
In questo ormai classico studio Jacques Maritain affronta uno dei problemi di maggiore attualità: il rapporto tra persona e società. In esso l'autore, riferendosi alla concezione tomistica, critica le tre principali filosofie sociali e politiche - individualismo borghese, anti-individualismo comunista, anti-comunismo e anti-individualismo totalitario o dittatoriale - che, ognuna a suo modo, con la divinizzazione o con la "organizzazione" dell'individuo considerato come entità materiale, hanno condotto a una svalutazione della persona umana in quanto entità spirituale.
DESCRIZIONE: Queste “scintille”, brevi brani da cui dovrebbe accendersi il lento fuoco d’una meditazione quotidiana, illuminano con intensità crescente squarci del pensiero teologico e spirituale di Guardini. Vi domina il senso dell’abbandono fiducioso all’occhio misericorde di Dio. Al suo sguardo, ogni inadeguatezza, tutto ciò che in noi è indegno e cattivo, che di giorno in giorno ci contrista, non è ancora mortale, se non si sottrae a quella luce di verità e insieme di amore infinito. È questa disposizione come una sorgente inesauribile donde zampilla il rinnovamento: tutto è possibile nella forza liberatrice di Dio.
COMMENTO: Un pensiero di Guardini per ogni giorno dell'anno. Una guida spirituale per scoprire nella vita quotidiana il volto di Dio. PRIMA EDIZIONE
ROMANO GUARDINI (1885-1968) è stato una delle maggiori figure della storia culturale europea del sec. XX. Presso la Morcelliana è in corso di stampa l'Opera Omnia.
Chiamato al compito abbastanza difficile di definire lo spirito della filosofia medioevale, ho accettato, pensando all'opinione assai diffusa che, se il Medio Evo ha una letteratura e un'arte, non ha una filosofia propria. Tentar di sceverare lo spirito di questa filosofia, era impegnarsi a fornire la prova della esistenza, o a confessare ch'essa non è mai esistita. Cercando di definirla nella sua propria essenza, mi sono visto condotto a presentarla come la "filosofia cristiana" per eccellenza. Non si tratta di sostenere che il Medio Evo abbia creato questa filosofia dal nulla, non più di quanto abbia tratto dal nulla la sua arte e la sua letteratura. Non si tratta neppure di pretendere che nel Medio Evo non ci sia stata altra filosofia che la cristiana, non più di quanto si potrebbe pretendere che tutta la letteratura medioevale e tutta l'arte medioevale siano cristiane. Il solo problema da esaminarsi è sapere se la nozione di filosofia cristiana abbia un significato, e se la filosofia medioevale, considerata nei suoi rappresentanti più cospicui, non ne sia precisamente l'espressione storica più adeguata. Lo spirito della filosofia medioevale, quale lo s'intende qui, è dunque lo spirito cristiano, che penetra la tradizione greca, la elabora dall'interno e le fa produrre una visione del mondo, una Weltanschauung, specificatamente cristiana.
La preghiera del Signore appartiene agli scritti più noti di Romano Guardini. Un linguaggio magistrale, una vicinanza intima alla Sacra Scrittura, una fede viva, che impronta in profondità l'esistenza personale, caratterizzano il suo pensiero, teologico e spirituale. La petizione o domanda "Sia fatta la tua volontà" è il "filo rosso" di questo libro. In undici meditazioni l'Autore esplica e interpreta il Padre nostro e le sue petizioni. Sa e riconosce che, in questa sua opera, è in debito anche verso i grandi pensatori e oranti cristiani, che fin dai primi secoli hanno speso i loro sforzi nella spiegazione di questa preghiera, l'unica insegnata direttamente da Cristo (cfr. Mt 6,9; Lc 11, 2).
Un antico maestro della Mishnà, Ben Bag Bag, diceva: "Volgila e rivolgila, tutto vi è in essa [nella Torà]" (Avot 5,22). Tutto è nella Torà, ma bisogna voltarla e rivoltarla: Dio ha parlato, ma l'uomo deve metterci il commento. Intorno a questi due pilastri dell'ebraismo si "aggirano" le pagine che seguono: si aggirano perché non hanno una meta, un punto di arrivo, ma vogliono solo essere momenti di una frequentazione infinita (una ruminatio, direbbero i Padri) della Torà scritta e orale. Ci sono tanti modi di introdurre al giudaismo: infatti il giudaismo è plurale, e questa pluralità nelle idee, nei tempi, nei luoghi, nelle identità - è la sua forza. Perciò molte sono le porte per entrarvi e viverci, o anche solo per conoscerlo. Una porta è quella che anche il Nuovo Testamento indica nel farsi carne, cioè realtà variamente terrena e sensibile, della parola (per Israele la Torà, per i cristiani Gesù). Fuori di questa concreta "vocalità" divina - se così si può dire -, di Dio non sapremmo mai nulla, se non, appunto, chiamarlo Ain, "Nulla", o Mi?, "Chi?", secondo i maestri della qabbalà. Ma Ain è divenuto Anì, "Io", e perciò abbiamo un Tu e non siamo più soli.
