Dopo "Prima che venga notte", ecco la seconda raccolta di articoli della rubrica di "Tempi". Cronache della quotidianità, dell'inosservato avvicendarsi delle stagioni; con uno sguardo quasi contemplativo. Teso a riconoscere nella realtà, oltre alla materialità misurabile delle cose unica verità ammessa dal nostro tempo - le tracce, i segni in filigrana, che rimandano ad altro.
Questa fortunata opera di Severino Dianich è stata ripubblicata più volte dal 1975 ad oggi.
Per questa nuova edizione l'autore l'ha completamente rivisitata e riscritta, giudicando che l'idea originaria oggi poteva risultare ancor più interessante, a partire dai suoi studi degli ultimi anni, che sono venuti a confermarla ed arricchirla di nuove e positive conseguenze.
è l'idea che tutta la struttura della chiesa trovi la sua ragion d'essere nel semplice avento che le dà origine: il credente, grazie al dono divino della comunione, comunica la sua fede ad un interlocutore che lo accoglie, dando così vita ad una relazionalità nuova, fondata sulla fede.
L'opera fu giudicata a suo tempo "uno strumento prezioso" per le scuole di teologia e per la catechesi di alto livello: "Il suo valore non è tanto nella mole delle pagine-scriveva Tullio Citrini - bensì nell'intelligente intreccio dei temi", per cui è "degna di essere definita geniale".
"Il libro di Padre Manuel Nin costituisce una valida proposta per quanti vogliono conoscere meglio l'anno liturgico della Chiesa bizantina.
Questo libro ci mostra l'anno liturgico in tutta la sua divina dolcezza.
La celebrazione delle feste diventa perciò più chiara al nostro spirito e gli eventi salvifici celebrativengono meglio compresi: attraverso le feste ci è dato di amare maggiormente Dio Uno e Trino. ogni evento che Dio ha compiuto nella storia del suo popolo è stato deciso nel suo amore per la nostra salvezza. Sicchè, conoscendo bene le feste e celebrandole con dignità e ardore, rendiamo grazie a Dio per tutto ciò che ha fatto per noi"
Dalla prefazione di S.E.R. Cyril Vasil'
Tre romanzi brevi o tre respiri lunghi, i passi di un endecasillabo: queste le storie raccontate da tre voci di donne che hanno in comune la stessa radice di male e di bene.
Il Sutra del diamante, opera indiana del II secolo, è la base di tutta la “mistica” del buddismo mahayana. Tradotto e commentato qui per la prima volta in italiano, è accompagnato da un’introduzione al senso del Sutra oggi, una disamina ermeneutica della classe di testi a cui appartiene e un’analisi dello sviluppo degli studi sul testo. Nella seconda parte del libro, il saggio di Gennaro Iorio, filosofo, già collaboratore di Raimon Panikkar al progetto The spirit of religion (2006-2008), percorre le analogie linguistiche tra il Sutra del diamante e la mistica occidentale ed esplora l’ambiente culturale in cui quelle analogie si sono sviluppate. È un breve, denso studio comparato delle due anime della mistica, quella orientale e quella occidentale.
Mauricio Yushin Marassi, responsabile della comunità Stella del Mattino, insegna Buddismo e Religioni dell’Estremo Oriente presso l’Università di Urbino. Tra le ultime pubblicazioni: La via maestra (2005); Il Vangelo secondo Matteo e lo Zen. Vol. II (2006); Il buddismo mahayana attraverso i luoghi, i tempi e le culture. Vol. I: L’India e cenni sul Tibet (2006); Il buddismo mahayana attraverso i luoghi, i tempi e le culture. Vol. II: La Cina (2009).
In questo secondo volume dedicato all'economia, Mchel Henry porta a termine la lettura innovativa del pensiero di Karl Marx. Contro la teoria dello scambio propria dell'economia classica, che riduce il lavoro ad una categoria oggettiva che fa sì che il lavoro possa essere misurato e quantificato, Marx mette in luce che il lavoro è tutt'altro: è reale, vivente, soggettivo e creatore di valore. Esso costituisce la possibilità trascendentale dell'economia stessa e in modo specifico di quella capitalistica. Per Henry è compito della filosofia mostrare come l'economia riposi sulla "vita", ossia in ciò che Marx chiama la prassi, vale a dire il "lavoro vivente" del lavoratore.
