Il messaggio presente nel famoso libro di Gitta Mallasz, Dialoghi con l’angelo, è un concentrato di verità, un’autentica guida verso un Uomo migliore, un Uomo Nuovo. A volte, però, risulta piuttosto complesso se avvicinato solo con l’intelligenza. Gitta Mallasz, davanti alle molteplici domande dei lettori, scrisse quattro libri esplicativi per rendere questo messaggio più comprensibile. Piccoli dialoghi di ieri e di oggi è l’ultimo di questi libri e per molti è stata la “porta di accesso” verso una lettura più consapevole dei Dialoghi con l’angelo e uno slancio nella “messa in pratica” di ciò che Gitta ha insegnato fino alla sua morte: il dialogo con il proprio angelo.
In questo secondo libro, l’Autrice ci trasmette il suo vibrante interesse per il mondo dei bambini, e in particolare dei nuovi bambini nati dopo il Duemila, i bambini del Terzo Millennio. Saranno loro a smuovere il vecchio mondo per costruire il nuovo mondo, la nuova Terra, con la loro magnifica sensibilità di indaco, cristallo, arcobaleno, diamante e con la loro nuova dimensione d’Amore per la Vita, dovuta anche all’evoluzione dello stesso DNA. Ecco allora la nascita di nuove consapevolezze e di nuovi atteggiamenti educativi, soprattutto nelle figure degli insegnanti, dei genitori, dei nonni e degli educatori. I casi descritti e i disegni presenti anche in questo libro, come nel primo, raccontano le molte sfumature del lavoro dell’Autrice come psicologa, come terapeuta e come pedagogista. La dedica e le immagini degli antenati ci lasciano intuire come sia prezioso e fondamentale il collegamento con le nostre radici, con la saggezza antica dei nonni, quella naturalmente connessa con la natura umana e con l’Amore della nostra Madre Terra.
Questo volume raccoglie gli atti del convegno, svoltosi a Perugia il 6 ottobre 2007, organizzato dall’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim (Grande Oriente d’Italia) e dall’Accademia Nazionale dei Filaleti in occasione della ricorrenza del centenario della nascita di Mircea Eliade, il celebre scrittore, storico e antropologo rumeno. Il convegno ha inteso non solo rendere gli onori magistrali a questo misconosciuto maestro del pensiero spirituale laico moderno, ma ha anche offerto spunti di riflessione sulle ardite intuizioni di Eliade riguardanti la trasformazione delle forme del sacro, a partire dalle culture primitive per giungere a quelle cosiddette progredite, e, soprattutto, sulla strategicità delle sue illuminanti e geniali idee, nella prospettiva dell’avvento di una auspicabile e rinnovata “scienza del sacro”. Con un atteggiamento correttamente obiettivo, l’opera di M. Eliade, può oggi, ormai molto a posteriori, essere ripresa, dal dimenticatoio nel quale è stata per molto tempo, ed essere rivalutata per spiegare anche il grande vuoto spirituale e la profonda crisi di identità di cui è malato l’uomo moderno o, per meglio dire, post moderno.
L’Induismo è sia un modo di vivere sia un sistema sociale e religioso altamente organizzato, ma diversa- mente dal Giudaismo – la cui essenza è la sottomis- sione al Dio Unico che si rivela nella storia e nella sto- ria agisce – l’Induismo è completamente libero da qualsiasi affermazione dogmatica relativa alla natura di Dio, e il cuore della religione non dipende mai dall’esistenza o non-esistenza di Dio, o dal que- sito se vi sia un solo Dio o molte divinità. Zaehner in questo suo saggio, pur essendo un con- vinto assertore dell'impossibilità di uno studio ogget- tivo del fenomeno religioso, adotta un metodo stori- co-fenomenologico che mira a cogliere la sostanza profonda e le costanti spirituali della tradizione indù, senza perdere mai di vista la prospettiva comparati- va, in nome della sua personale convinzione della sostanziale unità dello spirito umano. Lontano da un approccio antropologico, per scrivere il suo libro non sente la necessità di incontrare gli indù in India, fidandosi di più di quelli che incontra nei libri che ha a portata di mano nel suo studio o alla Bodleian Library di Oxford. Zaehner in ogni caso è sempre attento a presentare le fonti nel modo più serio e completo e a dar voce anche alle opinioni divergenti dalle sue, convinto – da uomo di fede – della genuinità e sincerità delle fedi altrui.
Paola Giovetti accompagna il poeta nel suo celebre viaggio dalle Alpi fino alla Sicilia, con attenzione particolare per la città di Roma, dove Goethe visse durante la maggior parte del tempo che trascorse in Italia. Ripercorre le emozioni e il significato che il grand tour ebbe per lui, cercando di capire perché fu un evento fondamentale, una vera e propria cesura con ciò che era avvenuto prima, un mutamento radicale che si ripercosse poi in tutti i successivi anni della sua vita. Emerge così la complessa personalità dell’uomo, che nella distanza temporale si è rivelato sempre più universale, un modello avanti anni luce rispetto ai suoi tempi e anche rispetto ai nostri. Goethe non fu, infatti, soltanto il grande poeta, il saggio maestro di vita che tutta l’Europa conobbe: fu il prototipo di un nuovo modello umano al quale ancora aspiriamo, l’uomo costantemente attivo, che non cessa mai di ricercare, indagare, scoprire, il grande europeo capace di far sua la sapienza dell’antichità, dell’Occidente e dell’Oriente, e insieme il grande educatore delle generazioni future. Concreto e realista, Goethe credeva nell’azione creativa, nell’operosità instancabile; conosceva tutti gli errori, le tentazioni, gli abissi dell’anima, ma seppe portarli all’armonia e trasformarli in ricchezza.