DESCRIZIONE: Il tema della nuova definizione della morte su base neurologica, e in connessione a ciò quello del trapianto di organi da soggetti in stato di morte cerebrale dichiarati cadaveri, è tornato negli ultimi tempi all’attenzione anche in Italia. Quantunque – a quarant’anni dall’introduzione, con il Rapporto di Harvard, di quella nuova definizione – le voci di dissenso stiano crescendo anche in ambito medico, vogliamo qui riproporre la prima grande critica fatta a quella definizione da un classico del pensiero filosofico del Novecento, nonché uno dei protagonisti dell’attuale dibattito bioetico: Hans Jonas. Quella critica, infatti, contiene in nuce tutti i problemi che sono ancora in discussione e li affronta con un linguaggio rigoroso, ma accessibile anche al pubblico di non specialisti, ed è significativo che essa stia al centro dell’attenzione nel recente documento del Council on Bioethics americano che riapre ufficialmente il dibattito sulla morte cerebrale.
COMMENTO: Il celebre saggio di Hans Jonas che contesta la definizione di morte cerebrale decisa dal Protocollo di Harvard del 1968. Un saggio toccante, profondo, di un maestro dell'etica contemporanea.
HANS JONAS (1903-1993), allievo di Heidegger e Bultmann all’Università di Marburgo, è stato tra i maggiori filosofi della seconda metà del Novecento. Tra le sue opere in italiano: Lo gnosticismo; Dalla fede antica all’uomo tecnologico; Il principio responsabilità; Il concetto di Dio dopo Auschwitz. Presso la Morcelliana: Scienza come esperienza personale. Autobiografia intellettuale (1992); Agostino e il problema paolino della libertà. Studio filosofico sulla disputa pelagiana (2007).
Invitato a Brescia nel 1959, Norberto Bobbio tenne una conferenza, Quale democrazia?, che, nonostante sia passata quasi inosservata, appare come l’enunciazione di un programma di ricerca. Regole di funzionamento, teoria delle élites e del realismo politico, tensione tra vocazione dell’uomo alla libertà e necessità di istituire una società con un potere efficiente, l’antinomia tra ideale dell’uguaglianza e quello della libertà: sono i temi, qui per la prima volta enunciati, che torneranno, con continui scavi, nelle opere che hanno reso Bobbio tra i più importanti filosofi della politica della seconda metà del Novecento. Il testo ha quindi una doppia classicità: è la cellula originaria della riflessione bobbiana sulla democrazia, ed è la lezione di un classico. Come ha scritto Bobbio stesso: «Quale democrazia? Un titolo che ha continuato ad essere attuale in tutti questi anni. Oggi più attuale che mai. Se dovessi ripeterlo, quel punto interrogativo non lo toglierei. Ne potrei, se mai, aggiungere un altro».
NORBERTO BOBBIO (1909-2004), senatore a vita della Repubblica, ha insegnato filosofia del diritto e filosofia della politica all’Università di Torino. Tra le sue opere: Politica e cultura (Einaudi); Il problema della guerra e le vie della pace (Mulino); Il futuro della democrazia (Einaudi); L’età dei diritti (Einaudi); Destra e sinistra (Donzelli).
COMMENTO: Uno stupendo e attualissimo libro inedito di Norberto Bobbio del 1959 che spiega che cosa è e come funziona la democrazia, nella tensione tra uguaglianza e libertà.
Un libro per tutti: studenti delle scuole medie superiori, universitari e lettori comuni.
DESCRIZIONE: Il libro della Sapienza è il prodotto letterario più recente dell’Antico Testamento. Gli ebrei della diaspora che parlavano greco l’hanno letto con piacere, così come hanno fatto anche con altri libri deuterocanonici. Da loro la Chiesa cristiana l’ha recepito inserendolo nel proprio canone. Nelle Chiese protestanti non fa parte dei libri canonici, ma di quelli apocrifi.
La natura della «sapienza» anticotestamentaria, che ha dato il nome al nostro libro ma anche a un vasto blocco letterario (letteratura sapienziale), si può descrivere all’incirca in questo modo: madre e maestra di tutte le arti, scienze e virtù; figlia di Dio, salvatrice del mondo, colei che accompagna nella vita, che aiuta e sostiene nelle difficoltà, fondamento della religione. Spesso è caratterizzata come persona («la signora sapienza»).
La ricerca recente si è applicata a chiarire i numerosi enigmi che il libro solleva, dato che la sua retorica filosofica, spesso oscurata dall’ambiguità, e la qualità allusiva di molti dei suoi riferimenti rendono difficile determinare il suo significato preciso. Tra i problemi principali affrontati si segnalano: l’unità di autore e di composizione del libro che, pure accolta dal quasi unanime consenso, sulla base soprattutto dell’analisi della struttura letteraria, trova ancora talune contestazioni; il genere letterario, che ha visto anzitutto la proposta, accolta anche dal presente commentario, di collegare l’opera alla tradizione del discorso protrettico.
