abusato. Una volta liberato dall'asfittica applicazione a eventi reali, quotidiani, anagrafici dell'individuo, il complesso di Edipo viene sottratto alla sua epocale appartenenza all'ambito sessuale e viene reso pronto per un uso relazionale nel senso più ampio del termine. Nella medesima ottica vengono affrontati tutti gli altri concetti correlati, per primi l'angoscia di castrazione e il desiderio incestuoso.
"Soltanto avvicinandosi alle rive dell'inconscio, laddove le fiabe sono nate, è possibile comprenderle". Vivere è una partenza continua, un mutamento incessante, un assumere forme sempre nuove in modo tanto sorprendente che dall'esterno neanche i servi della morte riescono a riconoscerle. "Il compare" e "Comare Morte" svelano l'essenza della professione di medico e "Ucceltrovato" la dimensione immortale dell'animo umano. In questo trittico di fiabe sono custodite verità illuminanti sulle proprie vocazioni personali, sui limiti che il destino impone, sui rapporti con l'eternità, e con la sua rivale, la morte.
Quattro piccole storie di quattro piccoli principi che, in un mondo che a fatica si accorge di loro, continuano a ricordarci che si vede bene solo con il cuore. Storie che preservano l'incanto dei gesti rari, dei pensieri gentili, del candore dell'anima. "Perché sono attratta dalle anime semplici?", si domanda l'autrice. "Mi sono accorta che esiste una tipologia di persone che lavano i peccati del mondo, lo puliscono, redimono tutti noi, pesanti protagonisti del quotidiano. Queste sono anime leggere, al di fuori degli schemi, lontane dalla realtà opprimente e noiosa". Disabili, diversamente abili, diversi, matti da legare o da slegare... dipende dal punto di vista, dalla capacità di rallentare, di farsi incantare dalla semplicità. Quattro viaggi disorganizzati, imprevedibili, che colmano di nostalgia per quanto non siamo più capaci di vedere - e di scegliere - del mondo in cui viviamo.
In un momento di acceso dibattito, a volte solo ideologico, sul tema della maternità e della paternità in condizioni di sterilità biologica, questo libro propone una riflessione di ampio respiro sullo scenario che ha permesso l'attivazione di proposte e di loro contrapposizioni. Coniugato tutto al femminile, il pensiero che percorre i vari capitoli si ispira a quella complessità che non può accontentarsi di visioni unilaterali né può ancorarsi a soluzioni che scotomizzano la realtà interiore. La generatività chiama in causa fattori di diversa natura che sono iscritti nella storia del singolo individuo e che trovano una loro eco più profonda nell'immaginario collettivo da cui scaturiscono. Il bisogno di procreazione è consustanziale al concetto di esistenza e merita tutta la nostra attenzione, ma è importante considerare il fatto che il superamento del limite biologico proposto dalla fecondazione assistita necessita di nuovi paradigmi teorici perché sia dato un senso all'evento della nascita. Non basta superare un limite biologico per generare un figlio perché nella nostra tradizione storico-culturale esiste una stretta integrazione tra chi è portatore di desiderio e chi è portatore di materiale genetico. La modifica delle leggi e la messa a punto di nuove tecnologie consentono, seguendo un pensiero maschile, una nuova progettualità ma è solo attraverso un'elaborazione lenta e profonda che si possono cogliere e superare le ansie, le angosce, le contraddizioni che accompagnano ogni atto creativo.
Grotstein è un pensatore metapsicologico e il suo pensiero sulla struttura e sul funzionamento della mente stimola continuamente nel lettore riflessioni di carattere clinico. Formatosi alla psicoanalisi attraverso il pensiero di autori significativi come Freud, Klein, Winnicott, Bion, Lacan, Matte Blanco, l'autore rivede continuamente molte di quelle idee, pur considerandole fondamentali nella storia della psicoanalisi, intrecciando orientamenti psicoanalitici così diversi tra loro quali la Psicologia dell'Io, la Psicologia del Sé, il neokleinismo e l'intersoggettivismo. L'unicità di questo libro consiste nell'essere un frammento completo di teoria metapsicologica. È un'inedita e talvolta personalissima rilettura della metapsicologia e il punto di partenza di un modo nuovo di teorizzare gli affetti e il loro legame con il pensiero.
Andando oltre la tendenza del pensiero psicoanalitico a concentrarsi sulla patologia, Grotstein scrive in termini metapsicologici delle capacità della mente umana, della sua ricchezza, complessità e creatività e del senso di meraviglia che essa provoca. Il volume può essere considerato come indicatore di una nuova tendenza del pensiero psicoanalitico: l'investigazione di aree dell'esperienza umana quali il piacere, la gioia, la pienezza o ciò che l'Autore chiama l'esperienza numinosa e spirituale o l'esperienza di trasformarsi in O (concetto di Bion, già erede della cosa-in-sé kantiana e del Reale lacaniano) dove si diventa capaci di riconoscere che l'inconscio è «un secondo Sé, mistico, preternaturale, numinoso» e dove divenire «uno» con O significa «divenire uno con la nostra vitalità».
James S. Grotstein, professore di psichiatria alla ucla School of Medicine, analista, didatta e supervisore del Los Angeles Psychoanalytic Institute e del Psychoanalytic Center of California, già vice-presidente dell'International Psychoanalytical Association.