
DESCRIZIONE: Questa traduzione italiana di alcuni tra i più significativi saggi di Ernst-Wolfgang Böckenförde sul rapporto tra cristianesimo, libertà e democrazia si propone un duplice obiettivo: in primo luogo, favorire la conoscenza del pensiero teologico-politico di uno tra i più significativi intellettuali tedeschi contemporanei; in secondo luogo, introdurre nel dibattito civile, che si è aperto nel nostro Paese sul rapporto tra religione e politica, prospettive di pensiero e di azione di ampio respiro, fondate in modo serio e rigoroso su di una profonda cultura giuridica e teologica e nutrite costantemente da un’attenta analisi storica. Rispetto ai vari ideologismi che infestano la discussione pubblica su questi temi, i saggi di Böckenförde rappresentano una ventata di aria fresca che ci auguriamo possa contribuire a collocare il dialogo tra le diverse posizioni al livello alto che è richiesto dalla posta in gioco non banale – ossia la convivenza civile pacifica, ordinata ai princìpi di libertà e giustizia.
Chi ama l’intreccio singolare tra cristianesimo, libertà e democrazia che le tradizioni occidentali hanno saputo costruire e coltivare potrà trovare in queste pagine ragioni teoriche e concreti orientamenti per rendere fecondi questi temi nelle condizioni attuali del nostro vivere. (Michele Nicoletti)
COMMENTO: Un classico di "teologia politica" che tocca le categorie di libertà, coscienza e autorità, i temi della secolarizzazione (rapporto Chiesa-Stato nell'età moderna), l'etica e la sua intersezione con cristianesimo e democrazia e infine una disanima del concetto di teologia politica.
L'AUTORE (1930) ha insegnato presso le Università di Münster, Heidelberg, Bielefeld e Freiburg i.B. Dal 1983 al 1996 è stato giudice del Tribunale Costituzionale tedesco. Tra le sue opere ricordiamo: La storiografia costituzionale tedesca nel secolo decimonono: problematica e modelli dell’epoca (Giuffrè 1970); Stato, Costituzione, Democrazia (Giuffrè 2006). Presso la Morcelliana: La formazione dello Stato come processo di secolarizzazione (2006).
DESCRIZIONE: Kierkegaard è per antonomasia il filosofo dell’esistere contemporaneo, di ciascun uomo nei confronti di tutti gli uomini. Come egli propone in Il concetto dell’angoscia, l’umanità, a differenza di tutte le altre specie, è composta da individui ciascuno dei quali è se stesso ed «insieme» la specie tutta. Ogni individuo è Adamo, e pecca di nuovo insieme a lui, in modo altrettanto «originale», e così contribuisce a mutare la propria umanità, insieme a quella di Adamo e di ogni altro uomo.
Le vie su cui Kierkegaard particolarmente insiste per l’accesso dell’uomo all’autenticità del proprio esistere sono: la «ripetizione-ripresa», il «pentimento» e il «perdono». Vie sulle quali si soffermano i saggi qui raccolti, nella consapevolezza che nessuna di queste categorie esistenziali può essere oggetto né di constatazione né di dimostrazione. E tuttavia è grazie a queste categorie – da lui coniate – che Kierkegaard ha saputo dare nuovi nomi al mistero dell’esistenza.
COMMENTO: Una ricognizione sui temi della ripresa, del pentimento e del perdono nel pensiero del filosofo danese, scritta dai maggiori specialisti a livello internazionale.
I saggi qui raccolti, e scritti tra il 1975 e il 2000, possono definirsi un compendio della riflessione morale di Ricoeur: dalla distinzione tra etica, come desiderio di una vita compiuta, e morale, in quanto universalità della norma che media tra volontà diverse, alla determinazione dei concetti di stima di sé, sollecitudine, giustizia, libertà, intenzione etica, legge, valore, istituzione, "legge di natura". Una costellazione di categorie con la quale Ricoeur traccia, quasi didatticamente, i lineamenti di una filosofia morale. Una filosofia che coniugando prospettiva teologica e prospettiva deontologica - Aristotele e Kant, ma memore anche della lezione di Max Weber - riconosce l'ineliminabilità del conflitto dei doveri, di un lato tragico inerente all'azione morale. Conflitto al quale far fronte, di volta in volta, con la saggezza pratica. Senza dimenticare la paradossalità dell'etica evangelica, con i suoi comandamenti - "ama il prossimo tuo", "porgo l'altra guancia" - che "orientano disorientando": scompigliando l'esistenza, "rigenerano la libertà".
