Se "dire grazie" è un'esperienza quotidiana, traspare in essa quel "grazie originario" che accomuna tutti gli uomini: davanti al mistero della vita, oppure - religiosamente - di fronte alla grandezza di Dio. Massimo Giuliani ne ricava i tratti universali e il significato etico-filosofico a partire da una fenomenologia che spazia dall'obbligo di gratitudine verso i genitori al rapporto fra il provare tale sentimento e l'esprimerlo, dal riconoscimento che il popolo ebraico conferisce ai giusti delle nazioni alla benedizione giudaica dopo il pasto. Nella Bibbia l'esclamazione di gioia e di riconoscenza per eccellenza è hallelujah, "date lode a Dio": Paolo De Benedetti mostra come tale espressione, attraverso i testi ebraici e quelli cristiani, giunga a noi come un grido dal cuore, che nasce dall'esperienza e risuona in tutto il creato, educandoci a un dialogo costante con Dio.
Che cosa si intende per "filosofia"? Quanto controversa è la sua definizione in Occidente, tanto più sfumano i suoi contorni all'interno della complessa costellazione che va sotto il nome di cultura indiana. Il volume si pone l'ambizioso obiettivo - fondato su una preliminare disamina delle numerose fonti e solo parzialmente tentato sinora dagli studiosi dell'Oriente - di mostrarne i lineamenti essenziali offrendo una sintesi delle principali nozioni e dottrine, scandite per generi letterari e scuole. Una preziosa mappatura che cerca di pervenire al concetto di filosofia a posteriori, piuttosto che a priori, anzitutto traducendo, rendendo comprensibili ai più i termini chiave, per poi stabilire una gerarchia non viziata dai dogmi occidentali. Ad esempio, come si dice filosofia? Il termine chiave è darsana il cui etimo, come quello di theoria, significa vedere, forse con riferimento all'auspicata oggettività dello sguardo filosofico, che tuttavia si scinde nei molteplici punti di vista. Ciò che rende, però, maggiormente distante il pensiero indiano dal concetto occidentale di filosofia è la sua praticità: la filosofia, lungi dall'essere, aristotelicamente, conoscenza fine a se stessa, consiste piuttosto nella ricerca della felicità. Al di là dei parallelismi, utili per avvicinarsi a un mondo così lontano, il manuale sottolinea la necessità di attenersi alle fonti con rigore filologico, perché più che nelle somiglianze è nelle differenze che si coglie la peculiarità del pensiero...
Le ricerche sul primo cristianesimo e lo studio dei vangeli come fonti bibliche hanno portato in luce la ricca stratificazione redazionale con cui essi si sono formati e la loro origine nel mondo giudaico. Questo volume, risultato di un accurato lavoro di scavo filologico, copre un tassello particolarmente significativo quale è il Vangelo di Marco, concentrandosi sul contesto storico-culturale da cui proviene, quello dell'età del Secondo Tempio, e facendo emergere la forza dell'insegnamento di Gesù rispetto alle prime comunità di seguaci. In tale prospettiva il Vangelo di Marco diventa un osservatorio privilegiato per ricostruire la figura del Gesù storico, proprio perché appare come il frutto di una tradizione orale più che di un autore, tanto da potersi considerare "scritto da Gesù stesso". Di qui si evince poi una categoria-chiave del giudaismo e del cristianesimo - l'impuro - che, ricorrendo con sfumature diverse nei vangeli, racchiude significati che confluiranno nella teologia successiva e nella dottrina cristiana. Il tema dell'impurità viene esaminato in alcuni episodi della vita di Gesù: il battesimo di Giovanni Battista, Gesù nel deserto, i miracoli e le guarigioni, le parole di Gesù nelle quali si scorge l'abisso tra interpretazione umana e legge di Dio. L'impuro non è in sé negativo, non è sinonimo di peccato, ma va letto nella dialettica intrinseca con il puro: la poliedricità con cui si presenta nella Bibbia (sul versante fisico e dello spirito)...
"Non ci può essere riforma della Chiesa senza un ritorno alle sue origini e alla storia dei loro effetti: si potrebbe sintetizzare così la passione ecclesiale di Yves Congar, divenuta passione teologica. Nella visione del domenicano che ha contribuito alla "svolta" del Concilio Vaticano II, la Tradizione - coincidente con la vita della Chiesa - porta in sé l'energia che permette di trovare nuove vie per annunciare il Vangelo e per ricostruire l'unità infranta. La sua insonne ricerca l'ha reso un protagonista del movimento ecumenico e un promotore del rinnovamento della Chiesa: scavando nei meandri delle testimonianze del passato, ha mostrato come partendo da esse si possa uscire dalle incrostazioni in cui una teologia priva di spessore storico aveva rinchiuso riflessione e vita ecclesiali. Inascoltato e contrastato prima, riconosciuto e acclamato poi, resta voce profetica che valica il secolo XX e indica come la teologia debba essere a servizio della vita cristiana nel mutare del tempo." (Giacomo Canobbio)
La lettura dei Diari - una miniera di intuizioni folgoranti, pensieri, preghiere, polemiche e spunti argomentativi - restituisce la complessità non sistematica ma edificante del pensiero filosofico e teologico di Søren Kierkegaard. Questa ultima edizione, di molto ampliata e rivista, riprende la versione del suo maggiore studioso italiano, Cornelio Fabro, svolta sull'integrale danese (20 voll., 1909-1948), pubblicata da Morcelliana nel 1948 e più volte ristampata. Ma l'attento spoglio compiuto dai curatori sulle carte postume, le lettere, i documenti e le opere complete, nel confronto fra la prima e i volumi già disponibili della nuova edizione critica danese, rende quest'opera del tutto originale nella traduzione e nelle note. Un classico, queste pagine dei Diari parlando del mondo si mettono in dialogo con Dio, la morte, l'amore, e toccano tonalità affettive come la noia, l'inquietudine, la pazienza e l'impazienza, l'angoscia... Un esercizio di pensiero quotidiano in cui traluce, sotto vari registri, la teoria dei tre stadi dell'esistenza estetico, etico e religioso.
