L'inviolabilità ma anche caricarlo di una responsabilità che mai aveva conosciuto nelle epoche precedenti. In ciò la modernità manifesta una profonda solidarietà con la sua antica radice cristiana. E tuttavia la storia degli ultimi secoli sembra indicare l'opposto. L'illuminismo, lo stato liberale, la libertà di coscienza, i diritti civili, l'autodeterminazione dell'individuo hanno incontrato nella chiesa un implacabile avversario. Ma se la modernità è l'erede secolarizzato della religione cristiana, come spiegare quel conflitto? In che cosa consiste la sfida reciproca fra modernità e cristianesimo? Ora che l'attuale epoca post-secolare sembra rimettere in discussione il rapido esaurirsi della religione, è necessario ritornare a riflettere sull'irrisolto problema della trascendenza e sulla sua affrettata rimozione.
"Anche nei tempi più bui abbiamo il diritto di aspettarci un po' di luce." In questi saggi, Hannah Arendt ripercorre le esistenze di dieci intellettuali che hanno conosciuto le tenebre del proprio secolo. Queste personalità illuminate hanno vissuto gli orrori ricorsivi dei "tempi bui", tentando di contrastarli. Per quanto diversi tra loro, Karl Jaspers, Rosa Luxemburg, Bertolt Brecht, Papa Giovanni XXIII, Walter Benjamin e tutti gli altri protagonisti del volume sono accomunati dall'aver combattuto in prima linea, non cedendo mai alla tentazione delle retrovie o di una ritirata nelle scorciatoie del disimpegno. Ogni ritratto è un esercizio di biografia filosofica, un elogio della pluralità e di chi ne è stato portatore.
In questo scritto, la "questione della tecnica", che potremmo definire il grande argomento che dalla seconda metà del Novecento ha agitato il pensiero filosofico, è posta come interrogazione del senso - significato e direzione - delle trasformazioni che le nuove tecnologie informatiche imprimono ad alcune nostre personali, individuali, esperienze umane. Viviamo in un'epoca di addomesticamento tecnologico. Le macchine ci sono diventate familiari, ci seguono ovunque, le portiamo con noi, ne dipendiamo sempre di più per il nostro lavoro, i nostri svaghi e i nostri affetti. Al di là di utopie e distopie, questo saggio assume, perciò, come prospettiva, quella del fruitore dei nuovi artefatti tecnologici e tenta di indagarne alcune esperienze. La categoria dell'essere altrove definisce uno degli aspetti più rilevanti e, forse, meno indagati della nostra esperienza segnata dai rapporti con e attraverso le macchine. L'ambiente digitale rende presente ciò che è assente, permette di trascendere tempi e luoghi, trasforma le dimensioni del potere e delle relazioni, ci fornisce un'esperienza disincarnata sempre più esposta alle dimensioni simulative ed emulative dell'intelligenza artificiale.
Il volume è una raccolta antologica dei test appartenenti alle quattro religioni: quella ebraica, cristiana, musulmana e buddista.
Antiche di secoli e di millenni, esse sono tuttavia le grandi religioni del nostro tempo. Ciascuna ha un corpo di scritture sacre a cui si richiama e si è sempre richiamata nel corso della storia: l'Antico Testamento, il Nuovo Testamento, il Corano, il Tipitaka.
Come chiosa l'autore stesso nella prefazione: "A queste antiche parole tutti dobbiamo accostarci con reverenza. In esse milioni e milioni di uomini da secoli e secoli hanno creduto e credono e trovano conforto e speranza. Esse sono, per il credente, le parole della sua fede, e per esse egli è portato a ignorare, a trascurare, a svalutare, le altre".
Testi di: Floriana Ferro, Luca Taddio, Silvia Capodivacca, Nicoletta Cusano, Floriana Ferro, Gabriele Giacomini, Jacopo Menghini, Massimo Durante, Francesco Tormen, Francesco Valagussa.
Il libro approfondisce i temi del benessere e della felicità attraverso il contributo delle scienze sociali inserite in una più ampia cornice antropologico-filosofica. Tramite la riflessione sulla "vita buona" come fine ultimo dell'esistenza umana, il saggio prova a rispondere all'urgenza pratica di ripensare orizzonti di senso possibili e percorribili di fronte alla complessità del tempo presente. Attingendo all'eredità dei classici, in particolare Aristotele e Tommaso, alla sociologia relazionale e al magistero sociale della Chiesa, il volume intesse un dialogo con l'etica antica per riscoprirne i fondamenti e offrire una "terza via", alternativa all'emotivismo relativista e alla deriva dogmatica, esplorando il legame esistente tra virtù e desiderio e riabilitando, infine, la narrazione e la parola poetica nella costruzione dell'agency soggettiva.