SEZIONE MONOGRAFICA
Donne protagoniste. Autorità femminile nelle minoranze religiose
Marina Caffiero, Introduzione
Tamar Herzig, Women’s Participation in the Savonarolan Reform in Ferrara
Micaela Procaccia, L’«ape ingegnosa». Debora Ascarelli, poetessa romana
Adelisa Malena, "Donnette" settarie e invasate. Intorno al Gynaeceum Haeretico Fanaticum di J.H. Feustking (1704)
Stephen J. Stein, Gender and Authority: Women in Shaker History
Catherine Maire, L’abbé Grégoire devant les prophétesses
SAGGI
Gian Luca Potestà, L’anno dell’Anticristo. Il calcolo di Arnaldo di Villanova nella letteratura teologica e profetica del XIV secolo
Jaime Valenzuela Márquez, El culto a las imágenes en la cristianización del Perú: herencias, ambigüedades y resignificaciones
NOTE
François Boespflug, Note d’iconographie médiévale. À propos du Christ du dimanche de Dominique Rigaux
Thomas M. Izbicki, Cajetan on the Acquisition of Stolen Goods in the Old and New Worlds
Gian Mario Cazzaniga, Cristianesimo e massoneria. Un libro recente
Étienne Fouilloux, L’exégèse en France au XXe siècle: deux livres récents
INTERVENTI
Luciano Bossina, Tradurre con la mano sinistra. Una polemica su Gregorio Palamas
LAVORI IN CORSO
Josep E. Rubio, Próximas perspectivas en los estudios lulianos
J. Dobraczynski, il più noto scrittore cattolico polacco del '900, si è cimentato nell'impresa di ricostruire la "storia di Giuseppe" in forma romanzata, giovandosi delle fonti scritturistiche e del vasto materiale letterario di origine apocrifa o tradizionale. Giuseppe vi emerge come il "tipo" dell'uomo credente, posto improvvisamente di fronte ad una imprevedibile chiamata di Dio. Incarnazione ideale del "resto" d'Israele, è combattuto lungo tutto il corso della sua vita fra le sue giuste esigenze umane e la richiesta improrogabile di Dio. In questa tensione continua egli si macera e matura la propria fede. Un cammino faticoso nella fede, percorso in situazioni straordinarie e sullo sfondo di un ambiente socio-politico-religioso complesso e ambivalente. Giuseppe è il modello del credente che non si lascia irretire dalle tentazioni, dalle manovre oscure del potere, dalla faziosità delle sette. Giuseppe è l'incarnazione del povero di Jahvé, ricco solo della fiducia nella sua promessa.
Lo studio sulla Leggenda di san Ticone - che, secondo le poche notizie in nostro possesso, fu vescovo di Cipro e feroce avversario dei culti pagani verso la fine del IV secolo - costituisce, dopo l'indagine su santa Pelagia di Gerusalemme, la seconda e più matura prova degli interessi per l'agiografia del grande ed eclettico filologo e storico della religione classica Hermann Usener. Seguendo i dettami e gli influssi del trend storico religioso coevo, il personaggio di Ticone viene ricollegato alla figura di una divinità pagana dal carattere agreste e connessa ai riti di rigenerazione e fertilità. Si tratta di un'interpretazione ardita e stimolante, in un'indagine condotta con maestria filologica, che, sebbene non tutte le tesi proposte in questo saggio possano essere accolte, contribuisce non di meno a gettar luce sui legami, a volte evidenti, altre volte più oscuri, tra l'antica religione greca e il nuovo culto cristiano, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti più popolareggianti e la persistenza di pratiche folkloriche. Il saggio è qui presentato per la prima volta in traduzione italiana, con un'Introduzione di Ilaria Sforza che ne mette puntualmente in luce le caratteristiche di novità.
