Il concetto di "fedeltà" - alla base della vita dei singoli, delle comunità e delle fedi religiose - sembra perdere progressivamente rilevanza nella società contemporanea mentre i confini della libertà si espandono; ma al venir meno di ogni limite corrisponde una carenza di senso che per eterogenesi dei fini torna a interpellarci. Una dialettica fra libertà e bisogno di fondamento che si riflette nei vari ambiti dell'umano, e sulla quale il volume offre una ricca panoramica: dalla prospettiva antropologica, leggendo il tema della fedeltà come origine dell'agire umano in cerca di sicurezza, a quella etico-filosofica, riprendendo la fenomenologia della fedeltà di Paul Ricoeur come apertura all'alterità, a quella teologico-esistenziale di Romano Guardini, che riporta alla "fiducia". Parallelamente l'indagine è condotta sui testi della Bibbia più significativi per comprendere il tema della fedeltà di Dio, oltre che a Dio (per esempio nel Libro di Isaia) e approfondendo il significato teologico e cristologico di ciò che è "degno di fede". La rilettura di Ignazio di Antiochia aiuta poi a comprendere il nesso tra fedeltà e martirio. Un ponte fra teologia e filosofia, in dialogo con la letteratura psicanalitica (Lacan), lo si trova nel confronto tra la fede in quanto consegna a un fondamento e l'affidarsi nelle relazioni personali, entrambi atti costitutivi dell'umano. Si osserva poi come il tema si declina nella vita liturgica...
Di fronte alle molteplici religioni e filosofie del mondo contemporaneo, nessuno sfugge alla domanda: a che cosa è dato credere, per avere una regola stabile di condotta, e nello slesso tempo per poter convivere con chi creda diversamente? E se si diventa tolleranti di fronte alle altre ideologie e religioni, questa tolleranza non è tanto maggiore quanto più fiacca è la lede quanto più il liberalismo decade in agnosticismo, il dubbio in indifferenza, lo spirito critico in spinto scettico? Un dilemma che mette in scacco le certezze religiose e filosofiche, che precipitano in dogmatismi e autoritarismi, ma anche la scienza, chiamata a dire come ultimamente stanno le cose. Di qui l'elaborazione, compiuta da Calogero, di un "principio del dialogo", un perenne principio laico di discussione cooperante, su cui si fonda ogni coesistenza, ogni giustizia e ogni diritto. Il testo che, a partire dal noto saggio "Logo e dialogo", sullo spinto critico e sulla libertà di coscienza, è un classico della filosofia italiana del Novecento, nella misura in cui tocca alcuni dei più dibattuti problemi della cultura e della civiltà di allora e di oggi: impegno religioso e libertà del dubbio, laicismo e certezza, educazione liberale e formazione di una fede civica, libertà dello stato e libertà della chiesa, novità della storia e stabilità dei diritti, coesistenza e competizione...
"Ha qualcosa di sorprendente il pensiero di Christos Yannaras (1935), uno dei più noti teologi ortodossi contemporanei. Se la linea guida di buona parte della teologia (e filosofia) novecentesca è stata la 'deellenizzazione del Cristianesimo', Yannaras, rivendicando la continuità tra ellenismo e cristianesimo, mostra come la tradizione ortodossa, riletta alla luce del personalismo e di Heidegger, contenga in sé categorie in grado di sottrarsi alla deriva nichilista: 'persona', 'relazione', 'ineffabilità dell'esistenza'. Dette categorie pur costituendo un argine alla deriva ricordata non pretendono di esaurire il Mistero. Infatti l'apofatismo, testimoniando l'eccedenza del Dio incarnato e della Trinità, è il sigillo di una riflessione teologico-filosofica che non disdegna, in fedeltà alla metafisica classica, di rivendicare il valore dell'ontologia: la teologia è in verità teoria dell'essere come Mistero trinitario. Il pensatore greco propone una riflessione che, appunto perché apofatica, è anche riflessione critica sulla Chiesa e sulle sue forme storiche sempre inadeguate rispetto al soffio libero dello Spirito". (Giacomo Canobbio)
"La rivelazione di Dio è attestata in un libro, la Bibbia, che è anche letteratura: in essa si possono trovare molteplici generi letterari, che rispecchiano il modo abituale di comunicare. Nel corso del tempo questa 'biblioteca' è diventata la fonte di ogni comprensione del mistero di Dio nella sua manifestazione agli umani. Dalla letteratura biblica sono sorte nuove forme letterarie per dire il medesimo mistero. Anzitutto la teologia nelle sue diverse articolazioni, che si è modellata in forma ora poetica, ora narrativa, ora argomentativa. Se nella tradizione scolastica si è prestata attenzione soprattutto a quest'ultima modalità, non sono mancati teologi che hanno richiamato la necessità di dare spazio alla poesia e alla narrazione. Il libro di Ballarmi dà conto dei tentativi di dire l'evento della rivelazione secondo i molteplici registri dell'espressione umana. Infatti, rinchiudere il Mistero nella sola argomentazione sarebbe ridurlo alla misura della ragione privandolo della ricchezza del sentimento". (Giacomo Canobbio)
Pubblicando nel 1951 questo testo di Merton, don Giuseppe De Luca offriva al lettore il distillato di ciò che il monaco trappista intendeva per contemplazione: al di là della psicologia dell'io, è possibile all'uomo trascendersi, verso gli altri e le altre religioni, ovvero verso ciò per cui sta il nome di Dio, la Trascendenza. Un atto dello spirito - la contemplazione - che, più che mai oggi, ci interpella per evitare chiusure confessionali e disinnescare conflitti religiosi.