Gli ultimi papi (e anche Benedetto XVI nel suo discorso di Ratisbona, 12 settembre 2006) mantengono viva la necessità della filosofia come interrogazione radicale sulla condizione umana, al di là delle varie riduzioni possibili e oggi universalmente praticate (discipline formali, discipline sperimentali, utilizzazioni pratiche o tecniche); al punto che una filosofia radicale, anche se non cristiana, sembra loro meglio accettabile che l'impoverimento, la rinuncia a pensare che essi vedono nei vari storicismi e pragmatismi. Resta ovviamente aperta la questione se questo riconoscimento della ragione, l'affermazione della sua problematica ampiezza, debba passare attraverso la metafisica greca oppure prendere altre vie, finora peraltro scarsamente praticate. La posizione cattolica è nota, di ritenere cioè l'incontro con la cultura classica un evento di importanza decisiva, che non si potrebbe eludere o aggirare. Benedetto XVI a Ratisbona ha indicato, per condannarle, le varie forme di de-ellenizzazione possibili, per concludere che l'avvicinamento fra fede biblica e pensiero greco è "un dato che ci obbliga anche oggi": credo volesse dire che soltanto nella cultura classica (ad esempio nella tragedia greca) noi troviamo quella problematizzazione radicale della condizione umana, quell'interrogarsi circa il senso della vita e della morte, di cui il cristianesimo ha bisogno, ma che fa parte di una più generale umanità, di una antropologia fondamentale che oggi tuttavia sembra sul punto di cancellarsi, di scomparire.
GLI AUTORI
Guglielmo Forni Rosa (Bologna, 1938), insegna Filosofia morale e Antropologia filosofica nella Facoltà di Lettere di Bologna. Allievo di Felice Battaglia, ha pubblicato recentemente studi su Simone Weil, Jean-Jacques Rousseau, sul modernismo religioso in Francia tra la fine del XIX e il XX secolo. Partecipa al Dottorato in Scienze religiose dell’Università di Bologna e al gruppo di studio su Rousseau dell'Università di Parigi IV (Sorbonne). Tra le pubblicazioni più recenti: Il dibattito sul modernismo religioso, (Roma - Bari 2000) e per Marietti ha pubblicato il Destino della religione (2005) e L’amore impossibile (2010). Di prossima pubblicazione: Dictionnaire Rousseau. Anthropologie, Politique, Religion, (Montmorency, 2011).
Françoise Dolto dialoga con Juan-David Nasio su un tema che le sta a cuore, l'immagine inconscia del corpo. È il lato in ombra e inconscio del corpo, un lato che si è formato nelle relazioni primarie, quella con la madre innanzitutto e poi quelle con tutti gli altri con cui il bambino è entrato in relazione. Il dialogo è ricco di annotazioni sulla pratica analitica con i piccoli, sul linguaggio significante come orientamento del desiderio e sulle pulsioni. Inoltre mostra un'interpretazione teorica del concetto lacaniano di "stadio dello specchio" che attribuisce maggiore attenzione agli intrecci percettivi dei diversi sensi.
Questa antologia rende accessibile al pubblico italiano la singolare riflessione spirituale e la rigorosa dottrina etica del grande rebbe di Kotzk, i cui insegnamenti ottennero enorme risonanza nel mondo ebraico. L'opera si suddivide in due parti: la prima contiene il racconto agiografico della vita del Kotzker, assieme a storie e brevi racconti che manifestano, nell'immediatezza della forma narrativa, il ricco mondo spirituale di R. Menachem Mendel. La seconda parte, nella quale sono raccolti aforismi, testi esegetici e dottrinali, evidenzia lo spessore del pensiero mistico e filosofico dello zaddik, in particolare il significato del concetto di verità.