Quasi paradossalmente le teorie dell'Antropocene stanno riportando l'attenzione sull'uomo, sulla sua "natura" e storia, sul suo rapporto con la terra che abita. Dopo un periodo di latitanza, ricompare l'indagine dell'antropologia filosofica con un'attenzione più o meno accentuata alle questioni poste dalle scienze e soprattutto dalla tecnica e dalla ragione digitale. Diventa indispensabile ancora una volta "definire" l'uomo, perché è in atto, anche se non del tutto decifrabile, una vera e propria "rivoluzione antropologica". Con riferimento a questo duplice contesto i saggi qui raccolti, un mosaico incompleto, intendono riaffermare rispetto ai paradigmi naturalistici la singolarità umana sul filo del ricupero della dimensione simbolica nella sua più ampia articolazione e di una riflessione sul fatto primitivo del potere e delle sue molteplici esplicazioni. In ogni capitolo, specialmente in quelli dedicati al corpo, si pongono alcune premesse per un'apertura all'alterità e all'ulteriorità.
"La Repubblica" è stata la postazione dalla quale ha osservato il mondo e lo ha raccontato a generazioni di italiani, ma Eugenio Scalfari è stato molto più di un giornalista. Filosofo, scrittore, politico, imprenditore. Il suo eclettismo è stato un caso unico nel panorama culturale del nostro Paese. Proprio per questo, per comprendere la portata della sua figura e della sua eredità intellettuale, è necessario prendere in considerazione le molteplici sfaccettature dello Scalfari personaggio pubblico. Questo saggio vuole restituire un profilo del fondatore della "Repubblica" secondo quattro filoni di indagine: le idee politiche, la produzione artistica, il pensiero filosofico e il rapporto con la religione.
"Non sappiamo che cosa ci sta accadendo, ed è precisamente questo che ci sta accadendo." La celebre frase di José Ortega y Gasset, posta da Edgar Morin a epigrafe di questo pamphlet, vale a maggior ragione per il nostro tempo. La nostra miopia nella comprensione del presente dipende da una crisi del pensiero? O da una sorta di sonnambulismo generalizzato? In questo nuovo saggio, il grande filosofo francese sottolinea la necessità di trovare una bussola per orientarsi nell'oceano dell'incertezza in cui siamo dispersi. Una bussola che ci aiuti a comprendere la storia che stiamo vivendo, dalla marea di estrema destra dilagante in Europa alla crisi economica, fino al degrado ambientale del nostro pianeta. Grazie alle riflessioni del filosofo planetario, incalzati dalle sue domande possiamo tentare di comprendere come il mondo si sta trasformando e accogliere la sfida senza precedenti che siamo chiamati ad affrontare. Dunque... svegliamoci!
Che cos'è un oggetto? La risposta consueta, quella del senso comune (anche quella di molta filosofia che pretende d'essere realista), è che un oggetto è qualcosa che "sta là fuori", indipendentemente dal modo in cui lo conosciamo e - eventualmente - lo nominiamo. In questo libro, un classico della filosofia della scienza (uscito in prima edizione nel 1986), Giuliano Toraldo di Francia, a partire da una magistrale analisi dell'ontologia delle sfuggenti entità subatomiche, propone un modo meno semplicistico di rispondere a questa domanda fondamentale: è il caso di parlare, più che di oggetti, della procedura tecnico-scientifica della "oggettuazione", attraverso la quale si arriva a individuare in qualcosa un determinato oggetto. In questo processo occupa un ruolo fondamentale il linguaggio. Ci interessano i fatti, non le parole, tutti ripetono; ma come si individua un "fatto" se non ne determiniamo la natura attraverso una serie di azioni, pratiche e linguistiche, che lo individuano, appunto, come un fatto? In questo modo il caso delle entità subatomiche non è più un caso eccezionale; al contrario, diventa il modello per intendere tutti gli oggetti, anche quelli dell'esperienza comune. Il libro è impreziosito da una prefazione di Maria Luisa Dalla Chiara, logica, filosofa della scienza, studiosa della logica quantistica, che ha a lungo collaborato con Giuliano Toraldo Di Francia.