
DESCRIZIONE: Che cosa si intende con il termine “spirito”? A quale dimensione rimanda la “vita spirituale”? È riducibile a sinonimo di “vita interiore”? Sia nel linguaggio comune sia in quello filosofico la spiritualità appare perlopiù come una realtà dai contorni indeterminati. Non è così se la si colloca nel contesto storico del cristianesimo, come avviene in queste pagine, dove si tenta di ripensare la vita nello Spirito proprio nella sua concretezza. A partire dal ruolo dello spirito nell’essere umano quale principio di unità singolare dell’individuo e attore di comunione tra le persone e con Dio, si cerca di mostrare la sua essenza come è descritta nel libro della Sapienza dove la trascendenza divina non esclude la vicinanza effettiva di Dio al mondo. Si esaminano poi alcuni testi di san Basilio di Cesarea, che offre spunti di riflessione sull’azione dello Spirito Santo nella vita del credente. Sulla base di documenti magisteriali e di indicazioni bibliche, si cerca di osservare se, dove e come lo Spirito agisca al di fuori della Chiesa. Ma lo Spirito è presente anche nei concetti di imitazione, sequela e vita in Cristo, proprio nell’unità fondamentale tra vita spirituale e morale. Si rilegge il significato profondo della Pentecoste nella tradizione biblica e liturgica della Chiesa evidenziando in esso il compimento del mistero pasquale di Cristo. In ultimo si presenta una cantata per la Pentecoste di Johann Sebastian Bach, rilevando come, nell’ambito della cultura luterana, la musica sia intesa quale dono divino in cui il credente può sperimentare l’azione dello Spirito di Dio.
Come dire: lo Spirito si dice in più modi, ma essi convergono solo nel rimando alla potenza vivificante e trasformante di Dio.
COMMENTO: Una riflessione a più voci sul significato della vocazione cristiana e sulla presenza dello Spirito Santo nella vita quotidiana, da parte dei maggiori studiosi di teologia.
GLI AUTORI: M. Zani, F. Dalla Vecchia, A. Gazzoli, G. Canobbio, R. Maiolini, S. Passeri, O. Vezzoli, A. Donini, sono tutti docenti del Seminario di Brescia.
Che cos'è la teoria della relatività? Quali modifiche ha causato sulle nostre concezioni di distanza, tempo, massa ed energia? Quali sono le sue conseguenze sulla geometria e sulla percezione dello spazio che ci circonda? A queste e altre domande prova qui a rispondere Charles P. Steinmetz, la cui opera è stata decisiva per la divulgazione di una teoria così poco compresa sino alla fine del secondo decennio del '900. In queste pagine, che riproducono quattro conferenze del 1922, con il rigore e la chiarezza dello scienziato ma anche con la singolare capacità di tradurre concetti complessi che fa di lui un fine comunicatore, riesce a condurre il lettore nel cuore di uno dei più importanti risultati del pensiero scientifico e filosofico.
Senso della miseria e saggezza fanno dei versi di Orazio un classico, la cui memoria è contesa fra "classicisti" e "romantici". A tali schieramenti non può, però, ridursi: nelle Odi (30-13a.C.) Orazio consegna a Roma un'opera degna dei Greci, in cui modelli di poesia ellenica sono armonizzati con il mondo dell'età augustea. Letture discordanti ne riflettono piuttosto la polimorfa poetica: cantare l'immagine pubblica della potenza di Roma ma coglierne anche la sfera privata, perlustrando l'enigma del tempo e della fragilità umana. Sono forse questi i temi, perenni come il fluire della storia, che consentono di afferrare l'invito del cantore del carpe diem ad appropriassi del presente.
La domanda filosofica "prima" è quella sull'essere che però si tramuta in domanda sul nulla: non sono proprio lo scomparire dell'essere, nella perdita, nella morte, e il suo apparire, nella nascita come ferita dell'essere che si impone sul niente, le dimensioni in cui è possibile afferrarne il senso? Dimensioni coglibili con immediatezza nell'esperienza estetica, quale luogo originario del sapere che si mostra in queste pagine sotto il nome di logos estetico.
Uno sguardo capace di uscire dal recinto della riflessione estetica per sorprendere la portata teoretica - e universale - dei suoi enigmi: il nulla, l'armonia, la libertà, l'incarnazione.