DESCRIZIONE: La teologia cristiana delle religioni è diventata negli ultimi decenni il crocevia di molte questioni teologiche. Tra queste, sebbene nella letteratura recente sia lasciata al margine, quella della funzione salvifica della Chiesa occupa un posto di prim’ordine. Ciò nonostante, secondo l’opinione vulgata riaffermare la mediazione salvifica universale della Chiesa significherebbe tornare a una forma di imperialismo, incapace di riconoscere che tutte le tradizioni religiose sono per i loro aderenti luogo e strumento di salvezza. In molte riflessioni teologiche, stimolate e pure "arginate" dal Magistero della Chiesa cattolica, sul rapporto tra il cristianesimo/la Chiesa e le religioni ci si è richiamati al concilio Vaticano II (1962-1965), vedendo in esso una svolta. Il "fantasma" si aggirava anche nell’aula conciliare e continua a suscitare interrogativi in molte coscienze: si può sostenere che tutte le tradizioni religiose si equivalgono? Se così è, che ne è della "pretesa" cristiana di aver ricevuto in custodia per tutto il genere umano la rivelazione di Dio compiutasi in Gesù Cristo? Che ne è dell’affermazione, lungo i secoli più volte ripresa e reinterpretata, della necessità della Chiesa per la salvezza? Il dialogo richiede che si rinunci alla coscienza di verità? Siccome il Vaticano ii resta l’intervento più autorevole del Magistero cattolico nell’ultimo secolo, a esso e alle interpretazioni cui è stato sottoposto si presta qui singolare attenzione per verificare se esso permetta le "aperture" che gli si attribuiscono. La consapevolezza che il Concilio non ha voluto rispondere a tutti gli interrogativi posti dall’attuale congiuntura teologica spinge a tentare un’ipotesi di soluzione che tenga conto delle proposte avanzate negli ultimi due decenni e, nello stesso tempo, mantenga il senso della tradizione precedente.
COMMENTO: Una riflessione teologica sul rapporto tra Chiesa cattolica e le altre religioni dopo il Concilio Vaticano II, in particolare sul concetto di salvezza universale.
GIACOMO CANOBBIO, già presidente dell’Associazione Teologica Italiana, è docente di Teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e lo Studio teologico Paolo VI di Brescia. Tra i curatori dei «Quaderni teologici», presso la Morcelliana ha pubblicato: Laici o cristiani? Elementi storico-sistematici per una descrizione del cristiano laico (1997); Dio può soffrire? (20062). Tra le sue opere ricordiamo: Chiesa perché. Salvezza dell’umanità e mediazione ecclesiale (San Paolo 1994); I documenti dottrinali del Magistero (Queriniana 1996).
DESCRIZIONE: Obbedendo al mandato di Gesù, la Chiesa si è sempre preoccupata di trasmettere il Vangelo a ogni creatura, mediante l’annuncio, la celebrazione dei sacramenti e la testimonianza della vita. Sono proprio questa stessa missione e le sue modalità di attuazione a dover essere ripensate nell’attuale congiuntura storica. Di più, seguendo la tradizione teologica, occorre formulare una domanda, posto che la fede, intesa come atto di risposta alla rivelazione, è già esperienza salvifica e non semplicemente condizione per la salvezza, talché la Chiesa, annunciando la parola della fede di cui essa vive, è solo lo strumento o l’"occasione" per la fede come lo è per la salvezza: non come si possa trasmettere, ma se la fede stessa possa essere trasmessa.
Alla luce di questi interrogativi di fondo, il Quaderno tenta di rispondere analiticamente toccando i nodi teologici della questione: dalla metafora della Chiesa madre, che fin dai primi secoli è servita a richiamare la mediazione della Chiesa nella generazione dei figli di Dio, si considera poi il problema specifico della possibilità di trasmissione della fede. D’altra parte, si rilevano forme diverse di trasmissione della fede, che variano col mutare delle circostanze e si possono osservare già nella tradizione ebraica, col passaggio dalla famiglia ai sacerdoti nel compito di trasmettere la Torah, e nell’importanza attribuita al "raccontare" quanto Dio ha compiuto per i Padri. Trasmettere la fede tocca temi quali il rapporto con l’ethos e la Tradizione, considerata da tre prospettive: quella del rapporto tra verità e apertura alle nuove situazioni (prendendo spunto dalla vicenda modernista e dalla proposta di M. Blondel); quella della autocapacità della Chiesa di autogenerarsi (spiegata da J.S. Drey); infine quella del teologo, ora Papa, J. Ratzinger nelle sue varie fasi di sviluppo. Accanto a ciò, posto di primo piano occupano nella trasmissione della fede la celebrazione liturgica e il magistero ecclesiale.
COMMENTO: Una riflessione a più voci sul senso della fede attraverso l'Antico e il Nuovo Testamento, con riferimento al dibattito teologico contemporaneo.