Zubiri intende l'indagine teologale - che accompagna il suo pensiero fino a diventarne la dimensione irradiante - come il fondamento stesso del sapere teologico, da cui viene metodologicamente distinta: essa è la dimensione umana di accesso al divino, che non può ridursi alla sola "ragione" naturale sfruttata dalle prove cosmologiche e ontologiche - ma si appella a una "intelligenza senziente". Considerare il problema religioso nei suoi soli presupposti antropologici, metafisici ed epistemologici non è infatti sufficiente: occorre recuperare il concetto di "esperienza" di Dio come conoscenza concreta attraverso la via della "re-legazione". Non si tratta di andare dall'uomo al reale e a Dio ma, viceversa, di un dono proveniente da Dio e dalla realtà che si rendono presenti all'uomo: questo è il "potere del reale", agli antipodi del soggettivismo moderno. In ciò consiste la religione, che non si basa sulla prassi, sull'etica, sul sentimento, ma è l'essenza della persona e fondamento che apre alla trascendenza. Lo studio filosofico delle religioni, oggetto di questo volume tradotto e curato da Armando Savignano, ponendo l'analisi della religione come forma dell'essere e della realtà umana nella dimensione personale e non meramente storica, sociale o comparativa, da una parte dà rilievo al tema decisivo della verità della religione, dall'altra, proprio nelle molteplici modalità di questa esperienza che caratterizzano la storia delle religioni...
È con la sensibilità dell'artista - e del lettore appassionato - che Stefano Levi Della Torre si accosta alla Divina Commedia, sondandola con brevi scritti e rapidi tratti di penna e matita che catturano l'esattezza fisica ed emotiva dei versi danteschi. Il realismo di Dante è paradossale: se da un lato il poeta traduce i suoi argomenti in fatti riconducibili all'esperienza che l'uomo ha delle cose, dall'altro accompagna il lettore in un mondo altro dove, per esempio, Virgilio, Beatrice e il Minotauro sono resi con la medesima plasticità, in un reciproco potenziamento di fantasia e verosimile. È il parlare figurato proprio dell'arte in cui la finzione è rappresentazione della verità, in un rapporto che si ritrova rovesciato nella frode - il falso che si presenta come vero - raffigurata da Dante in Gerione, serpente con "faccia d'uom giusto". Questo libro vuole essere un invito a gustare la Divina Commedia, in una sorta di lettura originaria che metta tra parentesi gli apparati di note per godere delle pure modalità narrative, in grado di evocare effetti figurativi e percettivi, ricostruendo con la parola le atmosfere e gli spazi fisici del viaggio nell'oltretomba, facendo vedere, udire, odorare e toccare le cose raccontate.
Ripercorse per cenni le tappe dell'avventura voluta da frère Roger, queste pagine raccontano per la prima volta attraverso la voce del successore frère Alois - raccolta in lunghi colloqui con Marco Roncalli - cosa continua ad accadere ogni giorno a Taizé e nei luoghi legati alla comunità sparsi nel mondo. Si palesano così le motivazioni, i percorsi e le mete condivisi da un centinaio di fratelli e da moltissimi giovani, impegnati, secondo le linee guida del fondatore, ad anticipare ogni forma di riconciliazione, a provocare scambi di doni, a generare nuove solidarietà, a condividere la fede sperimentando la bellezza della preghiera e della vita in comune. Con l'intento di superare le divisioni nella famiglia umana, Taizé offre alla Chiesa e al mondo la sua esperienza spirituale di ecumenismo, vissuto come pratica quotidiana.
"Giovanni Duns Scoto - che, assieme a Bonaventura, è uno dei maggiori teologi francescani della Scolastica - ha ricevuto grande attenzione da parte della scuola di Husserl. Anche se l'opera principale di Edith Stein, "Endliches und ewiges Sein" (1936/37) non contiene molti riferimenti a Duns Scoto, l'autrice utilizza il suo pensiero sull'essere singolo per confutare Tommaso d'Aquino e il suo concetto di materia signata quantitate quale principio di individuazione, tanto che non è più sostenibile - ed è la tesi di fondo di questo libro - che l'argomento del principio di individuazione, nella Stein, segua un percorso esclusivamente tomista che si estrinseca attraverso le componenti formali dell'individuo. Infatti, il merito della Stein fu proprio quello di accogliere la sfida metodica di collegare l'analisi fenomenologica dell'essenza con le questioni ontologiche. Ad emergere da queste pagine è quindi un elemento non secondario delle indagini steiniane, ma uno dei capisaldi su cui si regge il progetto di una fondazione antropologica a partire proprio dalla questione della singolarità dell'essere umano: l'ineluttabilità dell'essere individuo che si manifesta di volta in volta nella particolarità della persona." (Dalla Premessa di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz)
Gli scritti di Romano Guardini su Friedrich Hölderlin (1770-1843), la cui filosofia e letteratura hanno caratterizzato il pensiero dell'Ottocento e del Novecento.