Il senso di solitudine che molti esseri umani oggi sperimentano, specialmente nella società occidentale, dipende in grande misura dalla perdita della capacità di comunicare con il mondo invisibile. Tutto nell’Universo parla, dagli alberi agli animali agli Esseri di Luce, e questo libro vuole essere una guida per riscoprire la naturale capacità umana di interagire con questo meraviglioso mondo. L’Autrice accompagna il lettore attraverso un viaggio tra le migliori tecniche della tradizione occidentale ed orientale atte a risvegliare il “bambino interiore”, condizione indispensabile per comunicare con il mondo invisibile, dal channeling al feng shui, ai fiori di Bach, alle arti marziali e a tecniche di psicoterapia che lavorano sulle emozioni bloccate nel corpo.
Questo libro comprende circa 250 brani tratti dalle opere (scritti e discorsi) di Mère ed esplora i quattro aspetti principali della salute e della guarigione: cause della malattia, terapie della malattia, fondamenti della salute, ciclo della vita. Gran parte dei passi provengono dalle conversazioni di Mère con allievi e insegnanti svoltesi nell'ashram di Sri Aurobindo a Pondicherry. Rispondendo alle loro domande, ella discute delle componenti fisiche, psicologiche e spirituali della salute e della guarigione dalla malattia. Completa il testo un glossario di termini sanscriti e filosofici e l'elenco dei volumi e delle riviste pubblicati dallo Sri Aurobindo Ashram da cui sono stati tratti i brani.
Gli studi sull'Islam condussero Schaya nel 1950 in Marocco, dove ebbe l'opportunità di entrare in contatto con alcuni eminenti rappresentanti della spiritualità musulmana, tra cui il venerato Shaikh Mohammed at-Tadili. Egli poté così approfondire il lato essenziale di questa tradizione, attingendo alle sue sorgenti più pure. La presente opera è un riflesso di quell'incontro intimo con lo spirito vivente del sufismo, nonché delle sue meditazioni sul Corano e sui trattati sufici. Al Corano, infatti, è ancorato tutto l'Islam, il cui messaggio gravita costantemente intorno a un solo oggetto: Allah, "la divinità" una e onnipresente; ed è nell'insegnamento sufico che è possibile scoprire il senso più profondo di questo messaggio. Il saggio di Schaya intende esporre gli aspetti fondamentali della metafisica sufica, che scaturisce dal credo musulmano "Non vi è divinità all'infuori della Divinità" (la ilaha ili-Allah), e la sua interpretazione esoterica, secondo la quale "la divinità" è "il tutto che è unico" e "l'unico che è tutto".
La cronogenetica è stata elaborata nel 2001 dai coniugi Mario e Domenica Grilli. Si tratta di una disciplina che aiuta a risolvere i conflitti familiari e gerarchici, con ricadute positive su ogni aspetto della vita: emozionale, lavorativo, di studio e soprattutto aziendale. Molte delle paure e degli errori che sperimentiamo nascono dal fatto che non viviamo una vita nostra, ma siamo costretti a ripetere esperienze che si sono già verificate nel nostro albero generazionale, sebbene poi siano state dimenticate. Se il Vecchio Testamento imposta la legge generazionale sul concetto di colpa: "I padri hanno mangiato l'uva acerba e i figli sono nati con i denti allegati", la cronogenetica ci assicura: "Sei destinato a ripetere solo quello che hai dimenticato!". L'inconscio non può permettere di perdere il valore dell'esperienza, per questo non accetterà mai l'omertà come soluzione. Il percorso cronogenetico è l'occasione per far pace con i genitori, ma soprattutto per liberare i figli dalle conseguenze pesanti di ciò che è stato taciuto per vergogna, per paura o per eccessiva protezione.
Il volume presenta la traduzione del Fushikaden, che è sempre stato una sorta di bibbia - per secoli rimasta segreta - per gli attori del No, fin da quando Zeami Motokiyo perfezionò il genere drammatico e scrisse per esso numerose note. Il No è una forma drammatica composta in sostanza da mimo o recitazione, canto poetico e musica, eseguiti su un palcoscenico del tutto disadorno, a eccezione di quattro colonne e la raffigurazione di un grande albero di pino sullo sfondo. Per alcuni drammi possono esservi dei semplici arredi scenici, ridotti agli elementi essenziali e raffinati al punto da costituire mere suggestioni. Tale minimizzazione costituisce l'essenza della stessa rappresentazione drammatica. Tutte le complicazioni non necessarie vengono eliminate e la presenza principale di fronte allo spettatore è una non-presenza, uno spazio e un tempo vuoti. È per questo che qualsiasi parola, movimento o suono - per quanto lieve - assume una rilevanza straordinaria. I samurai di alto rango praticavano la recitazione, la danza e il canto del No con sincero entusiasmo, poiché lo collegavano in parte alla perfezione di una cultura superiore e in parte allo studio del Buddhismo Zen, e talvolta perfino all'arte della spada. Ancor oggi, il Fushikaden viene letto con molta assiduità, confermando con la sua stessa brevità l'affermazione secondo cui "lo studio del No è in realtà lo studio della cultura giapponese in generale".