A cura di Paolo Lucca
Premessa di Paolo Sacchi
Introduzione storica ai LXX di Paolo Sacchi
La questione filologica di Corrado Martone
Tradurre i LXX di Luca Mazzinghi
Con testo greco a fronte
DESCRIZIONE: Intorno all’anno 400 la chiesa d’Occidente, di lingua latina, si trovò ad affrontare un problema: la Bibbia utilizzata, sia per la liturgia sia per lo studio, era un testo latino tradotto dal greco (la cosiddetta Vetus Latina), un testo che presentava vari errori di traduzione. Di qui la necessità di intervenire: se per il Nuovo Testamento si trattava solo di adottare un buon manoscritto greco, per l’Antico Testamento la questione si presentava più complessa perché il testo latino in uso era, sì, tradotto dal greco, ma questo a sua volta era stato tradotto dall’ebraico. Non era forse meglio risalire alla fonte? Si poneva un problema non solo linguistico ma di natura teologica: la Bibbia greca appariva più ampia di quella ebraica e anche nei libri comuni – che erano la maggior parte e i più importanti – c’erano frequenti varianti, talvolta di notevole spessore teologico.
Due padri della chiesa latina, entrambi venerati poi come santi, Girolamo e Agostino, presero posizioni opposte. Girolamo sosteneva che il testo ebraico dovesse essere preferito perché più antico: essendo scritto nella lingua originale, era il solo ispirato. Agostino difese invece il greco, perché aveva permesso alla Parola di Dio di essere accolta nel mondo pagano; apparteneva, quindi, alla storia della salvezza, diversamente dal testo ebraico. La vinse Girolamo e la sua Vulgata – testo latino corretto abbondantemente sull’ebraico, ma non del tutto – lentamente si impose nelle chiese di lingua latina.
Qual è ora, dunque, il significato di proporre in italiano la prima traduzione della Bibbia greca dei Settanta? Non c’è solo un intento filologico dietro questa impresa editoriale, ma la volontà di far conoscere un testo che può gettare nuova luce sulla nostra stessa cultura cristiana di oggi. D’altra parte, il testo greco della Bibbia non è un documento ad uso esclusivo degli storici del pensiero religioso: è un testo vivo, tanto da essere la Parola di Dio come è letta ancora oggi dai fedeli nelle chiese orientali.
(Paolo Sacchi)
COMMENTO: Un evento editoriale: la prima traduzione in lingua italiana della Bibbia dei Settanta, con testo greco a fronte.
Un'importante nuova versione della Bibbia sia per comprendere il cristianesimo antico che per la teologia di oggi.
"Religione come presenza" è il testo delle lezioni di Martin Buber tenute nel 1922 a Francoforte e qui per la prima volta tradotte, ma anche la cellula originaria della sua filosofia della religione espressa in forma compiuta, pochi mesi dopo, in "Io e tu". Seguendo il movimento dialettico con cui Buber descrive religione e religiosità, si può scrutare qui una prima formulazione del concetto di "presenza" quale a priori della stessa "relazione": presenza di Dio nel mondo (Shekinah), presenza di Dio nell'uomo, presenza dell'uomo a se stesso. È la "fedeltà al presente", in questo triplice senso, a rendere possibile attraverso lo spirito una umanità invisibile unita nella comune religiosità. Una prospettiva che permette di riaffermare, al di là del contesto storico, l'universalità della religione, presente in ogni sua scintilla.
Dopo la caduta del muro di Berlino la modernità irrompe nell'Oriente europeo: popoli la cui identità si radica nella simbiotica unione fra nazione e religione si trovano di fronte alla difficile coabitazione con una cultura dove il senso della tradizione è perlopiù scomparso. Un processo che conduce all'attuale assetto: appartengono all'Unione Europea quattro paesi - Grecia, Cipro, Romania, Bulgaria - che hanno portato l'ortodossia al rango di seconda componente religiosa europea, dopo il cattolicesimo e seguita dal protestantesimo. Sono queste le condizioni di una reciproca conoscenza: dei popoli ortodossi da parte di quelli occidentali e, viceversa, della modernità da parte di coloro che un tempo abitavano dietro la cortina. Cogliere i momenti di questa integrazione che conduce verso la coscienza europea, quale è intento di questo libro, vuol dire confrontarsi con un bacino di significati che l'Oriente offre rispetto alle grandi sfide poste dall'Occidente: la storia e la tradizione, la politica e la democrazia, l'etica e l'antropologia, la scienza e la secolarizzazione, la globalizzazione e la difesa dell'ambiente. Vuol dire accostarsi a una realtà che rovescia la "logica" da cui proveniamo in quanto eredi dell'Ovest europeo, rendendola capace di esprimere - proprio stando in bilico fra gli opposti - il pensiero dei "movimenti immobili", delle "tenebre luminose", dei "silenziosi clamori".