Il presente commento si innesta bene in questo dibattito offrendo un contributo peculiare. Qui l’Autore mette a disposizione di un più largo pubblico i risultati della sua rigorosa ricerca, senza indugiare su questioni tecniche che potrebbero dissuadere il lettore non specialista; nello stesso tempo la linearità della presentazione e la sicura padronanza delle tematiche successivamente proposte dall’opera consentono di cogliere il messaggio che resta perennemente valido.
COMMENTO: Una nuova traduzione con commento al libro della Sapienza, uno dei volumi più controversi dell'Antico Testamento, perché incrocio tra cultura ebraica e filosofia greca.
ARMIN SCHMITT (1934-2006) è stato ordinario di Teologia biblica ed Esegesi dell’Antico Testamento all’Università di Regensburg e tra i maggiori studiosi del Libro della Sapienza. In suo onore è stata fondata a Bibburg la «Armin Schmitt Stiftung für biblische Textforschung». Tra le sue opere: Prophetischer Gottesbescheid in Mari und Israel: eine Strukturuntersuchung (Kohlhammer, Stuttgart 1982); Das Buch der Weisheit: ein Kommentar (Echter, Würzburg 1986); Wende des Lebens. Untersuchungen zu einem Situations-Motiv der Bibel (Walter de Gruyter, Berlin-New York 1996); Der Gegenwart verpflichtet. Studien zur biblischen Literatur des Frühjudentums (Walter de Gruyter, Berlin-New York 2000).
Piergiorgio Grassi, Rileggere Barth; Günther Wenz, Tra i tempi. Sulla comprensione storica della teologia della crisi di Karl Barth; Angelo Maffeis, Karl Barth, un teologo tra le confessioni cristiane; Fulvio Ferrario, La recezione di Barth nella teologia protestante; Michele Nicoletti, Tra dialettica e analogia. Karl Barth e la politica; Romano Penna, Il posto del Römerbrief nella storia dell'ermeneutica paolina; Ilario Bertoletti, Martinetti interprete di Barth; Francesco Miano, Jaspers e Barth; Marco Ravera, Il Barth di Luigi Pareyson; Silvano Zucal, Balthasar critico di Barth; Roberto Garaventa, Ecumenismo e postmodernità. Hans Küng lettore di Karl Barth; Giacomo Coccolini, Il giovane Moltmann e Barth; Karl Barth, La Costituzione dogmatica Dei Verbum sulla divina rivelazione (a cura di F.S. Festa); Pavel N. Evdokimov, L'Ortodossia di fronte all'interpretazione di Karl Barth (a cura di N. Valentini); Henri Bouillard, Karl Barth e il cattolicesimo (a cura di P. Boni); Italo Mancini, Convergenze teologiche nell'Europa di oggi: il contagio barthiano (a cura di A. Aguti).
DESCRIZIONE: Perchè parlare ancora della morte? Sembra si stia passando dalla rimozione – operazione intellettuale che aveva trovato nella famosa Lettera a Meneceo l’espressione più icastica – alla fattiva negazione. La rivoluzione antropologica che in tale tentativo si manifesta è evidente: se agli umani sono dati intelligenza e potere, perché non usarli per sconfiggere il nemico principale dell’intelligenza e del potere? La vittoria sulla morte non è forse il sogno che nel corso della storia dell’umanità si è inseguito, anche mediante i riti funebri e la connessa fede nella prosecuzione della vita in un’altra dimensione? E non sarebbe questo il modo per affermare la grandezza degli umani, finalmente liberati dal soggiogamento ai processi naturali?
A queste domande tenta di rispondere il volume, introducendo al tema in diverse prospettive. Alla lettura di un breve testo della Lettera agli Ebrei (2,14-15) – con cui mons. Luciano Monari illustra come Gesù Cristo con la sua solidarietà abbia liberato dalla paura della morte – segue un’analisi storico-teologica del n. 18 della Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et Spes, in cui il mistero della morte emerge dalla concezione cristiana dell’essere umano.
Diversi sono i modi in cui il tema della morte si declina: dalla morte di Cristo come “meccanismo vittimario”, sulla scorta di René Girard, che permette di vedere la sua morte come via per l’attuazione del Regno di Dio, al tema della morte in relazione all’autonomia della dottrina morale e al problema della sua origine, con attenzione all’esegesi di Sap 1,13. Ma il tema della morte investe anche i limiti e le prospettive del genere letterario dell’Ars moriendi, o preparazione alla morte, come viene trattata ad esempio in Roberto Bellarmino. Infine una sezione è dedicata alla liturgia, ove la preparazione alla morte assume la forma dell’invocazione e la musica diviene tramite del messaggio cristiano sulla morte. Ma la morte non è identica per tutti; al variare delle condizioni vitali delle persone, ne mutano le definizioni: per questo è opportuno riflettere anche sulle trame “serie” che, in riferimento ai recenti dibattiti, stanno dietro a classificazioni quali “disponibilità-indisponibilità” della vita.
COMMENTO: Il volume n. 19 dei Quaderni Teologici affronta il tema della morte dal punto di vista dell'Antico Testamento, del Nuovo Testamento, della teologia e della spiritualità.
GLI AUTORI sono tutti docenti del Seminario di Brescia.