La teologia cherigmatica, che ha per oggetto l'annuncio dell'azione salvifica di Dio nel Cristo, sorge dalla presa di coscienza della necessità che la teologia dogmatica, tradizionalmente sistemata in una struttura di tipo scolastico, venga riproposta all'uditore nella forma di predicazione di salvezza (Kerygma). Lungi dal rinnegare il valore oggettivo di un "corpus" di verità esposto in una salda trama di concatenazioni logiche, la cherigmatica lo presuppone e vi si appoggia, ma lo presenta a partire dall'idea centrale della salvezza soprannaturale così da acuire nel fedele il senso del sacro nell'essere e nella vita. Non per questo si deve intendere la cherigmatica come un semplice strumento pragmatico, che serva ad "adattare" la Rivelazione ai singoli secondo considerazioni psicologistiche, o come tributaria di qualsivoglia "analisi esistenziale" minacciata da un pericolo di soggettivazione della realtà religiosa: la cherigmatica è saldamente ancorata al dato scritturistico. Il noto teologo austriaco Hugo Rahner in quest'opera si propone di riflettere sul fondamento dogmatico della missione sacerdotale indicando la via per la quale il prete - ma anche il laico che aspira a cognizioni sostanziali - può pervenire a informare dogmaticamente il suo pensiero, la sua predicazione, tutto il suo modo d'agire.
Sezione monografica / theme section: Retorica, scuola, religioni ad Antiochia (IV-V sec. d.C.) - Rhetoric, school, religions at Antioch (4th-5th c.)- Chiara Spuntarelli, Introduzione- Giancarlo Rinaldi, Antiochia nel secolo quarto. Interazioni tra pagani e cristiani e note prosopografiche- Andrea Pelizzari, Retori e scuole ad Antiochia e in Oriente nella corrispondenza degli ultimi anni di Libanio (388-393)- Catherine Saliou, Parole et religion à Antioche au IVe siècle. Une approche spatiale- Alberto J. Quiroga Puertas, The Palimpsestic City. Fourth Century A.D. Antioch through Spatial RhetoricSergio Zincone, Ispirazione biblica e echi della tradizione classica nel De educandis liberis di Giovanni Crisostomo- Chiara Spuntarelli, Universalismo e provvidenzialismo cosmico nel progetto educativo di Teodoreto di Cirro.
Chiamare implica che qualcuno parli e qualcun altro ascolti e risponda: uno schema che si declina nella Bibbia in molteplici modi. La "chiamata" è parola di Dio, di Gesù, dei profeti; può essere "invocazione" o può indicare una "vocazione"; implica l'irrompere di un mutamento (con la risposta "Eccomi!" di Samuele) e l'adeguamento a una condotta di vita, ma anche l'"obiezione" (di Mosè, di Isaia...). Pagine celebri della Bibbia - rilette qui in chiave esegetica, spirituale, storico-filosofica - diventano il luogo in cui sorprendere significati talvolta inattesi di una Parola che, oltre la lettera, investe la nostra vita. Come il tema del discernimento e del lavoro alla base delle comunità monastiche: modelli di vocazione, che ancora ci interpellano.
"Cristo è veramente presente in anima, corpo e divinità nel mistero eucaristico che Paolo vi intende sottolineare quale Mistero della fede della Chiesa. Questa enciclica presenta l'Eucaristia quale tesoro prezioso da conoscere, custodire e annunciare". (dall'introduzione di Ettore Malnati)